MOmORE ZOOLOGICO ITALIANO (Pubblicazioni italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) ORGANO UFFICIALE BELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia uinana Prof, di Anatomia comparata e di Zoologia nel R Istituto di Studj Superior! in Firenze nelJa R. Universita di Pisa Vol. XXI — Anno XXI — 1910 (CON 15 FIGURE E 9 TAVOLE) 11^ FIREKZil MDCCCCX INDICE DEL VOL. XXL (Ahno XXI, 1910). BIBLIOGRAFIA f.'.B. — In quosto volume e contenuta la Bibliografla dell'amiata 1910 c la con- tinuaziono di quella dclle annate precedent!. A. — Parte generale. Pag. 1, 121. I. Bibliografla, Storia e Blografia zoologica e anatomica. Pag.> 1, 121. II. ScrittI zoologici d'indole fllosofica. Pag. 2, 122. III. ScrittI comprensivi e vari di Biologia, di Zoologia, di Anatomia. Pag. 3, 122. lY. Gonologia, Ontogenia, Teratologia (\). Pag. 3, 123. V. CItologia e Istologia. Pag. 5, 124. VI. Tecnica zoologica, anatomica e microscoplca. Pag. 6, 126. B. — Parte speciale. Pag. 77, 101. 193, 239. I. Invertebrati in genere Pag. 193. II. Protozoi. Pag. 77, 194. III. DiciemidI, Ortonettidi, Trichoplax e altri Invertebrati dMncerto tipo. IV. Spongiari. V. Celenterati (Cnidari e Ctenofori). Pag. 194. VI. Vermi. Pag. 78, 194. 1. Scritti general! o su piii che una delle division! del gruppo. — 2. Platodi. 3. Rotiferi e Gastrotrichi. 4. Nemertini. 5. Briozoi, Foronidi, Gephalodiscus, Rhabdopleura. 6. Brachiopodi, 7. Enteropneusti. 8. Sipunculidi. 9. Echiuridi. 10. Nematodi, Desmoscolecidi, Ghetosoraidi. Pag, 78. 11. Acantocefali. Pag. 78. 12. Ghetognati. 13. Echinoderi. (») Per la Teratologia, vedi anche XII, II, 17, — IV — 14. Anellidi. Pag. 78, 194. VII. Artropodi. Pag. 78, 194. 1. Scritti generali o su piii die una delle classi. 2. Tardigradi. 3. Pantopodi o Picnogonidi. 4. Merostomi o Limulidi. 5. Aracnidi. Pag. 78, 194. 6. Crostacei. Pag. 78, 195. 7. Prototracheati o Onicolbri. 8. Miriapodi. Pag. 195. 9. Insetti o Esapodi. Pag. 79, 195. a) Scritti generali o su piii che uno degli orclini. Pag. 79, 195. b) Atterigoti o Tisanwi. Pag. 79. c) Architteri o Pseudonevr otter i e Maliofagi. Pag. 79. d) Ortoiteri. Pag. 79, 195. e) Rincoti o Emitteri, e Fisapodi o Tisanotteri. Pag. 79, 195. /) ColeoUeri e Sirepsitteri. Pag. 80, 196. g) Nevrotteri. Pag. 80. h) Imenotteri. Pag. 81, 196. i) Dilteri. Pag. 81, 197. h) Afanitteri. I) Lepidotteri. Pag. 81, 198. VIII. Echinodermi. IX. Molluschi. Pag. 82, 198. 1. Scritti generali o su piii che una delle classi. Pag. 82. 2. Antineuri. 3. Gasteropodi (Prosobranchi. Eteropodi. Opistobranchi. Pteropodi. Polmo- nati). Pag. 82, 198. 4. Scalbpodi. 5. Laraellibranchi, Acefali o Pelecipodi. 6. Gefalopodi. X. Tunicati. Pag. 82, 239. XI. Leptocardi o Anfiossidi. Xn. Verlebrati. Pag. 101, 239. I. Parte generale. II. Parte anatomica. Pag. 101, 239. 1. Parte generale. Pag. 101, 239. 2. Struttura esteriore. 3. Apparecchio teguinentale. Pag. 239. 4. Apparecchio scheletrico. Pag. 102, 239. 5. Apparecchio rauscolare. Pag. 102, 240. 6. Apparecchio intestinale con le annesse glandole. Pag. 102, 240. 7. Apparecchio i-espiratorio. Pag. 240. 8. Tiroide. Paratiroide, Tirao, Gorpuscoli tinjici. Pag. 103, 241, — V — 9. Apparecchio circolatorio. Milza e altri organi linfoidi. Pag. 103, 241. 10. Gavita del corpo o membrane sierose. Pag. 103. 11. Apparecchio uriaario e genitale. Pag. 103, 241. 12. Ghiandole surrenali, Organi cromafflni, etc. Pag. 104, 242. 13. Apparecchio nervoso centrale e periferico. Pag. 104, 242. 14. Organi di senso. Pag. 105, 243. 15. Organi produttori di kice, di elettricita. 16. Anatomia topograflca. Pag. 105. 17. Teratologia. Pag. 106, 243. HI. Parte zoologica. Pag. 106, 244. 1. Scritti generaH o su piii che una delle classi. Pag. 244. 2. Giclostomi. 3. Pesci. Pag. 106, 244. 4. Anflbi. 5. Rettili. Pag. 244. 6. Uccelli. Pag. 106, 245. 7. Mammiferi. Pag. 106, 246. 8. Antropologia ed Etnologia. Pag. 106, 246. Api^encUce : Antropologia applicata alio studio dei pazzi, dei crimi- nali, etc. Pag. 109, 247. C. — Zoologia applicata. Pag. 109, 247. 1. Zoologia medica. Pag. 109, 247. 2. Zoologia applicata all' agricoltura e alle Industrie. Allevamenti. Giardini zoologici. Acquari. Pag. 109, 248. COMUNICAZIONI ORIGINALI. Arcangeli A. — Armadillidium Gestroi B. L. Gontributo alia conoscenza di questo Isopode italiano. Con tav. MI. — Pag. 13. Banchi A. — Di un fascio rotuleo del m. plantare gracile osscrvato neU'uomo. — Pag. 180. Chiarugi G. — Note di tecnica erabriologica. — Pag. 117. Comolli A. — Contribute alia conoscenza della circolazione linfatica dcllo sto- maco. Nota prel. Gon 1 fig. — Pag. 83. Cutore G. — Di un ramo faringeo delganglio sottomascellare dell' uomo. Con 1 tig. — Pag. 163. Giannelli Ii. — Yestigio costante di un muscolo estensore breve dell' alluce. — Pag. 29. Giuffrida-Ruggeri V. — Applicazioni di criteri paleontologici in Antropologia. Con 1 tig. — Pag. 35. Mobilio C. — Sulla fine distribuzione dei nervi nell'organo cheratogeno degli equidi. Con 4 fig. — Pag. 199. Mobilio C. — Variazioni vertebro-costali negli equidi. Con 8 fig. — Pag. 127. Pitzorno M. — Sulla struttura dei gangli simpatici nei Selaci. Con tav. III-V. — Pag. 53. Pitzorno M. — Su alcune particolarita delle cellule del cordope simpatico dgi Cheloni, Con T^v, VII-VIII. - Pag. Ill, Bazzauti A. — Grampus griseus (G. Guv.). Gou tav. VI. — Pag. 85. Sterzi G. — II mcrito di L. Botallo nelia scoperta del forame ovale. — Pag. 7. Terni T. — La spcrmatogcQosi nel Geotriton fuscus. Nota riassuntiva. — Pag. 169- SUNTI E RIVISTE Biondi G. — Osservazioni suUo sviluppo e sulla struttura dei nuclei di origine dei nervi oculomotore e trocleare nel polio. — Pag. 233. Bovero A. — Su di alcune modalita di chiusara della doccia epidermica del rafe penieno. — Pag. 191. Bovero A. — Intorno al comportamento del dotto allantoideo, del dotto e dei vasi onfalo-raesenterici nel funicolo ombelicale umano. Nota inassuntiva. — Pag. 192. Brunelli G. — La spermatogenesi del Gryllus desertus Pall. (Divisioni sperma- togoniali e raaturative). — Pag. 183. Brunelli G. — La spermatogenesi della Tryxalis. (Parte prima: Divisioni sper- matogoniali.). — Pag. 185. Cesa-Bianchi D. — Ricerclio di fisio-patologia renale. — Pag. 190. Dorello P. — Rapporti tra encelaiomeria e vaseolarizzazione del cervello era- brionalo. — Pag. 186. Ducceschi V. — Gli organi della sensibilita cutanea nei Marsupiali. — Pag. 235. Enriques P. — La teoria di Spencer sulla divisione cellulare studiata con ri- cerche biometriche negli Infusorii. — Pag. 183. Favai-o G. — Sopra il signiflcato deU'endocardio. — Pag. 168. Fusari R. — Sul solco orbito-frontale. — Pag. 232. Granata L, — Le divisioni degli spermatociti di Xylocopa violacea L. — Pag. 97. Livini F. — Dati embriologici da servire per la interpretazione di anomalie congenite del canale alimentare e dello appareccliio polmonare. — Pag. 95. Luna E. — Sulla innervazione dei rauscoli lombricali della mano. — Pag. 234. Mingazzini G. — Nuovi studi sulla sede delFafasia motoria. — Pag. 46. Moglia A. G. — Sul signiflcato funzionale del pigmento nei gangli nervosi dei raolluscbi gasteropodi. — Pag. 185. Pensa A. — Alcune formazioni endocellulari dei vegetali. (Nota prev.). — Pag. 120. Peruzzi M. — Difetti ed anomalie di sviluppo e di accrescimento nella corteccia renale e loro importanza nelle richerche isto-patologiche. — Pag. 189. Perroncito A. — Gli elementi cellulari nel processo di degenerazione dei nervi, — Pag. 188. Bossi 0. — Nuove ricercbe sui fenomeni di rigenerazione cbe si svolgono nel raidollo spinale. Rigenerazione negli aniraali ibernanti. — Pag. 48. Russo ^. — I mitocondri ed i globuli vitellini dell'oocite di Goniglia alio stato norraale e in condizioni speriraentali. Contribute alio studio del deutolecite ed alia differenziazione sessuale delle ova di Mammiferi. — Pag. 230. — Sulla cromolisi delle cellule della granulosa durante il digiuno e sul suo si- gniflcato nella differenziazione sessuale delle ova di Mammiferi. — Pag. 230. Sala G. - Sui latti rigenerativi nel sistema nervoso centrale. — Pag. 48. Yersari R. — La raorlbgenesi della guaina dell' uretere umano. — Pag. 235. yitali G. — Le espansioni nervose nel tessuto podortlloso del piede del cavallo. - Pag. 188, — ttl — NOTE DI TECNICA MICROSCOPICA Traina R. — Una nuova reazione micro-chirnica tintoriale specifica della so- stanza colloide. — Pag. 50. Traina R. — Di un metodo semplice per la colorazione del tessuto connettivo. Pag. 51. NOTE BIBLIOGRAFICHE Auerbach M. — Die Gnidosporidien (Myxosporidien, ActinorayxiJien, Microspo- ridien). — Pag. 328. Ehrlich P., lO'tmse R., Mosse M., Rosin H. e Weigert K. — Enzyklopadie dor raikroskopischen Technick. Zweite verraehrte und verbesserte Auflage. — Pag. 98. Gegenhaur C. — Lehrbuch dev Anatomie des Menschen. 8te umgearbeitete und verraehrte Audage von M. Furbringer. — Pag. 98. Valenti G. — Compendio di Anatomia dell'uomo. — Pag. 52. UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA Ficalbi E. e Monticelli Fr. Sav. — Repertorio di specie nuove di animali tro- vate in Italia o descritte in pubblicazioni italiane e forestiere nell'anno 1907. — Pag. 62. Rendiconto della nona Assemblea ordinaria e del Convegno dell'Unione Zoologica italiana in Napoli (12-16 Settembre 1910). Soduta inaugurate. — Pag. 251. Discorso del Rettore dell'Universita. — Pag. 251. Saluto del Sindaco di Napoli. — Pag. 252. Discorso del Presidente deH'Unione prof. Caraerano. — Pag. 252. Seduta antimeridiana del 13 settembre. — Pag. 257. Seduta antimeridiana del 14 settembre. — Pag. 274. Seduta antimeridiana del 16 settembre. — Pag. 299. Seduta pomeridiana del 16 settembre. — Pag. 325. Adesioni. — Pag. 327. Elenco dalle Comunicazioni scientifiche. Bentivoglio T. — La Lindenia tetraphylla in Italia — Pag. 309. Carol! E. — Su alcuni Collemholi della tribu dei Neanurini. — Pag. 321. Cerruti A. — Cenni sulle larve di un Prionospio. — Pag. 311. Delia Valle P. — Le analogie flsico-chimiche della formazione e della dissolu- zione dei cromosomi. — Pag. 265. Fedele M. — Sulla innervazione del cuore nei Rettili e nei Batraci. — Pag. 29J. Grieb A. — Sullo sviluppo del sistema norvoso centrale della Lacerta muralis. — Pag. 287. IroBo I. — Primo contribute alia conoscenza dei Rotiferi del lago-stagno cra- tei'ico di Astroni. — Pag. 299. Marcolongo I. — Prirao contribnto alio studio dei Gastrotrichi del lago-stagno craterico di Astroni. — Pag. 315. Mileo A, — L'osso trasverso nei carpo dei Ghirotteri. — Pag. 318. Monticelli Fr. Sav. — La fauna del lago-stagno craterico degli Astroni — Pag. 307. Pierantoni U. — La sirabiosi ereditaria e la biologia sessuale d'Icerya. — Pag. 294. Police G. — Prima serie di osservazioni ed esperienze intorno alia pesca con le sorgenti luminose. — Pag. 275. Russo A. — Su I'accelerazione dei processi anabolici noil' ovaia delle coniglie tenute in digiuno e sul suo valore biologico. — Pag. 312. Sergi G. — Intorno ad una sistemazione naturale di Horninidae. — Pag. 268. Silvestri F. — Notizie preliminari sullo sviluppo del Copiclosoma Buyssoni (Meyr) Hymeyioptera : Chalcididae. — Pag. 296. Vessichelli N. — Di un nuovo Dacnitis parassita del Pett'omyzon planeri. — Pag. 304. Mozioni. Voti. Proposte. Relazioni. Bertelli. — Proposta d'intensiflcare I'azione dell'Unione per le question! ine- renti alia caccia in Italia. — Pag. 274. Camerano. — Relazione sulla Goramissione per lo studio della fauna alpina. — Pag. 322. Camerano. — Proposta die I'Unione studi Torganizzazione di ricerche intorno alia vita e le opere degli zoologi italiani. — Pag. 263. Monticelli Fr. Sav. — Proposta sullo studio della fauna marina costiera del litorale italiano. — Pag. 263. Monticelli Fr. Sav. — Relazione della Gommissione per la Nomenclatura zoolo- gica. — Pag. 322. Monticelli Fr. Sav. — Relazione suU' Archivio Zoologico. — Pag. 325. NOTIZIE E VARIETA Necrologi. — Pag. 99. Societa italiana per il progresso delle Scienze, — Pag. lOO, Unione Zoologica Italiana. — Pag. 28. i'ireiize, IDii — Tip. Luigi Niccolai, Monitope Zoologico Italiaao (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale deila Unione Zoologica Italiana DIUKTTO DAr DOTTOm GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia iiiuana Prof, di Auatomia eomp. e Zoologia nel R, Istituto di Studi Supei-. iu Firenzo nella R. Uni^ersita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Auatomiro, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXI Anno Firenze, G-ennaio 1910. N. 1. SOMMARIO: BiBLIOGRAPIA. — Pag. 1-6. GoMUNiGAZioNi oRiGiNALi : Sterzi G., 11 raerito di L. Bo t alio nella scoperta del forame ovale. — A.rcangeli A.., Armadillidium Gestroi B. L. Gon- tributo alia raigliore conoscenza di qiiesto Isopode italiano. (Con tavolo) — Pag. 7-27. Unione Zoologica Italiana. — Pag. 28. Avvertenza Delle Comunicazioiii Original! che si pubblicnno nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la ripioduzione. BIBLIOGRAFIA Si da notizia soUanto dei lavori pubblicati in Italia. A. - PARTE GENERALE I. Bitoliografia, Storia e Biografia zoologica e anatomica Bajardi. — Per Giovanni De Lorenzi. Discorso commemorativo. — Giorn. d. R. Ace. di Med. di Torino, An. 72, Ser. 4, Yol. 15, Parte 2, N. 1-3, pp. 1-6. Torino, 1909. Bonomi A. — Ornitologi detunti: dott. Eugenio Ray. — Vedi M. Z., XX, 12, 331. - 3 - Camerano Lorenzo. — Materiali per la storia della Zoologia in Italia nella prima raeta del secolo XIX. Vin. 1 raanoscritti di Franco Andrea Bonelli. VIL — Boll, dei Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24. N. 601 16 pp. Toriiio, 1909. Camerano Lorenzo. — Materiali per la storia della Zoologia in Italia nella pri raa meta del secolo XIX. IX. I manoscritti di Franco Andrea Bonelli. VIII — Boll, dei Musei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24 N. 606, 7 pp. Torino, 1909. Ficalbi E. e Monticelli Fr. Sav. — Repertorio di specie nuove di animali tro vate in Italia e descritte in pubblicazioni italiane e forestiere nell'anno 1906 — Allegato al « Rendiconto » d. 8^ Ass. gen. ord. dell'Unione zool. ital. in Monitore Zool. ital.. An. 20, N. 2-3, pp. 1-16. Firenze, 1909. Fusari. — Per Giovanni De Lorenzi. Discorso commemorativo. — Giorn. d. R. Ace. di med. di Torino, An. 72, Ser. 4, Vol. 15, N. 1-3, Parte 2, ^jp. 6-16 Torino, 1909. Gulia Giovanni. — Genni bibliogratici sidla Fauna Vertebrata Maltese. — Boll. della Sac. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 9-10, j:)!^. 300-318. Roma, 1909. Monticelli Fr. Sav. — Per 1' inaugurazionc del raonumento a Salvalore Trin- chese in Martano di Lecce. — Boll. Soc. Naiuralisti Napoli, An. 22, Vol. 22 (Serie 2, Vol. 2), 1908, JW- ii9-132. Najjoli, 1909. Pantanelli D. — Luigi Picaglia (Necrologio). — Atti Soc. d. Naturalisti e Ma- tematici di Modena, Ser. 4, Vol. 10, An. 41 (1908), pp. 114-117. Modena, 1908. Piccinini P. — Quanto la Biologia debba a Marcello Malpighi : riassunto. — Atti Soc. Medico- Biologica Milanese, Vol. 4, Fasc. 2, pjj. 43-48. Milano, 1909. Tedeschi E. — Nel Gentenario della teoria deir evoluzione. — Atti Ace. scient. veneto-trentina-istriana. Ser. 3, A?i. 2. pp. 1-8. Padova, 1909. Vinciguerra D. — E. H. Giglioli (Necrologio). — Boll. Soc. Geogr. ital., Ser. 4, Vol. 11, N. 1, pp. 64-65. Roma, 1910. II. Scritti zoologici d' indole filosofica Carrara Bellino. — La Biologia a suo posto. Studio critico, — Prato. tip. Gia- chetti, figlio e C, 1907, 8^, 152 j)p- Gemelli Agostino. — L'enigma della vita e i nuovi orizzonti della biologia, Introduzione alio studio delle Scienze biologiche. Gon 13 tav. e 59 flg. — Firenze, Libreria Editrice fiorentina, XXIII-598 pp. 1910. Giacosa Piero. — I fattori chimici della evoluzione. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 72, N. 9-11, pp. 345-354. Torino, 1909. Mattel G, — Verita ed errori nella teoria della evoluzione : pensieri sulla rao- derna biologia. — Palermo, tip. L. Di Cristina, 1907, 8", 90 pp. Rosa Daniele. — Saggio di una nuova spiegazione deH'origine e della distribu- zione geograflca delle specie (Ipotesi della « ologenesi »). — Boll, dei Mu- sei di Zool. ed Anat. comp. d. R. Univ. di Torino, Vol. 24, N. 614, 13 pp. con 1 fig. Torino, 1909. Rosa Daniele. — II valore lilogenetico della neotenia. — Biologica, Vol. 2, Fasc. 4, N. 14, 30 pp. Torino, i909. Valenti Giulio. — II teleologismo e le scienze biologiche. Discoi^so inauguralo, — Annuario d. R. Univ. d. Bologna jjer I'anno scol. 1909-1910. Estr. di j)p. 54. Bologna, 1909. - 3 - III. Seritti comprensivi e vari di Biologia, di Zoologia, di Anatomia Almagm Marco. — Allattaraento e fimzione tiroidea. — YecU M. Z., XX, 12, 327. Canestrelli G. — Revisionc della fauna oligocenica di Lavedra nol Vicentino. — Atti 11. Ace. clei Lincei, Se?\ 5, Rendic, Clas. Sc. fis.,Mat. e Nat., Vol. 16, Seui. 2, Fasc. S, pp. 525-528. Roma, 1907. Condorelli-Franoaviglia M. — Animali marini abl)andonati suUa spiaggia di Catania dalle acque di raaromoto del 28 dicembre 1908. — Boll, della Soc. zool. ital., Ser. 2, Vol. 10, 1909, Fasc. 9-10, pp. 328-333. Roma, 1909. Fichera G. e Turretta S. — Ricerche speriraontali sui processi di ripai'azione e di corapenso }>er iutervento suH'ovaia. — Bull. d. R. Ace. med. di Roma, An. 35, Fasc. 8, pp. 317-349. Roma, 1909. Gemelli Agostino. — Saggio di una teoria biologica sulla genesi della fame. — Mem. d. jiont. Ace. rom. dei nuovi Lincei, Vol. 25, pp. 249-259. Roma, 1907. Issel Raffaele. — Le collezioni biologiche parlanti al Museo di Londra. — Na- iura. Vol. 1, Fasc. 1, pp. 22-26. Milano, 1909. Soli Ugo. — Influenza del tirao sullo sviluppo scheletrico. — Arch, di Orlope- dia. An. 27, Fasc. 1, pp. 1-24, con fig. e tav. Milano, 1910. Soli U. — Dei rapporti fra testicoli c tirao. — Vedi M. Z., XX, 12, 327. IV. Gronologia, Ontogenia, Teratologia {Per la Teratologia vedi anche XII, II, 17) Beccari Nello. — Sullo sviluppo dello ghiandolo sudoripare o sebacee nella pe- cora. Con tav. XVll-XYIII. — Arch. ital. Anat. ed EmbrioL, Vol. 8, Fasc. 2, pp. 271-291. Firenze, 1909. Cairara Arturo. — Sulla rigenerazione del pancreas [mammiferi] : ricerche spe- I'im. Con 2 tav. — Sperimentale (Arch. Biologia norm, e patol.). An. 63, Fasc. 6, pp. 937-949. Firenze, 1909. Castellani L. — Lo sviluppo della circolazione sanguigna nei denti transitorii doiruomo. Con tav. 7. — Ricerche fatte nel Labor, di Anat. norm. d. R. Univ. di Roma ed tn altri Laljor. hiolog., Vol. 14, Fasc. 3 4. Estr. di 16 pag. Roma, 1909. Cerruti A. — Gontribuzioni per lo studio dell'organo di Bidder nei Bufonidi. III. Sulla struttura e sui varii stadii di evoluzione degli ovuli. — Rendic. d. Ace. d. Sc. fis. e mat., Ser. 3, Vol. 14, An.47, Fasc. 1-2, pp. 20-27, con fig. NajMli, 1908. Comes Salvatore. — Alcuni particolari istologici sugli elementi donde proviene il materiale nutritivo dell'ovocite dei mammiferi. — Vedi M. Z., ZX, 7, 209. Comolli Antonio. — Contribute alia conoscenza dell' istogenesi del labbro nel- ruomo. — Vedi M. Z., XX, 7, 207. Dorello Primo. — Contribute alio studio dello sviluppo del nucleo rosso (Nu- cleus tegmenti). — Vedi M. Z., XX, 12, 328. Ferroni E. — Gravidanza tubarica e reazione deciduale nella tuba opposta. — Annali Ostetricia e Ginecologia, An. 31, N. ll,p)p- 490-498. Milano, 1909. - 4 ^ Ganfini Carlo. — Sulla struttui-a o sviluppo delle cellule interstiziali deU'ovaio : contribute alio studio delT organogenesi deU'ovaio. — Yecli M. Z., XX, 7, 209. Giannelli Luigi. — Gontributo alio studio dello sviluppo del pancreas negli uccelli. — Yedi M. Z., XX, 7, 207. Giannelli Luigi. — Ricerche sullo sviluppo delle cellule interstiziali deU'ovaio e del testicolo di Lepus cuniculus. — Yedi M. Z., XX, 12, 328. Insahaio Luigi. — Sal connettivo nelTutero fetale, con particolare riguardo alia sua istogenesi. — Yedi M. Z., XX, 7, 209. Lanzi Luigi. — Ricerche sui primi momenti di sviluppo dcgli Olostei (od Eu- ganoidi) Amia calva Bonap. e Lepidosteus osseus L., con speciale riguardo al cosi detto ispessimento prostomale. Con tav. XIX-XXII. — Arch. Hal. Anat. ed EnibyHol., Yol. 8, Fasc. 2, pp. 292-306. Firenze, 1909. Lanzi Luigi. — Ricerche sui primi momenti di sviluppo di alcuni Teleostei, con speciale riguardo al valore del cosi detto ispessimento prostomale. Con tav. XXIII-XXVII e 4 fig. nel testo. — Ai'ch. Hal. Anat. ed Embriol., Yol. 8, Fasc. 2, pj}. 307-358. Firenze, 1909. Lanzi Luigi. — Osservazioni sopra certi olementi della lamella di rivestiraento degli embrioni di alcuni Teleostei. Con tav. U. — Monil. Zool. ital., An. 20, N. 5, pp. 174-179. Firenze, 1909. Levi Giuseppe. — Contribute alia conoscenza del condrocranio cerebrale dei Mammiferi. Con 1 flg. e tav. I. — Monit. Zool. ital.. An. 20, N. 5, pp. 159-174. Firenze, 1909. Levi Giusepjje. — Studi anatomici od embriologici suH'osso occipitale. — Yedi .1/. Z., XX, 7, 200. La Bianco Salvadore. — L'origine dei barbigli tattili nel genoro Mullus. — Yedi -1/. Z., XX, 12, 326. Lunghetd Bernardino. — Sui primi stadii di sviluppo del condotto di Mullor negli Uccelli. — Bull. d. Sc. med.. An. 80, Ser. 8, Yol. 9, Fasc. 5, pp. 237-242. Bologna, 1909 ; e Resoc. d. Adunatize delVanno 1909 della Soc. med.-chir. di Bologna, Ad. 29 gen. 1909, 2^p. 17-18. Bologna, 1910. 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Traina R. — Una nuova reazione micro-chimica tintoriale specifica della so- stanza colloide. — Biochiniica e terajj. sjjer.. An. 1, Fasc. 10, p]). 456- 461. Milano, 1009. - 7 - COMUNICAZIONI ORIGINALI DoTT. GIUSEPPE STERZI PROFESSORE JNCARICATO ED AIUTO NELL'iSTITUTO ANATOMICO DI PADOVA II merito di L. Botallo nella scoperta del forame ovale E vietata la riprocluzione. I moderni Anatomici, specialmente nosfcrani, ritengono che L. Botallo (*) non abbia quasi nessan merito nella scoperta del fo- rame ovale, perche credono ciecamente alio Scarpa (^), il quale afformo che quel foro fu descritto per la prima volta dal Gale no nel feto e da Giambattista Leone Carcano C) nell'adulto; asse- risce infatti lo Scarpa: " non fu che sulla mal fondata asserzione 0 piuttosto sulla mancanza d'erudizione di Riolano che da alcuni Anatomici del passato secolo fu di cio attribuita la lode al Botallo quando egh e indubitato non appartenere ad altri che al Carcano „ (pag. 22). Ma lo Scarpa cadde in un grave errore; posso infatti dimo- strare che il Botallo pubblico la sua scoperta parecchi anni prima del Carcano. Per procedere con ordine bisogna distinguere la scoperta del foro ovale nel feto da quella della possibile permanenza di questo foro nell'adulto. Riguardo alia prima, tutti sono d'accordo nel riconoscere che il primo a descrivere il foro ovale del feto fu Galeno, e cosi del resto la pensarono il Botallo, il Carcano e gli Anatomici poste- riori ; a questo proposito il sommo Medico di Pergamo si esprime (1) Botallo (Leonardo), celebre medico e chiriirgo, archiatra di Carlo IX, e di Eurico II di Francia, n. ad Asti nel 1530. n Scarpa A., Elogio storico di rriambatista Carcano Leone, Profeasore di Notomia nella Uni- versita di Tavia, Milano 1S13. (■') Carcano Giambattista Leone, ii. a Milano nel 1536, fu a Padova allievo del Palloppio e da questi propoato al Senato veneto come suo siiccessore; il Senato nomind invece nel 15G5 il Fa- brici da Acquapendente, ed il Carcano otto auui dopo (uel 1573) ebbe dal Senato milanese la cat- tedra di Auatomia a Pavia, tanto chiaramente da non lasciare alcun dubbio: " .... In foetibus vena cava in arteriara venosara est pertusa; .... velut foramen quoddam utrique commune fecit; turn membranam quandam in eo instar operculi est machinata, quae ad pulmonis vas facile resupi- naretur, quo sanguini a vena cava cum impetu affluenti cederet qui- dem, prohiberet autem, ne sanguis rursum in venam cavam reverte- retur.... Quamprimum animans in lucem est editum, aut ante unum vel duos dies, in quibusdam vero ante quatuor aut qainque vel nonnumquam plures, membranam, quae est ad foramen, coalescen- tem reperias, nondum tamen coaluisse; quum autem animal per- fectum fuerit aetateque iam floruerit, si locum hunc ad unguem densatum inspexeris, negabis fuisse aliquando tempus, in quo fuerit pertusus „ (^). Dopo Galeno, il primo a far menzione del forame ovale nel feto fu il Vesalio (^); scrive egli infatti al discepolo Falloppio: " Mi Falloppi, hie locus me non latuit, ac multo minus is, cuius miror hie te non meminisse, et quo in sexto de Usu partium, Gale- nus, perinde ac in decimo quinto, non tantum banc unionem, verum et illam, quae arteriae venali cum cava vena obtigit, satis prolixe, et (si quis animum sedulo intendit) aperte commemorat „ (pag. 91). II Vesalio dimostro nolle sue lezioni il foro " in vivorum catulo- rum sectione „ e nel feto, ma non ne fece menzione nei suoi scritti prima del 1564, perche non era ben sicuro di questa e di altre disposiziorii fetali: " ilia tamen in meis scriptis tacitus praeterivi, fassus me in multis, quae ad foetum spectaut, non mihi satisfa- cere „ (loc. cit.). Egli dimostro essere il foro suddetto " ovata prae- ditum effigie „, cosicche aveva bea ragione il Winslow f) di dire che il nome di forame ovale si deve al Vesalio. Oontemporaneamente al Vesalio, del forame ovale del feto si occupo I'AranzioC) nell' opuscolo " De humane foetu hbellus Cap. X „, stampato a Bologna nel 1564 ; a questo proposito h im- portante I'avvertire che I'Aranzio fu discepolo del Vesalio. Per quelle che si riferisce alia scoperta del foro ovale nell'adulto (varieta che frequentemente riscontrasi), il primo ad osservare que- (1) Galeni Claudii, Opera Omuia. In: Medicorum Graecorum Opera quae extant, Cnravit D. G. Kulm. — Lipsi-ae, 1822, Yol. IV pa. Bologna, 1774. (Descriz. d' nua valvola singolare della v. cava ecc. Mem. letta il 7 Aprile 1717). C) Aiiiulii Julii Caes., Dc liumauo foetu libellus. JJononiae, ex Oj/icina J. Ettbrii. 1564, 9 - sto foro fu il Bo tall 0, il quale ne dette notizia in fine al I Libro del suo opuscolo; " De catharro ejusque cansis syinptomatibus, si- gnis et curatione, commentarius. Parisiis, apud. Bemardinum Tar- risanum in via Jacobea, Anno 1564 „. Ecco infatti le sue parole: " vituli cor dividere occepi, ubi pauio supra coronalem (quam Ste- phanoidem appellant Graeci) satis conspicuum reperi ductum iuxta aurJculam dextram, qui statim in sinistram aurem recto tramite fer- tur.... Haec autem via a me inventa in Vitulis, Suibus, Canibusque satis grandis, patensque existit. In Ho mine vero paulo minor est, quae etiam non aequo recta fertur, ut in praedictis Brutis, sed flexuosa, et velati valvulis utrinque munita est „. Ritorno a trat- tare del foro ovale I'anno dopo, in fine deU'opuscolo: " Commenta- rioli duo, alter de medici, alter de aegroti humore. Lugduni Bata- vorum, 1565 „ e si esprime in questa guisa: " hoc anno praeterito reperi ego, quod in fine libelli mei de Catarro declaravi, ^qua via sanguis a dextro cordis ventriculo in sinistrum feratur „. II Carcano tratto del foro ovale dieci anni dopo al Bo t alio (nel 1574), nell'opera: " Anatomici Libri II. In quorum altero de cordis vasorum in foetu unione pertractatur ostenditurque etc., in altero de musculis Palpebrarum atque oculorum motibus deservien- tibus etc. Ticini, apud H. Bartolum, 1574 „. Egli ricerco come il foro si chiuda dopo la nascita e come possa eccezionalmente con- servarsi nell'adulto; ma non conoscendo lo opere del Vesalio, dell'Aranzio e del Botallo, credette d'aver posto in luce per primo 11 foro gia descritto da Galen o. E dunque chiaro che il merito della scoperta del foro ovale nel feto spetta al Galeno, quello della osservazione della possibile permanenza di tal foro nell'adulto va attribuito al Botallo. Ta- luno potrebbe sollevare il dubbio che questi abbia appreso dalla viva voce del Carcano la notizia della comunicazione tra la vena cava comune (orecchietta destra) e la arteria venosa (orecchietta sinistra), leggendo nel Praeloqium anteposto dal van Home alle opere del Botallo nell'edizione di Leyden del 1660 C) che il Car- cano fu maestro del Botallo a Pavia. Pero il dubbio non sarebbe fondato, perche questi pubblico i suoi due primi opuscoli nel 1564 e nel 1565 ed il Carcano fu nominate Pubblico Professore di Ana- tomia a Pavia nel 1573. 0) Leonardi Bo t alii Astensis etc. Opera omnia niedica et cliiritrgica etc. e niiisaeo J. van Home. — Lufjduni Batavorum, 1660. -lo- se mai, il Botallo avra sentito parlare del foro ovale, ma nel fefco, ) Catalogus Germanorum Theologiae Philosophiae et medicae Artis Studiosorum in Schola Pata- vina, 1553-1640. — Archivio Antico della Universita, Vol. 465. Biblioteca TJniversit. di Padova. (■•) Matricula D.D. Scholarium Artistarum Pataviui Gyiuuasii, incipit ab anno 1630 usq. 1048. — Archivio Antico della Universita, Vol. 697. Biblioteca TJniversit. di Padova. (■'^) Toniasiuus I. Ph. — Gyiunasiiim pataviuum. — TJtini 1654, pag. 34S-34'J, - 12 - sinistra ed uscire per una vena pohnonare. Sopra la flgura sono le seguenti parole: III. mis atque Excell.is Viris Nicolao a Poyite, Petro Fuscareno, Aloisio Vallaresso, Aequiti Patavini Gymnasii moderatorihus — Petrus Hordanus F. P. Vitalem hunc in huniano corde rneatum, quern rationibus alias dicendis esse necessario pervium primi omnium publice proposuimus et sustinuimus, Ampliss.i Senatores, inclyto nomini vestro conse- cramus, idq. non alio consilio, quani ut splendorem huic nostro in- vento mutuemur et tutelam. Sicut insignia principuni aedibus ap- pendimus contra vim aut perfidiani, sic magnum hie nomen vestrum contra calumniam aut livorem. Patiamini igitur obsecro hoc meum ingenij monumentum vestri nominis claritate et auctoritate defendi honestari illustrari. Ill.mi et Excell.mi Senatores Deus vos Reipuhlicae longevos servet. Sotto alia figura trovasi una breve spiegazione, nella quale lo Hordanus dichiara che il foro dall'orecchietta destra conduce nel ventricolo sinistro: " Meatus in sinistrum cordis ventriculum de- sinens „; I'Autore non fu esatto, perche doveva dire che il meato conduce nella arteria venosa (orecchietta sinistra), la quale a sua volta si apre nel ventricolo sinistro. Nella spiegazione non fa men- zione delle orecchiette, perche in quel tempo non si consideravano come parti del cuore ; seguendo Galeno, 1' orecchietta destra veniva interpetrata come veyia cava {comune), perche forraata dalla riunione della V. cava superiore e della v. cava inferiore, e I'orecchietta si- nistra come arteria venosa, perche contiene sangue arterioso ed ha pareti sottili come quelle delle vene (in contrapposto alia vena ar- teriosa, cioe all'arteria pohnonare, che contiene sangue venose ed ha struttura di arteria). Dalle parole che lo Hordanus dedica ai Riformatori, risulta che egli riteneva di aver fatto una grande scoperta; modestamente la chiama " ingenij monumentum „ e la pone sotto la tutela di cosi alta Autorita " contra calumniam et livorem „. Non seppe 1' Hordanus che il foro era gia note a Galeno, a Vesalio e ad Aranzio nel feto e che il Botalloed il Car- can o I'avevano accuratamente descritto e figurato nell' adulto, e cosi I'igDoranza bibiiografica fece una vittima di piu e veramente straordinaria! - 13 - DoTT. ALCESTE ARCANGELI, Libbro docente e Aiuto NKLL'iSTITOTO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSItA DI PISA Armadillidium Gestroi B. L. Contributo alia migliore conoscenza di questo Isopode italiano (Con tavole) !& vietata la riproduzione. Tua P. in una nota pubblicata nel 1900 (3) sugli Isopodi ter- reslri italiani ha dato la descrizione di una nuova e bella specie di Armadillidium che si trova lunge la riviera ligure e che gia era stata studiata da Gustavo Budde-Lund sopra esemplari rac- colti dal prof. Gestro a Finalmarina e denommsitsi Armadillidium Gestroi B. L., senza peralfcro descriverla ne riferirla. Tua studio, olLre gli esemplari esaminati dal naturalista danese, altri raccolti da Cognetti a Borgio Marino (Riviera di Ponente) e ne riconobbe la validita di specie nuova, modiflcandone, non so perclie, il nome specifico dato da Budde-Lund e cioe chmmandola, Arrnadillidmm Gestri B. L. La descrizione che Tua da di questo oniscide certamente e alquanto stringata e poco esatta, quando, facendo pure ammenda di altre inesattezze, si consideri soltanto che parlando dello mac- chie del dorso die sono cosi carattenstiche di questa specie, egh si dimentica della cosa piii importante e cioe di dirci di quale co- lore esse SOLO. I due disegni a contorno che lo stesso autore da sono tali da rendere quasi impossibile una identiflcazione della spe- cie con I'aiuto di essi. Nonostante cio spetta all'autore italiano il merito di avere fatto conoscere per il priino questa specie, e per colui che in se- guito si occupava di isopodi terrestri italiani non doveva rimanere sconosciuta la nota di Tua. Dico questo perche K. W. Verhoeff recentemente (8) fra le specie di Armadillidium raccolte in Italia istituisce una nuova specie, che chiama Armadillidium quadriseria- ( ) Per consiglio del mio Maestro Prof. E. Ficalbi bo intrapreso da qualche tempo lo studio de- kH Isopodi terragnoli che sino ad ora souo stati trascurati dagli zoologi italiani. Seuto il dovere di lingraziaie pubblioamente il snUodato Professoie degli utili cousigli e del mezzi di studio di cui mi p stato largo. - u - turn Verb, e dimofltra, come nelle preoedenti note pubblicate, di non conoscere il lavoro di Tua. La descrizione che I'autore tedesco da di tale specie mi ha chiaramente dimostrato che si tratta certamento (\q\V Armadillidium Gestroi B. L. ed a confermare cio giova anche la localita dove fu- rono raccolti gli esemplari di Verhoeff la quale e Noli, paese della Riviera ligure. Secondo questo autore (8, a pag. 489-90) la specie sarebbe li- mitata a Noli come apparisce dalle sue testuali parole " A. qua- driseriatum n. sp. scheint ein sehr beschranktes Verbreitungsgebiet aufzuweisen. 9. IV. 07 sammelt ich diese schone stattliche Art in Olivenbestanden bei Noli a. Riviera auf Urschieferboden unter Stei- nen haufig. Ihre Zeichnung (siehe oben) fand ich bei mehr als einem halben Hundert verglichener Individuen im wesentlichen sehr be- standig. An verschiedenen Noli benachbarten Platzen habe ich keine Spur von dieser Art nachweisen konnen, auch anderweitig ist sie mir nirgends vorgekommen „. La descrizione data da Verhoeff certamente, se non e molto piu estesa, e pero molto ])\\\ accurata di quella di Tua. Di cio ho potuto convincermi dopo avere esaminato alcuni esemplari di Ar- madilUdium Gestroi B. L. che io potei avere per la cortesia del prof. R. Issel che li raecolse a Finalmarina e del prof. Gestro che li raccolse sul Monte Capra zoppa presso Finalmarina stessa. Ai due illustri Professor! i miei sentiti ringraziamenti. Affinche resulti manifesto che le due specie descritte da Tua e Verhoeff si debbono riferire ad una sola, riportero esattamente le descrizioni date da questi autori in ordine di precedenza, quindi mi permettero di darne una nuova io, descrizione che se non avra il pregio della novita, certo sara alquanto piii estesa e minuta del- le precedenti e varra a fare conoscere megho agU italiani questa bella specie, una delle piii caratteristiche frale numerose del nostro paese. Ho pensato bene di corredare questa mia nota di figure prese dal vero con la maggiore fedelta che mi e stata possibile. Descrizione di Tua (3)." Corpo ovale allungato molto eonvesso, superficie liscia, lucente, finemente punteggiata, granulazioni leggere sparse, specialmente sul capo e sugh epimeri dei segmenti ; lineole longitudinal! non punteggiate al lati dei primi segmenti pereiali. Capo infossato nel seno anteriore del prime segmento pereiale gh angoli anteriori di questo prime segmento superano notevol- mente il margine anteriore del capo e raggiungono quasi le estre- mita dei tubercoli antennali. - 15 - L'epistoma dalla carena inferiore si protrae in una lamina ret tangolare, che supera di V3 la lunghezza del capo. Questa lamina e un po' rigettata all'indietro, superiormente e concava. — Tubercoli antennali ben sviluppati triangolari : lineole marginali frontali sub- sinuate : esse si continuano sino alia fossetta frontale che e piccola e netta. — Antenne uguali ai -/s della lunghezza totale del corpo : articoli del flagello subeguali. Pereion : prime e secondo segmento notevolmente sinuati ai lati : segmenti successivi subtrasversi. Pleon : segmenti grandi con epimeri rettangoloidi, divergenti. Telson triangolare, piii lungo che largo, a lati sinuati : estre- mita alquanto arrotondata. Uropodi con esopodite allungata trape- zoidale, endopodite piia breve del telson. Colore grigio : macchie grandi, nette, irregolari cosi disposte: 1 sul capo, 4 per ciascun segmento pereiale, 2-3 sui segmenti pleo- nali: 1" segmento del pleon generalmente immaculato : epimeri largamente listati di chiaro. Lungh. mm. 15,22. Largh. mm. 7,5-10. Alt. mm. 4-6. „ Armadillidium quadr Iseriatum Verh. Descrizione di V e r h 0 e f f (8). " Hinter der Stirnplatte eine rundliche Grube. Yon oben gesehen ist die Stirnplatte hinten leicht ausgebuchtet und hinter sie biegen sich die Seitenkauten der Stirn. Riicken mit zerstreuten, deutlichen, aber recht feinen Hockerchen, namentlich an den Epimeren, wah- rend liber die Riickenhohe der Segmente nur schwache Kuotchen- ziige gehen, die Hintenander der vorderen Truncussegmente nahe- zu glatt sind, die der hinteren und der Cauda Spuren von Knotchen aufweisen. Telson hinten abgerundet und an den Seiten leicht ein- gebuchtet. Die schwefelgelben Flecke der 4 Truncuslangsreihen sind gross und etwas unregelmassig gestaltet. Die beiden inneren Flecke des 1. segments konnen auch in je zvt^ei zerfallen. Der dunkle zwi- schenraum zwischen ausseren und inneren Reihen ist viel breiter wie der zwischen den beiden inneren Reihen. Ein unregelmassig dreieckiger Fleck findet sich am Hinterkopf. Auf der Cauda ist (ahnhch tirolense) die Fleckung weniger regelraassig und gewohnlich unvollstandig ausgepragt, am besten noch bei den beide,n ausseren Reihen, wahrend die inneren sehr liickenhaft sind, bisweilen auch nur zwei mediano Flecke aud der Cauda auftreten. Der Runipf ist (wie bei depressum) nach den Seiten schrag abgedacht. Exopodite der Uroppoden hinten abgerundet. 15-18 mm. lang.— Noli, Riviera „. Armadillidium Gcstroi B. L. Mia descrizione. " Corpo ovale allungato, non molto conyesso, con lati del pereion non cadenti a - 10 - picco, ma obliquainente ; pleon con pendenza piu dolce di quella della parte antenore del corpo, cioe del cephalon e del primo segmento del pereion. Superficie dorsale del corpo liscia, lucente, flneraente punteggiata, con leggiere e piccole prominenze sparse, le quali sono piu frequent! sugli epinieri (specialmente del primo seg- mento del pereion) ; inoltre queste prominenze si rmvengono, con diversa spiccatezza nei diversi individui, specialmente al margine posteriore degli ultimi segmenti del pereion e di quelli del pleon. Ai lati della linea mediana di tutti i segmenti del pereion si trovano liaeole prive di punteggiature, sinuose, irregolari, con de- corso piuttosto longitudinale ; anche nel cephalon si presentano que- ste lineole, ma quivi sono suddivise e di forma piii irregolare tanto da assaraere I'aspetto di zoUe. II cephalon e iiifossato completamente nel seno anteriore del primo segmento pereiale, i canti anteriori del quale sorpassano di un certo tratto la linea frontale, ma non raggiungono mai la estre- mita dei tubercoli antennari. La linea fi'ontale presenta i canti quasi ad angolo retto e subito dopo questi e internamente essa si eleva in una piccola cresta leggermente ribattuta indietro, la quale ha decorso un poco sinuoso e si tormina dopo I'angolo che la linea frontale ta con la lamina del prosepistoma ad un quarto circa della lunghezza di questa. La linea frontale nel mezzo presenta una in- taccatura o fossetta che dir si voglia, piccola, ma bene marcata dal fondo della quale divergono, piii o mono manifest!, due piccol! e corti solchi. Lateralmente alia linea mediana (che, si puo dire, in questa regione e determinata dalla fossetta) e precisamente all' indietro del putito in cui tormina la sunnominata cresta della linea frontale, si partono due avvallament! a solco (uno per parte) ben marcati, che divergendo verso I'esterno vanno gradatamente perdendosi sulla superficie del cephalon stesso. Questi due avvallament! insieme con la fossetta delimitano due prominenze, che all' innanz! sono limi- tate dalla linea frontale quivi convessa e all' indietro si perdono con dolce pendio. Lo .scudo del prosepistoma si protrae all' innanz! in una lamina frontale quasi rettangolare, che vista dal di sopra apparisce 3-4 volte piu larga che lunga e sempre , maggiore in lunghezza deha terza parte del cephalon. Questa lamina dorsalmente si presenta legger- mente concava e provvista di due piccol! rigonfiamenti che corri- spondono alle sunnominate prominenze lateral! alia fossetta e sono separati da un solco mediano che coirisponde alia fossetta stessa. - 17 - Gli angoli superiori di questa lamina frontale si presentano presso- che retti, ma possono essere anche (in alcuni esemplari) notevol- mente arrotondati : la sua linea marginale lateralmente si termina poco dopo I'angolo che essa stessa fa co.n la linea frontale. Osservato dalla faccia sternale, o ventrale che dir si voglia, il prosepistoma presenta uno scudo triangolare abbastanza rilevato e con superflcie leggermente convessa. E questa la ragione per la quale la lamina frontale, che" e la parte anteriore dello scudo, e leggermente ribattuta all' iudietro. II triangolo dello scudo presenta il lato anteriore (che segna il hmite della lamina frontale) rettihneo e gli altri due lati non bene dehmitati per il fatto che i canti ad essi corrispondenti sono arrotondati, per non dire smussati. e leg- germente concavi. L'angolo inferiore opposto al lato diritto di questo triangolo e abbastanza acuto e si protrae in una carena che si termina in basso slargandosi in corrispondenza del leggerissimo e corto solco trasver- sale che accenna il limite fra prosepistoma e mesepistoma. — I tubercoli antennari sono triangolari con apice, leggermente acuto e piuttosto prossimo all'angolo retto, ripiegato all' indietro in mode da formare una superflcie piana, o leggermente concava, trian- golare. Le antenne del prime paio o antenne propriamente dette sono eguali air incirca alia meta della lunghezza del corpo : gh articoli del tlagello sono subeguaU, forse il secondo, o terminale, di poco piu lungo del prime. Si trova un piccolo aculeo presso il limite supe- riore e nella superflcie posteriore del propodite. Mandibola destra con apoflsi dentaria apicale triangolare, bruna e con accenno a divisione in tre denti, uno mediano e due laterah. Apoflsi dentaria mediana, o mobile, in foggia di mestola con accenno esiguo, per una leggiera infossatura mediana, a due denti : essa ha un colore ambra scura e presenta dorsalmente una gibbosita ret- tangolare. Lobo setifero poco sviluppato. Di seguito a questo viene una serie di pennelli serrati gh uni contro gli altri ed in numero non bene deter minabile, ma mai piia di 10 ; ancor piii indietro si trova un pennello piia grande separate dai precedenti da un largo intervallo. La mandibola sinistra presenta un' apoflsi dentaria apicale sen - sibilmente piu grossa che nella sinistra, e questa apoflsi mostra un accenno piu pronunziato a dividjersi in tre denti. Apoflsi mediana piti grossa e foggiata molto diversamente da quelle della mandibola destra. Mauca la parte in foggia di mestola, e tutto 1' insieme ha - 18 - Taspetto all'ingrosso di un cimeo, con un acceimo piu spiccato alia divisioae dell'apice in due denti. II lobo seLifero e molto piu svi- luppato che nella mandibola desbra e come in questa si presentano disposti i pennelii, che pero sono piia grossi. Passaiido ora al pereion, o torace che dir si voglia, e osser- vandolo dalla superficie dorsale, noi trovianio che il priino segmento dello stesso in corrispondenza della parte anteriore degli epimeri (cioe verso i caiiti auberiori) presenta una depressione obliqua che puo atbenuaba esteudersi anche olbre h\ meba della lunghezza del segmenbo, paralielameabe quasi al margiue laberale esbei'uo. Inolbre 10 sbesso segmenbo presenba nei margine posberiore e ai labi, cioe piu precisamente in corrispondenza della base degli epimeri, una insenatura. Questa ulbima diminuisce nel 2° e nel 3^ segmento per sparire poi quasi nel 4° e nei successivi. II 7° od ulb'imo segmenbo nel mar- gine posteriore presenta una insenatura mediana la quale e occu- paba dalla parte bergale del 1« segmento del pleon. Dehe appendici del pereion o pereiopodi sono caratteristici quelh del P paio, i quah presentano un carpopodite che visto dal davanti mostra un pronunziato avvallamento nella meta interna, che interessa circa due terzi della lunghezza dell'articolo, comin- ciando dal margine distale. Questo avvallamento e gia considere- volmente minore nei pereiopodi del 2^ paio e sparisce nei suc- cessivi. Come nelle altre specie del genere ArmadiUidium, i pereiopodi vannogradataraente crescendo in lunghezza dai primi agli ultimi, men- tre i singoh articoli diventano relativamente meno robusti. Una con- siderevole diminuzione in robustezza sopportano in special modo il carpopodite, e il propodite che nel 1*^ paio sono piuttosto massicci. 11 basipodite cresce in lunghezza dal 1° paio sino al 4° dove rag- giunge il massimo, per poi tornare a diminuire sino all'ultimo paio, ma sempre conservandosi piii lungo che nelle tre prime paia di pereiopodi. II dactilopodite di tutti i pereiopodi presenta un'unghia ricurva air indentro, e all'indentro fiancheggiata da una spina. Tutti i pe- reiopodi sono provvisti sui margini degli articoli da peli ed aculei; questi ultimi sono ordinati specialmente lungo il margine interne del propodite, del carpopodite e del meropodite. II carpopodite e sempre quello piia riccamenbe provvisbo di quesbi aculei e massi- mamente nei pereiopodi del 1° paio. Nel 1*^ paio pure anche I'ischio- podite presenta sul lato interno degli aculei, per la maggior parte - 19 - piccoli. Nelle altre paia qaesto articolo, in un tratto che corrisponde poco meno che alia meta interna del margjne anteriore o distale, presenta degli aculei, che in molto minor nuraero si trovano ad occu- pare il margine anteriore e interne del meropodite. II basipodite e sempre quasi sprovvisto di aculei. Passando era ad esaminare il pleon, e sempre dalla superficie dorsale considerati, i segraenti del pleon si presentario piuttosto grandi, con grandezza in. questo ordine di decrescenza : 3^, 40, 50, 2*^, l'\ Grli epimeri del 3° segraento presentano esternamente un an- golo anteriore ottuso e arrotondato, e quello posteriore leggermente acuto anzi'^.he retto. Nel 4^ segmento TangoJo anteriore si avvicina all'angolo retto ed e meno arrotondato ; e cosi pure nel 5° segmento nel quale I'angolo posteriore, pur essendo arrotondato, e retto. II telson e triangolare, piu lungo che largo con margini laterali leg- germente incavati e apice acuto, -arrotondato. Riguardo alle appendici del pleon 0 pleopodi noi troviamo dei caratteri morfologici molto peculiari. Nel maschio il pleopode del 1° paio e cosi costituito. Abbiamo anzitutto un protopodite molto sviluppato trasversalmente, il quale dal lato esterno presenta una divisione in due appendici, delle guali una e a foggia di clava an- golosa, I'altra ha una forma di cornetto e forse puo rappresentare un epjpodite. La fig. 13 mostrera come stanno le cose. Sopra di questo protopodite si articolano I'exopodite e I'endopodite. L'exopo- dite (vedi fig. 14) e a un dipresso triangolare e presenta verso il lato esterno una larga superficie molto rilevata," alia quale corrisponde neU'interno del corpo dell'articolo, un sistema tracheale. Nella meta anteriore e interna si ha un solco trasversale, dal quale si parte un altro solco perpendicolare che si termina poco avanti dell'apice posteriore. II margine interne e fornito di piccoli, ma fitti aculei, i quah arrivano sine all'apice posteriore che sorpassano, per terminarsi a breve distanza da questo sul margine esterno. L'endopodite e stretto e allungato, con apice obliquamente troncato, esse presenta una scnltura speciale, che meglio di una descrizione mostra la fig. 13. Nel lato interno ed anteriore esso forma insieme con la stessa parte dell'altro pleopode una specie di astuccio 0 guaina incompleta neUa quale e accolto il pene ensi- forme. I pleopodi del 2" paio sono notevolmente diversi. II protopodite e sempre bene sviluppato trasversalmente, ma meno di queUo che sia nelle appendici del 1° paio : in compenso e piii massiccio; inoltre come mostra la fig. 15 e molto diversamente foggiato, tanto che in - 20 - esso e ancor piu marcata la divisione in due parti, delle quali una forse e cioe 1' anteriore potrebbe rappresenfcare I'epipodite. L'exopo- dite e triangolare e raolto piii allungato che nel 1° paio e bi ter. mina in un apice molto acuto ed un poco ricurvo in dentro. Nella parte anteriore laterale esterna, esso presenta un rialzamento ab- bastanza esteso, ma nieno che nel 1° paio, al quale sollevamento corrisponde nell'interno del corpo deirarticolo un sistema tracheale. Tale rialzo presenta un solco submediano diretto parallelamente al suo asse maggiore. Questo stesso articolo presenta I'angolo anteriore interno smussato largamente e sollevato in mododa coprire in parte la base dell'endopodite. Fra questa parte soUevata e il sistema tra- cheale si parte un solco o avvallamento che divide I'exopodite in due meta prolungandosi sino all'apice inferiore. II raargine esterno dello stesso articolo presenta un dente al disotto del sistema tracheale e dopo questo tanti aculei disposti I'uno di seguito all'altro, piii grossi di quelli dell'exopodite del V pleopodo, e che si terminano molto prima di arrivare aH'apice posteriore. L'endopodite ha una basearti- colare larga, ma subito dopo si assottiglia per terrainarsi acutissimo e con apice leggermente ricurvo in dentro; esso ha la forma di un punteruolo. — Nella fig. 15 e alquanto spostato a sinistra, per- che naturalmente viene ricoperto dal margine interno dell'exo- podite. Passando ad esaminare i pleopodi della femmina noi troviamo che in quelli del !« paio, I'exopodite e quasi quadrangolare, largo poco piii di due volte e mezzo che lungo. Questo articolo presenta un sistema tracheale molto esteso e cioe per circa 2 terzi della larghezza ; esso al solito e rappresentato da un sollevamento che e diviso da un solco inclinato verso I'esterno ; la parte piii interna e pianeggiante e fornita di scarsi e piccolissimi aculei o peli, un poco pill fitti nell'angolo posteriore interno. II protopodite ha un decorso trasversale sinuoso e presenta dal lato esterno una divisione in due appendici, delle quali una e in foggia di clava angolosa come nel maschio, I'altra e molto piii piccola che in questo ultimo e molto mono differenziata dal resto del protopodite. L'endopodite e molto piccolo, vagamente triango- lare, piii largo che lungo, con apice posteriore arrotondato o smus- sato e con margine esterno sinuate. Le fig. 12 e 16 mostreranno le cose meglio della descrizione data. Quanto agh uropodi diremo che essi presentano un exopodite piu lungo che largo (e precisamente la lunghezza sta alia Jarghezza - 21 - nel rapporto di 5 a 4), di forma trapezoidale, liscio e con grossi punti incavati, con angoli inferiori arrotondati. L'endopodite e piu corto dell'exopodite e presenta la superficie ventrale ricoperta di peli numerosi ; un pelo piu robusto e piu lungo od aculeo si trova alia apice inferiore ed e rivolto lateralmente. L'exopodite degli uropodi non sorpassa mai la estremita del telson. Riguardo alle dimensioni di questa specie la lunghezza massi- ma (calcolata dal margine anteriore della lamina frontale all' apice posteriore del telson) che io ho riscontrato negli esemplari ricevuti e di circa mm. 21 ; la larghezza massima di circa mm. 10 (calco- lata in corrispondenza del 1" segmento del pereion). Quanto alia colorazione di questo Isopode, diro che la superficie dorsale del coipo apparisce di un grigio scuro lucido : su questo colore spiccano macchie grandi piia o meno mettamente hmitate, di un color giallo solfo, delle quali le piii costanti e regolarmente di- sposte sono quelle del pereion. Queste ultimo sono in numero di 4 per ciascun segmento e disposte in modo da costituire, con quelle degli altri segmenti, quat- tro serie longitudinali e precisamente una a destra e una a sinistra, le macchie delle quali si terminano in prossimita della base degli epimeri, poi due serie interne a queste e poste lateralmente ad una striscia mediana scura. Queste macchie del pereion se sono le piu costanti, variano peraltro per la forma e la estensione nei sin- goli nidividui. Sono per lo piu di una forma a un dipresso trian- golare. E' da notarsi che le macchie, ad eccezione delle due serie la- terali del !» segmento perciale, le quali si estendono spesso per tutta la altezza del segmento stesso, cominciano dal margine po- steriore dei segmenti con una base a questo parallela e terminano talvolta suddivise, molto prima del margine posteriore del segmen- to che precede. Quelle delle due serie interne, nelle quali e maggior- mente accennata la forma triangolare presentano un lato, come di solito, parallelo al margine posteriore del segmento, il lato interne piu 0 meno parallelo alia striscia pura mediana e I'altro lato inch- nato verso Tester no. Questi dati pero non sono costanti nei vari individui e nemmeno per le macchie di uno stesso individuo, a causa delle variazioni di forma che subiscono le stesse macchie. Le macchie del cephalon, del pleon e del telson sono molto in- costanti per la loro presenza, per il lore numero, per la lore situazione nei vari individui. La fig. 1 olti'e dare una idea complessiva della - 22 - forma di questa specie, fa vedere la disposizione di queste macchie ; ma per formarsi un concetto sopra la variabilita di queste valga la seguente descrizione deJle differenze delle stesse macchie osservate in otto individui adulti di differente sesso. N". 1. Individuo 5- ^el cephalon si ha una colorazione gialla sfumata iaberalmente e mediana. II 1° segmento del pereion ha le due macchie laterah molto piii grandi delle due mediane ed estese dal margine posteriore al margine anteriore del segmento. Negli altri 6 segment! si nota una progressiva diminuzione in grandezza delle macchie dall' avanti all' indietro. Nel pleon si ha una piccola macchia triangolare al margine posteriore del 1° segmento col- locata sulla linea della serie mediana destra (delle macchie del pereion). Nel 3°, 4°, 5° segmento si hanno due macchie per ciascuno che occupano tutta la lunghezza di ciascun segmento e sono collo- cate sulla hnea delle serie lateral! del pereion ; pero nel 4. segmen- to la macchia di destra molto larga mostra posteriormente una profonda intaccatura che potrebbe accennare ad una fusione di due macchie primitive, delle quali la piii interna si troverebbe sulla linea della serie mediana destra del pereion. La forma di queste macchie non e ben definita. (ved! la flg. 1). N. 2. individuo 5- ^^^ cephalon s! ha una piccola macchia semilenticolare, mediana al margine posteriore. Nel pereion le cose stanno a un dipresso come nel N. 1. Nel pleon notasi nel 1° seg- mento una piccohssima macchia a destra ed al margine posteriore, allineata con la serie mediana destra delle macchie del pereion. Nel 3° segmento due macchie allineate con le due serie laterali del pe- reion. Nel 4° due macchie a destra nettamente separate ed allinea- te con le due serie mediane e laterale di destra. Nel 5° una mac- chia a sinistra allineata con la serie laterale sinistra. Le macchie del 3", 40, 50 segmento hanno per lo piii la base al margine po- steriore di ciascun segmento ed una forma non ben definita tal- volta subtriangolare, e occupano quasi tutta la lunghezza del seg- mento stesso. N. 3. Individuo 5- II cephalon presenta due piccolo macchie sfumate al di dietro della linea frontale, lateralmente alia lamina frontale e una macchia subtriangolare mediana al margine poste- riore. Nel 1° segmento pereiale le due macchie mediane sono rav- vicinate e fuse alia base, la macchia laterale di destra e piccola e sitiiata presso 11 margine anteriore. La macchia, a questa ultima corrispondente, del 2" segmento e piii grande e si trova nella meta 23 - dell'altezza del segmento stesso, staccata sia dal margine anteriore che da quello posteriore. II 3° e 4° segmento del pleon posseggono due macchie per cia- scuno, lateral! e allineate con quelle delle due serie lateral! del pe- reion. II telson possiede una grande macchia che ne ricopre la maggior parte lasciando libero un piccolo triangolo a sinistra presso la base, il quale si ricongiunge per una piccola striscia mar- ginale con una piccola porzione immaculata dell'apice del telson stesso. N. 4. Individuo 9- ^ cephalon presenta una macchia quasi lineare presso alia linea frontale a sinistra della lamina del prose- pistoma ed una macchia triangolare mediana al margine posteriore. II 6" segmento del pereion presenta una piccola macchia esatta- niente mediana presso il margine anteriore, oltre, s' mtende le altre due mediane e due laterali, II 1" e il 2" segmento del pleon hamio una piccola macchia mediana presso il margine posteriore, e cosi pure il 3° che ha anche due macchie laterali allineate con quelle delle due serie laterali del pereion. Le macchie mediane dal 1° al S^ segmento si spostano alquanto verso destra. II 4" segmento presen- ta due macchie presso il margine posteriore una a destra allineata con quelle della serie laterale del pereion e una a sinistra molto estesa trasversalmente e che pare risulti dalla fusione di una mac- chia mediana ed una laterale ; inoltre si ha una piccola macchia .pres- so I'estremita dell'epimere destro. II 5° segmento presenta una mac- chia mediana ed una laterale estese per tutta la altezza del seg- mento. Le macchie del pleon non hanno una forma ben definita. N. 5. individuo 9- H cephalon presenta una macchia quasi li- neare alia linea frontale a destra della lamina del prosepistoma ed una triangolare mediana al margine posteriore. Nel pereion oltre le sohte quattro serie di macchie, si hanno delle macchie giallognole, irregolari e sfumate sugli epimeri. II 2° segmento del pleon presenta Taccenno di una piccola macchia me- diana ; il 3° presenta due piccole macchie al margine posteriore al- lineate con quelle delle due serie mediane. II 4^ segmento presenta a destra una macchia laterale che sfuma sull'epimere, il quale si presenta di un color bianco-giallastro sporco. II 5" presenta una piccola macchia mediana al margine posteriore. II telson mostra una grande macchia che occupa la meta destra della base. N. 6. Individuo 5- II cephalon presenta una macchia trian- golare mediana al margine posteriore : anteriormente questa mac- chia si prolunga sino alia fossetta frontale: inoltre due macchie - 24 - lineari sulla linea frontale a ilesfcra e a sinistra della lamina del prosepistoma. II 3°, 4", 5" segmento del pleon posseggono due macchie toe- can ti il margine posteriore, una per lato, allineate con quelle delle due serie laterale del pereioii. II 3° possiede anche una piccola mac- chia mediana al margine posteriore, alia quale fa seguito una pic- cola macchia mediana sulla parte anteriore del i" segmento. K 7. Individuo 9- H cephalon possiede una macchia mediana triangolare toccante il margine posteriore, la quale a sinistra si estende lungo il margine stesso e risale sino al disopra dell'occhio; inoltre una piccolissima macchia nella fossetta frontale e lateral- mente a questa lungo la linea frontale una piccola macchia sfumata per parte. II 5*^ segmento del pereion a sinistra presenta due macchie in- vece della macchia della serie laterale. II 1° e il 2° segmento del pleon posseggono piccolissime macchioline o punti gialli irregolar- mente sparsi. II 3*^ possiede due larghe macchie corrispondenti alle lateral! del pereion, occupanti tutta la altezza del segmento e nella parte mediana punti gialli sparsi. Anche il 4" segmento possiede due larghe macchie allineate con quelle del segmento precedente ed una piii piccola mediana. II 5o presenta a destra una grande macchia corrispondente alia serie laterale e occupante quasi tutta la altezza del segmento, ed una macchia mediana piii piccola. L'exopodite dell'uropode destro apparisce giallo. N. 8. Individuo 5 • ^ cephalon presenta una macchia triango- lare mediana presso il margine posteriore e due macchie laterali sfumate che circoscrivono anche gli occhi. JSTel P segmento del pereion le due macchie delle due serie la- terali nella lore parte superiore, e cioe quasi in contatto con il mar- gine posteriore del cephalon, si ripiegano in dentro per unirsi con I'apice di quelle delle due serie mediane. II S° segmento del pleon presenta due macchie toccanti il margine posteriore ed allineate con quelle delle serie laterali del pereion. II 4° ne possiede pure due, ma una e situata a sinistra in corrispondenza della serie laterale e comprende tutta I'altezza del segmento, I'altra e mediana e molto pill piccola. II 5° segmento possiede a sinistra una macchia alli- neata con quella piia grande del segmento precedente e toccante il margine posteriore. Nella precedente descrizione non ho fatto parola delle macchie del pereion altro che quando esse presentavano una conformazione e disposizione diversa dalla solita; esse pero esistono sempre, e, - 25 - lo ripeto, soiio le piu costanti e forniscono uno dei caratteri buoni per la diagnosi di questa specie. Si potrebbe in base alle cose sur- riferite trarre delle conclusioni riguardo alia differenza di colora- zione nei due sessi, e per es. dire che nei maschi le raacchie gialle sono pill nette e che nell'insieme conferiscono uii aspetto piii vi- stoso ; ma io credo che il numero degli esemplari esaminati non ci puo permettere alcuna conclusione riguardo a cio. Ne io credo op- portune fare speculazioni sopi'a le macchie di questa specie in rap- porto con quelle di altre specie per dedurre affiniia. Infatti Ver- hoeff (8, a pag. 457)'interpreterebbe le due serie mediane di mac- chie deW Armadillidium quadriseriatum (A. Gestroi B. L.) come derivate per ingrandimento e distanziamento della serie mediana delle tre serie di macchie chiare delle specie Arm. klugii, inflatum, tirolense^ alhanicum^ e quindi la suddetta specie rappresenterebbe uno state secondario. A me non sembra che si possano arguire affinita in base a questo concetto di Yerhoeff e nemmeno in base a certi caratteri esterni che egli prende in considerazione per la repartizione in gruppi o sezioni delle specie del genere Arynadil- Udiwm. Questo autore (vedi Bibl. n. 4, 5, 6, 7) ha diviso V antico genere Armadillidium in diversi generi e sottogeneri, ma come ben ha dimostrato Racovitza (2) a proposito del suo nuovo Armadil- lidium pruvoti. " Get essai ne me semble pas tres heureux en tons ses points, et en tout cas il est premature car, sans exceptor ceux de Verhoeff, les Armadillidium out ete trop sommairement decrits, et presque jamais figures, ce qui ne permet pas une appreciation precise des rapports et affinites des especes connues „. Secondo Verhoeff (8) V Armadillidium quadriseriatum sarebbe da porsi accanto cilV Armadillidium depressum e precisamente nei 1" gruppo della divisione corrispondente alia lettera K della sua chiave del sottogenere Armadillidium Verb. (7). Questo gruppo sa- rebbe distinto per il seguente carattere : " Truncussegment im Ber- eich der Epimeren-Vorderzipfel deuthch schrag aufgekrempt „. La divisione K sarebbe distinta perche " Am Hinterrande der Trun- cussegmente fehlen die Kurnchenreihen entweder voUstiindig, oder es flndet sich hochstens ehie schwache Reihe am Hinterrande des 7, und andeutungsweise noch am 6. segment. Im iibrigen ist die welter vorn stehende Kornelung an alien Epimeren des Truncus vorhanden, wenn auch manchmal recht fein, reicht aber auch iiber die Kiickenhohe hinweg, entweder an alien Truncu&segmenten oder wenigstens am 1. und 7 „. Da quanto sopra si vede che I'autore assegna alia presenza ed - 26 - alia disposizione delle grandlazioni un valore maggiore che alia con- formazione degli epimeri del 1° segmento del tronco, la qual cosa e molto discutibile per non dire errata. Inoltre io non credo che sia uri carattere sufficiente per determinare le afflnita la conformazione degli stessi epimeri, ma occorre un complesso di caratteri piii nu- merosi e forse anche importanti, come per es. quelli desunti dalla conformazione dei pezzi dell'apparato boccale e di quelle genitale, pure non trascurando (iuelli delle altre appendici del corpo. Ver- hoeff (7) ha voluto istituire una chiave del genere Armadillidium prima ancora di avere valutato I'importanza dei caratteri per la diagnosticazione delle specie e con molta probabilita quindi egli ha riunito in uno stesso gruppo specie che devono invece essere di- stanziate fra di loro. Solo dopo uno studio accurate delle diverse parti del corpo di ciascuna specie, come hanno iniziato Carl (1) e Racovitza (.2), si potranno trarre le deduzioni riguardo alle affinita. Cos! V Armadillidium Gestroi B. L. {quadriseriatum Verh.) che Verhoeff considera come affine d^W Armadillidium depressum Bra., potrebbe darsi che invece si discostasse da questo ultimo. Cio pe- raltro io non sono disposto a credere ; tuttavia i caratteri presi in considerazione da tale autore per riconoscere tale affinita non mi sembrano i piu adatti alio scope. Riguardo poi alia suddivisione che egli fa del vecchio genere Armadillidium ben dice Racovitza (2). " La hierarchie des caracteres ne peut pas etre encore etablie pour le groupe des Armadillidium, faute d'etudes detaillees suffisantes; les essais de Verhoeff montrent qu'il faut etre prudent et c'est pourquoi, au lieu de creer un noaveau genre pour mon ospece, je prefere conserver au genre Armadillidium les vastes limites que lui a fixe Budde-Lund, et d'y placer provisoirement VAnnadillidiiuu Pruvoti „. Ed io in un lavoro che sto effettuando sopra la revisione del genere Armadillidium cerchero di stabilire i limiti di questo genere e di fornire piu che altro accurate descrizioni dalle quali trarre le conclusioni giu verosimili per stabilire le affinita, pur fa- cendo le debite riserve in proposito. Pisa, Febbraio 1910. Lavori citati I.Carl, Joh. — Monographie der Scliweizerisclien laopoden in: N. Denkschr. Schweiz. Oes. Naturw. 42 Bd. 242 pag. 8 fig. 6 tav. 1908. 2. Racovitza, E. G. — Biosp6ologica. 4. Isopodes len-estios (premiere aerie) in: Arch, de Zool. exper. et gen. IV Serie. Tome VII, K. 4. pag. 145-225, 11 pic. Fari^. 1901. 3. Tua, P. — Contribuzioue alia conosceuza degli Isopodi terrcstri italiani ; in: Bull. Mus. Zool. c Aiiat, homp. Torino Vol. 15, N. 37, 15 pag., 1 tav. 1900, - 27 - 4. Verhoeff, K. W. — Ueber palaarktisclie Isopoden. (2 Aufsatz). (Zngleich iiber eiiropaische Hohlenfauua. 4 Aufsatz); in: Zool. Am. 23 Bd. yag. 117-130, 11 fig., 1900. 5. Id. — Ueber palaavktiacbe Isopoden. (3 Aufaatz.) ; in: Zool. Am. 24 Bd. pag. 33-41, 1001. 6. Id. — Ueber paliiarktische Isopoden. 8 Aufsatz: Armadillidien der Balkanbalbiusel und einiger Nacbbarlander, iusbesondere auch Tirols und Noiditalieus. Porcellio : Agabiformes ; in Zool. Am. 25 Bd. pag. 241-255, 1902. 7. Id. — Ueber paliiarktische Isopoden. 9 Aufsatz : Neuer Beitrag zur Kenntnis der Gattuug Ar- madillidiuni ; in: Zool. Am. 31 Bd. pag. 457-505, 1907. 8. Id. — Ueber Isopoden. (14 Aufsatz) Armadillidmm. — Arten, mit besonderer Beriicksicktigung der in Italieu und Sizilien einboimiscben ; in: Zool. Anz. 33 Bd. pag. 450-462, 4S4-492, 1908. Spiegazione delle figure Fig. 1. — Mascbio adulto vista dal dorso, X **• » 2. — Cepbalon e primo segmento del pereiou visti dal dorso, X ^i^- » 3. — Settinio segiueuto del pereion, pleon, telsou e uropodi visti dal dorso, X 5,5. » 4. — Cepbalon privo delle antenne del 1" paio, visto dalla faccia ventrale, X l^- » .'i. — Antenna destra del 1" paio vista della faccia ventrale, X l^iS- » 6. — Mandibola sinistra vista dalla faccia ventrale, X 17,5. » 7. — Soramiti'i della mandibola sinistra vista dalla faccia interna, X 35. » 8. — Sommitil della mandibola destra vista dalla faccia interna, X 35. » 9. — Pereiopode destro del 1* paio visto dal davanti, X 13,5. » 10. — Pereiopode sinistro del 7" paio visto dal davanti, X ^i5. » 11. — Regione posteriore del corpo di un individuo mascbio, la quale compreude il settinio se- gmento del pereion, il pleon, il telson, i pleopodi e gli uropodi, vista dalla faccia ventrale, X '^.5. » 12. — Regione posteriore del corpo di una femmina, comprendente le stesse parti della fi- giira 11, X '^'5. >) 13. — Pleopode sinistro del 1" paio di un mascbio, al quale e stato asportato I'exopodite a de- stra, e a sinistra lasciato il pene. Visto daUa faccia ventrale. » 14. — Exopodite del pleopode rappresentato nella fig. 13, visto dalla faccia ventrale, X 1^- » 15. — Pleopode sinLstro del 2" paio di un mascbio, visto dalla faccia ventrale X 1'^- >> 16. — Pleopode destro del 1" paio di una femmina, visto dalla faccia ventrale. A destra si vede aucbe una piccola parte del protopodite e I'endopodite del pleopopode sinistro X 1*- » 17. — Uropode sinistro visto dal lato ventrale, X 13,5. - 28 - UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA Egregio collega. Gome da precedente circolare (27 Die. 1910) olla e inforraata che non es. sendosi potnta tonere nel 1909 la consuota assemblea annuale, che doveva riu- nirsi in Sicilia, da! Gonsiglio Direttivo, rinnitosi a Pisa 11 18 Dicembre, fu stabi- lito di procedere alia elezione delle cariclie sociali pel 1910, a norma dello Sta- tute, per votazione a mezzo della posta. Raccolte le schede di votazione pervenute alia Segreteria fino al 30 Gen- naio u. s., termine rissato nella circolare suddetta accompagnantc Finvio delle schede, un'assemblea dei socii residenti a Napoli, aduuatasi il gioruo 4 corr., ha proceduto alio spoglio delle dette schede come dal verbale che qui si trascrive per comunicarle I'esito della votazione. « Oggi 4 Febbraio 1910, in seguito a regolai'e invito della Segreteria si sono « riuniti alle ore 16 nella Bibliotcca dell'lstiluto Zoologico dell'Universita di Na- « poll i socii deirUniono qui residenti, per procedere alio spoglio delle schede « per la elezione del Presidonte e delle cariche sociali. « Assume la Presidenza il Segretario dell'Unione Prof. Fr. Sav. Monticellij « funziona da Segretario il Prof. Umberto Pierantoni. II Presidente presenta agli « intervenuti le schede (N.° 80) rivevuto per posta o consegnategli personalmente « dagli intervenuti, ed invila il Prof. Filippo Silvestri, il Prof. Francesco Gapo- « bianco e il Dott. p]rnesto Garoli a fare da scrutator!. « Gostituitosi il seggio sotto la presidenza del Prof. Silvestri, si e proceduto « alio spoglio delle schede. Gome da apposite verbale, risultano eletti pel trien- « nio 1910-12 ». Presidente Prof. Lorenzo Gamer ano con voti 76; Yice-Presiclenti {%qq,qxAo il numero dei voti ottenuti; 1. Eugenio Ficalbi con voti 73; 2. Dante Bertelli con voti &1 ; Segretario Fr. Sav. Montigelli con voti 73; Yice- Segretario Kues,- SANDRo Ghigi con voti 72; Cassiere-Economo Umberto Pierantoni con voti 78. Con tutta stima Fr. Sav. Montigelli Segretario GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Mreuze, 1909. — Tip. L. Niccolal, Via Faenza, 44. MonitoFe Zoologieo Italiano (Pubblicazioiii Italiaiie di Zoologia, Aitatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zooiogica Italiana DIltKTTO i>Ai DOTTORI 6IULI0 OHIARUGI EUGENIO PIGALBI Prof, di Anatomia uiuana Prof, tli Anatoiuia comp. o Zoologia nel R. Istitiito di Stud'i Super, in Fii'onze nella R. Uiiiversita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: l.stituto Ajiatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXI Anno Firenze, Febbrajo 1910. N. 2. SOMMARIO: CoMUNiCAZioNi ORiGiNALi: Griannelli L., Vestigio costante di un muscolo esteiisore breve deiralluce. — Giuffrida-Rugperi "V., Applicazioni di criteri paleontologici in Antropologia. (Con 1 ligui-aj. — Pag. 29 46. SuNTi E RivisTE : Mingazzini G-., 1. Nuovi studi sulla sede dcU'afasia mo- toria. — 2. Sala G-., Sui fatti rigenerativi nel sisteraa nervoso centrale. — 3. Rossi O., Nuove ricert^ho sui Icnomeni di rigenoraziono che si svol- gono nel midolio spinale. — Pag. 46-49. Note di tecnica microscopiea: 1. Traina R., Una nuova reazione rai- crochimica tintorialo spocitica della sostanza colloide. — 2. Traina R., Di un metodo seraplice per la eolorazione del tessuto connettivo. — Pag. 50-51. Note bibliografiche : Valenti G., Gompendio di Anatoraia dcU'uorao. — Pag. 52. Avvertenza Delle Comunicazioni Originali che si pubblicano nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. COMUNICAZIONI ORIGINALI 13TITUTO ANATOMICO DI FERRARA. Vestigio costante di un muscolo estensore breve deli'allu^e Prof. LUICtI (ilANNELLI E vietata la riproduzione. Non con altro titolo potrei designare la presente mia nota ana- tomica giacche nei 60 arti inferiori da me dissecati, appartenenti a 30 individui di varia eta e di entrambi i sessi, ho trovato quel muscolo in modo costante rappresentato in forma di un semplice - 30 - tendinetto decorrente medialmente al tendine del lungo estensore dell'alluce, di variabile origine, e che nel piu alto grado di sviluppo in cui I'ho osservato originavasi dalla massa muscolare di queU'esten- sore indipendentemente dal suo tendine. Ci5 che vale a caratterizzare un vsimile vestigio e la sua posizione tra il lungo estensore deH'alluce ed il tibiale anteriore, e la sua inserzione o sul dorso della estre- mita posteriore della prima falange o sulla capsula fibrosa deU'arti- colazione metatarso-falangea delFalluce o piii raramente sull'apo- neurosi dell'estremo anteriore del 1" metatarso. La posizione e I'inserzione di quel vestigio rendono evidente la sua omologia con I'estensore breve del poUice situate esso pure tra I'estensore lungo 6 I'abduttore lungo del pollice, il quale ultimo muscolo nell' arto inferiore e rappresentato dal tibiale anteriore, che con il Guibe noi dobbiamo ritenere omologo ai muscoli 1° e 2° radiali, ai due supinator! lungo e corto ed al lungo abduttore del pollice dell'arto superiore fusi insieme; corrispondente poi alia inserzione digltale dell'estensore breve del pollice puo dirsi I'inserzione di quel vesti- gio potendosi considerare I'impianto suo sulla capsula fibrosa del- Tarticolazione metatarso-falangea deH'alluce o suU'aponeurosi del P osso metatarsale come un segno della sua forte riduzione. Del citato tendinetto si parla in quasi tutti i trattati classici di Anatomia, e molti ricercatori si sono espressamente occupati per. I'addietro di questo rappresentante nell'arto inferiore del muscolo estensore breve del pollice dell'arto superiore. Discordano i pareri, non sulle modahta di origine e di terminazione, ma sul suo grado di frequenza sebbene tutti affermino che e molto comune il tro- varlo. Le percentuali piii basse sono date da Henle e da Calori, che I'avrebbero rinvenuto in circa la meta del casi esaminati (ed a tale percentuale si attiene pure il Le Double riferendosi alle sue statistiche), mentre dalle memorie di Gruber resulta che egli vi si imbatte in quasi tutti i soggetti sottoposti al suo studio avendolo riscontrato nei ^V23 ^ei suoi casi (circa il 95,6 %), e pro- veniente nei Vs dei casi dall'estensore lungo dell'alluce, in 74 dal legamento crociato o dal legamento anulare ed in Vas dal tibiale anteriore. Stanno fra queste due percentuaU quella del Wood del 1868, secondo la quale esisterebbe nel 76,3 7o5 Quella di Stauren- ghi che da il 78,8 7o ^ quella di Bovero che e superiore alle altre due segnando 84,5 Vo- Le osservazioni di quest'ultimo, che sono le piii recenti e le pill numerose (400 artii)iferiori), confermano in massiraa le conclusion! degli autori precedenti, e ne desidero qui tracciare brevemente i resul- - 31 - tati. In 338 arti dei 400 esaminati Bovero ha veduto al lato mediale del tendiiie dell'estensore lungo deiralluce il rappresentante al piede dell'esteasore breve del pollice, consistente in un tendinuzzo il quale si origina nella massima parte dei casi dal tendine o dal corpo muscolare stesso dell'estensore ; in ordine decrescente di frequenza puo originarsi dalle guaine sierose o dai legamenti della regiono, od anche, il che e piii raro, dal tendine o dal corpo muscolare del tibiale anteriore. La terminazione di questo tendinuzzo avverrebbe per lo pill (66 ^j^) sulla 1^ falange, e poi mono frequentemente suUa capsula dell'articolazione metatarsofalangea dell'alluce e suU' estremo anteriore del 1° metatarso. Quest'ultima evenienza sarebbe spicca- tamente piii frequente nei casi in cui il tendine proviene dal ti- biale anteriore. Sopra 155 arti infine, in cui il tendinuzzo era di- pendenza dell'estensore proprio, il Bovero ha riscontrato in 26 anche lo sdoppiamento parziale del corpo muscolare stesso {extensor hallucis longus hicaudatus a ventre accessorio mediale di Gruber). Non si accenna da alcuno a quelle state di profonda riduzione del breve estensore dell'alluce da me in diversi arti ritrovato, come tra poco diro, e tale da sottrarre con facilita alia osservazione quel rappresentante nel piede del breve estensore del pollice ; come pure sembra non si sia mat riscontrato lo sdoppiamento del vestigio di quel muscolo, sdoppiamento da me veduto in un'arto, e che richia- ma alia mente lo sdoppiamento descritto del muscolo omologo del- I'arto superiore. Descrivero ora in ordine di frequenza le varie apparenze sotto le quali mi si e rivelato il citato vestigio, costante nei 60 arti esa- minati e sempre situate medialmente al tendine del lungo esten- sore deU' alluce. In 25 dei 60 arti (e quindi nel 41, 67o dei casi) esse era costituito da un tendinetto che prendeva origine per vari fascetti fibrillari dal tessuto connettivo peritendineo del lungo esten- sore dell'alluce a diverse altezze, od a livello del braccio supero- mediale del legamento crociato (13 volte) od a liveilo del braccio infero-mediale dello stesso legamento (12 volte). Dal lato delle dita questo tendinetto presentava different! inserzioni ; il piii spesso (14 volte) trovava la sua terminazione sul lato supero-mediale della capsula fibrosa dell'articolazione metatarso-falangea dell'alluce, op- pure, in ordine decrescente di frequenza, si fondeva intimamente con I'espansione aponeurotica che riveste I'estremo posteriore della P falange internamente all'inserzione del tendine per I'alluce del pedidio, e da quello proveniente (6 casi), o direttamente si fissava suU'estremo posteriore della 1^ falange all'interno dello stesso ten- - 32 - dine del pedidio ed a questo congiunto per ua'espansione membra- nosa (4 casi),' o piu raratneiite (ana sola volta) suU'aponeurosi del- r estremo auteriore del 1° metatarso. In tre di quest! 25 arti il tendinetto si disfcaccava, oltreche dal connettivo peritendineo del lungo estensore in corrispondenza al braccio infero-mediale del lega- mento crociato, anche per esili fascetti da questo legamento (una volta), oppure dal tendiiie dello stesso estensore lungo deH'alluce, costituendo questa ultima eveiiienza come uno stadio di passaggio tra la modalita di origine descritta del vestigio in parola e quella alia quale ora accennero. In 13 arti (21,6 %) il citato tendinetto, piu sviluppato che nei casi precedenti, si distaccava direttamente dal tendine del lungo estensore del grosso dito in corrispondenza o della branca supero- niediale del legamento crociato (7 volte) o del legamento trasverso della gamba (6 volte). In tutti questi casi la sua inserzione era identica, sul dorso della estremita posteriore della V falange del- I'alluce medialmente al tendine del pedidio con cui era unito da una espansione membranosa. In 4 di questi arti nel distaccarsi quel tendinetto dal tendine del lungo estensore, dietro il legamento trasverso della gamba, prestava impianto a poche fibre muscolari dell'estensore stesso, e tal mode di apparire e un nuovo stadio di passaggio che ci conduce alia 3^ modalita di origine di quel vestigio dalla sostanza muscolare dell'estensore lungo dell'alluce, nel qual case il tendine che lo rappresenta e assai grosso tanto che in due arti esso rag- giungeva quasi le dimension! del tendine del lungo estensore. Questa 3^ modalita di origine, che ho verificata in 13 arti (21,6 7',,), mi si e presentata sotto due aspetti diversi. Talune volte (7) il tendine faceva seguito ad un esile fascetto di fibre muscolari provenienti dal corpo dell'estensore, e !a continuitadell'uno nell'altro ho veduto verificarsi sia a livello del legamento trasverso deha gamba (6 casi), sia a livello della branca supero-mediale del legamento crociato (1 case). Altre volte invece (6) esso si distaccava, alia stessa altezza ma indipendentemente dal tendine dell'estensore lungo, dal bordo anteriore della massa carnosa di questo muscolo, ed e in questi casi che mi e apparso assai piii sviluppato che negli altri. Nell'uno o nell'altro mode originatosi, trovava la sua termina- zione sull'estremo posteriore della 1^ falange dell'alluce, fondendosi al solito a mezzo di una espansione laterale membranosa col tendine del pedidio pel grosso dito, tendine che, lo dico per incidenza, ho veduto esistere costantemente nei 60 arti presi in esame. Solo una eccezione a questa regola d'impianio suiralluc(3, nella descritta 3^ modalita, ho trovato, e si trattava di un caso di sdop- piaraento del tendinetto rappresentante il breve estensore. Nel piede debtro di un uorao di anni 66 quel tendine, originatosi dal bordo anteriore del corpo muscolare dell'estensore lungo, decorreva insie- me al tendine di questo muscolo fiancheggiandolo medialmente, ed a livello della branca infero-mediale del legamento crociato si bifor- cava: un ramo di biforcazione andava ad unirsi al tendine del ]iedi- dio per I'alluce vicino alia sua inserzione sulla 1^ falange, mentre I'altro ramo si continuava insieme al tendine del lungo estensore fine alia falange ungueale, dove fondendosi con questo tendine si impiantava. Tale varieta rende anche piu evidente, se pure e nev'es- sario, I'omologia di questo vestigio con 1' estensore breve deH'alluce, giacche anche in questo e state osservato lo sdoppiaraento o su tutto il muscolo o sul tendine terminale, ed in tal caso il tendine soprannumerario e state veduto fissarsi o sullo stesso elemento osseo del tendine normale, oppure sopra un osso vicino, il metacarpo 0 la falange ungueale. In 8 arti (13,3 %) il vestigio del breve estensore dell'alluce aveva subito il grado piu avanzato di riduzione che si possa im- maginare, e presentavasi sotto forma di un esihssimo tendinetto, che facilmente puo sottrarsi alia nostra osservazione, scolpito sul- I'aponeurosi rivestente il dorso del !» metatarso, medialmente al tendine del lungo estensore dell'alluce; tendinetto che alle due estre- mita si sfibrihava perdendosi indietro sull'aponeurosi stessa od a hvello dell'estremo posteriore (6 volte) del 1^ metatarso od a livello della sua parte media, e terminandosianteriormente sia sul contorno supero-mediale della capsula fibrosa dell'articolazione metatarso- falangea dell'alluce (6 volte) sia sull'aponeurosi della estremita an- teriore del 1<^ metatarso (2 volte). Infine in un solo arte su 60 (1,6 %) il vestigio del breve esten- sore dell'alluce era costituito da un tendinetto, che, originatosi dal tendine del tibiale anteriore a livello del braccio supero-mediale del legamento crociato, andava a trovare la sua terrainazione sull'apo- neurosi della estremita anteriore del 1" metatarso. E naturale che in questo caso il tibiale anteriore rappresenta I'omologo non di cin- que ma di sei muscoli fusi insieme dell'arto superiore, dovendosi aggiungere ai due radiali, ai due supinator! ed all'abduttore lungo del polhce il corto estensore di questo dito. I resultati delle mie ricerche mi portano quindi a concludere che costantemente e rappresentato nel piede il breve estensore del - 34 - pollice deH'arto superiore da un tendinetto situato al lato mediale del tendine del lungo estensore deH'alluce e variamente sviluppato secondo la sua origine, che puo essere o no alle dipendenze di questo muscolo. Raggiunge il massimo di sviluppo quando si distacca di- rettamente dal corpo muscolare dell'estensore lungo (21,6 %) o dal suo tendine (21,6 o/o), nei quali casi si termina suUa P falange del- Talluce; e sottile quando trova la sua origine nel tessuto connet- tivo peritendineo del lungo estensore stesso (41,6^0) ed allora in generale non si impianta piii sulla falange ma sopra membrane fi- brose vicine; mostrasi addirittura esilissimo nel grade piii profondd di sua riduzione, quando sembra come scolpito sull' aponeurosi ri- vestente il T metatarso (13.3 o/o). Esistono gradi di passaggio tra Tuna e I'altra modalita della sua origine. Per rara eccezione (1,6 %) questo vestigio puo distaccarsi dal tendine del tibiale anteriore. Come per il muscolo a lui omologo dell'arto superiore e stato descritto, come varieta, il suo sdoppiamento con I'inserzione del tendine soprannumerario alia, falange ungueale, cosi anclie per tale vestigio ho potuto io ritrovare una varieta identica, il che rende jiucora pill evidente la corrispondenza tra quelle due formazioni anatomiche. Bibliografia Le Double. — Tiaite des Variations du systeme musculaire de V homme. 1S97. Testut. — Lea anomalies musculaires chez I'homme. 1884. Henle. — Haudbuch der Muskellehre des Mensclien. 1858. Calori. — Alcunc varieta della muscolatura degli arti e del tronco. Mem. Accad. delle Scienze dell' 1st. di Sologna, 1868. Guibe. — Anomalie du jambier anterieur. Bullet, de la Soe. aiiat. de I'aris. 1897. Gruber. — Coustaute Endigung des Extensor longiis hallncis luittelst zweier Sehneu am beidun Gliedem der grossen Zelie. Abhaiid. a. d. mensch. und vdrgleich. Anat. Saint-Petersboiirg. 1852. Id. — TJeber Varietaten des M. extensor liallucis longus. BeicherV s xind Du Bois-Iieymond' s Arch. 1875. "Wood. — Additional Varieties in human Myology. Proceedimjs of the Royal Society of London. Yol. XIY, XT, XVI. Staurenghi. — Osservazioni sul tendine accessorio del lu. lungo estensore deH'alluce. Gaz. de- gli Ospedali. 1889. Bovero. — 1." Sul muscolo « Tibialis anterior ». — 2.» Sul muscolo « Extensor ballncis lon- gus ». — Ricerche anatomo-comparative, Giornale della li. Accademia di Medicina di Torino. Aimo LX. Yol. III. Non si citano i trattati classici consultati di Auatomia nmaua. 35 ISTITUTO ANTROPOLOGICO DELLA K. UNIVKB8ITA Dl NAFOLI Prof. V. GIUFFEIDA-RUGGERI Apolicazioni di criteri paleontologici in Antropologia (Gon 1 fio;ura) E vietata la riproduzione. Sin dal 1903 ebbi a scrivere ne\ " Monitore Zoologico „ alcune parole, che e utile richiamare: " Se nella sistematica zoologica basta a volte una differenza minima, come il colore e la lunghezza di una penna, ecc, per distinguere due specie, non bisogna dimenti- care che la differenza fisiologica correlativa si presume immensa. Esiste una barriera che le separa e le garantisce da ogni miscela, sebbene di questa barriera I'esponente morfologico sia minimo. Non avremmo quindi difficolta di accettare come sufficiente a determi- nare le specie umane anche un solo carattere, ad esempio le difie- renze morfologiche del cranio, quando queste fossero correlative ad altre piu protonde flsiologiche „ (^). Messo cosi sul terrene sohdo della zoologia il problema, se esistono attualmente diverse specie umane, io constatavo che non esistono. Gli zoologi infatti da Lin- neo in poi — se si esclude I'Agassiz, che non ebbe alcun seguito nel vecchio continente — hanno serapre risposto negativamente, e il lore parere era conforme a quelle adottato per gli aitri animali, era conforme alia deflnizione evoluzionistica della specie data dal Gaudry, cioe " I'insieme degli individui che non sono ancora abba- stanza differenziati da cessare di dare del prodotti fecondi „ C). (1) V. Giuffrida- Ruggeri. — ("onsidorazioui autro])()logiclie suHMnfantilismo e conclnsioni relative all'origine delle vadetJi nraaiie. Monit. Zool. Ital. annu XIV n. 4-o. (-) A. Gaudry. — Essai do pal6ontologie philosopliiijno. Faris, iS'JO, p. ilOi, - 36 - Ma evidentemente i poligenisti non vogliono — e non possono — mettersi su questo terreno, il quale puo servire bensi per quasi tutte le specie animali. Se si mettono su questo terreno e evidente clie le pretese specie umane diventano una sola ; oiide trovano co- medo di tirar fuori che " sono lontani dalla realta colore che an- cora stanno alle idee stantie della specie fisiologica „ (^). Non e ve- raraente un complimento per la fisiologia e neanche per la biologia : secondo chi ha scritto quella frase, " nella realta „ non vi sarebbe altro che " la forma „, cio che invero e troppo poco. Amo credere pero che si tratti piii che altro di una frase ad eflfetto, per giustifi- care la pretesa di apparire al corrente delle cose morfologiche e biolo- giche, mentre i monogenisti se ne stanno alle " idee stantie „. Quanto sia poco " stantio „ il criterjo mixiologico — che al poligenista naturalmente preme molto di sopprimere senz'altro — e dimostrato dal prof. Dope ret (^), che scrive nel 1907 queste parole, le quah raccomandiamo alia meditazione dei " morfofili „ dell' avvenire, vi- sto che ad essi si rivolge continuamente I'appello del pohgenista : vox damans in deserto. " . . . . Existe-t-il un criterium permettant de fixer le point oil s'arrete la variation et oil commence I'espece voisine? Est-il pos- sible en un mot de donner une definition precise de I'espece ? . . . . Una definition purement morphologique est sujette a erreur „ a ca- gione del polimorfismo; ma, egh soggiunge, il naturahsta ha a sua disposizione altri metodi che enumera, " enfin et surtout une me- thode mixiologique, lorsque les deux especes ferment des colonies communes. La delimitation s'etablit alors par une sorte de harriere genetique due, soit a 1' impossibilite d'un accouplement croise, soit a une repulsion instinctive des deux especes I'une pour I'autre, soit a I'infecondite du croisement „. AUora ho motive di essere contento di cio che scrissi nel 1903 quande conclusi che la tenerezza per il criterio morfologico esclu- sivo non era per I'uomo giustiflcata scientificamente — perche mancassero altri criteri — ; ma era una specie di refiigium^ o in altri termini non rappresentava che Tunica possibilita di aver ra- gione in una causa disperata. Adottando un criterio che non si puo controllare, vale a dire un criterio eminentemente capzioso, subiet- tivo, ii creatore delle specie si trova in una posizione ideale : non (') G. Sergi. — L'apologia dei mio poligeuismo. Attl Soc. Horn, di Antrop. Yol. XV, fasc. II, f) Oh. Dep6iot. Les trausfornifitious du monde auimal. farUi IV0~, ^ 37 - deve rendere conto a nessuno e puo creare quante specie " i suoi occhi „ gli fanno vedere. Egli sa benissimo che vi sono gli occhi degli altri, ma natu- ralmente noii gliene importa : perche dovrebbe preferirli ai propri? Disgraziatamente e da aspettarsi che gh altri, altrettanto natural- mente, non vorranno abdicare alia propria personalita, ed e evi- dente che per questa via non si potra mai ottenere il consensus omnium : I'antropologia diventerebbe semplicemente " un'opinione „ e a ragione non sarebbe tenuta in alcun conto dai biologi. Poiche sarebbe sempre vero cio che il De Vries ha detto : " il est abso- lument impossible d'arriver a des conclusions definitives si Ton ne dispose que de preuves purement morphologiques „ (*). Ma dal momento che non siamo obbligati ad adottare questo criterio, che diventerebbe praticamente una torre di Babele, e pos- siamo risparmiarci questo lavoro di Sisifo ; dal momento che il criterio stesso e di valore molto dubbio, e sarebbe continuamente es])osto alle critiche degli scettici, non ci resta da far altro che lasciarlo in sottordine, e volgerci a criteri, quah il mixiologico, pu- ramente obiettivi, che non danno appiglio a tante contestazioni. Terminiamo questa dimostrazione preliminare con un esempio. Come prova luminosa di specie ben distinte il prof. Sergi ha scelto gli Australiani e i Samoiedi ; ma I'esempio non dimostra al- tro senonche siamo in presenza di varieta locali. Infatti si tratta di regioni geografiche cosi distinte, anzi intieramente isolate dal punto di vista delle comunicazioni, che la spiegazione si presenta subito a qualsiasi naturalista. II Deperet cita a questo proposito le pretese specie che si sono fatte del Lepus iiniidus, secondo che si trova nel Sahara, nel sud o nel nord dell'Europa, venendo alia conclusione che esse " ne sent incontestablement que des vaiiations climateriques d'une seule espece „ ; e aggiunge : " Mais vers la li- mite septentrional de son domaine, le Lepus timiclus se trouve en contact avec un autre lievre d'habitat plus septentrional, le Lexms variabilis, dont I'aspect exterieur n'est pas ti'es different „. Questa e invece una vera specie distinta dall'altra: " memo dans les con- trees du Nord de I'Europe, en Ecosse, en Suede, en Russie, ou leurs aires de dispersion viennent en contact et se penetrent reciproque- ment, il n'y a jamais melange, ni forme de passage, ce qui demon- tre I'existence d'une barriere mixiologique entre les deux especes „. (') H. De Viies. Especes et Variet^s — Paris, 1909, p, io6. - 38 - Cosi si precede in zoologia : e allora possiamo dire che gli Au- straliani e i Samoiedi non sono due specie, senza per questo abolire le specie " in tutta la zoologia e nella botanica „. Solo che il prof. Sergi voglia pensare tranquillamente, si persuadera da se che non succedera nulla di questo flnimondo, che egh ci minaccia. Yero e che per lui " i due tipi cranici dolico e brachi sono irriducibili „ (*) e quindi basterebbe anche questo solo carattere per dimostrare che gli Austrahani e i Samoiedi debbano provenire da progenitori distinti, e che non vi pu5 essere un'antecedente unicita di philum fra di lore. Cio s'intende per un poligenista, ma non im- pedisce che gh altri la pensind diversamente, cioe che si tratti di differenziamenti divergenti coadiuvati daH'isolamento. Con un atto di autorita si potrebbe decretare che questi differenziamenti hanno va- lore di specie e non di varieta, ma disgraziatamente (!) non siamo piia agli inizi della scienza, e I'una opinione vale I'altra. Dobbiamo quindi reputarci fortunati che per Tuomo attuale possiamo fare a meno di ricorrere alia pura forma variamente apprezzabile, mentre e a nostra disposizione di assidere sohdamente I'unicita della specie su miglioii criteri zoologici. " En resume „, dice il Deperet citato, che conosce, certa- mente quanto il prof. Sergi, le opere di Darwin e di De Vries " I'observation nous montre que, dans la nature actuelle, certaines especes varient tres peu, tandis que d'autres sont sujettes a un polymorphisme plus ou moins grand, parfois meme excessif „. Appunto I'uomo potrebbe essere forse un esempio : in ogni case ci si puo regolare come consiglia lo stesso naturalista: " analysees de tres pres, presque toutes les especes vivantes peuvent etre subdivisees en un certain nombre de formes, ou si Ton veut de sous-especes, que certains nomenclateurs se sont malheureusement a vises de se- parer sous des noms distincts, ne laissant plus reconnaitre les liens naturels avec I'espece mere „; sono invece varieta e razze locali 0 regionali. Dall'msieme del concetti esposti si vede abbastanza che la leggenda che il prof. Sergi vuole accreditare, accusando i monoge- nisti " di inventare per I'uomo criteri speciosi che sono in opposi- zione coi piii comuni criteri biologici „, non ha fondamento : e una accusa che gli si puo ritorcere tranquillamente. C) Anche il Virchow era della stessa opinione, ed egii era logico, percli6 non ammottendo il « meno » acquistava cosi il diritto di non aiumettere il « piii >>, cioe la stessa evoluzione, onde po- teva affeniiaro 1' iininobilitii S(nnatica tutta quanta, proclaiuaudo che 1' (lomo non disceudeva « u6 dalla scimmia n6 da altro auimale ■». - 39 - Noi adottiamo i piu comuni criteri bjologici e applichiamo al- I'uomo gli stessi principii che troviamo sostenuti in zoologia per gli altri animali, specialraente per i viventi. Purtroppo dobbiamo ritornare al criterio deirapprezzamento personale, quando passiamo agli avanzi fossili, per i quali il criterio mixiologico — gerarchicamente superiore perche rigorosamenfce obiet- tivo — della specie non puo verificarsi: ma qui si tratta di iin male necessario, e non avendosi possibilita di scelta, ci affldiamo al cri- terio morfologico, pur riconoscendo e prevedendo le sue ineviiabili incertezze di diagnosi. IlDeperet fornisce Tesempio del genere Nassa clelVElYezi'dno di Torino che si puo ridurre a una ventina di specie invece delle 120 ammesse dal Bellai'di, e molti altri se ne possono citare. Tuttavia anche in paleontologia si ricorre talora al criterio mixiolo- gico, afxidandosi non alia constatazione reale, che e impossibile, ma al buon sense. II Deperet dd I'esempio deirammonite fossile Neu- ynayria flexuosa^ studiato dal Fontannes: " D'apres ces modes de variation et quelques autres qu'il est superflu d'indiquer, Fontannes a cru devoir, dans un seul des groupes naturels de ce genre ceiui de Neumayria flexuosa separer et decrire une douzaine d'especes diffe- rentes Tout paleontologiste qui aura pu, comme nous I'avons fait nous-meme, recolter des Neumayria dans les carrieres de Crussol, ne saurait s'affranchir de I'idee que tons ces individus ont du se reproduire entre eux et appartiennent en consequence a une seule espece ('), douee d'un polymorphism.e intensif. II n'y a la que de sim- ples formes ou, d'une maniere plus precise, des varietes „. Forse a questo punto i poligenisti penseranno che il prof. D e- peret diventa per lore troppo pericoloso, onde conviene radiarlo dalla schiera del " naturalist! autentici „ , come essi dicono ; ma r insigne paleontologo avrebbe torto se rendesse responsabile la po- vera antropologia delle stranezze dei pohgenisti a oltranza. Noi in- vece teniamo molto ai suoi insegnamenti, domandandoci se all'uomo fossile non siano forse applicabili i suoi criteri paleontologici : ad es., dove egli espone il quesito se possiarao " reconnaitre dans les temps anciens, des variations d'ordre geographique reproduissant les races locales si frequentes parmi les especes actuelles „ ; e ri- sponde affermativamente portando degli esempi che per brevita tra- lasciamo. Indi aggiunge delle parole degne di meditazione da parte degli antropologi naturalisti, quindi anche da parte nostra che non (!) II coisivo e. ik'irautoi-e, c cosi in (utte Ic altro citazioui trattv ilal uwdusimo, - 40 - abbiamo mai fatta della filosofia: " Ces faits si interessants de lo- calisation de races regionales aux differentes epoques geologiques, apparaitraient encore avec plus de frequence si les paleontologistes n' avaient pris la facheuse habitude de designer ces races par des noms specitiques distincts, qni ont pour conseguence de rompre les liens naturels unissant les differentes formes d'un meme groupe.... Ce sont ces groupes qui repondent ou devraient repondre a la ve- ritable definition de I'espece caracterisee a la fois morphologiquenient, genetiquement et geographiquement. „ Chiamiamoli pure " grandi specie „, ma sia beninteso che sono le vere specie; ammettiamo pure che le " razze locali „ divergendo sempre piii possano diven- tare delle " grandi specie „ ma cum grano salis. " II serait irrationel de supposer que cet ecart puisse aller, pour une meme epoque, jusqu' a la separation complete de deux grandes especes „. Se noi applichiamo questa conclusione all' Hor.io sapiens — che appartiene all'epoca attuale — abbiamo una nuova conferma della sua unicita di specie; mentre se apphchiamo i concetti del Depe- ret ai residui umani fossili possiamo sperare di isolare delle razze locali, ad es. il cosidetto H. neandertalensis, che ha cosi spiccati ca- ratteri di divergenza e con un colore geografico che seduce molto come spiegazione. E noto che questa varieta umana preistorica, o sottospecie, 0 sia pure specie elementare (sarebbe ridicolo star attaccati alle parole!), non e completamente estinta, ma si trova anche adesso in Australia. A qualche antropologo non sembia che si tratti proprio della stessa varieta: la quistione non ha una grande im- portanza: vuol dire che in tal case si e differenziata con I'isola- mento una forma^ come dice il Deperet, che coi suoi caratteri divergenti bestioidi si accosta alia preistorica. Due varieta locali che si formino indipendemente e si rassomiglino non sono una ra- rita in zoologia e neanche in botanica, e non indicano altro senonche Tantecedente esistenza di un philum unico. La distanza cronologica non sarebbe neppure una difficolta dal memento che il De Vries ci insegna: " Sous le nom de variation repetee, on designe le phe- nomene bien connu que la meme variete pent naitre de la meme espece a des epoques differentes et en de localites distihctes. La repetition indique evidemment une cause interne commune a tous les cas „. Quel che e certo si e che non abbiamo argomenti sufflcienti per ritenere come una vera specie il gruppo preistorico Neandertal - 41 - Spy-Chapelle (') : perfino e molfco dubbio die si tratti di una " spe- cie elementare „ iiel sense del De Vries, se questi aiTerma espres- samente : " sappiamo in ogni case, che le specie elementari, anche quelle piu affini fra lore, non differiscono per un solo caratfcere, ma in quasi tufcti i loro organi e in tutte le loro qualita „. Onde ammesso che il carattere della scatola cranica denominata dal Ser- gi Byrsoides antiquus (^) sia esclusivo del tipo suddetto, non si tratta che di un solo carattere, e questo secondo il De Vries non e suffi- ciente per isolare neanche una specie elementare. Degli altri caratteri addotti dallo Schwalbe e stata fatta giu- stizia, e il prof. Sergi stesso ammette che non signiflcano nulla; tanto pill che da me e da altri C) e stato dimostrato che la linea glabella-inion e erronea. II compianto prof. Cunningham in una sua ultima memoria (^) riferisce un'altra mia criticaallo Schwalbe, quella suU' indice glabeho-cerebrale, e anch'egli non crede che possa dare un' idea del grade di sviluppo relative della spcrgenza gla- bellare ; ma quel che e piii interessante dal punto di vista morfo- logico e lo studio esatto della regione sopraorbitale, in cui egli di- stingue tre tipi morfologici. Ora il III tipo e quelle del " torus supraorbitalis „, come una visiera omogenea daun estremo all'altro: le eminenze " superciliary „ perdono la loro autonomia, vengono completamente fuse nella massa ossea uniforme, scompare anche la superficie plana esterna, che lo Schwalbe chiamo " trigonum supraorbitale „ ritenendola a torto come caratteristica dell' Homo sapiens, e si ha il tipo neandertal perfettamente realizzato da al- cuni austrahani della Nuova Galles del Sud (pi. II). II Cunningham conclude che lo Schwalbe ha esagerato la importanza di questo carattere, e che non si puo giustificarne la elevazione a segno dimostrativo di una nuova specie. La questione e a questo punto. Comunque, si tratti di una specie elementare o di una semplice varieta, e certo che quasi tutti i su;)i caratteri bestioidi sono rimasti e si trovano in crani moderni : ogni giorno che passa vengono fuori nuove prove, e chi (') Abbieviazioue del cranio trovato a La Cliapelle-aiixSaiuts cbu il prof. Sergi esclude dal tipo di Xeander, e io credo a torto: il c.riterio morfologico e lo stesso, ma il risiiltato non ci aflfratella! (-) G . Sergi. Sul valore delle misure in biologia e specialmente in craniometria. Atti Soc. ital. per il progresso delle scienze. 3a riunione. (3) Cfr. specialmente V. Zanolli. — Sulla determinazione analitica del basiou secondo la legge del Klaatsch. Atti Accad. scient. venetotrentino-istriana. — Padova, 1910. (♦) J. Cunningham. — The Evolution of the Eyebrow Region of the Forehead, with special Reference to the exesaive supraorbital Development in the Keanderthal Race. — Trans. K, Soc. of Edinburgh. Vol. XLVI, Part, 11, Session 1908-9, p. 285, 42 - sa quante altre sono sepolte o anche viventi e deambulanti. Per r insieme dei caratteri il piu dimostrativo e uii cranio sardo illu- strato ultimamente dal prof. Tedeschi (^), il quale mi ha gontil- mente donato la fotografla che posso qui pubblicare (vedi figura). Cranio sardo contemporaneo (Museo antro]iol. deU' Fiiiversita di Padova) Qaesto cranio fa pensare a un'osservazione del Deperet, cioe che la Sardegna uon e stata sempre un' isola : essa nei tempi pre- istorici faceva parte di una lunga penisola corso-sarda unita alia Provenza, e il Deperet ha potuto stabilire che la separazione dal continente e relativamente recentissima. Vogiiamo accennare anche a due leggi paleontologiche, che pos- sono trovare un'apphcazione all'uomo preistorico. Una e la legge dell'acci'escimento di dimensione, " loi d' augmentation cle taille dans les rayneaux phyletiqiies „ che tornera molto gradita al KoUmann, ma non altrettanto al Sergi. " EUe s'observe presque indistincte- ment dans toutes les classes du regne animal, mais elle presente des apphcations plus norabreuses et plus nettes dans le groupe des Vertebres que dans celui des Invertebres „. Reahnente pare che nel (') E. Ttidcschi — StiuU siil Xtiiiulfilaloidismo. — Atti Ace. Yen. Trent. Istr. Padova, 1907, - 4S - Sud-America si siano trovati dei pigmei fossili : la razza nana di 0- vejero non doveva superare m. 1.30 secondo I'Auieghino; e ancv> ra pill piccoli sarebbero i precursori presunti, appartenenti al nostro philum C). L'altra legge e la " loi cle specialisatioyi „, che va anehe sofcto il nome illustre di Cope ; ma pare che neanche questo cri- terio trovi favorevole il prof. Sergi. Egli infatti e rimasto scandalizzato che io in una figura di norma facciale [H. mousteriensis Hauseri) da lui pubblicafca, abbia visto dei caratteri mongoloid!, dei caratteri negroidi e anche degli scimmieschi C). Per questi iiltimi, che ha visto anche lui, non si scandalizza ; ma grida alia preformazione per gli altri due, e cosi viene fuori con I'uovo e altre esagerazioni, che e inutile riferire. Si tratta invece di paragoni mentali ovvi, direi innocenti, e che del resto io stesso metteva in dubbio, aggiungendo che non si sa- peva quale parte attribuire alia fantasia del disegnatore e quale alia realta : in fondo una ricostruzione per tre quarti artiflciale, ma non fatta da me. Io quindi ci tengo cosi poco, che non riprodussi neanche la figura illustrata dal prof, Sergi, limitandomi a com- mentarla. II commento e dispiaciuto al Sergi, il quale dice che non puo essere quel che io pensavo, cioe un tipo indifferenziato, e che tipi indifferenziati non sono mai esistiti: " un tipo e diffe- renziato gia di sua natura „, mostrandosi, cosi, contrario alia famosa legge " of the unspeciahzed „. Ma vogliamo credere che il grande paleontologo, che vide e studio tanto materiale, I'abbia for- mulata astrattamente, senza base reale nei fatti? Cio non dev'es- sere, se anche adesso il Deperet parla di " caracteres mixtes ou comprehensifs „, e cita il Meritherium^ " dont les caracteres cra- niens sent assez conformes auntype probiscidien generahse „. Ma il prof. Sergi non si limita a quest'appunto molto discu- tibile d'indole generale. Egli trova superlativamente " disastroso „ — come se io fossi un inconsciente e non sapessi valutare la portata di cio che scrivo — per la teoria monogenistica, che io abbia detto, a proposito di questa medesima ricostruzione, che VHomo mouste- riensis Hauseri non e certamente VHomo sapiens di Linneo. In- vece io non ho difficolta di dichiarare, che potrei anche ammette- (•) n. Amegliino. — Notes prelimiuares Bobre el « Tetraprotliomo argentinns », un precursor del hombre. — Anales del Museo Nacional de Buenos Ayres. Serie III, Tom. IX. 190S. — Vedi le uotizie riassuntive date da me nella Mvista d'ltalia, 1909. fasc. I, Rassegna scientifica. (2) V. Gi uffrida-Rug geri. — Fossili umani scimmieschi. — Monit. Zool. Ital. anno XX (1909) u. 7. — G. Sergi. L'uomo paleolitico. liivista d'ltalia, anno XII (1909) fasc. IV, p. 547, e in Atti iioc. Mom. di Antrop. Vol. XIV, fasc. Ill, p. 287 : bo citato le pagine dove si trova la figura. ~ u - re di piii senza piovocare nessun disastro per il monogenismo. In- fatti: se nuove scoperte in Europa, o in America, supponiamo quelle deirAmeghino, mi inducessero — o gia mi abbiano indotto, ad es. r H. Heidelhergensis Schoetensack (') — ad ammetiere una spe- cie umana tossile, estinta ; se tale specie, sia pure come ramo aberrante o alti'imenti, si puo collegare all'unico philum che e pro- seguito sino ai nostri giorni, il monogenismo resterebbe tal'e quale. Poligenista e il prof. Sergi, che ammette un philum speciale per VHomo pwrnpaeus, uno per VEuropaeus, un altro per 1' africano e un altro per I'asiatico ; ma questa non e la mia opinione. A 1 prof. Sergi non passa neanche per la mente la piii modesta limitazione alle sue esuberanze : ed es. quel riserbo che ha fatto dire ultimamente al prof. Rosa: " E' probabile che rnoltissime forme che noi consideriamo come specie diverse non siano dovute alia vera variazione filogenetica „ (-). EgU non bada alia variazione fluttuante — come fa appunto il Rosa (in opposizione al De Vries) — che negli ultimi tempi ha assunto tanta importanza ; ma corre diritto alia " origine distinta e indipendente „. E qui che la mia opinione e nel modo piia categorico e incoer- cibile contraria a quella del prof. Sergi: non credo che si possa giustificare questo poligenismo e non mi sembra che si abbiano suf- ficienti esempi nel campo paleontologico. II prof. Sergi, con un laconismo molto significante, cita un esempio, che e pure citato dal nostro Deperet, ma con maggiori dettagli, i quali e utile ri- ferire. " Chose etrange, les precurseurs du Cheval en Amerique sont differents de ceux de TAncien Monde et on en a tire la con- clusion singuliere que deux series d'animaux fossiles, entierement differentes a leur debut, ont tendu de plus en plus a se rapprocher jusqu'a se confondre dans un descendant commun ; cette conver- gence de deux rameaux distincts est, a vrai dire, tres peu vraisem- blable „ ; e in nota aggiunge : " la genealogie chevaline s'exphque mieux par des migrations intermittentes et discontinues des types americains dans I'Ancien Monde „. Dopo cio mi pare surperfluo esporre quali teorie evoluzionistiche preferisca il prof. Sergi; ognuno e Ubero di avere le sue predile- zioni : io, ad es., preferisco 1' ortogenesi, il prof. Schwalbe preferi- 0) Colgo roccasione per dichiarare clie la flgura della inaudibola di Heidelberg da me pnbbli- cata nel Monit. Zool. Ital. > atfermazione, era puramente artificiosa, e che poteva risparmiarsela con tutti 1 coroUari. (*) Cid e state dimostrato. Cfr. V . Giuf frida-Euggeri. — Classification des groupes humains. Mivista di Scienza anno lY (1910): a. p. 194 (in uota) dove ho citato il Bonaiolli (Le razze umane e le loro probabili afflnita. Boll. Soc. Geogr. Ital. 1909 fasc. TIII-IX) la parola « specie >> 6 stata tradotta erroueameiite « races », - 46 - Da quanto sappiamo sui resti umani piii antichi possiamo con- fermare infine la legge paleontologica del progresso graduale, cioe die " les formes superieures sont apparues apres les formes infe- rieures et aux depens d' elles, „ e che " cette evolution a ete irreversible „ (*). SUNTI E RIVISTE 1. Mingazzini G. — Nuovi studi sulla sede dell' afasia motoria — Riv. di pat. new. e menlah', Vol. 15, Fasc. 3, JW- 131-180 con fig. Fircnze, 1910. Le disparate opinion! che da qualche anno sono state emesse sulle localiz- zazioni centrali del linguaggio hanno indotto 11 Mingazzini a studiare nuova- mente questo argomento. E suo intendimento nel presente lavoro « 1. Ribadire il concetto che la re- gione ove risiedono le iramagini motrici della parola e bilaterale, con prevalenza a sinistra e non e circoscritta alia pars opercularis della terza circonvoluzione frontale ma si estende ai giri anterior! dell'ir^sula, alia pars triangularis della terza frontale e che abbraccia, oltre agh element! cortical!, eziandio le irradia- zioni sottocortical! (midollar!) fino aU'estremo anteriore del lenticularis sinistro. 2. Che pereio I'afasia raotoria si avra non solo per lesion! della zona corticale d! detta regione, ma anche per qualsiasi focolaio che alter! o distrugga le ribre (midolla sottocorticale o corona raggiata) provenienti daila medesima o I'estremo anterione del lenticularis destro. 3. Che quando anche il lenticularis sinistro sia integro e poeo o nulla leso il resto della regione verbomotoria (corticale o sot- tocorticale), cio non ostante bastera una lesione del punto in cui si irradiano a sinistra le flbre della trave perche, soquestrata ogni coraunicazione del lenticu- laris sinistro con le region! destra e sinistra di Broca, sia impossibilo ogni ten- tativo di parlare. 4. Che quando son lesi i duo terz! posteriori del putamen o forse anche del globus pallidus sinistro s! ha per effetto una disartria a secon'da (iella lesione piu o meno grave e rino a tal punto da render impossibile di ar- ticolare le parole ». Per poter dimostrare la giustezza di quanto e stato enunciato ogli ha at- tentamente esaminato tutti i casi che sono stati diligenteraente studiati clini- camente e dei quali furono poi fatte delle sezioni in serie. Egli si e pereio specialmente servito dei casi pubblicati da Moutier, Dercura, Bernheim, Souques, P. Marie, Liepraann, Best a e Dejerine; ad essi ha aggiunto un caso da lui stesso studiato. I casi sono stati distinti in quattro serie. Nella prima serie sono riuniti i casi .lacquet, Prudhomrae, Bertin e Praulaire di Moutier ed un caso anonimo di ]\Iarie Moutier. In tutti questi casi mancava qualsiasi sintomo di afasia motoria o di disartria e Tesarae (1) y. Delage ot M. GojdsuiiMi. Les Thuoiics do rEvoluliou. J'am 1009 p. 34^, - 47 - anatorao-patologico dimostro in tiitti integrita del nucleus lenticularis sinistro, di parte della terza circonvoluziono fi-ontale sinistra e, ad eccezione del 1" caso, di buona parte dell'insula. La seconda serie coraprende i casi nei quail Tafasia motoria e incompleta, in essa il Mingazzini riunisce il caso Glaize, Gebel e Rioutard, di Mou- tier, un caso anonirao di Bernlieim ed uno di Dejerine. Ora nel caso Glaize era lesa tutta la regione di Broca di sinistra, mentre in Gebel era Integra la regione corticale e sottocorticale verbo-raotoria sinistra. Nell' anonimo di Bern helm un focolaio corticale distruggeva a sinistra, I'antirauro, le tibre sotto-corticali delF insula e la parte esterna di tutto il putamen. Nel caso di Dejerine e distrutta a sinistra quasi tutta la 3-'^ frontale, la parte anteriore del- l'insula, la corona radiata nel suo segmento antoriore. Nel caso Rioutard era Integra I'insula e parte della 3.-^ frontale. II nucleus lenticularis sinistro era leso in quasi tutta la sua parte media nel caso Glaize e Gebel; erano pero in- tegre le comunicazioni con la regione di Broca di destra. Nel caso di Bernheira era integro I'estremo anteriore del nucleus lenticularis sinistro, integro total- mente era pure questo nucleo nel caso di Dejerine. In Rioutard il lenti- colare era in buona parte leso eccotto che nel suo estremo autero-raediale. I casi della terza serie presentavano afasia motoria completa e stabile. Essi sono numerosi ed il Mingazzini li divide alia loro volta in tre categorie : In una prima mette il caso Baloche e Perin di Moutier ed un caso proprio. In tutti e tre questi casi la regione verbo-motoria corticale e sottocorticale sinistra era Integra ; ma la estremita anteriore del lenticolare sinistro ora este- samente distrutta in mode da coinvolgere anche le irradiazioni del corpo cal- loso. Veniva cosi, ad essere interrotta ogni comunicazione del resto del lenti- colare integro, non solo con la regione verbo-motoria di sinistra, ma anche con quolla di destra. I casi di Dercun, Souques e Besta sono simili: i due pri- mi presentavano il lenticularis distrutto flno alia sua estremita anteriore; nel- I'ultimo il globus pallidus era distrutto da ambo i lati. Riunisce nella seconda categoria altri due casi (Faucher eM ail lard) di Moutier e un caso di Dejerine. In essi era leso non solo I'estremita anteriore del lenticolare, ma anche la regione verbo-motoria di sinistra (corticale e sottocorticale). Delia terza categoria fanno parte il caso Gontant di Moutier, uno di Souques, uno di Liepmann-Quinsel e quattro di Liepmann (casi Kien- scherff, Brink, Ceramowitz, Frau P.). In questi casi il lenticularis era integro nella sua estremita anteriore, ma la distruzione sottocorticale della re- gione sinistra di Broca si estendeva medialmente in modo da ledere I'irradia- zione sinistra del corpo calloso e quindi interrompeva ogni comunicazione fra il lenticolare sinistro e la regione destra di Broca. Vengono inline i casi della quarta serie che presentavano soltanto disartria. Sono: un caso anonimo di Souques, i casi Tripon, Duboil, Ghaput, Ham, Ghissadon ed uno anonimo di Moutier. In essi la regione verbo-motoria si- nistra era Integra ad eccezione del caso Ghissadon, nel quale la regione verbo- motoria era lesa totalmente. In tutte era leso, ora piu ora mono, il segmento posteriore del lenticolare. In base a tutti questi casi, che, come sono stati disposti non hanno bisogno di lunghe illustrazioni, il Mingazzini ritiene si possa giungere al seguente co- rollario. « La rcsione verbo-motoria e costituita da una vasta zona corticale bi- - 48 - laterale, sonza liraiti nettamente distinti la quale abbraccia la pars opercularis e forse anche la triongularis della 3'^ circonvoluzione fi'ontale, la raeta anteriore deirinsula e in qualclie individuo pare anche il piede della frontale ascendente. Da questa zona si staceano radiazioni midollari, le quali a sinistra percorrendo il centre ovale sottostante si concentrano iramediatamente aU'estremita frontale del lenticularis sinistro. Quelle di destra invece pereorrono trasversalraente il piano anteriore della trave e nel punto in cui (a sinistra) f'ormano la corrispo- donte irradiazione trabeale, si uniscono a quelle del lato sinistro per portarsi alio estremo anteriore del lenticularis ». Passa inflne il Mingazzini a considorare le vedute del Marie, di M.me Dejerine, del Monakoff, di Jelliffe e del Liepmann. Fa notare come, in fondo i suoi concetti arraonizzino con quelli del Liepmann e come la discre- panza fra lui e Monakot'f consista essenzialraente neiraramettere egli, contra- riamente al Monakoff, una funzionalita specifica anche nella regione destra di Br oca. N. BeccaH. 2. Sala Guido. — Sui fatti rigenerativi nel sistema nervoso centrale. — Boll. Soc. Med.-chir. di Pavia, 1909. Estraiio di pag. 11. Pavia, 1909. L'autore ricorda come egli abbia gia esposto in altra occasione i fatti che si svolgono in seguito alle ferite asettiche del cervello. Nella presente nota egli si occupa principalmente dei fenomeni che avvengono nel cilindrasse delle cellule piramidali quando esso venga reciso. Egli si e convinto che costanteraente il cilin- drasse reciso presenta dei fatti che vanno interpretati come rigenerativi. II pro- lungaraento nervoso subisce in primo luogo uno ingrossamento, assumendo per lo piu Taspetto di una clava che si presenta di aspetto librillare. Quasi sempre esiste al disotto dell'ingrossamento un tratto di cilindrasse piu chiaro che e dostinato a cadere in degenerazione. Piu tardi, circa 10 giorni dopo Toperazione, compaiono fibre che si staceano dal cilindrasse e che il Sala interpreta come neoformate. Egli ha osservato inoltre delle vere ramiflcazioni e divisioni analoghe a quelle che si opservano nel raoncone centrale dei nervi periferici recisi. N. Beccari. 3. Rossi 0. Nuove ricerche sui fenomeni di rigenerazione che si svolgono nel mi- doUo spinale. Rigenerazione negli animali ibernanti. — Riv. di Pat. new. e rnent., vol. 15, fasc. 4, pp. 201-210 con tav. e fig. Fit^enze 1910. L'A. aveva dimostrato in un lavoro precedente che le fibre nervose del midoUo spinale sezionate erano capaci di un'attiva rigenerazione. Essendosi egli allora arrestato con le sue ricerche a stadii relativamente precoci, non aveva potuto precisare quale sorte finale subissero le fibre rigene- rate e gli elementi di sostegno. Nel presente lavoro il Rossi con nuove ricerche si e proposto di completare questi studii. Egli ha potuto in primo luogo stabilire che nel sistema nervoso centrale, analogamente a quanto ha dimostrato Perroncito pei nervi periferici, le prime manifestazioni morfologiche dei procossi rigenerativi compaiono assai precocemente. Queste manifestazioni, che egli interpreta come fenomeni irrita- tivi, sono rappresentati da un ingrossamento e da una vacuolizzazione delle fl- brille dei cilindrassi piii grossi e dalla presenza aU'estremita delle fibre recise di piccoli anelli o « bolas », che vanno invece ritenuti come veri fatti rigene- rativi. - 49 - Le cellule dolla sostanza grlgia in stadii un po' piii avanzati, prosontano spesso un grando sviluppo di tlbrille di vario spessore e I'A. ha potuto osserva- re in alcune cellule dei prolungaiuenti protoplasraatici terminanti in una grossa boUa di aspetto e struttura simile a quella die si osserva nella porziono termi- nale dei cilindrassi della sostanza liianca sezionata. Piu di vado egli ha ossei'vato altre cellule provviste di flbrille rigide tor- tuoso clie si staccano da! contorno cellulare e si intrecciano in svariata maniera. Date le conoscenze attuali sopra simili argoraenti I'A. ritiene che non si possa dare ancora una spiegazione esauriente sopra i fenoraeui osservati a ca- rico dei prolungamenti protoplasraatici, e si accontonla percio a classihcarli fra quoUi di irritaziono. Ha vcduto fenomeni di ri-generazione per parte deile fibre nervose midolla- ri in esperienze di strappo delle radici spinali posteriori. Per studiare inoltre i lenomeni che avvengono in stadi piii avanzati furono praticate in gattini di 20 giorni delle sozioni parziali del midollo : gli aniraali furono uccisi 250 giorni dopo I'operazione. hi corrispondenza della losione egli trovo ancora una cavita cistica ma assai piii piccola di quella che pud osservai si in stadii piii precoci. La lacuna e in parte colraata ed il tessuto neoforraato e costituito quasi interamente da cellule di nevroglia. La cicatrice e per di piii attraversata da fibre nervose neoformate che pro- vengono per la massima parte dal moncone prossimale del midollo. Presentano ingrossamenti a rosario, fenestrature, alcune terminano ancora con bolas o con anelli. Queste ricerche confermano percio quanto I'A. aveva supposto, che cioe le fibre continuino la loro evoluzione rigenerativa anche a traverso il tessuto ci- catriziale. In un altro capitolq il Rossi espone il risultato di ricerche analoghe ese- guite in animah ibcrnanti. Gli animali presi in esame sono stati il ghiro (un raammitero) ed il biacco (un rettile) ; e stata loro praticata I'eraisezione del mi- dollo durante il letargo spontaneo. Nei ghiri dopo tre giorni dall'operazione si osservano in corrispondenza della sezione i classici fenomeni degenerativi delle rtbrille. Nelle cellule le tihrillo sono assai grosse. Questo fatto pero, osserva il Rossi, non puo essere riferito ad un fenomono di irritazione cellulare, perche lo Zalla ha potuto osservare che anche negli aniraali omeotermi si ha durante r ibernazione un' ingrossaraento di tibi'ille endocellulari analogaraentc a quanto e state osservato da Gajal e Tello nei Rettili. Dopo cinque giorni sono gia coraparse geramazioni di brevi e sottili hbro terminate ad anello od a capocchia. A dodici giorni i cilindrassi piii grossi mostrano dei I'igonfiaraenti a strut- tura reticolare : da questi rigonharaenti si origina spesso una libra sottile die si allarga in una formazione terminale di forraa ovoide pure a struttura reti- colare. Pure nei biacco ibernante ha osservato che i fatti rigenerativi corapaiono piii tardivaraente che nell'aniraale sveglio. Anche durante 1' ibernazione il sisteraa nervoso centrale e quindi capace di ri genera re. La rigenerazionc appare solo un po' piu ritardata negli aniraali poichilo- termi, . .N, Beccari, - 50 - Note di tecnica micposcopica 1. Tr^ini "". — Una nuova rcazione raici'o-cliirnica tintoriale specitica della so- staiiza coUoide. — Biochimica e terap. sperim., an. 1, fasc. 10, est. di pjcig. 6, Milano, 1909. L'A., avendo riscontrato che mancava finora una colorazione speciflca delle sostanze colloidi, per raeglio dire di quelle sostanze che hanno 1" aspetto della colloide contenuta nei Ibllicoli tiroidei, dopo numerosi tentativi, e riuscito a tro- varo un metodo che, egli assensce, colora la colloide in condizioni normali e patologiche in raaniera speciflca. II metodo consiste in: 1. Fissazione in liquidi che contengono sublimate (soluzione satura di su- blimate, liquido Garnoy, Foa, Zenker, sublimate ed alcool, sublimate ace- tico, etc.); in hquidi che contengono acido osmico, pero in quest' ultimo caso bi- sogna procedere all' imbianchimento delle sezioni. 2. Mordenzamento delle sezioni con una soluzione acquosa all' 1 "/^ di re- sorcina risublimata o di tannine per 1-2 ore. 3. Colorazione per 5-10 minuti in una soluzione acquosa all' 1 "/o di rosso acridina. 4. Lavaggio rapido in acqua distillata. Se contemporaneamonte si desidera la colorazione degh altri element! co- stituenti il tessuto in cui si trova la sostanza colloide, dopo il lavaggio in acqua si passano le sezioni per 1-2 minuti nella soguente miscela : Soluzione acquosa satura di acido picrico cmc. 95. Soluzione acquosa all'l^/o di bleu acqua cmc. 5. 5. Rapido lavaggio in acqua. 6. Passaggio rapido in alcool assoluto carabiato un paio di volte. 7. Xilolo. 8. Balsamo. La colloide vien colorita in rosso briJlante o rosso carminio, i nuclei pure in rosso, il protoplasma delle cellule in verde erba o verde giallognolo il con- nettivo in bleu celeste e gli eritrociti in giallo canarino o giallo aranciato a se- conda della flssazione. Per la buona riuseita dei preparati 1' A. raccomanda di nou trascurare le seguenti norme: Adoprare per il mordenzamento una soluzione di resorcina preparata di fresco; e bene fare il mordenzamento in vasetto oscuro o al buio. Fare il lavaggio in acqua molto rapidamente e non abbandonare mai in acqua le sezioni gia colorate. II passaggio in alcool assoluto devoessere aachealquanto rapido edappena il preparato ha assunto in alcool una colorazione verdiccia bisogna passare le se- zioni in Xilolo. Sono state con questo metodo coloriti preparati di tiroide di numerosi ani- mali ed in tutti I'A. ha ottenuto ottimi risultati. Per provare il metodo in condizioni patologiche si e servito di reni in preda a processi inflammatoriicronici ed ha trovato che anche in essi il metodo ri- sponde egregiamente cplorando elettivameute in rosso la sostanza colloide. - 51 - Per essere poi sicuro che il rosso acridina colora in rosso solo la sostanza coUoide ed i nuclei (e i derivati da essi) il Traina ha trattato col suo metodo dei tessuti contenenti del rauco, sostanza ialina ed arailoide, albumina e tibrina. Nessuna delle sostanze ricordate assume il colore rosso vivo della coUoide. II rauco si colora in bluastro sporco a contormi raal deflniti; la sostanza ialina a volte in verde tal altra in bleu. La sostanza amiloide prende un colore bluastro come la flbrina c I'albumina. Non si comporta pero in maniera tipica cosicche I'A., avendo potuto anche esa- minare poclii casi con degenerazione arailoide tipica, non pud trarne conclusioni. A*^. Beccari. 2. Traina B. — Di un raetodo semplice per la colorazione del tessuto connet- tivo. — Pathologica, An. i, N. 24, estr. di pantorno alquanto irregolare ; quelle che lianno una forma allungata presentano il loro asse maggiore disposto parallelo o quasi all'asse longitndinale del ganglio, se ne possono trovare, per quanto di rado, e prevalente- mente alia periferia dell'organo, alcune situate obliquamente. La loro distribuzione non e uniforrae in tutto il ganglio, sono inu addensate nella parte media ; a misura che ci portiamo verso le due estremita vanno sempre piii d.iradandosi, e nella sostanza cro- mafflne si trovano isolate o formano dei gruppi di 2, 3, 4- cel- lule. II loro volume e variabile, e da un diametro trasversale di u. 46 possono arrivare a 63 [j. ; il diametro longitndinale puo giungere sino a a 70. Come gia fece osservare Diamare C) in Galeiis cmiis e Garcharias glaiicus le cellule nella loro grandissima maggioj'anza possiedono due nuclei, il piu delle volte spostati ambe- due verso un polo, spesso ravvicinati, ma talora anche allontanati I'uno dall'altro ; non e improbabile che anche quelle che si pre- sentano con un solo nucleo ne avessero due, e che I'unicita del nunleo dipenda dal non essere le cellule rimaste colpite nella direzione del loro asse maggiore. Tutti questi elementi sono forniti di prolungamenti piii o meno numerosi ; tra questi prolungamenti noi possiamo distinguere quel- li che si seguono per un tragitto molto lungo conservando la loro individualita, e che potremmo chiamare prohmgamenii a lungo de- corso e ch6 per questo ed altri caratteri crediamo di peter inter- pretare come neuriti, da altri che si ramificano, poco dopo la loro origine, e che non possono essere seguiti per un tratto molto lungo. Una gran parte delle cellule sono fornite di un solo prolunga- mento a lungo decorso, il quale origina per lo piu da uno dei poll della cellula : esso fin dal suo tratto prossimale e molto sottile, e puo seguirsi per due o tre campi nel microscopio, dopo di che lo si vede contribuire alia formazione dei fasci di fibre nervose le quali, (I) Diamaro V. — Sulla costituziouu dvi su'ili simiiatioi uogli etasiuobiaiichi c sulla moifolot;ia flei nicli ricl simpatioo in generale. — Anatomixcher Anzeiyer, XX Band. i'.)()2, pag. 4-JO. - 56 - come ho ricordato, percorrono Vasse del ganglio in tutta la sua langhezza: durante il suo decorso puo dare qualche ramo collate- rale. Questa, specie di prolungamenti lunghi li troviamo special- mente nelle cellule sferiche o quasi che sono fornite di un solo pro- lungamento lungo, e sulla natura di esso non vi puo essere alcun diibbio e dobbiamo ritenerlo come un cilindrasse. Cellule di questa natura sono numerose iu Musteliis. Altre invece di uno solo di questi pi'olungamenti ne hanno due che nascono per lo piu da due poli opposti; in tal caso le cellule sono elissoidali, e di qucste se ne trovano in gran numero nei gan- gh di Scylliorhinns. I due prolungamenti possono essere ravviciiiati e nascer I'uno vicino all'altro, in quest'ultimo caso entrambi pren- dcno la stessa direzione oppure uno di essi, assumendo un decorso ricorrente, si volge in direzione opposta. Questi prolungnmenti, np- pena raggiunto il fascio di fibre nervose, si uniscono a quest'ultimo senza raodificare la loro direzione, pero in qualche caso ho visto che il prolungamento raggiunto il fascio di fibre si divideva a T, ed i due rami si dirigevano in direzione contraria. In molte cellule il tratto iniziale del cihndrasse ha uno spes- sore notevolissimo ed una apparenza protoplasmatica, tanto che non e possibile di fissare un limite era corpo cellulare e cilindrasse ed in tali casi il suddetto prolungamento fornisce non lungi dalla cellula un numero variabile di rami collaterali molto ravvicinati I'uno all'altro e volti tutti nella stessa direzione, che e in genere quella del tronco principale ; talora i rami secondari si separano dal prolungamento lungo, dallo stesso punto a mo del raggi di un ombrello chiuso, od anche a mo di ciulTo ; in tutti i casi pero esi- ste sempre il tronco principale molto assottigliato che antra nella costituzione dei fasci di fibre nervose. I rami collaterali clie originano a distanza dalla cellula sono piuttosto sottih, e tali si conservano dividendosi e suddividendosi in un gran numero di altri rami ancora piu esili, i quali pos- sono terminare liberamonte nel tessuto interstiziale, oppure s' in- trecciano in maniera complicata con prolungamenti di cellule vi- cine partecipando alia costituzione di particolari glomeruli di cui diremo oltre, quegli altri invece che originano dal tronco in vi- cinanza della cellula possono essere sottili e mantenersi sempre cosi, ma possono anche essere grossi sin dalla loro origine e dopo essersi divisi e suddivisi dare dei rami che terminano con dei rigonfiamenti irregolari, talora capaci anche di emettere altri ramu- scoli ancora. La fig. 1, presenta un prolungamento lungo che iu - 57 - prossimita della cellula emette un ramo collaterale che si divide in uii gran numero di rami terziari, alcuni dei quali anziche assotti- gliarsi come di consueto s' ispessiscono alquanto e s' intersecano fra lore tormando non lungi dalla cellula d'origine un intreccio ab- basfcanza complesso. Riesce evidente che i prolungamenti, dei quali ho ora fatto cenno, sebbene nascano dal cilindrasse debbano esse- re interpretati come dendriti il cui punto d'origine si e spostato in direzione distale, analogamente a quanto e state oss6rvato in cel- lule dei centri nervosi. Vi sono delle cellule che sono fornite di due prolungamenti lunghi, uno della prima forma ed uno dell'ultima, per cui sarebbeio dotate di due prolungamenti nervosi, alio stesso niodo degli ele- menti gangliari spinali. Anche dei prolungamenti brevi dobbiamo distinguerne varie specie. Cajal C) nolle cellule del simpatico dell'uomo ha visto delle numerose espansioni relativamente sottili, emanate da qua- si tutta la periferia del protoplasrna che terminano nello spessore della capsula, o per dir meglio sopra la sua superficie aUe quali diede il nome di dendriti intracapsulari {defidrita intracapsular). Simili elementi si osservano anche nei Selaci, e piii specialmente si trovano abbondanti in Mustehis, pero il lore comportamento e molto ben differente da quelle cho Cajal ebbe ad osservare nell'uo- mo. In questo di solito giunti soLto la capsula, o presentano. un ispessimento rotondo o piriforme, oppure terminano con un'estre- mita sottile, o formano merce numerosi giri un nido dendritico pericellulare. Nei Selaci questi prolungamenti formano quasi sempre anse che ritornano alia cellula stessa ; altre terminano liberamente nello spessore della capsula, ma non e da escludersi che anche queste rappresentino anse frammentate dal taglio, tanto piii che esse si trovano sempre in cellule provviste di numerose anse. Ad ogni modo, anche se veri prolungamenti intracapsulari terminanti liberamente esistono nei Selaci, essi non formano mai un vero nido dendritico, come osservo Cajal nell'uomo. Oltre questo tipo di prolungamenti brevi eiidocapsulari altri ne troviamo che fuoriescono dalla capsula terminando a breve di- stanza dalla cellula. E molto caratteristico il comportamento di alcuni di essi, e nella Fig. 2 se ne osserva uno il (^uale alia sua origine si presenta molto sottile, e dope un decorso di 12 !^-, du- (') Cajal K. S. — Las Celnlas del Graii Simpatk'o del Houibie Adiilto. — Trabajos del Labo- ratorio de Investigaciuues Biologicas, Tomo IV, jasc. I y 2", pag 82. - 58 - rante il quale mantiene un diametro uniform e, si ingrossa grande- mente, e da questa estremita ingrossata emanano numerosissimi e sottili prolungamenti, ramificati diretti in vario senso, e che non lungi dalla loro origine s' intrecciano fra loro in modo abbastanza complicato. Altre volte da una zona limitata delle cellule origina- no due o piia prolungamenti del tipo suddetto (Fig. 3) ed i loro rami terminali incrociandosi in vario modo formano un intreccio complesso di ramificazioni. Questi rami brevi oltreche intrecciarsi fra loro possono anche intrecciarsi coi rami collateral! dei prolun- gamenti lunghi, aventi un decorso ricorrente. Ben pill importante di qnesti intrecci irregolari di fibre, sono delle formazioni molto caratteristiche, che io attenendomi alia defi- nizione di Cajal C) chiamero glomeruli e che si trovano in gran numero nei gangli di Scylliorhinus ; essi sono costituiti dalla cou- vergenza in un territorio hmitato di dendriti ramificati di due o pill cellule diverse. Essi offrono molte analogic colle imagini de- scritte da Cajal nell'uomo (confr. fig. 5 e 11 A di Cajal colle mie fig. 4 e 5) e che quell'Autore, ritiene cai'atteristiche di quella specie. In Scylliorhinus non ho trovato quel glomeruli che Cajal chiama glomeruli monocellulari e che risultano formati dai prolungamenti di una sola cellula ; sono invece in questa specie abbondanti quel glomeruli che risultano dall' intreccio piu o meno complesso dei prolungamenti di due o piu cellule, ai quali glomeruli Cajal da il nome di glomeruli composti; e che distingue in glomeruli bicellulari tricellulari e pluricellulari. Nei primi da un polo di una cellula si originano uno o piu pro- lungamenti, i quali hanno tutti i caratteri dei dendriti e ramifican- dosi riccamente in uno spazio limitato si intrecciano con i rami ter- minah dei prolungamenti brevi che nascono dal polo opposto di una cellula immediatamente vicina (Fig. -l). Trovandosi le due cellule molto vicine i prolungamenti spettanti al glomerulo sono brevissimi ma questo puo formarsi a spese di prolungamenti originatisi da cehule lontane, i quali in tal case hanno una lunghezza molto maggiore, nella stessa figura 4 si nota uno di questi glomeruli for- mate dai prolungamenti D e C delle cellule J., B. Ho potuto anche osservare glomeruli che venivano formati da prolungamenti che originavano da poll di due cellule rivolte nella stessa direzione ed in tal case queUi della cellula piu alta avevano una maggiore lun- ghezza. (') Cajal li. S. — loc cit., pag. 88, - 59 - Secondo C a j a 1 nei casi di glomeruli bicellulari oppositi polari formafci dai prolungamenti di due corpi cellular! vicini, come quello rappresentato dalla Fig. 4, una sola capsula comune circonderebbe le due cellule. Dato che questo possa avvenire neiruomo, nei Selaci invece ciascuna cellula e fornita di una propria capsula, solamente le due capsule, nei punto in cui si costituisce il glomerulo si tro- vano grandemente ravvicinate, anzi a mutuo contatto fra lore, ed i diversi prolungamenti per potersi intrecciare sono costretfci ad attiavei'sare non solo la propria, ma anche quella dell'aitra cellula. Anche i prolungamenti lunghi che sin dalla loro origine si pre- sentano grandemente robusti possono coi loro rami collaterali con- correre alia costituzione dei glomeruli bicellulari. Nella fig. 5 e rap- presentato uno di tali glomeruli. II prolungamento a della cellula A, dope un decorso di 18 r, si divide in quattro robusti rami, i quali alia loro volta si suddividono in rami di terzo ordine dai quali na- scono numerosissimi rami sottili che coUe ramificazioni dei prolun- gamenti provenienti dalla cellula B formano un intreccio inestrica- bile di ramificazioni terminah, completamente differenziato dai tea- suto circostante. Alia formazione di un glomerulo possono concorrere i prolun- gamenti di t]'e cellule, ed alloi'a si hanno i glomeruli tricellulari di Cajal. Nella fig. 8 osserviamo in A uno di questi glomeruli. Anche in questi casi il glomerulo e ben delimitate esternamente, il suo aspetto complessivo e quello di un vero gomitolo, i rami piia grossi si vedono disposti ad arco, e tra essi si osserva una grandissima quantita di sottili diramazioni interposte tia le precedent! e con decoi^so molto tortuoso. Anche la fig. 6 rappresenta uno di tali glomeruli. Nella stessa figura 8 si osserva anche un voluminoso glomerulo formato dai concorso delle ramificazioni di piu di tre cellule, anche in questo si notano dei grossi rami provenienti dalle cellule, e fra questi una grandissima quantita di sottili diramazioni, pero in questo case i grossi rami non restano hmitati alia periferia come nei casi precedent!, circondando questa formazione con quelle caratteristiche arcate, bensi- ne percorrono la parte centrale intrec- ciandovisi in maniera complicata. Molto caratteristic! sono dei glomeruli che si trovano sparsi tra ! fasci e le fibre a decorso longitudinale, sono questi dei glo- meruli di forma sferica od elittica nettamente delimitati dai fasci che li circondano, le fibre piii esterne hanno una forma arcuata. Essi sono disposti col loro assc maggiore parallelo all'asse del gan- glio, e risultano format! daH'aggrovigliamento di fibre che vengono - 60 - da due punti opposti e che si dividono e siiddividono grandemente, per cui le fibre sottili costituiscono la maggioranza del glomenilo. La caratteristica di questi glomeruli si e di trovarsi lontani dalle cellule, e come ho gia detto, tra i fasci a decorso longitudinale. Non ho potuto con certezza stabilire I'origine delle fibre che enLrano nella loro costituzione, in un solo caso potei seguirne una sino ad un fascio longitudinale, pero nel momento non saprei dire se in tutti questi glomeruli le raraificazioni che li formano traggono da essi la loro origine. La figura 7 da un'idea di una di queste glomeruli. La caratteristica spiccata di queste formazioni che abbiamo corapreso sotto il nome di glomerulo, e che in una zona molto ri- stretta del ganglio convergono dendriti provenienii da molte cellule, i quali si ramiflcano, ed i loro piij sottili rami si avvolgono su loro stessi senza oltrepassare il hmite del glomerulo, quasi che essi tro- vassero un ostacolo meccanico ad espandersi ulteriormente. Queste formazioni ritenute da Cajal(^) caratteristiche del sim- patico deir uomo, evidentemente non lo sono perche esse furono da me dimostrate in una specie qual'e Scyiliorhinus tanto discosta dall'uomo. Sul loro significato credo premature di pronunziarmi. Quanto ho esposto finora si riferisce agli elementi nervosi che entrano nella costituzione del ganglio propriamente detto, pero come gia dissi cellule nervose sparse o riunite in piccoli gruppi se ne trovano anche iiella sostaiiza cromaffine che e posta alle due estre- mita del ganglio. Li questa oltre alle cellule delle quali ho parlato, si trovano altre forme cellulari nervose molto grandi, di forma va- riabile, le quali hanno la caratteristica di essere fornite di uno o piu prolungamenti protoplasmatici che si dividono in un gran nu- mero di ramificazioni molto sottili intrecciantisi in tutte le dire- zioni formando un intreccio a larghe maglie. La fig. \) rappresenta una di tali cellule. Spiegazione delle Tavole III-V. Tuttf If lijiiiic I'uiouo lipiodottc coirapiJiiicccliio Zeiss, e lUi iiixiiaiati :d iiieti»lo Ciijal esej^iiiti sul iiriino jiaiifilio siiupatico di Sciflliorhinus canicula. TAVOLA Ill-IV. Fij|. 1. — (Jellula da cui si dipartu un j^rosso prolunganiento; da quest'ultinio si stacca una collate- rale ulu! collo sue division! forma un intreccio in vicinanza della cellula. lugraud. 1165 X- Fig. 2. — Uellula nella quale presso I'origiue del cilindrasse nasce nu breve ramo laterale clio ter- niina rigonfiandosi notevolmente ; da (jiiesta estreuuta rigoufiata partono uumerosissiuii rami in- trecciantisi in niodo ciiuijilicato. Ingrand. oSO y^. (1) Cajal K. S. — low. cit. pag. 83. - 61 - Fig. 3. — Cellula con quattro prolungamenti die nascono da una zona limiteta della cellula, e tutfi s'ingrossiino ahinanto alia loro estreniitii e danno rami ]nu sottili intrecoiati a plesso. Ingrand. 550 X. Fig. 4. — Piccolo glouienili) liicelhihiif loiiiiato da due ccilnlt' iiiolto lavviciiialc tra loro. Tn.rMnd. 880 y. Fig. 5. — Glonieriilo liicullularc niolto iiitricato cd usteso in .sniierticie. Ingrand. 1165 X- Fig. 0. — Glonieiiilo triccUulare, cioc foruiato dallo raniificazloni di tre cellule : due di qiieste sono. apprezzaliili, la tcrza non cade nel preparato sebbene si osservino le sue raiuificazioni. Ini;rand. 1105 >,;. Fig. 7. — Glomerulo costituito da flbre sottili ed alquanto meno tortuo.se die nd casi precedents Ingrand. 1165 X- TAVOLA V. Fig. 8. — Irlomerulo tricellulare in A, glomerulo pluricellulare in B. Ingrand. 880 X- Fig. St. — Cellula gangliare isolata in mezzo ad elenienti cromaffini (que.sti ultinii non lurono ripro- dotti). Ingrand. 550 X- Fig. 10. — Cellula con grosso dendrita raniiflcato e cilindrasse A. In"rand. 550 X. - 62 - di specie nuove di animall trovate in Italia e descritte in pubblicazioni italiane e forestiere nell'anno 1907 E questo Telenco delle specie nuove per la Scienza di animali tro- vate in Italia, le quali sono state descritte in pubblicazioni ilaliano e forestiere nell'anno 1907. Fa seguito agli elenchi precedent!, e le avver- tenze sopra la forma, le abbreviazioni, ecc. fatte per il Repertorio del 1905 valgano anclie per il presente. In olenclii di questo genere e inevi- tabile il pericolo di qualche oraissione, e i sottoscritti saranno grati a quegli Autori, che delle eventual! omissioni vorranno dare avvertiniento. E. FiCALBI - Fr. Sav. Monticelli. Protozoa. Flagellata. (Diuoriagbllata). Ciilenodininiii pnlviscnlns var. ocnlatmn. Trentino. — I^ar- gaiolli, Vittorio: Leipzig, Zoologischer Anzeiger, 31, 1907, (3( Hi). Protozoa. Sporozoa. Sphaerospoi'idinm petromyzoiitis (n. g., n. sp). In Petromyzon Planeri, Lombardia. — llaxzarelli, Giuseppe : Milano, Rivista raensile di Pesca, 9, 1907, (199-201 con fig.). Vermes. Platoda. (Treuiatoila). Apliaunrns virgnla (n. g.). Esofago, Stomaco di Engraulis encrasi- cholus, Gepola rubescens, Trieste. — Looi^s, Arturo : Leipzig, Zoolo- gischer Anzeiger, 31, 1907, (592). Vermes. Platoda. (Treiiiatoda). 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Vermes. Dcsmoscelecida. De$^iiiO!^colex annnlatas. Napoli. — Scliepotieff, Alex : Leipzig, Zoologischer Anzeiger, 31, 1907, (138-139). Vermes. Desmoseolecida. De8iiio»«colex maxiinns. Napoli. — Schepotieif, Alex : Leipzig, Zoologischer Anzeiger, 31, 1907, (141-142), - 64 - Venues. ("Iiaetosoniiila. Chaetosonia long^irostrniii. F^irto di Mergellina (Napoli). — Sclie- putieff, Alex : Leipzig, Zoologischer Anzeiger, 31, 1907. (159-160). Toruies. AiiiU'lida. (Oligocliacta). Allolobophora Caginii. Vaciglio presso ModengL — Rosa, Danlele: Modena, Atti Soc. dei Natiir. e Mat., (Ser. IV), 7, (Anno 38, 1905), 1906, (138-139). Vermes. Annelida. (()li;;<)eliaeta). Allolobophora miiinscola. Dintorni di iModena. — Rosa, Danielc: Modena, Atti Soc. dei Natur. e Mat. (Ser. IV), 7, c. s. (Anno . 38, 1905), 1906, (138-139). Vermes. Annelida. (Oligocbaeta). Fridej'icia gainotheca. Monte Orsello (Appennino modenese). — Issel, Raffaele : Modena, Atti Soc. dei Nat. e Mat., (Ser. IV), 7, (Anno 38, 1905), 1906, (77-79, con 1 fig.). ^'e^•ules. Annelida. (Oligoeliaeta). Helodrllas (Eopliila) Andrciiiii. Grosseto. Elba. — Baldasse- roui, Vincenzo : Firenze, Monitore Zool. ital., 18, 1907, (53). Vermt)3. Annelida. (Oligocbaeta). Hclodrilns (Eophila) tyrreiiiis. Grosseto. — Baldasseroiii, Vin- cenzo : Firenze, xMonitore Zool. ital. 18, 1907, (53). Verme.s. Annelida. S^accocirras major. Golfo di Napoli. — Pierantoni, Umberto : Na- poli, Annuario Museo Zool. R. Universita. (N. Ser.), 3, N. 18, 1907, (5-7, con tav.). Artliroiioda. Araclinoidea. (Araueae). PorrliDiiia pedcinontauniii. (rrotta di Bonea, Mondovi (t^iemonte). — CiOKO, Angela: P'irenze, Bull. Soc. Entom. ital. 38, (1906), tri- mcstri HI-IV, 1908, (119-121 con fig.). Artliroiioda. Ai'aclinoidea. (Araneae). iliirpactes argntns. Alpi inarittinie. — Pinion, Eugenio: Bruxelles, Annates de la Societe Entomologique Je Belgique. 51, 1907, (262). Arthropoda. Araclinoidea. (Araueae). lieptoneta italica. Vallombrosa (Firenze).. — Simon, Eugenio: Bruxelles, Annates de la Societe Entomologique de Belgique, 51, 1907, (250). Artluoyoda. Araelinoidoa. (Araneae). lieptyphantes sardoa. Grotta de su Marmori, Ulassai (Sardegna). — GoKO, Angela : Firenze, Bull. Soc. Entom. ilal., 38, (1906), trime- stri III-IV, 1908, (117-119, con flg.). - 65 - Aitluoiiodji. Arachiioidea. (Acaii). A;;:aiie sipinipes. Golfo di Napoli. — Police, Gesualdo: Napoli, Ar- chivio ZooloQcico, 3, fasc. 4, 1909, (434-439 con tav.). Artlii'opoda. Arachiioidea. (Acari). Atax. interuiedias var. lavarouensis. Parassita di Anodonta, Lago Lavargne, Trentino. — iiarg:aiolli, Vittorio: Leipzii^-, Zoologisclier Anzeiger, »l, 1907, (300). AitliroiKxIa. AiacliiioidH,;!. (Acaii). Cheylctas iii»:i'ipes. Parassita di vegetal i nella campagna Sassarese. — llola, Pasquale: Leipzig. Zoologischei* Anzeiger, 3S, 1907, (43-44). Aitlii'opoda. Arachiiiiidca. (Acaii). Halacarus (C7opi(log;nat]ias) cribrosonia. (toHo di Napoli. — Po- lice, Gesualdo: Xapoli, Archivio Zoologico, li, tasc. 4, 1909, (420. 430 con lav.). Aithroiioda. Araclmoidea. (Aiaii). Halacarns Ioiis:iniigais. Golfo di Napoli. — Police, Gesualdo: Na- poli, Archivio Zoologico, 'i, lasc. 4, 1909, (410-421 con tav.). Artliiopoda. Araclmoidea. (Acaii). Halacaras (CJopidogiiathus) niagaipalxtus. Golto di Napoli. — Police, Gesualdo: Napoli, Archivio Zoologico, 3, lasc. 4, 1909, (422-420 I'on tav.). Artliropoda. Aiacliuoidea. (Acari). Halacarns (Copi(l4»j>;iiatliu!!«) isiciilptiiH. Golfo di Napoli. — Police, Gesualdo: Napoli. Archivio Zoologico, 3, fasc. 4, 1909, (4:30-433 con tav.). Artliropiida. Araclmoidea. (Acari). liCbertia (Xeolebei'tia) llaglioi. Tersin presso Soninie (Lombar- dia). — Thor, Sig : Leipzig, Zoologischer Anzeiger, 31, 1907, (902-904). Artlirojioda. Araclmoidea. (.Vcari). Rhonibog^iiatus sphaerorhynchns. G(>lfo di Napoli. — Police, Gesualdo : Napoli, Archivio Zoologico, 3, fasc. 4. 1909, (411-410, con tav.). Artbropoda. Araclmoidea. (Acari). Stigniaeuis iSimrothi. Alberi della Campagna Sassarese. — Mola, Pasquale: Leipzig, Zoologischer Anzeiger, 3S, 1907, (41-43). Artliropoda. Araclmoidea. (Acari). Tetranyclius lonj|;ii'ostrijSi. Alberi della campagna sassarese. — Mola, Pasquale: Leipzig, Zoologischer Anzeiger, 3^, 1907, (44), - 66 - A rtlnnpofla. Cnistiacea . H.vperoclio mediterranea. Planctoii di Messina. — Sienna, Anjit'lo: Fii-en/.e, Hull. Soc. Entoin. ital.. 38, (l'.»()t)). Iriinestfi III-IV. l2n« l>odefoi. (IroUe della tSar.legna. — Silvestri, l<'ili[)po: Genova, Ann. Museo Civ. stor. natur. (Seri>' III), 3, 1008, (Anno se- gnato sul volume 1007-8), (047 048). Artlu-opoda. Myriojxula. (Dijiloixida). BirachydesiunM proxintas var. aliioraiii. Bosclii tra Viareggio e Pisa. — Verhoeif, Karl W. : Leipzig, Zoologisclier Anzeiger, 3Sf, 1007, (803-304). Artliropoda. ^lyiinpuda, (Dipldpoda). Bracliidesnins snperns var. lani'ornin. Albissola (Liguria). — Verhoeff, Karl W. : Leipzig, Zoologisclier Anzeiger, 31, 1007, (341-342). Artluoiioda. Myrio]K)ila. (Uiidopoda). Brachydesmns super as var. portofiiiensis. Liguria, Lombardia. — Verhoeff, Karl W.: Leipzig, Zoologischer Anzeiger, 'A'4, 1007, (340- 341). Aitlii'opoda. ilyriopuda. Ciloinerellina liaarae (n. g., n. sp.). Isoia del Giglio. — Silvestri, Filippo: Genova, Ann. Museo Civ. st. nat., (Ser. Ill), 3, 1008 (Anno segnato sul volume 1007-8), (642-640, con fig.). Aitlirupoda. Myridpoda. (DiplupodaV Polydesniiis rnpicnrsor. Urunate (Gomo). — Verhoeff, Karl W. : Leipzig, Zoologischer Anzeiger, 3a, l'.K)7, (344-346). Arlliidpiida. ^lyrioiKHla. (Diplopoda) Folydesiniis savoueiisis. Savona (Liguria). — Verhoeff, Karl W. : Leipzig, Zoologischer Anzeiger. 33, 1007, (346-348). - 67 - Artliropoda. Insecta. (Apterygota). Acei'eiitonioii Doderoi, (n. g'., n. sp.). Liguria Gastelniiovo Oaria- gnana, Gogoleto. — Silvestri, Filippo: Portici, Boll, del Labora- ralorio di Zool. gen. e agraria della R. Sciiola di Agricoltura di • Portici, 1, PJOT, (297-311, con 18 fig.). Aitluopoda. Insecta. (Archiptheia). Dorypteryx albicans. Firenze, nelle case. — Ribaga, Gostantino: Firenze, Redia giorn. di Entomologia, 4, Case. 1, 1907, (181-184, con 1 tav.). ArtluopiiilM. lust-e-ta. (UliyncLota). Kriococcns BezKii. In Rhododendron ferrugineum in provincia di Sondrio. — L.eoiiar(1i, Gustavo: Portici, Boll, del Laboratorio di Zool. gen. e agraria della R. Sciiola di Agricoltura di Portici. 1, 1907, (148-151, con 7 fig.). Aithiopoda. lusecta. (Kliynchota). Eriococcns latialis. Manno presso Roma. — I^eonardi, Gustavo: Portici, Boll, del Laboratorio di Zool. gen. e agraria della R. Scuola di Agricoltura di Portici. 1, 1907, (144-147, con fig.). Artliropoda. lu.secta. (Kliyuchota). Lepidosaplies Destefanii. Su rametti di PlnjUirea media, Palermo : — l^eoiiardi, Gustavo: l^ortici, Boll, del Laboratorio di zool. gen. e agraria della R. Scuola di Agricoltura di Portici, 1, 1907, (1G7- 109, con 4 fig.). Artliropoda. liisfcta. (Uhyucliota). ilacrocei'ococcns snperbas (n. gen., n. sp.). Sardegna. Calabria. — L.eoiiardi, Gustavo : Portici, Boll, del Laboratorio di Zool. gen. e e agraria della R. Scuola di Agricoltura di Portici, 1, 1907, (151- 101, con 17 fig.). Artliropoda. lusecta. (Khyiicliota). llargarodes mediterraneas. Bevagna (Umbria). Gerignola (Foggia). Sanvito dei Normanni (Brindisi). Gorfii. — Silvestri, Filippo; Fi- renze, Bull. Soc. Entom. ital., 35, (1907), trimestri III-IV, 1908, (140-152, con 10 fig.). Arthropoda. luseeta. (Kliynchota). llicrococcns siinilis. Sulle radici di una pianta di grano in Sardegna: — Leoiiai'di, Gustavo: Portici, Boll, del Laboratorio di Zool. gen. e agraria della R. Scuola di Agricoltura di Portici. 1, 1907, (143- 144, con 3 fig.). - 68 - Arthropoda. lusecta. (Rhynchota). micrococcus Silvestril (n. gen., n. sp.). Entro i nidi della formica Ta- pinoma erraticum in Sardegna. in Calabria, in Basilicata. — Leo- nurdi, Gustavo: Portici, Boll, del Laboratorio di Zool. gen. e agra- ria della R. Scuola di Agricoltura di Portici. 1, 1907. (i35-14*2, con 15 fig.). Artliiopoda. lusecta. (Thysanoptera). Bacillotlirips linearis (n. g., n. sp.). Isola del (riglio. Sardegna. — Bnffa, Pietro: Firenze, Redia, 4, fasc. 2, 1907, (385-880, con fig.). Aitluopoda. Insecta. (Tliysanoptera). llelaiiothrips Ficalbil. Pisa. — BnfTa, Pietro: Pisa. Atti Soc. tosc. so. nat., Processi vt^rbali, 16, n. 5, 1907, (58-61). Aitliropoda. lusecta. (Tliysauoptcra). 8ip1ioiiot1irips elegaiis (n. g., n. sp.). Isola Asinara (Sardegna). — Bnffa, Pietro: Firenze: R(^dia, 4, fasc. 2, 1907. (389-;-{90, con fig). Aitludpoda. lusecta. (Coleoptera)- Acalles Liiiigionii. Appennino roniano, Appennino ligure, etc. — So- lari, Angelo e Solari, Ferdinando : Genova, Ann. Museo Civ. st. nat. (Ser. Ill), 3, 1907, (Anno segnato sul volume 1907-8), (521-523). Arthropoda. lusecta. (Coleoptera). Anoplitlialnins Andreinii. Castelnuovo di Garfagnana. — (jiestro, RafFaello: Genova, Ann. Museo Civ. st. nat., (Ser. Ill), 3, 1907, (An- no segnato nel volume 1907-8), (170-171). Artliropoda. lusecta. (Coleoptera). Barjnotns S^olarii. Appennino campano abruzzese. — Mainardi, Athos: Caraerino, Rivista Coleotterologica italiana, 5, 1907, (213-221 con 2 fig.). Arthropoda. lusecta. (Coleoptera). Colon ang:nlare var. Ganglbaneri. Crissolo (Pieraonte) — Flei- scher, Anton: Wien, Wiener Entom. Zeitung, 34, 1907, (208). Arthropoda. lusecta. (Coleoptera). Faronns insniaris. Sardegna, Corsica, — Sainte-Claire Devi lie, .Jean : Caen, Revue d'Entomologie, 1907, (140-141). Aithro]ii)da. lusecta. (Coleoptera). Harpalns aenens var. Pag^anettii. Calabria. — Flach, Karl: Berlin, Deutsch. Entom. Zeitschrift, 1907, (15). Artlii<)]ioda. lusecta. (Coleoptera). Ulster cavifrons. Cerchio. Aquila. — Leoni, Giuseppe: Camerino, Rivista Coleotterologica italiana, 5, 1907, (189-190). - 69 - Artliropoila. lu.socta. (Uolooi)tiM-ii). Homaloplia hericins. Nizza. — Chobant, Alfred : Paris. Bulletin Societe Entomolog. de France, Paris, 1907, (175-177). Artlu-opoda. Iii-ii'cta. (Culcoptera). Hoplia (s. str.) Paganettii. S. Ealemia, Antonimina (Calaljria). — Miiller, Josef: Wien, Wiener Kntomol. Zeitung, 36, 1UU7, (02). Arthio)(0(la. Insccta. (Coleojitera). Hydraeiia Vodozi. Corsica. — Saiute-Claire lleville, Jean: Caen, Revue d'Entom. 1007, (190 101). Aitluopotla. Iiisocta. (Coludiitera). Laemostenns latialis. Dintorni di Roma. — lieoni, Giuseppe: Ca- merino, Rivista Coleotterologica italiana, 5, 1007, (3(3; 72-73). ArtliroiKxla. Iiisecta. (ColcDptfia). L.ai*inns Genei var. corsicns. Corsica. — Petri, Karl: Briinn, Verli- andlung'. d. naturforsch. Verein in Briinn, 45, 1007, (78). ArUiiopoila. lusecta. (Colcopteia). Leptotyphlnis foveiceps. Liguria. — Dodero, Agostino: Genova, Ann. Museo Civ. st. nat., (Ser. Ill), », 1903, (Anno segnato sul volume 1907-8), (639, con lig.). Artliropoda. Iiisecta. (Coluoptera). Leptotyphlas Omessae. Corsica. — Dodero, Agostino: (ienova, Ann. Museo Civ. st. nat. (Ser. Ill), 3, 1908, (Anno segnalo nel volume 1907-8), (t);39-(340, con fig.). Artliriipoda. liiscita. (Colcoptcia) Leptotyphlas t.vrrenias. Toscana. — Dodero, Agostino : Genova, Ann. Museo Civ. st. nat., (Ser. Ill), 3, 1008 (Anno segnato nel vo- lume 1907-8), (538 con fig.). Aitliropoda. luscola. ((!oli'(iptt'iii). liimnobariis Barbiellinii. R(Hna. — Leoiii, Giuseppe: Camerino, Rivista Coleotterologica italiana, 5, 1907, (190-197). Arthropoda. Iiisecta. (('olcoplcia). Liode!9 carta var. laevigata. Corsica. — Fleischer, Anton : Wien, Wiener Entoin. Zeitung, 36, 1907, (108). Arthi'opoda. lusecta. (Coleoptera). liiparns llariai. Gran Sasso d'ltalia. — Cxrandi, Guido: Camerino, Rivista Coleotterologica italiana, 5, 1907, (9-12). - 70 - .VrtluoiioilM. Tnsi'cta. (Colfoptera). liixns s»-ig;aiitciis. Basilicata. — Ijeoiii, diuseppo: Gainoriiio. Rivista Culeollcrologica italiana, 5, 1907, {i\)2-[m). Arthropods. luserta. (Colcopteju). Liudiiis salplini'ipeunis var. Gabilloti. M. Viso. — Pic, Maurice: Muulins, L'Echaiige, 33, 1*JU8, 153. Arthropodn. lusecta. (Colciiptera). CJardiopIioras collaris var. Paganettii. Calabria. — Pic, Maurice: Moulins, L'Echaiige, 33, 1*J07, (129). Artiliropoda. lusecta. (Coleoptera). Ulaltliinas insignipes. Gamaldoli (Napoli). — Pic, Maui-ice: Moulins, L'Elcliange, 83, 1907, (<»7). Artliropoda. lusecta. (Coleoptera). Meloe Baadii. Italia. — Leoiii, Giuseppe: Cameriiio, Kivisla Coleot- terologica Italiana, 5, 1907, (231, 203-208). Artliropoda. lubccta. (Coleoptwa). Miarn!^ fnscopnbenis. Piemonte. — Reitter^ Edmund: Brimn, Verhan- dluug. d. Naturforsch. 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Antonimina (Calabria). — l^lach, Karl : Be'-lin. J^OUtsch. Ent. Zeitschrift. 1907, (10). - 71 - Artliroiioda. Insectii. ((!oleiipk'ni). Parablops subclialybaens. Nicastro (Calal)ria). — Reittev, I^Mmund: Wien, Wiener Entomologisclie Zeitung-, 36, 1*.»07, (:.^U4). Artliropndn. Insecta. (Coleoptera). Peritelus Holdliaasi. Isola d'Elba. — ^olari, Angelo e Solari, Ferdinanclo: Caiiierino, Rivista Coleotterologica italiana, 5, 1907, (117-119). Aitlirnpoda. Insecta. (Coleoptera). Peritelns ligiiricus. Liguria. — Solari, Angelo, e Solari, Ferdi- nando: Camerino, Rivista Coloottornlogica italiana, 5, 1907, (119-120). Artluopoila. Insecta. (Coleoptera). Peritelus obscnrn.*!. Sicilia, Calabria. — Solari, Angelo e Solari, Ferdinando: Camerino. Rivi-sta Coleotterologica italiana, 5, 1907, (117-118). Artliropocla. luseeta. (Coleoptera). Peritelus (lleira) Pag:anettii. Calabria. — Solari, Angelo e So- lari, Ferdinando: Camerino, Rivista Coleotterologica italiana, 5, 1907 (120-121). Artliropoda. Insocta. (Coleoptera). Peritelus Silvestrii. Nicastro. — Solari, Angelo e Solari, Fer- dinando: Camerino, Rivista Coleotterologica italiana, 5, 1907,. (120). Artliropoda. Insecta. (Coleoptera). Poecilus cnprens var. calabrus. S. Eufemia, S. Gristina, Antonimina (Calabria).— Flaeb, Karl: Berlin, Deutsch. Ent. Zeitschrift, 1907, (15). Artliropixla. Insecta. (Coleoptera). Pterosticlius Amorei. Monti Sirenti, Italia Centrale, Calabria. ^ . ∠lbauer, Ludwig: Wien, Werliandlungen K. K. Zoolog. Botan. Gesellschatt, 57, 1907, (19(3-198). Artliropoda. Insecta. (Coleoptera). Sibinia compacta. Toscana. — Desbrochers des I..og:es, Jules : Tours, Le Frelon, 15, 1907, (102-103). Artliropoda. Insecta. (Coleoptera). S$ipalia alpicola subsp. Varendorffi. M. Renoso (Corsica), — Sniiite- Claire Deville, Jean: Caen, Revue d'Entoraologie, 26, 1907, (128). Artliropoda. Insecta. (Coleoptera). Telephorns Pag;anettii. Antonimina (Calabria). — Flaeli, Karl; Berlin, Deutscb. Entom. Zeitschrift, 1907, (16). - 72 Aitliroiiotla. Insecta. (Coleoptera). Treclms (Anophthalmns) ilullerianni^. Opcina (Trieste). — Scha- tzniayr, A.: Wien, Wiener Entotnol. Zeitung, 20, 1U07, (216). Aitlirnpoda. Iiisi'cta. (Hymenopti-'ra). Apliidias aarantii. Parassita endofago di To.roptefa aurnniii. Xapoli. — Pierantoni, Umberto : Napoli, Aiinuario Museo zool. K. Uni- versita, (N. Ser.), 2, N. 19, 1907, (1-5, con tav.). Artliioixida. Insfcta. (Hynieiioptera). Arthrolytns incong:i*neus. Da pupe di Plagioiler(( rcrsico/or. Na- poli. — llasi, Luigi: Portici, Boll, del Laboratoi'io di Zool. gen. e agi'aria della R. Scuola di Agricoltura di Portici, 1, 1907, (252-254, con 4 fig.). Aitl\ioi)ooda. luwecta. (Lfpiiloiptera). Acidalia Oberthnriata. M. Pacanaglia, Nizza. — Balestre, Louis: Paris, Bulletin de la Societe Entoniologique de France, 1907, (23-24). Artliiopoda. lusecta. (Diptera). Lasioptera Berle$^iaiia. Puglie. Alaremma. — Paoli, Guido: Firenze, Redia, giorn. di Entomologia, 4, fasc. 1, 1907, (45-47, con 2 fig.). Aithiopotla. lusecta. (Diptera). i^aproniyza macnlipcs. Riva, sul Lago di (larda. — Becker, Theodor : Teschendorf, Zeitschrift. f. Hymenopt. u)ul Diplerol., 7, 1907, (383). Artluopoda. lusecta. (Diptera). ISciapns mediterranens. San Remo (Riviera di ponente). — Be- cker, Theodor: Teschendorf, Zeitschrift f. Hymenopt. und Diptero- logie, 7, 1907, (102, fig.). Arthiopoda. lusecta. (Diptera). Tachydromia (Cleptodroiiiia n. subg.). longimaiia. Monte Ge- sarino, presso Casteggio, Appennino Pavese. — Uorti, E. : Wien, Wiener Entomolog. Ztntung, 36, 1907, (101-102). Terterbrata. ^ilaiiinialia. (Rodentia). Scinrns meridionalis. Calabria. — liucifero, Armando: Siena, Riv, it. di Sc. nat., 87, 1907, (45-46). - 74 - IndicQ alfabetico delle nuove speoie e dei nuovi generi Acallos Luigionii, Solari A. o Solari F. — Arthropuda P^g- 08 Acd'entoraon Dodoroi, Silvestri. — • Arthrojioda » 67 Acidalia Oberthuiiata, Balestre. — Arthropuda » 73 Agano spinipes, Police. — Arthropoda » 65 AUolobophora Guginii, Rosa. — Yer'mes » 64 Allolobophora rainuscola, Rosa. — Vermes » ivi Aloposoma variegatum, Masi. — Arthropoda » 72 Anophtlialmus Andreinii, Gestro. — Arthropoda » 68 Aocobothi'ium Garruccioi, Mola. — Vermes » 63 Aphanurus virgula, Looss. — Vermes » 62 Aphidius aurantii, Pierantoni. — ArihrojMida » 72 Aponurus laguncula, Looss. — Vermes » 62 ArraadiUidiura depressum v. italicnm, Verhoeff — Arthropioda . . . » 66 Arraadillidium vallombrosae, Verhoeff. — Arthropoda » 66 Arthrolytus incongruens, Masi. — Arthropoda » 72 Atax intermedins var: lavaroaensis, Largaiolli. — Arthropoda. . . » 65 Bacillothrips linearis, Buffa. — Arthropoda » 68 Barynotus Solarii, Mainardi. — Arthropoda » ivi Brachydosraus proximus v. alnorum, Verhoeff. — Arthropoda ... » 66 Brachydesmus superus v. portoriiiensis, Verhoeff. — Arthropoda . . » ivi Brachydesmus superus var: laurorum, Vehhoeff. — Arthropoda . . » ivi Gardiophorus collaris v. paganettii, Pic. — Arthropoda » 70 Chaetosoma longirostrum, Scheputieff. — Veru/es » 64 Gheyletus nigripes, Mola. — Arthropoda » 65 Coccophagus Howardi, Masi. — Arthropoda » 72 Colon angulare var. Ganglbaueri, Fleischer. — Arthropoda .... » 68 Desmoscolex adriaticus, Schepotieff. — Vt;rmes ........ » 63 Desmoscolex annulatus, Schepotieff. — Vermes » . ivi Desmoscolex maxiraus, Schepotieff. — Ver/nes ^. . . . » ivi Dibrachys afflnis, Masi. — Arthropoda » 72 Dinarmus robustus, Masi. — Arthropoda » ivi Dorypteryx albicans, Ribaga. — Arthropoda » 67 Encotyllabe Paronai, Monticelli. — Vermes » 62 Eiicotyllabe Vallei, Monticelli. — Vermes » 63 Eriococcus Bezzii, Leonardi. — Arthropoda » 67 Eriococcus latialis, Leonardi. — Arthrojjoda » ivi Euriyschia inopinata, Masi. — Arthrojwda » 72 Faronus insularis, Sainte-Glaire Deville. — Arthropoda » 68 Filaria Grassii, Noe. -- Ver7nes » 63 Fridcricia garaotheca, Issel. — Veruies » 64 Galesus angulatus, Kieffer. — Arthropoda » 72 GlQnodinium pulvisculus var: oculatum, Largaiolli. — Protozoa . . » 62 - 75 - Glomerellina Laurao, Silvestri. - At-thropoda Par/. 66 Halacarus (Gopidognathus) cribrosoma, Police. — Arth^'opoda ... » (35 Halacarus longiung-iiis, Police. — Arthropoda » ivi Halacarus (Gopidognathus) magnipalpus, Police. — Artlinqioda . . . » ivi Halacarus (Gopidognathus) sculptus, Police. — Ai'throiwda .... » ivi Harpactes argutus, Simon. — Arthropoda » 64 Harpalus aeneus v. Paganettii, Fl^^ch. — Arthropoda » 68 Helodrilus (Eophila) Andreinii, Baldasseroni. — Nei^mes » 64 Helodrilus (Eophila) tyrrenus, Baldasseroni. — Yer-mes » ivi Hemiurus rugosus, Looss. — Vermes » 63 Histcr cavi Irons, Leoni. — Artht^opoda » 68 Homaloplia hcricius, Ghobaut. — Arthi^ojioda » 69 Hoplia paganettii, MiiLLER. — Arthy^opoda » ivi Hydraena Vodozi, Sainte-Glaire Deville. — Arthrop)oda » ivi Hyperoche meditarreuoa, Serina. — Arthropoda » 66 Laomostcnus latialis, Leoni. — Artln^opoda » &.) Larinus Genei v. corsicus, Petri. — Arthropoda » ivi Lasioptera Berlesiana, Paoli. — Artliropoda » 73 Lobertia (Neolebertia) Maglioi, Thor. — Arthropoda » 65 Lecithaster stellatus, Looss. — Yermes » 63 Lecithochirium gravidura, Looss. — Yermes » ivi Lepidosaphes Destefanii, Leonardi. — Arthrojjoda . » 67 Leptoneta italica, Simon. — Arthroptoda » 64 Leptotyphlus foveiceps, Dodero. — Arthropoda » 69 Leptotyphlus Oraessae, Dodero. — Arthropoda » ivi Leptotyphlus tyrrenius, Dodero. — Arthropoda » ivi Leptyphantes sardoa, Gozo. — Arthro^wda » 64 Limnobaris Barbielliiiii, Leoni. — Arthrop)oda » 69 Liodes curta v. laevigata, Fleischer. — Arthropoda » ivi Liparus Mariai, Grandi. — Arthropoda » ivi Lithobius Doderoi, Gestro. — Arthropoda » 66 Lixus giganteus, Leoni. — Arthropoda » 70 Loxotropa crassiclava, Kiefper — Arthropoda » 73 Ludius sulphuripennis var: Gabilloti, Pic. — Arthropoda » 70 Macrocerococcus superbus, Leonardi. — Arthropoda » 67 Malthinus insignipes, Pic. — Arthropoda » 70 Margarodes racditerraneus, Silvestri. — Arthrop)oda » 67 Melanotrips Ficalbii, Bufpa. — At^thropoda » 68 Meloe Baudii, Leoni. — Arthrop)oda » 70 Miarus fuscopubens, Reitter. — Arthropoda » ivi Micrococcus Silvestrii, Leonardi — Arthropoda » 68 Micrococcus similis, Leonardi. — Arthropoda » 67 Micropeplus calabricus, Reitter — Arthropoda » 70 Octhebius montanus v. corsicus, Sainte-Glaire Deville. — Arthropoda » ivi Omophron tessellatum v. sardoura, Reitter. — Arthropoda .... » ivi Otiorrhyncus aranea, Flach. — Arthropoda » ivi Otiorrhyncus (Troglorrynchus) Laurae, Solari A. e Solari F. — Ar- thropoda » ivi Otiorrhynchus pilipes, Leoni. — Arthropoda » ivi - 76 - Oxylabis cnnaliculata, Kieffer. — Arthropoda Pclq- 73 Oxylabis haomorroidalis, Kieffer. — Arlhropoda » ivi Oxylabis maculata, Kieffer. — ArthroxMda » ivi Pai'ablops subclialybaeus, Reitter. — Arthropoda » 71 Poi-itokis Holdliausi, Solari A. e Solari F. — Arthropoda .... » ivi Pei'itelus lifiTiricus, Solari A. e Solari V. — Arthropoda » ivi Peritolus obscuiiis, Solari A. e Solari F. — Art'Topoda » ivi Pcfilehis (Mcira) Paganotti, Solari A. o Solari F. - Arthi-opoda. . •» ivi Peritolus Silvostrii, Solari A. o Solari F. — Arthropoda » ivi Poocilus Cuprous v. calabrus, Flach. — Arthroptoda » ivi Polydosraus nipicursor, Verhoeff. — Arthroptoda » 06 Polydesmus savononsis, Verhoeff. — Arthroptoda » ivi Poirhoma pedoinontamim, Gozo. — Arthropoda » 04 Pfcorostichus Amorei, Ganglkauer. — Arthropoda » 71 RhombognaUiiis sphaerorbyiichiis, Police — Arthrop)oda » 05 Saccocii-ms major, Pierantom. — Vervies » 64 Sapi'omyza macuHpes, Becker. — Arthrojjoda » 73 Sciapiis meditorfauous, Becker. — Arthropoda . » ivi Sciui'us meridionalis, Licifeuo. — Vertebrata » ivi Sibinia compaeta, Desbrochers des Loges. — Arthroptoda » 71 Silbliiiia Laurac, Emery. — Arthroptoda » 7.3 Sipaba alpieola subsp. Vareiidorffi. Sainte-Claire Deville. — Ar- thropoda » 71 Sipbonothrips elegans, Buffa. — Arthropoda » 08 Sphaerosporidium petromyzontis, Mazzarelli. — Protozoa .... » 02 Storrhiu'us muscukis, Looss. — Vermes » (53 Stigmaeus Simrotbi, Mola. — Arthrojtoda » 05 Taenia Blancliardi, Mola. ^ Ver/ites » 03 Tachydromia (Gloptodroraia n. subg) longiraana Gorti. — Arthropoda » 73 Telephorus Paganottii, Flach. — Arthropoda » 71 Tetranycbus longirostris, Mola — Arthropoda » 05 Trecbus (Anopbtbalmus) Miillerianus, Schatzmayr. — Ai-thropjoda. . » 72 — '-'^^C'^^Sk^', ■>— GosiMO Gheuurini, Amministratore-responsarile. Fiieiize, 1910. — Tip. L. Niccolui, Viii Fueuza, 44. MONITORE ZUOLOGICO ITALIANO. Aimo XXI. Kiii. I. if Kig. 6 Tav. III-IV. >=^ Fig. 4. Firenze - Istituto Micrografico Italiano. MONITORE ZOOLOGICO ItALIANO. AflHO XXI. Tav. V. Fig. 9 Fig. lo. firenze - Istitutn Micrografico Italiano lonitore Zoologieo Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIKKTTO DAI DOTTORT GIULIO GHIARDGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia uraaua Prof, di Anatomia comp. e Zoologia iiol 11. Istituto di .Studi Super, in Firenze nella R. Universit.'l di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazioue: Lstifuto Anatomico, Fireiize. 18 numeri aU'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXI Anno Firenze, Aprile 1910. N. 4. SOMMARIO: BiBLlOGRAFlA. — Pag. 77-82. CoMUNiGAZioNi oRiGiNALi : Comolli A.., Gontt'ibuto alia conoseenza della circolazione linl'atica dello storaaco. Nota preliminare. (Goa 1 tigura). — Raz- zauti A.., Grampus gt-iseiis (G. Guv.). (Gon tav. \I). — Pag. 83-95. SuNTi E Riviste: 4. Livini B".., Dati embriologici da servire per la interpi'o- tazionc di anomalie congenite del canale alimeiitare e deH'appareccliio pol- aionaro. — 5. G-ranata L., Le divisioni degli spermatociti di « Xylo- eopa violacea » L. — Pag. 95-97. Note Bibliografiche: Ehrlich F., Krause R., Mosse M., Rosin H., "Weigert K., P^nzyklopadio der mikroskopischen Tochnick. — G-egenbaur C, Lehrbuch der Anatomie dos Menschen. — Pag. 98. Necrologie: Salvatore Lo Bianco, Vittorio Mibelli, Giovanni Baraldi, Enrico Sertoli. — Notizie. — Pag. 99-100. Avvertenza Delle Comunicazioiii Original! che si pubblicano nel Monitore Zoologieo Italiano e vietiita la riproduzione. BIBLIOGRAFIA St da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. B. - PARTE SPECIALE II. Frotozoi. Kaas Giuseppe. — Nouvellc raettiode d'examen de la structure exterieure des infusoiros. — Atti d. pont. Ace. rom. dei Nuovi Lincei, An. 62, Sess. 7, pij. 159-100. Roma, 1909. Silvestri Alfredo. — L'Omphalocyclus macropora CLarack) a Termini-Imerese (Pa- lermo). — Atti d. pant. Ace. ram. dei 7iuovi Lincei, An. 61, Sess. l,pp. 11-26 con fig. Roma, 1908. Silvestri Altredo. — Sulla « Orbitulitos complanata » Martelli. — Atti d. pant. Ace. rom. dei Nuovi Lincei, An. 61, Sess. 5, pp. 131-141. Roma, 1908. - 78 - VI. Vermi. 10. Nematodi, Desmoscolecidi, Ghetosomidi. Baldasseroni V. — Vedi M. Z. in questo N., png. 78. 11. ACANTOCEFALI. Porta Antonio. — Gli Acantocefali dei Mammiferi. — Archivio Zoologico, Yol. 4, Fuse. 2, pjj. 239-285, con i tav. NajJoli, 1909. 14. Anellidi. Cerruti Atlilio. — Oligognatus parasiticus n. sp. ondoparassita dello Spio meczni- kowiaiius Glprd. — Archivio Zoologico, Vol. 4, Fasc. 2, %)p. 197-209, con 1 tav. Napoli, 1909. Cerruti Attilio. — Sulla anatomia e biologia del Microspio Mecznikowianus Glprd. (Sunto). — Rend. d. Ace. d. Sc. fis. e mat, Se7\ 3, Vol. 13, An. 46, Fasc. 5-7, p. 178. Napoli, 1907. Cognetti de Martiis Luigi. — Contributo alia conoscenza della drilolauna delle isole Hawai. — Boll. d. Labor, d. R. Scuola sup. d'Agricoltiira in Porlici, Vol. 3, pp. 205-268, con fig. Portici, 1908. Dequal Lidia. — Ricerche istologicho suU'epitelio cutaneo e intestinale dell'Oc- tolasiura complanatum (Ant. Dug.). — Ai-chivio Zoologico, Vol. 4, Fasc. 2, pp. 211-237, con tav. Napoli, 1909. Drago Umberto. — Una nuova specie del genere « Lumbricillus ». Lurabricillus I'ussoi. Gon una tav, — Atti d. Ace. gioenia di Sc. nat. in Catania, An. 85, (1908), Ser. 5, Vol. 1, Mem. XIII di 67 p)ag. Catania, 1908. VII. Artropodi. 5. Aracnidi. Baldasseroni Vincenzo. — Ixodes ricinus infetto da erabrioni di Filaria. — Boll. Soc. eniom. ital.. An. 40, (1908), trim. III-IV, pp. 171-174. Firenze, 1909. Bignotti G. — Elenco dei Pseudoscorpioni trovati in Italia e loro distribuzione geogratica. — Atti d. Soc. d. natur. e mat. di Modena, Ser. 4, Vol. 11, An. 42, pp. 56-76. Modena, 1909. Borelli Alfredo. — Scorpioni raccolti dal Prof. F. Silvestri nella America set- tentrionale e alle isole Hawaii. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 3, pp. 222-227. Pot^tici, 1908. Ellingsen Edv. — On some North American Pseudoscorpions collected by Dr. F. Silvestri. — Boll. d. Labor, d. zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agy-i- coltura in Portici, Vol. 3, pp. 216-221. Portici, 1908. Maglio Garlo. — Due nuove specie Trentine di Lebertia: nota prelim. — Rendic. Istit. lomb. Sc. e Lett., S. 2, Vol. 41, Fasc. 13, ^yp. 672-675. Milano, 1908. Maglio G. — Idracariui del Trentino: contributo alia conoscenza dell' idracno- fauna alpina. — Atti Soc. it. Sc. nat. e Museo civ. St. nat. Milano, Vol. 48, Fasc. 3, pp. 251-296, con figure. Milano, 1909. Rossi Adolfo. — Material! per una fauna aracnologica della provincia di Roma. — Boll. Soc. entom. ital.. An. 40 {1908), trim. III-IV, pp. 182-194. Fi- renze, 1909. 6. Grostagei. Cusmano Guido. — Sul grasso dell'Artemia salina (Linn.) di Cagliari. — Biolo- yica. Vol. 2, fasc. 4, N. 11, pp. 1-7. Torino, 1909. 9. InSETTI 0 ESAPODI. a) Scritti generaii o su piii che uno degli ordini Police GesLialdo. — Sulla discussa natura di alcunc parti del sistcma nervoso viscet'ale degli Insetti. — Archivio Zoologico, Vol. 4, Fasc. 2, pp. 287-314, con 1 tav. Napoli, 1909. b) Atterigoti o Tisanuri Silvestri F. — Descrizione di un nuovo genere di insetti aptoi'igoti rappresen- tante di un nuovo ordine. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. ScHola sup. di xXgricoliura in Portici, Vol. 1, j)P- 296-311. Portici, 1907. Silvestri F. — Materiali per lo studio dei Tisanuri. — Boll. d. Labor, di Zool. ge7i. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 2, i^p. 359- 397. Portici, 1908. Silvestri Filippo. — Nuova contribuzione alia conoscenza dell'Anajapyx vesicu- losus Silv. (Thysanura). — Boll. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Yol. 1, pp. 1-16, con fig. Portici, 1907. Silvestri F. — Descrizioni preliminari di varii Artropodi, specialmente di Ame- rica. 1. Nuovo genere e nuova specie di Projapygidae (Thysanura). 2. Nuova specie di Acerentoraidae (Protura). — Atti R. Ace. d. Lincei, Ser. 5, Ren- dic. Class. Sc. /is., mat. e nat., Yol. 18, &em. 1, Fasc. 1, pp. 1-10. Roma, 1909. c) Architteri o Pseudoneurotteri e Mallofagi Bentivoglio Tito. — Distribuzione geogratica dei Libellulidi in Italia. — Atti Soc. natw^alisti e matematici di Modena, Ser. 4, Yol. 9, An. 40 {1907), p)p. 22-47. Modena, 1908. Bentivoglio Tito. — Bibliografla e sinonimia dei Libellulidi italiani. — A.^^^ -Soc. naturalisii e matematici di Modena, Ser. 4, Vol. 9, An. 40 {1907), pp. 48- 122. Modena, 1908. Martin Rene. — Odonates de la Nouvelle Guinee britannique. — Boll. Soc. en- tom. ital., Anno 40 {1908), trim. III-IV, pp. 195-207. Firenze, 1909. d) Ortotteri. Borelli Alfredo. — Forficole raccolte dal prof. F. Silvestri nella America setten- trionale e nelle isole Hawaii. — Boll. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agj'icoltura in Portici, Yol. 3, pp. 314-328, con fig. Po7^tici, 1908. Burr Malcolm. — Sopra alcuni Derraatteri del Museo civico di Genova. — Boll. Soc. entom. ital. An. 40 {1908), trim. III-IV, pp. 175-181. Firenze, 1909. Griffini Achille. — Le Gryllacris papuane ad ali bicolori. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Yol. 3, pp. 207-215. Portici, 1908. e) Rincoti o Emitter!, e Fisapodi o Tisanotteri. Buffa Pietro. — Contribuzione alia conos(-enza dei Tisanotteri. (Due nuovi ge- neri di Tubuliferi;. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d" Agricoltura in Portici, Yol. 3, pip. 193-196, con fig. Portici, 1908. Foa Anna. — Intorno all'uovo durevole (uovo d' invcrno) dell'Acanthochermes quercus Kollar. — Atti R. Ace. dei Lincei, Rendic. Class. Sc. /is., mat. e nat., Ser. 5, Vol. 18, Sem. 1, Fasc. 10, pp. 540-541. Roma, 1909. Grassi B. — Studi suUo Acanthochermes quercus Kollar. — Atti R. Ace. dei Lincei, Rendie. Class, sc. fis., mat. e nat, Ser. 5, Vol. 18, Sem. 1, Fasc. 10, pp. 537-540. Roma, 1909. - 80 - Leonardi G. — Altre notizie intorno alia Diaspis pentagona Targ. ed al modo di corabalterla. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 3, pp. 12-21. Portici, 1908. Leonardi Gustavo. — Seconda contribuzione alia conoscenza delle cocciniglie italiane. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agri- coltura in Portici, Vol. 3, pp. 150-192 con fig. Portici, 1908. Leonard! G. — Notizie sopra alcune cocciniglie dell'Isola di Giava raccolte dal prof. 0. Penzig. — Boll. Labor, di Zool. gen. e agraria d. R. Scuola sup. di Agricoltura in Portici, Vol. 1, jjp. 97-116, C07i fig. Portici, 1907. Leonardi G. — Contributo alia conoscenza delle cocciniglie italiane. — Boll. Labor, di Zool. gen. e agraria d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 1, pp.' 133-169, con fig. Portici, 1907. Leonardi Gustavo. — Due nuove specie di cocciniglie. — Boll. Labor, di Zool. gen. e agraria d. R. Scuola sup), d' Agricoltura in Portici, Vol. 1, pp. 65-68, con fig. Portici, 1907. Leonardi Gustavo. — Generi e specie di Diaspiti. Saggio di sistematica delle Leucaspides. — Boll. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agri- coltura in Portici, Vol. 1, pp. 68-96, con fig. Portici, 1907. Montandon A. L. — Sur le Stcnophthalraicus Fajoumensis A. Costa. — An- nuario d. Museo zool. d. R. Univ. di Napoli, Vol. 2 (N. S.), N. 26, p. 1. Napoli, 1908. Petri L. — Sopra un case di parassitisrao di una cocciniglia (Mytilapsis lulva Targ. var.?) sulle radici di olivo. Con llg. — Atti R. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rendic, Clas. Sc. fis., mat. e nat., Vol. 16, Sem. 2, Fasc. 11, pp. 766-769. Roma, 1907. f) Goleotteri e Strepsitteri. Bernhauer Max. — Zur Staphylinidenlauna von Siid-America. — Boll. Soc. en- tom. ital.. An. 40, (1908), trim. III-IV, pp. 225-251. Firenze, 1909. Borchmann F. — Neue afrikanische Lagriiden aus dem Museum in Genua. — Boll. Soc. eniom. ital., An. 40 {1908), trim. III-IV, pp. 208-218. Fi- renze, 1909. Gestro R. — Materiali per lo studio delle Hispidae. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup), d' Agricoltura in Portici, Vol. 3,2ip. 197-204. Portici, 1908. Masi L. — Ditiscidi e Girinidi appartenenti al Museo Zoologico della R. Univer- sita di Roma. — Boll. Soc. zool. ital., An. 18, (Ser. II, Vol. 10), fasc. 11-12, pp. 494-506. Roma, 1909. Solari Angelo e Solari Ferdinando. — Curculionidi della fauna paleartica. — Boll. Soc. ento.n. ital.. An. 40 (1908), trim. lU-IV, pp. 258-281. Firenze, 1909. Weisse J. — Eine neue Coccinellide aus Mexico. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola siqj. d' Agricoltura in Portici, Vol. 3, pp. 205-206. Portici, 1908. g) Nevrotteri. Comes Salvadore. — Stereotropismo, geotropismo e termotropisrao nella larva di Myrmeleon formicarius L. — Atti d. Ace. gioenia di Sc. nat. in Cata- nia, An. 86 (1909), Ser. 5, Vol. 2, Mem. 4^ di pp. 14. Cata^iia, 1909. Enderlein Gunther. — Neue Gattungen und Arten nordamerikanischer Copeo- gnathen. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agri- coltura m Portici, Vol. 3, pp. 329-339, con fig. Portici, 1908. -si- ze) Imenotteri. Ghigi Alessandro. — Sopra una nuova specie di Siricide delle Azore (Paururus atlantidis, sp. n.). — Boll. Soc. entoni. ital.. An. 40 (1908), trim. TIIJV, P2J. 163-170. Firenze, 1909. Krausse A. H. — Ziir Hummelfauna Sardiniens und Corsicas. — Boll. Soc. en- tom. ital., An. 40 {1908), trim. IlI-IV, j^p. 219-224. Firenze, 1909. Marteili G. — Notizie suH'Eurytoraa strigifrons Thorns, parassita dell'Apanteles glomeratus Reinh. e dell'Anilastus ebeniiius Thorns. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 3, pp. 261264. Portici, 1908. Marteili G. — Di alcuni parassiti deH'Ocnogyna beaticum Ramb. osservati nei dintorni di Gatanzaro. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup), di Agricoltura in Portici, Vol. 1, pp. 225-230, con fig. Portn-i, 1907. Masi Luigi. — Gontribuzioni alia conoscenza dei Galcididi italiani. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'' Agricoltura iti Portici, Vol. 3, pp. 86-149, con fig. Portici, 1908. Masi Luigi. — Gontribuzioni alia conoscenza dei Galcididi italiani. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e Agr. d. R. Scuola su2i. di Agricoltwa in Portici, Vol. 1, }jp. 231-295, con fig. Portici, 1907. Silvestri F. — Appunti sulla Prospalta Berlesei How. e specialmente sui primi stadi del sao svUuppo. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 3, pp. 22-28, con fig. Portici, 1908. Silvestri Filippo. — Gontribuzioni alia conoscenza biologica degli Imenotteri parassiti. 1. Biologia del Litonnastix truncatellus (Dalm). 2.^ Nota prel. — Boll. Labor, di Zool. gen. e agraria d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 1, pp. 17-64, con fig. e tav. Portici, 1907. Silvestri F. — Gontribuzioni alia conoscenza biologica degli imenotteri parassiti. — Boll. d. Labor, d. zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 3, pp. 29-85, con fig. e 2 tav. Portici, 1908. Wassmann E. — Sur les nids des fourrais raigrantes (Eciton et Anomma). — Atti d. pont. Ace. rom. d. Nuovi Lincei, An. 60 (1906-907), Sess. 6-7, 2jp. 224-229. Roma 1907. Wheeler Morton William. — Ants collected by prof. F. Silvestri in Mexico. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 3, pp. 228-238. Portici, 1908. Wheeler Morton William. — Ants collected by prof. F. Silvestri in the Ha- waiian Islands. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 3, pp. 269-272. Portici, 1908. i) Ditteri. Bezzi M. — Le specie dei generi Geratitis, Anastrepha e Dacus. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Vol. 3, pp. 273-313, con fig. Portici, 1908. Corti Emilio. — Gontributo alia conoscenza del gruppo delle Crassisete in Ita- lia. — Boll. Soc. entom. ital., An. 40 (1908), trim. III-IV, pp. 121-162, Firenze, 1909. I) Lepidotteri. Manolescu. — Gome le farfalle vuotano i singoli tubi ovarici durante la depo- siziono delle uova. Gon 1 tav. schematica. — Annuayno d. R. Staz. baco- logica di Padova, Vol. 34, pp. 102-105. Padova, 1907. - 82 - Martelli G. — Gontribuzione alia biologia della Pieris brassicae, L. ed alcuni suoi parassiti ed iperparassili. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sujJ. di Agricollura in Portici, Yol. 1, pp. 170-224, con fignra. Portici, 1907. Martelli G. — Contribuzioni alia conoscenza della Dicranura vinula L. e di al- cuni suoi parassiti. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Sciiola svp). d' Agricollura in Portici, Vol. 3, pjj. 239-260, con fig. Portici, 1908. Rostagno F. e Zapelloni L. — Lepidoptei'a faunae roraanae. Nymphalidae. Li- bytheidae. Erycinidae. — Boll. Soc. zool. Hal., An. 18, {Ser. II, Vol. 10), Fasc. 11-12, pp. 471-493. Roma, 1909. Stefanelli Pietro. — Miscellanea lepidotterologica per la fauna dltalia. — Boll. Soc. entotn. Hal., An. 40 (1908), trim. III-IV, pp. 252-257. Firenze, 1909. Tommaselli P. — Ksercita il Radio nessuna influenza sulle raanifestazioni vitali della Sericaria mori. — Anniiario d. R. Staz. bacologica di Padova, Vol. 36, pp. 79-92, Padova, 1909. Turati Emilio. — Nuove forme di Lepidotteri e note criticlie. — Naturalista Siciliano, An. 21, (N. S., Vol. 1). Estr. di 134 pag. con fig. e 7 tav. Pa- lermo, 1909. Turati Emilio. — La Zygaena transalpina Esp. e le sue forme italiane. — Boll, d. Labor, di zool. gen. e Agr. d. R. Sc. sup. d' AgHcoltiD'a in Portici, Vol. 4, pp. 134-162. Portici, 1910. Verson E. — Sul vaso }>ulsante della Sericaria. — Annuario d. R. Staz. baco- logica di Padova, Vol. 36, N. 17-49, con tav. Padova, 1909. IX. Molluschi. 1. SCRITTI GENERALI 0 SU PIU CHE UNA DELLE CLASSI. Lepri Giuseppe. — Contribute alia conoscenza dei iMollusehi terrestri e d'acqua dolce del Lazio. — Boll. Soc. zool. Hal., An. 18, (Ser. II, vol. 10), Fasc. 11-12, pp. 347-444. Roma, 1909. 3. Gasteropodi (Prosobranchi, Eteropodi, Opistobranchi, Pteropodi. POLMONATi) Lambertenghi Ada. — Contributo alio studio delle cellule renali delPHelix po- matia (L.) e del Limax "variegatus (Drap.). Con tav. — Atti Soc. it. Sc. nat. e Mus. civ. St. nal. in Milano, Vol. 47, Fasc. 1-2 2)p- 23-39. Pavia, 1909. Lambertenghi Ada. — Contributo alio studio dell' istologia delFuretere nei Li- max. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. di St. nat. in Milano, Vol. 48, (An. 1909), Fasc. 4, pp. 297-311, con fig. e tav. Pavia, 1910. Paladino RafTaele. — Ricerclie chimiche e spettroscopiche sul secrete colorato della Aplysia punctata. (Sunto). — Rend. d. Ace. d. Sc. fis. e mat., Ser. 3, Vol. 13, An. 46, Fasc. 12, pp. 355-356. Napoli, 1907. X. Tunicati. Todaro F. — Sopra un partieolare organo di senso delle Salpidae. — Atti /?. Ace. dei Lincei, Ser. 5, Rend., Class. aSc. fis., mat. e nat.. Vol. 16, Sein. /, Fasc. 8, pp. 575-576. Roma, 1907. Valle (della) A. — Osservazioni su alcune Ascidie del golfo di Napoli. (Sunto). — Rendic. d. Ace. d. Sc. fis. e mat., Ser. 3, Vol. 13, An. 46, Fasc. 5-7, p. 148. Napoli, 1907. - 83 - COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTI CLINICI »1 PE K F E Z I ON A M E N T O IN MILANO ISTITUTO ANATOMICO DIKETTO DAL PKOF. F. LIVINI UoTT. ANTONIO COMOLLl, Aiuto Contributo alia conoscenza della circolazione linfatica deilo stomaco Nota prelimiuare (Con 1 figura) E vietata la riproduzione. E generalmente ammesso dagli autori che, mentre esistono ample conmnicazioni fra le due reti linfatiche dello stomaco — la sottomucosa e la muscolo-sierosa — e quelle dell'esofago, non altret- tanto si possa dire che avvenga con quelle del duodeno. Dal lato del piloro, infatti, i tentativi dei ricercatori per otte- nere che 11 liquido iniettato nei linfatici dello stomaco vada in queUi del duodeno sorpassando 11 piloro, se hanno date buoni risul- tati per quanto riguarda le reti linfatiche sottomucose, sono stati negativi per le reti della sierosa; I'iniezione spinta sia dallo sto- maco verso 11 duodeno sia in senso inverse, si e arrestata al pi- loro; si e percio concluso secondo quanto dice Most (^), che cioe " die Serosaseite des Pylorus stellt demnach eine scharfe Lymph- scheide dar „. E, quantunque or non e multo Jamieson e Dob- son f ) abbiano aftermato di essere riusciti in un case ad iniettare attraverso il piloro un'area che si estende " for some little di- stance on the duodenum „, e siano convinti dell'esistenza di una comunicazione fra le reti hnfatiche muscolo-sierose dello stomaco e (1) Most, A. — Ueber die Lympligefasse und regioniiieu Lymphdriiseu des Magens in Kiick- sicht auf die Verbreitung des Magencarcinoms. — Arch. f. Klin. Chir. Bd. 59, Hf. I, 1909. (2) Jamie sou, J. K. a. Dobson, J. F. — Lectures on the Lymphatic system of the stomach. — The Lancet, April 20, 1907. - 84 - del duodeno, anche neU'ultima edizione (1909) del trattato di Poi- rier(^) nel capitolo sui linfatici compilato da Poirier e Cuiieo, questi autori, basandosi anche su ricerche personal!, non credono all'esistenza di una tale comunicazione ; al pari di altri, essi am- mettono solo la possibilita che qualche collettore pilorico si estenda alquanto, attraverso il piloro, sul duodeno per andare a raggiungere un ganglio del gruppo sottopilorico. Volendo rivedere la questione che riguarda la circolazione lin- fatica dello stomaco, ho praticato una ventina di iniezioni col me- todo di Grerota (^) ed ho piii volte avuto occasione di convincermi esistere una diretta comunicazione fra le reti lintatiche muscolo- sierose dello stomaco e quelle del duodeno. Come mostra la figura, infiggendo I'ago in un punto del duodeno non molto lontano dal piloro, e talora possibile iniettare, oltre i vasi piu prossimi del territorio del duodeno, anche altri della porzione finitima deho stomaco diretti sia verso la grande sia verso la piccola curvatura ; spingendo il li- quido cautamente con pressione gradualmente crescente, iniettatisi la rete hnfatica e i collettori del duodeno, si riempiono successiva- mente alcuni vasellini che sorpassando il piloro portano il liquido ai collettori dello stomaco, e inoltre una finissima rete che appena si intravede e che scompare tosto che il dito comprimente lo stantuft'o rallenti anche leggermente la pressione. Fatti simili mi fu dato riscontrare piu o meno nettamente tan to sulla faccia ante- riore quanto sulla posteriore, ed anche praticando l' iniezione in senso inverse ; torna pero difficile riprodurli graflcamente, data I'im- possibilita di mantenere a lungo iniettata la finissima rete (nella figura questa non e rappresentata). (1) Cliaipy. A. et I'oirjer, P. — Trait6 d'anatomie humaine. — T. IL fasc. 4. (-) (yoii nuusti) nietodo sono state conipiute tiitte le piii reeeuti rieerilie. - 85 - Most accenna, a proposito del comportamento dei linfatici del piloro, alia presenza di " zarte Gefasse, welche den Pfortner ringformig umspinnen „. Altri ricercatori non riuscirono a trovare una tal disposizione, e si maravigliano della descrizione di Most. Ora anche a me e av- venuto talora di mettere in evidenza, sia dal lato dello stomaco sia dal lato del duodeno, la presenza di collettori addossati 1' uno all'altro presso il piloro e seguenti la direzione dello strozzamento anulare che si trova in corrispondenza di esso, come si vede nella flgura; probabilmente I'autore vuol riferirsi ad una tale disposizione, la quale non dinota certamente — come vuole Most — I'esistenza di una divisione fra i linfatici muscolo-sierosi dello stomaco e quelli del duodeno. Sia rilevato come i miei reperti armonizzino perfettamente coi dati che in questi ultimi anni I'anatomia patologica ha fornito, se- condo i quali, contrariamente all'opinione prima corrente, non e rara la propagazione del carcinoma del piloro sul duodeno e che essa avviene, oltreche per la rete sottomuccosa, anche attraverso lo spazio bottosieroso. Grampus griseus (G. Cuv.). NoPA DEL DoTT. ALBERTO RAZZAUTI Assist, nki.l' Isrrruro di Zoologia e di Anat. comp. dblla K. Univkusita di Pisa (Con tav. VI). 1. Cattura. — II 27 dello scorso gennaio, verisimilmente in causa delle forti mareggiate che imperversarono sul nostro Tirreno, un cetaceo dette in secco sulla spiaggia del littorale fra Livorno e Boccadarno e precisamente in locaUta detta Torre di Mezza Piag- gia ; a cura di questo Istituto Zoologico fu portato in Laboratorio, ove si constato trattarsi di un individuo 5 dell'interessante delflnide: Grampus griseus (G. Cuv.). Poiche questo cetaceo non e molto co- mune, ne molto rappresentato nolle collezioni, credo utile accen- nare qualche date riferentesi ad esso e presentare alcune figure accuratamente prese. 2. Misurazioni. — Per prima cosa do il risultato di alcune delle - 86 - misurazioni effefctuate, mentre di altre, piu particolari, riguardanti lo scheletro, sara riferito piu sotto : Lunghezza totale deH'animale (fra le perpendicolari). M. 2.60 Distanza dall' estremita del muso all'angolo anteriore deU'occhio „ 0.38 Diametro longitudinale deU'occhio (tra le commessiire palpebrali) - . . „ 0.027 Distanza daU'apice della mandibola alia commessura dei iabbri „ 0.28 Distanza dall' angolo posteriore dell' occhio al forame uditivo. , „ 0.075 Distanza daU'estremita del muso alio sfiatatoio. . . „ 0.52 Larghezza dello sfiatatoio „ 0.05 Lunghezza dell'aletta pettorale destra „ 0.51 Larghezza dell'aletta pettorale destra alia sua base. „ 0.16 Distanza dallo sfiatatoio all'origine dell'aletta dorsale. „ 0.82 Lunghezza dell'aletta dorsale „ 0.50 Altezza dell'aletta dorsale „ 0.31 Larghezza dell'aletta dorsale alia sua base . . . . „ 0.39 Distanza dall'origine della dorsale alia smarginatura caudale „ 1.4:7 Larghezza della pinna caudale „ 0.52 Distanza fra I'apice dell'aletLa pettorale distesa lungo il corpo ed il livello anteriore dell'aletta dorsale. . . . „ 0.135 Circonferenza del corpo al livello anteriore delle alette pettorah „ 1.25 Circonferenza del corpo al livello anteriore dell'aletta dorsale „ 1.24 3. Garatteri. — Capo arrotondato, lateralmente compresso nella sua parte anteriore, con una larga e profonda depressione frontale restringentesi gradualinente verso I'apice della mascella. Alette pet- torali inserite nel quarto anteriore del corpo ; I'aletta dorsale, media- na, alta circa tre quarti dell'altezza della corrispondente regione del corpo; pinna caudale lunga circa la meta della !5ua larghezza estreraa. Colorazione nera sul dorso e sui flanchi (coraprese le pinne), tendente al grigio con macchiettature biancastre intorno alia bocca, sotto la mandibola e anteriormente alia inserzione delle pettorali ; bianca sul ventre fin presso I'apertura anale, posteriormente nera: una macchia grigiastra in forma di V al livello delle pectorah, con I'apice volto all'indietro, tenuamente sfnniato in una linea mediana ; grigia iiolla regione latero-ventrale. Ben ovidenti sul dorso e sui — 87 — fianchi quelle peculiar! striature biancastre che Federico Cuvier(9) assimiglio a sgraffiature; benche irregolarmente disposte, esse ab- bondavano piu sul lato destro che «ul sinistro ed erano pel parti- colarmente addensate lungo il dorso: variabili nelle dimensioni, dif- ferivano ancora nella direzione e nella lore posizione reciproca. Ad esarae piu accurate, notavasi quasi sempre in esse una linea assiale scura pill o meno larga, circondata da un orlo biancasfcro esterna- raente sfumato. Qua e la apparivano poi scarse macchie bianche rotondeggianti con piccolo nucleo oscuro, talora eccentrico. Tuno digerente lungo complessivamente circa trenta metri; per i suoi carafcteri formal! corrispondeva alle diligent! descrizioni datene da Fischer (13), Murie (19) e Turner (29). Al bordo anteriore dei mascellari esistevano da ciascun lato quattro infossamenti alveolar! interessant! solo la muccosa, destinat! a ricevere i dent! della man- dibola. La prima sacca stomacale conteneva rest! assa! digerit! d! conchiglia d! Sepia, I'intestino un liquido denso, giallognolo, in cui erano visibih rest! d! alghe. Diametro antero-posteriore del cranio: m. 0,49; diametro tra- s verso, fra le apofisi zigomatiche: m. 0,30; forame occipitale ellis- soide, ristretto in basso: diametro longitudinale m. 0,047, diametro trasversale m. 0,089; lunghezza deha sinfisi mandibolare m. 0,055. Mascellari con un avvallamento stretto e assa! profondo sui lore bordi alveolar!, occupante il terzo anteriore; deviazione a sinistra delle ossa nasah raolto accentuata; intermascellare destro molto piu largo del sinistro (una volta e mezzo) nella regione pj-enasale. Formula dentaria -; — 7. 4 4 Colonna vertebrale costituita da sessantotto vertebre: sette cervical!, tredic! dorsah, quarantotto lombo-caudah. Vertebre cervi- cal! parzialmente sinostosate, la settima fusa colle altre, solo colla porzione superiore dei neurarchi e colla neurospina. Tredic! costole d! cui le prime sette con doppia articolazione, le altre se! artico- lantisi direttamente 0 mediante ligamenti con le apofisi trasverse; fra qUeste e peculiarmente costituita la tredicesima, che e lunga circa 23 cm., molto sottile ed e unita alia corrispondente apofisi trasversa da un ligamento lungo circa 5 cm. Lo sterno consta di tre sternebre, la terza molto distorta, con accentuato mucrone; le costole con ossa sterno-costaU sono otto, le prime quattro in articola- zione diretta collo sterno, la quinta strettamente contigua, le altre riunite alio sterno da un largo ligamento comune. Esistono ventidue ematoapofisi, la prima inserita fra la trentottesima e la trentano- - 88 - vesima vertebra, cogli archi giustapposti ma non saldati, al pari delle due ultime, le altre con archi saldati e con ematospine piii o meno sviluppate. I canali longitudinali della base delle apofisi tra- sverse cominciano alia quarantesimaterza vertebra; le apofisi spi- nose terminano colla cinquantasettesima, le trasverse colla cinquan- tunesima. Scheletro della mano: carpo costituito da cinque ossa, tre nella serie prossimale, due in quella distale; esiste una piccola cartilagine subtriangolare al bordo libero del radio, da interpretarsi verisimil- mente come il pisiforme (*) alio stato cartilagineo. Cinque metacarpali; O Q « Q 1 numero delle falangi: ' '-^' ' ' Lunghezza degli ossicini del ba- 1. o. D. o. 1. cino, cm. 8 circa. 4. — Gonsiderazioni suW esemplare descritto e cenni critici sulla ristematica del Grampus griseus. — Questi caratteri, benche somma- riamente accennati, mi perraettono di rilevare nel nostro Grampus Gonfrontato con altri esemplari mediterranei, alcune particolarita e di portare un contribute, sia pur piccolo, alia conoscenza di questo interessante delfinide; vengo quindi ad esaminare singolarmente i caratteri formali esterni, la colorazione, i carattjri osteologici e la dentatura. Non credo opportune estendermi ex professo sulla que- stione della identita speciflca del Grampus griseus (G. Cuv.) col G. rissoanus (F. Cuvier) oggi ammessa da molti, quantunque anche autori piii o meno recenti, quali Carus(8) e Smiedeknecht (25) tale distinzione mantengono; ma accennero partitamente in base alle diagnosi di questi autori, le ragioni che m' inducono ad asso- ciarmi ai primi. a) Caratteri formali esterni. — E notevole la presenza del- ravvallameuto frontale che ho riscontrato pure molto accentuate nel 5 iuvenis di Nizza e, in proporzioni minori, nel adulto di Spezia (Museo di Firenze); a quanto io so, esiste pure nell' esem- plare di S. Vincenzo (Museo di Roma). Credo che sarebbe interes- sante lo stabilire se questo carattere finora taciuto, sembrami, da- gli autori, e costante oppure aemplice particolarita individuale. Ri- guardo all' inserzione delle pettorali il nostro Grampus apparter- rebbe secondo Smiedeknecht alia specie : rissoanus, poiche il gri- seus le presenterebbe inserite... " dicht vor der Mitte des Unterleibs „ ; (1) Xei cotacei il i)isif()fme limane spesso cartilagineo c non si ossiflca clie molto tardi. — In Pliocaena (adiilto) Leboucq (Rficlierches sur la morphologie de la main chez les niammiferea ma- rius. Archives de Biologic, Tomo JX. Fasc. IV, 1SS9) ha riscontrato lo stesso fatto da nie osservato. - 89 - dico subito che questo carattere (come appare dalla descrizione e dal disegno datone da D'Orbigny (9)) e stato preso sopra animali in avanzata putretazione, a ventre enormemente disteso dai gas addominali e quindi in condizioni tali da non poter giudicare retta- mente della posizione delle pettorali ; inoltre gli autori posteriori non lianno riscontrato per niente questa marcata diversita. Degno di essere preso in considerazione e il rapporto fra 1' al- tezza dell'aletta dorsale e quella della corrispondente regione del corpo, che, anche in altri esemplari, si avvicina molto a quello os- servato nel nostro Grampus; questo fatto e in evidente contrasfco colla caratteristica [humilis) data da Cams (8) all'aletta dorsale, nella diagnosi del genere Grampus. Notevoli differenze invece nella for- ma e nolle proporzioni, presentano le pinne caudali del Grarnpus di Spezia e del nostro esemplare ; poiche mentre in quest' ultimo i lobi si presentano fortemente curvati all' indentro (largliezza della pinna eguale a circa due volte I'altezza), nell'esemplare di Spezia i lobi sono molto piu espansi (largliezza della pinna eguale a circa tre volte I'altezza) ; questa curvatura dei lobi caudali appare ancor pill marcata nel 5 iuvenis di Nizza, cio che potrebbe far ritenere dipendente dall'eta tale variazione. b) Golorazione. — Anche alia colorazione e stato date valore specifico per separare il G. griseus dal rissoanus; Cams (8) infatti si fonda precipuaniente su questo carattere e Smiedeknecht (25) cosi distingue : griseus (Cuv.) 7'issoanus (Cuv.) Oberseite einfarbig schwarz. Oberseite grau mit weissen Unterseite ganz weiss. Linien durchzogen. Contro questa distinzione stanno, fra le altre, le osservazioni di Fischer (13) che pote vedere una banda di un centinaio di Grampus suUe coste del Marocco e quelle di Richard e Neuville (21); cosi I'esemplare di Fasana (Valle(30)) mostra colore bianco-grigiastro nella raeta anteriore del corpo, nero-violaceo nella posteriore : il nostro esemplare poi, secondo la distinzione di Sm iedeknecht avrebbe la colorazione fondamentale del griseus^ e le striatare bianche del ris- soafius. Mi sono antecedentemente un po' diffuse sulla descrizione di queste striature : Richard e Neuville (21), dietro I'opinione di Chaves, le credono dovute a ferite prodotte da Cefalopodi : " les stries nombreuses entrecoupees irregulierement, marchant souvent par groupes paralleles... sont sans doute produites par des Cephalo- podcs qui saisia par les Grampus se cramponnent a leur teguments - 90 - pour ne pas etre deglutis „. lo credo che questa asserzione, dovuta per altro ad osservatori accurati, debba essere avvalorata da ulte- rioii conferme : poiche raentre questa particolarita si riscontra nor- malinente nel Grampus (Van Beneden (3)) afferma senz'altro che gli e esclusiva), non e stata osservata che accideritahiiente in altri Delfinidi ad identico regime alimentare ^teutofago). c) Garatteri osteologici e dentatura. — L'esame del nostro Gram- pus confenna pienamente le idee espresse da Richiardi (22) sulla variabilita di questi caratteri ; noi infatti troviamo : Formula tlentaria Eseiiiplare di Palermo (Richiardi) . » di Palermo (Riggio) . . » di Spezia » di Pasana (Valle) . . . » di Torre Mezza Piaggia . N. delle vertebre delle costole N. deUe ossa sterno costali N. delle ematoap Posizione della priina ematoap. rispetto alle vertebre 69 12 8 21 39-40 70 11 (0 20 40-41 70 lli ' 20 40-41 70 VI 23 39-40 68 11! 8 22 38-39 0-0 4-4 0-0 2-2 0-0 5-5 0-0 IT Nel Grampus quindi non solo e variabile i) numero delle ver- tebre, delle ematoapofisi e la loro posizione (Richiardi ^22)), ma anche quelle delle coste e delle ossa sterno-costali ; non esiste relazione alcana fra il numero e la posizione delle ematoapofisi e il numero delle vertebre, cio che dimostra come la distinzione della regione lombare dalla caudale stabilita da alcuni autori in base al criterio di posizione della prima ematoapofisi, non sia fondata sopra un ca- rattere costante. L'esistenza di un tredicesimo paio di costole fu gia indotta da Van Beneden e Gervais (1) . . . . a en juger par la petite facette articulaire que porte I'apophyse transverse de la vertebre qui suit celle, sur la quelle s'insere la derniere des paires do cotes du squelette de Grampus griseus regu de Brest par Dume- ril; nel nostro Grar.ipus questa piccola faccetta articolare non esiste e la costola, che non presenta testa, si unisce, come gia ho detto, alia corrispondente apofisi trasversa con un ligamento assai lungo. La dentatura costituisce una delle piu notevoli particolarita di questo delfinide ; si e finora osservato che pur esistendo alveoli o loro traccie sopra i bordi anterior! dei mascellari, il Grampus pre- - 91 - senta denti solo nel!a porzione sinfisaria della mandibola. L' esem- plare di Spezia, che ho potato osservare nel museo di Firenze, pos- 2 — 2 siede invece qiiesta formula dentaria : ^ v ; i denti mascellari, 5 — 5 benche piu piccoli, arieggiano nella loro forma e direzione quelli in- ferior! e, per I'inserzione loro, corrispondono agli intervalli dei tre denti mandibolari anteriori. Cio costituisce un fatto molto interes- sante, in quanto che viene ad asseverare I'opinione espressa da al- cuni autori, che cioe la mancanza dei denti sulla mascella supe- riore sia secondaria e non si possa percio ritenere caratteristica del genere. Quanto poi al numero dei denti mandibolari, si e voluto ad esso attribuire valore di carattere specifico ; e men tre alcuni autori (Fischer (13)) hanno indicato per il rissoanus la presenza di uno o due denti di piii che nel griseus, altri (Richard e Neuville (21)) hanno constatato il fatto contrario, e Smiedeknecht (25)) attribui- sce al griseus da dodici a quattordici denti. Limitandosi agli esem- plari mediterranei di Grampus, si puo stabilire per la dentatura la se- 0-0 0-0 0-0 0-0 0-0 0-0 2-2 rie seguente : ^-—g ; ^-g ; ^^] ^_^\ ^^^ ; g^; ^-^ : cio che ci vieta, considerando anche la facile deciduita dei denti nei Delfinidi e il rapido colmarsi dei respettivi alveoli, di dare impor- tanza a questo carattere. 5. Catture del Grampus griseus nei mari italiani. — Ho cercato colla massima cura di riunire nel prospetto a pag. 92-93 i dati piia important! delle catture del G. griseus (Gr. Cuv.) nei mari italiani ; di talune non mi sono curato, sia perche la determinazione era dub- bia 0 incerta la notizia; di altre poi (Catania (18)), Geneva (17)) non ho potuto raccogliere dati precis!. 6. Alcuni rilievi sulla frequenza e sull'epoca di cattura del Gram- pus griseus nei mari italiani. — Da questo prospetto si possono ri- levare alcuni dati circa I'epoca di apparizione e la frequenza del Grampus griseus nei mari italiani ; si osserva anzitutto che al numero piuttosto rilevante di catture avvenute nell'Adriatico set- tentrionale e sulle coste dalmate, non ne fa riscontro alcuna per I'Adriatico inferiore ; sconosciuto per 1' lonio, sembra assai frequente sulle coste della Sicilia ; non si conoscono altre catture meridional! air infuori di quella di Capri, mentre sembra divenir piii frequente procedendo dalle coste toscane verso il Golfo Ligure (Geneva, Mo- naco, Nizza), dove Risso (24) dice che appare di primavera e di autunno, e dove anche e state recentemente riscontrato nolle cam- pagne scientifiche dell'Istituto oceanograflco di Monaco (Bouvier (4)). - - 92 - f Prospetto delle catture del Grampus a 2 Localitil Epoca p Sesso Lungli. totale 1 1 1 Nizza 1811 ni. 3.00 circa 2 Nizza 13 giugno 1825 3 Baia di S. Jean (Nizza) giugno 1829 6 -^' m. 3.00 circa 4 Brevilacqua (Zara) 12 aprile 1860 6 9 (0 ■^ Zara 20 maggio 18G;i V, Mar di Palermo luglio 1865 7 Torrette (Zara) 15 giugno 1873 m. 2.84 y Sacca dei Scardovari (CMoggia) 29 giugno 1874 m. 3.60 9 Capri febbraio 1877 < 10 Palermo luglio 1879 11 Palermo maggio 1881 12 Foce del Piave ottobre 1882 6 ^"^• 111. 1.81 r.i Spezia 21 novembre 1884 6 m. 3.32 14 Venezia 12 maggio 1890 6 ^'9 ^ m. 3.:i4 1^ m. 2.r)2 ir> Monaco (al largo) 26 maggio 1896 6 m. 3.40 ( 10 Fasaua (Istria) 21 giugno 1897 9 (?) m. 3.09 17 S. Vincenzo 9 giugno 1903 38 Nizza 27 marzo 1905 iuv. m. 1.35 19 Torre di Mezza Piaggia (Pisa) 27 gennaio 1910 6 m. 2.60 - 93 - roriu. (lout. Autori che ue rifeiiscouo Musei che ue conservano preparati U-0 5-5 Cuvier (10), Vim Jkinedcii (2). Parte della mandibola : Musco di Parigi. Van Beuedeu (3). Pelle : Mnseo di Nizza. 00 , p 0-0 Latiiillaid in Y. Ciivier (0), Cams (S). Un cranio ed uno scheletro ; Mu.seo di St. Nat. di Pa- rigi. Brusina (0). Valle (30). Cranio e parte di scheletro di un esemplare : Ginna- sio di Zara. Brnsina (6), Valk; (30). R. I. Museo di Corte di Vienna. Riggio (23), fide Doderlein. 0-U 4-;i Bnisiiia (5), (6). Museo Zoologico di Zagabria. u-u 4-4 Trois (26), (28), Brusina (6), Caius («), Valle (30). Piuua caudale e scheletro : CoUezioue vertebrati it. Mu.seo di Fireuze. 0-0 T Giglioli (17), Carus (8), Damiani (11). Cranio seuza mandibola: CoUezioue vertebrati italiani. Museo di Fireuze. 0-0 .^ .— ; 2 es. 0-0 0-0 0-0 6-5 ' 6-7; Richiardi (22), Riggio (23), Damiani (11), Uu cranio : Collez. vertebrati it. Museo di Fireuze. Due : Museo di Palermo. Uno : Museo di Pisa. 0-0 0-0 3~4 ' 4-4 Richiardi (22), Riggio (23), Carua (8), Damiani (11). Uno scheletro: Museo di Palermo. Uno scheletro: Mu- seo di Pisa. 0-0 Trois (27), (28), Brusina (6), Damiani (11). Cranio e visceri : Museo del R. Istituto Veneto. 2-2 5-5 Giglioli (in schaedis) Pelle niontata e scheletro. CoUezioue vertebrati itoliani. Museo di Firenze. U 4_4 ¥5.5 Ninni (20), Trois (28), Vallu (30). Damiani (11). Craui : Collezione Scarpa, Treviso. 0-0 4-2 Richard c Xcuvillc (21). Scheletro: Museo Oceauogratico di Monaco. Visceri: Museo di Parigi. 0-0 5^5 Vallf (30), Damiani (11). Pelle montata, scheletro e lingua : Museo Civico di Trieste. 0-0 4-4 Carrnccio (7). Pelle niontata e scheletro: Museo di Roma. 0-0 0^0 Giglioli (in schaedis). I'elle moutata e cranio (mutilator : CoUezioue Vertebrati Italiani. Museo di Firenze. 0-0 4-4 Scheletro e visceri : Museo di XMsa, - 94 - Riguardo all'epoca di cattura si puo affermare che esse predo- minano nella primavera e sul principio deU'estate, mentre rare sono le catture autunnali e invernali ; cio ci potrebbe indurre a credere che il Grampus compia delle regolari migrazioni come taluni autori (Flower (15)), Fischer (13)) hanno sostenuto, ma niente ci fa in- travedere quale sia la via seguita e quale la stazione invernale. In rapporto agli istinti sociali di questo Delflnide Van Beneden (3) e portato a credere che esso viva in compagnia (gam me) una parte dell'anno e si riunisca in coppie all'epoca degli amori fino al parte : molto piu rari sarebbero gli individui solitari o i maschi ripudiati. L'e catture italiane si riferiscono invece per la maggior parte a in- dividui isolati, piii raramente a individui riuniti in coppie o in banda. Ringrazio vivamente il prof. E. Ficalbi per avermi perniesso e facilitate lo studio di questo Delfinide, che e andato ad aumen- tare la bella raccolta cetologica del Museo di Pisa. Ringrazio ])oi il prof. D. Rosa che mi ha permesso I'esame degli individui di Grampus della collezione dei Vertebrati Italiani del Museo di Fi- renze. Pisa, aprile 1910. Lavori citati. 1. Beuetlen (Van) P. I. et Gervais P. — Odtcograpliie dus Cctacts vivaiits ut I'ossiles, avec atlas. — Parvs lfi68-79 et iSSO. 2. Beneden (Van) P. I. — Note sur le G-raiupus griseus. — Bull. Ac. lioyale dc BcUjiqiic, 44 Ann., 2 Serie, Tom. 41, Bnixelles, 1S76. 3. Idem. — Histoire naturelle des Delphlnides des Mers d'Eiirope. — Mem. couronnees et autres memoires publiees par I'Ac. royale de Belgique, Tomo XLIII, Bruxelles, ISSO. i. Bouvier E. L. — Quelques impiessious d'uu uaturaliste au cours d'nne campagne scieutitiqiie de S. A. S. le Prince de Monaco (1905). — Bulletin de I'Istitut. Oceanograf. de Monaco, N. 93, Monaco, 1907. 5. Brusina S. — Bad. jug. akad. znan i umiet Kni, XXVII, V Zagrebu, 1874. 6. Idem. — Sisavci Jadrauskoga mora. Grad^ja za fauna lirvatschu uz obzir na ostale sisavce Sre- dozemnoga mora. — Bad. jug. akad. znan in umiet. Kni. XCV, V Zagrebu, 1889. 7. Carruccio Antonio. — Sopra un raro delflnide (Grampus griseus G. Cuv.) di recente cattu- rato presso la .spiaggia di S. Viucenzo, etc. — Bull. Soc. Zool. It. Serie II, Vol. VII e VIII, Boma 1906-07. 8. Carus J. V. — Prodrouius Faunae Mediterraneae. — Vol. II, Stuttgart, 1889-93. 9. Cuvier F. — De I'Histoire Naturelle des cetaces. — Parin 1836. 10. Cuvier G. — Rapport fait & la classe des sciences mathematiques et physiques sur divers Ce- tac68 pris sur les cotes de France. — Annal. du Museum, Tomo XIX, Paris, 1812. H. Damiani G. — Di un Prodelpliinus euphrosyne True all'Isola d'Elba o della distribuzioiie dei Dcnticoti minori uei mari d'ltalia : Atli Soc. Ligustica Sc. Nat. e Geog., Vol. 14, Genova, 1903. 12. Doderleiu P. — Rivista della Fauna sicula del Vertebrati. — Nttove Effemeridi Siciliane, Vol. XI, Palermo, 1881. 13. Fischer P. — Note sur un C»Uac6 (G. griseus) echou6 sur les cotes de France. — Annales des i^Q. Nat. (Zoologie), V Seric, Tome 8, Paris, 1867, - 95 - 14. Idem. — Cetacfis du Sud-Onest de la France. — Acte de la Soc. Linn, de Bordeaux, vol. 35, IV Serie, Tome 5, Bordeaux, 1881. 15. Flower W. H. — On Risso's Dolphin. — Transactions Zoolog. iS'oc., Vol. S, (Pt, i, 18~2), Lon- don, 1874. 16. Gervais P. — Cetac6s dea cotes francaises de la Medlterran6e. — Comptes rend. Acad, des Sciences, 2 Semelre, Paris, 1864. 17. Giglioli H. E. — Elenco del Mammiferi, degli Uccelli e dei Rettili ittiofagi apparteneiiti alia fauna italiana e Catalogo degli Anfibi e dei pesci italiani. Firenze, 1880. 18. Grass! B. e Calandruccio S. — Fauna della provincia di Catania e delle regioui limitrofe. Bollett. mens. Accad. Oioenia S. Nat., (N. Serie), Fasc. 30-31, Catania, 1893. 19. Murie J. — On Risso's Grampus (Grampus rissoauus Desm.). — The Journal of Anat. and Physiol., 2 Series. 7, Cambridge and London, 1870. 20. Xiuui A. P. — Grampus griseus a Venezia. — Bollett. del Naluralista, Anno 10, y. 6, Siena, 1890. 21. Richard J. e Neuville H. — Sur quelques Cetac6s observes pendant les cainpagne« dii Yacht Princesse Alice. — Mem,. Soc. Zool. de France, Tomo 10, Paris, 1897. 22. Richiardi S. — Sul Grampus griseus. — Processi Verb. Soc. To.sc. Scien. Nat., Pi.sa. ISSl, e: Zoolog. Anzeiger, Jahrg. 5, Leipzig, 1882. 23. Riggio G. — Grampus griseus G. Cuv. (G. rissoanus F. Cuv.) uel mare di Palermo. — Xatu- ralista Sicil., Anno 1, N. 7, Palermo, 1882. 24. Risso A. — Histoire Naturelle des principale.s productions de I'Europe mcridiouale, etc. — Tome 3, Paris, 1826. 2.'). Smiedeknecht O. — Die Wirbeltiere Europa's mit Beriicksichtigung der Fanuen von Vorde- rasien uud JTordafrika. — Jena 1906. 2G. Trois E. F. — Sulla comparsa uelle uostre acque di uu cetaceo raro, nou ancora osservato nel- I'Adriatico. Atti E. 1st. Veneto, Tomo 3, Serie 4, Veneziet, 1874. 27. Idem. — Annotazioni sul G. rissoauus, preso nell'ottobre 1882, in viciuanza ai nostri lidi. — AttiB. 1st. Veneto, Tomo 1, Serie 6, Venezia, 1882-83. 28. Idem. — Elenco dei Cetacei dell'Adriatico. — AttiB. 1st. Veneto, Tomo 5, Serie 7, Venezia, 1893- 1894 e: Biv. Ital. Sc. Nat., Anno 14, N. 10, Siena, 1894. 20. Turner "W. — Notes on some of the viscera of Risso's Dolphin (G. griseus). — The Journal of Anat. and Physiol., vol. 26, (New Series, vol. 6), 2, London, 1892. '.W. Valle A. — Sulla comparsa di un Grampus griseus uelle accjue istriaue. — Boll. Soc. Adriatica Sc. Nat., vol. 20, Trieste, 1900. SUNTI E RIVISTE 4. Liwini •". — Dati crabriologici da servire per la interpretazione di anoraalie congenite del canale alimentare e dell'apparecchio polraonare. — Comunicaz. fatta alia Soc. Medico-biolog ica milanese, nella secluta del P marzo 1910, in: Atii Soc. Med.-biologica vitlnnese, vol. 5, f. 1, Milano 1910. L'O. presenta dapprima una serie di proparati microscopici di erabrioni di polio a differenti stadi di sviluppo (e precisamente dalla 72-" alia 192^ ora d' in- cubazione), rilevando quanto segue: A partire dalla 72' ora d' incubazione, col progredirc doUo sviluppo coin- cide dapprima un progressivo, generale restringimento della cavita del canale intestinalo, per tutta la lunghezza deU'abbozzo deirappareccliio polmonare. Dipoi, un restringimento circoscritto e molto accentuato si localizza in un tratto del- r esofago corrispondente alia porzione craniale dei bronchi; un secondo restrin- gimento, ugualmente circoscritto e sentito, si localizza piii tardi nel tratto cra- niale deH'osofago stesso: i due restringimenti riconoscono la loro causa princi- - 96 - pale in un ppogressivo ispessiraento della parete epiteliale del canale intestinale. Fa notare TO. la coincidenza die, per Tubicazioae, essi corrispondono con grande esattezza a due dei piii iraportanti restringimenti dell'esofago uraano. Successivaraento, raentre in corrispondenza del restringiraento piii eaudalo la cavita torna grado a grado ad arapliarsi, in corrispondenza di quelle craniale, per proliferazione degli elementi epiteliali die direttaraente delimitano la ca- vita, questa viene ad essere occlusa. La occlusione non rimane limitata all' esofago, ma si estende anche alia por- zione piii caudale della faringe, della quale la cavita, nel tratto corrispondenle, era andata gradualraente restringendosi. La pervieta del canale si ristabilisce per degenerazione e successive disfacimento di gruppi di cellule epiteliali della parte centrale del tratta occluso, donde la formazione di piccole cavita, dap- prima indipendenti Tuna dall'altra; per 1' ampliaracnto e per la fusione di tali cavita, si arriva alia formazione di una cavita unica, la cavita secondaria, deti- nitiva; il processo si inizia all'estremo caudale del tratto occluso e precede in direzione craniale. Fatti somiglianti dimostra I'O. sussistere anche in embrioni di Rettili (La- certa muralis) e di Antibi anuri (Bufo vulgaris). E ricordando come essi siano stati pure osservati in embrioni uraani, conclude die le occlusioni congenita dell" esofago possono trovare la lore esplicazione nella persistenza di una con- dizione embrionale normalmente transitoria. Dimostra poi come, in embrioni di polio, fatti analoghi a quelli descritti nel canale intestinale si svolgano neirappareechio polmonare. La parte di questo apparecchio che sara poi la estreraita caudale della trachea ed 11 tratto iniziale dei bronchi possiede dapprima (embrioni alia 72^ ora d' incubazione) una cavita relativamente ampia ; bentosto, pero, essa va ri- ducendosi nelle dimensioni, per mode che alia 94-^ ora d' incubazione esiste un forte rostringimento, localizzato alia parte ricordata; ed il restringimento tanto si accentua, flno a che, per una breve estensione, si ha una occlusione completa della cavita: corrisponde la occlusione alia biforcazione della trachea ed al tratto iniziale dei bronchi; al tratto occluso segue un restringimento bronchiale che per ubicazione, per lunghezza.... corrisponde al restringimento caudale dell'eso- fago di cui fu detto di sopra. La occlusione ha durata brevissima: alia 118'^ora di incubazione gia e scomparsa o ne rimangono solamente traccie; permane in- vece il restringimento bronchiale, ove solo piii tardi la cavita tornera progres- sivaraente ad ampliarsi. Ma, nel frattempo, altri fatti degni di menzione sono avvenuti nella parte 'the sta cranialmente alia biforcazione della trachea. Nel tratto che precede im- mediatamente quest' ultima, la cavita si mantiene assai ampia; all" incontro, nel tratto che segue cranialmente si determina un restringimento che va grado a grado accentuandosi ; e tanto, in corrispondenza di esso, si riduce la cavita che in alcuni punti e appena percettibile, e per brevissimo tratto si arriva ad una occlusione completa (embrioni alia 124=* ora d' incubazione). Scompare questa ra- pidamenle, mentre si mentiene a lungo il restringimento, di cui il limite cau- dale coincide con quelle del restringimento craniale deU'esofago. Quanto alia estremita craniale deU'apparecchio polmonare, e essa dapprima in forma di doccia comunicante per tutta la sua lungezza col canale intestinale; dipoi, avvenuto in quest'ultimo la occlusione, la doccia rimane in comunicazione soltanto colla parte della cavita del ricordato canale situata cranialmente alia - 97 - occlusione stessa. Successivamente la doccia, alia sua estremita craniale, per scoraparsa della cavita si trasforma in uno sperone epiteliale solido : cessa al- lora tra la cavita deirapparecchio polraonare e quella del canale intestinale ogni coraunicazione, comunicazione clie si ristabilira poi tardivamento. Rileva I'O. la importanza dei fatti osservati per la intorpretazionc dello parziali occlusioni congenite dell'apparecchio polmonaro. 5. Granata L. — Le division! degli sperraatociti di « Xylocopa violacca » L. — « Biologica », Vol. II, n. 15, 1909. I risultati ottenuti dall'A. rappresentano una nuova conferma delle osserva- zioni di Meves sulla spermatogenesi dell' Apis mellitica. Gome si sa, Meves riconobbe in essa un particolar proccsso di raaturazio- ne caratterizzato : 1.° dalla mancanza della riduzione a raeta del numero dei cromosorai pri- ma della raaturazione ; 2.0 dal fatto che, dolie due division! di raaturazione, una sola interessa il nucleo dividendo i cromosorai equazionalmonte. II presentarsi di un tale processo maturativo nolFlraenottero suddetto an- drobbe — secondo Meves — raesso in rapporto col fatto che il raaschio deri- va da un novo partenogenetico che ha emesso i due globuli polari, per raodo che le cellule sessuali deH'orabrione derivanti da un tale uovo, vengono a con- tenere la raeta della quanlita normale di sostanza croraatica. Le ricerche che formano oggetto del presente lavoro, furono eseguite su pupa di Xylocopa. L'A., dopo aver accennato ad alcuni dati relativi alia fine struttura del nucleo nonche del corpo cellulare e sue inclusioni durante il periodo di raolti- plicazione degli Sperraatogoni e durante il periodo di accrescimento dello sper- matocita, riferisce i dati tratti dallo studio del periodo di raaturazione. Nel quale si svolge un processo analogo a quello descritto da Meves nell'Apis ra. e cioe : « La 1'"^ divisione degli sperraatociti conduce alia forraazione di un globulo di natura esclusivaraente citoplasraatica. « Lo spermatocita di 2® ordine si divide in due cellule di volume disugualo la pill piccola delle quali degenera : la piu grande si ti-asforma in sperraatozoo. « La raancata divisione del nucleo durante la separazione del prirao globu- lo fa si che non ha luogo una norraale riduzione croraatica. « II numero dei cromosorai degli Sperraatogoni — 16 — passa, non ridotto, negli Sperraatociti e negli Sperraatidi ». L"A., per quanto non gli risulti che siano state fatto speciali ricerche ne sulla partenogonesi, ne sulla raaturazione dell'uovo di Xylocopa, tuttavia credo di poter inCerire che forse anche I'uovo partogenetico di questi Imenotteri — per analogia con quanto avviene nell'Apis ra. e in altri Iraenotteri — eraetta i duo globuli polari. T. Terni. - 98 NOTE BIBLIOGRAFICHE Ehrlich P., Krause R., Mosse M., Rosin H. e Weigert K. — P^nzyklopadie der mi- kroskopischen Technick. Zweite verraehrte und verbesserte Auflage. — Berlin- Wien. Urban e Schwarzenberg, 1010. E recenteraente apparsa la seconda edizione di un libro che ha avuto il mcrito di riunire per primo il raaggior numero di nozioni sulla tecnica raicro- scopica tanto aniraale die vegetale. I norai di Ehrlich, Krause, Mosse, Ro- sin c Weigert come Autori e dei piii valenti istologi tedeschi come collabo- ratori bastano da soli per accreditare questa opera che nella 2=^ edizione e stata messa al corrente dei non pochi progressi che la tecnica microscopica ha con- seguito in questi ultimi anni. La materia e disposta per ordine alfabetico o nella seconda edizione gli A.\. hanno avuto cura di aumentare il numero delle voci e dei ricliiarai per facilitare la ricerca dei varii metodi. E un opera veramente pregevole necessaria per qualunque laboratorio d'istologia. Gegenbaur C. — Lohrbuch der Anatomic des Menschen. 8'" umgearbeitete und ver- mchrte Auflage von M, Furbringer. — Leipzig, Y. v. W. Engelmann, 1909. 1" volume, XXI - 689 pp. con 276 figure nel testo. Da M. Furbringer vien pubblicata una ottava edizione del trattato di Anatomia del Gegenbaur. L'opera risultera di tre volurai e di essi ha gia visto la luce il primo che contiene la storia dell'Anatomia, la Embriologia e TAnatomia generale. L'opera classica del Gegenbauf;" viene in questa prima parte largaraente ampliata e messa al corrente dei piu recenti studi di citologiae di embriologia. Gosi lo studio delta cellula e della sua interna costituzione, che nel vecchio trattato trovava posto in poche pagine, e stato svolto dal Furbringer con giusta ampiezza, mentre I'embriologia si e arricchita di vari capitoli, alcuni completamente nuovi, come, p. es., quelle relativo alio leggi che regolano la produzione degii ibridi e I'altro sulla riduziono cromatica ed i fenomeni di ma- turazione degli elcmenti sessuali. 11 libro e corredato di chiarc e nitido figure in gran parte nuove o rifatte. - 99 NECROLOG-IE ISalvatore l^o Bianco Al vivo cordoglio di tiitti i cultoi'i di Zoologia, il Monitore zoologicn italiano unisco il suo, per la imraatura perdita, or non e molto avvenuta, del dolt. Sal- vatore Lo Bianco, il ben conosciuto Conservators della Stazione zoologica di Napoli. Di raodesti natali, seppe diventare un apprezzabilissirao cultoro di Zoo- logia ed una tra le egregie personalila del celebre e benemerito Istituto, al quale apparteneva. In tutti coloro, che lo conobbero, e che nel lavoro apprezzarono i suoi aiuti, altrettanto porti con modestia, quanto erano validi, autorevoli e influenti, lascia largo ricordo di att'etto e di stiraa alta e sincera. Riraangono di lui nella scienza varie pregevoli pubblicazioni, die, insienie al resto delle sua opera, gli danno diritto ad un onorevole posto tra i benemeriti delle discipline biologiche. Yittorio llibelli Era nato a Portoferraio nell'Isola d'Elba nel 1860. Rimasto orfano di padre e di madre, fu accolto da quella perla d'uorao e di insegnante, che e il vene- rando prof. Emilio Falaschi (suo zio), e a Siena corapi tutta la carriera sco- lastica, tlno alia Universita. Gli studi di Medicina, iniziati e portati a buon punto a Siena, completo, come si praticava allora, a Firenze e quivi prese la laurea nel 1883. Appena laureato, fu settore di Anatomia nell'Universita di Siena, o poi assistente in quella Glinica delle malattie sifilitiche e cutanee. Entrato in que- sto ordine di studi, non se ne allontano piu, e nel 1890 passo professore di Pa- tologia e Clinica dermosifilopatica nella R. Universita di Gagliari. Dopo qualche anno si trasloco con la stessa qualita nella R. Universita di Parma, che, flno al termine immaturo della di lui vita, lo obbe tra i piu stimati insegnanti. II gior- no 20 di aprile un fiero morbo ne troncava repentinaraente la nobile esistenza. Studioso e lavoratore pacato, ma indefesso, il Mibelli nella sua materia era una delle personalita italiane. Di larga e soda coltura, di ordinata chiarezza di vedute, di elegante eloquio, di grande arte coraunicativa, era insuperabile come maestro, Nella letteratura scientiflca lascia numerose, pregevoli pubblicazioni ; la morte gli ha irapedito di condurre a termine un trattato della sua scienza, al quale lavorava da tempo e che di certo avrebbe rappresentato una insigne prova del suo esteso e profondo sapere. Al sepolcro di quest'uomo e di questo studioso veramente egregio, che il Monitofx zoologico ebbe tra i suoi primi vecchi collaborator], vada un affettuoso saluto di amicizia e di verace stima. OioTanni Baraldi Ebbe i natali a Pieve di Cento nelFaprile del 1834, cesso di vivere in Pisa a 76 anni il giorno 11 del maggio scorso. Aveva studiato Veterinaria, e da lunghi - 100 - anni (dal 1872) tciieva la cattedra di Zootecnica nella Scuola zooiatrica dolla R. Universita di Pisa. Innanzi era stato Proparatore nel Laboratorio di Zoologia di Torino, e, mcntrc die fu Professoro a Pisa, per raolti anni conteraporanea- raente ebbe un ufficio, col titolo di Aggregate, nell'lstituto di Zoolngja e Anat. comp. di questa Universita, ufficio che specialmente esercito mettendo in opera la grando sua perizia di Dissettore zootomico, e molti pregevoli preparati ana- toraici, clie si conservano nel Museo, lo ebbero autore o collaboratore. Lascia diverse pubblicazioni ; taluna e riconosciuta come lodevole contribute alia Ana- tomia : cesi le sue « Osservazioni sulla origine (ossitieaziene) del cranio umano e degli altri Mamraiferi ». Alia tomba di quest'uomo laborieso, modeste, buono, solido nelle sue convinzioni, Testrerao salute ! E. F, Unrico i^ertoli Ha cessate di vivere in Sondrio Enrico Sertoli direttore e I'ondatore della Scuola e del Laboratorio di Fisiologia sperimentale di Milane. 11 Sertoli lascia come istologo, un ricordo imperituro con i suei studii sulla struttura dei cana- licoli seminiferi nei quali egli descrisse quegli elementi cbe, per universale con- senso, da lui presero nome. Ma non meno importante e certo piii vasta fu la sua opera come tisiologo. Le interessanti ricerche « sulla tissazione dell'acido carbonico nel sangue e sulla sua eliminazione nel polmone » e quelle classiche « sulla fisiologia generale dei nauscoli lisci » gli assicurarono la faraa di ricer- catore geniale e di tecnico abilissirao. NOTIZIE Societd italiana per il progresso delle Scienze. — La quarta riuniene avra luogo in Napoli dal 16 al 22 ottobre 1910. Sono annunziate le seguenti coraunicazioni : Tra i discorsi generali a Glassi riunite: G. Fano. — La coordinazione uraorale. F. Raffaele. — Teerie moderne deU'evoluzione. L. Bianchi. — La raeccanica del cervello. Tra i discorsi di Glasse, nella Glasse B : F. S. Monticelli. — Fauna del Golfo di Napoli. B. Morpurgo. — Simbiosi artiflciale. R. Pirotta. — Hanno le piante organi dei sensi ? P. Enriques. — Gostituziene del protoplasraa. F. Boltazzi. — Golloidi. A. Herlitzka. — Emoglobina e clorofilla. .S", Baglioni. — Sistema nervoso. R. Burian. — Gorpi purinici. 6f. Rossi. — Gulture pure o lerraenti selezionati nell' industria e nell'agricoltura. C. Cuboni. — Sopra 1' opera dell'abate Mendel. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenze, 1910. — Tip. L. Niccolai, Via Eaeuza, 44. MONITORE ZOOLOGICO ITAT.IANO. Aimo XXI. Tav. VI. GRAMPUS GRISEUS (G. Cuv.) J- {da una /otografia) 1. Visto di lianco — 2. Dal doiso — 3. di laccia. Zinc. A. BONGINI riRENZE, VIA LEONE X. Moii(7o/-r /oo/ch/iiO //((/(Uno . liiii() .1.1/ Tav.I fi,,rz,l,iA^,M,,k7,, P- 151-160, con fig. Napoli, 1909. Cutore Gaetano. — Raro diverticolo del colon ileo-pelvico. Con fig. — Atti d. Ace. Gioenia di Sc. nat. in Catania, An. 84 (1907), Ser. 5, Yol. 20, Mem. Ill di 10 2Mg. Catania, 1907. Mannu Andrea. — Intorno ad alcune particolarita anatomiche del palato nel- Tuomo. (Mucosa, ghiandolo palatine e di Verga, fosselte ed aree cribrose, re- sidui della fessura palatina). — Ricerche fatte nei Laborat. di Anat. norm. della R. Univ. di Roma, Vol. 14, Fasc. 3, pp. 161-196, con 2 tav. e 23 figg., Roma, 1909. Nazari Alossio. — Pancreas aberrate in un diverticolo di Meckel. — Bull. d. R. Ace. med. di Roma, An. 35, liase. 6-7, pp. 245-250, con fig. Roma, 1909. - 103 - Pepe7'e A. — VecU M. Z., in questo N. e pag. Segre Giorgio. — La cellula epatica nelle differenti forme di alimentazione na- Uiraic. — Arch. Fisiologia, Vol. 7, Fasc. 3, pp. 205-208. Firenze, 1010. Trinchieri Giuseppe. — Rieerche iatorno alia distribuzionc deU'elemento rausco- (are nell'esofago del cane. — Biologica, Vol. 2, Fasc. 4, N. 12, pip. 1-12. Torino, 1909. 8. TiROIDE, PARATIROIDE, TiMO, GoRPUSCOLI TIMICI. Capobianco F. — Nuove rieerche sulla Tiroide. — Rend. d. Ace. d. Sc. fis. e mat., Ser. 3, Vol. 13, An. 46, Fasc. 5-7, pp. 180-190, con tav. Napoli, 1907. Carbone Doracnico. — La funzione biologica delle paratiroidi. Rivista sintetica. Biochiinica e Te7^ap. spcr., An. 1, Fasc. 11, pjj. 512-521. Milano, 1909. Franchini Filippo. — Osservazioni sopra un caso di gozzo retrosternale. — Re- soconto delle ad. dell'anno 1909 d. Soc. med.-chir. di Bologna, Ad. del 9 lug Ho 1909, pp. 68-69. Bologna, 1910. Pepere A. — Delia presenza di ghiandole salivari nel sistema tiro-paratiroideo- timico dell'uomo. Gou 1 fig. — Arch. ital. Anat. ed Etnbriol., Vol. 8, Fasc. 3, pp. 408-424. Firenze, 1909. 9. ApPAREGGHIO GIRCOLATORIO. MiLZA E ALTRl ORGANI LINFOIDI. Bonvicini Aug. — Perforazione congenita del setto interventricolare del cuore in due gatti ammalati e raorli per pleurite settica traumatica. — Bologna, Stab, poligr. eniiliano, 1908, 8^, 47 pp. con tav. Luna Eraerico. — Rara anomalia dell'arteria intercostalis suprema. — Rieerche fatte nel Labor, di Anat. norm, delta R. Univ. di Roma, Vol. 14, Fasc. 3, pp. 243-247, con 1 fig. Roma, 1909. Mannu Andrea. — Sopra la disposizione e lo sviluppo del rami gastro-intesti- nali delFaorta in alcuni Sauri (Anguis Fragilis, Gongylus oceliatus). Gon 23 figure. — Arch. ital. Anat. ed Embriol., Vol. 8, Fasc. 3, pp. 441-483. Fi- renze, 1909. Mergoni G. B. — II fascio atrio-ventricolare di His. — Boll. d. Soc. med. di Parma, Ser. 2, An. 3, Fasc. 2, pp. 14-23. Parma, 1910. Paladino G. — Per una questione di priorita sui rapporti intimi tra la muscu- latura degli atrii e quella dei ventricoli del cuore. — Rendic. d. Ace. d. Sc. fis. e mat, Ser. 3, Vol. 15 (An. 48), Fasc. 8-12, pp. 268-272. Napoli, 1909. Pepere A. — Di alcuni reperti anatomic! rari del cuore. — A7^ch. Scienze me- diche. Vol. 33, Fasc. 6, p)p. 515-552. Torino, 1909. Schiboni Luigi. — Gontributo alio studio anatorao-patologico del fascio di His. Rieerche fatte nel Labor, di Anat. norm, delta R. Univ. di Roma, Vol. 15, Fasc. 1, pp. 33-59, con 1 tav. Roma, 1910. 10. Gavita del corpo e Membrane sierose. Favaro Giuseppe. — Per la patologia delle cavita pleurali retrocardiaclie (borsa e seno) neiruomo. — A7-ch. Scienze mediche, Vol. 34, Fasc. 1-2, pp. 177-179. Torino, 1910. Favaro Giuseppe. — La bursa pleuralis rotrocardiaca (b. infracardiaca) neU'uomo. Gon tav. XXXVI e 10 figure nel testo. — Arch. ital. Anat. ed EmbrioL, Vol. 8, Fasc. 3, pp. 511-533. Fi7^enze, 1909. 11. Apparecchio urinario e genitale. Barnabo Valentino. — Sulla riproduzione delle cellule interstiziali nel testicolo. Boll. Soc. zool. ital., An. 18, (Ser. II, Vol. 10), Fasc. 1112, pp. 459-461. Ro7na, 1909. - 104 - Greggio Ettore. — Intorno alle raodificazioni strutturali della ovaja in alcuni process! raorbosi ed in alcune particolari condizioni risiologiche. — At^ch. Hal. di Ginecologia, An. 13, N. 1, pp. i-42. Napoli, 1910. Insabato Luigi. — SuU'evoliizione del connettivo nell'utero uraano. Con tavo- le XXIX-XXXI. — A7'ch. ital. Anat. ed Emhriol., Vol. 8, Fasc. 3, j^p. 375- 407. Firenze, 1909. Morgera Artui'o. — Ricerche sulla glandola ed il canale di Leydig nei raaschi di Scy Ilium. — A7'ch. zool., Vol. 4, Fasc. 1, pp. 179-193, con 1 tav. Na- poli. 1909. Russo Achille. — Modiflcazioni speriraentali dell'elemento epiteliale dcH'ovaia di Mamraiferi. — Vedi M. Z., XX, 10, 282. Zannini Prospero. — Principali organi glandular! dell'uretra pelvica maschilc dei Mamraiferi domestic!. — Modena, tip. A. Cappelli, 1907. 8.^, 77 jpp., con 8 tav. 12. Ghiandole surrenali, Organi cromaffini etc. Giacomini E. — II sisteraa interrenale e !1 sistema cromaffme (sistema feocro- mo) nelle Anguille adulte, nelle Cieche e nei Leptocelali. — Rendic. d. 8"- Assemb. ord. e d. Convegno d. Unione zool. ital. in Bot^mio, 31 ag.-4 sett. 1908, in Mon. Zool. ital., An. 20, N. 2-3, pp. 92-93. Firenze, 1909. Pende N. — Capsula surrenale accessoria nei plesso solaro. — Boll, d, Soc. Lan- cisiana d. Osp. di Roma, An. 29, Fasc. 2, p. 65. Roma, 1909. 13. Apparecghio nervoso centrale e periferigo. Abundo (d') G. — La dottrina segmentaria in patologia nervosa. — Riv. ital. di Neurop., Psichiatr. ed Elettroterapia, Vol. 2, Fasc. 9, pjp. 385-401, con fig. Catania, 1909. Abundo (d') G. — La flsiopatologia del talamo ottico. — Riv. ital. di Neurop., Psichiatr. ed Elettroterapia, Vol. 2, Fasc, 11, pp. 481-517, con fig. Cata- nia, 1909. Abundo (d'). — Sulla flsiopatologia del talamo ottico. — 2° Congr. d. Soc. ital. di Neurologia (Genova, ott. 1909), in Riv. di Patol. nervosa e mentale, Vol. 14, Fasc. 12, pp. 558-560. Firenze, 1909. Beduschi. — II giro sopraraarginale sinistro nella funzione del linguaggio. — 2^ Congr. d. Soc. ital. di Neurologia {Genova, ott. 1909), in Riv. di Pa- tol. nervosa e mentale. Vol. 14, Fasc. 12, p. 561. Firenze, 1909. Bossalino D. — Sul decorso delle fibre norvose nei nervi ottici e nei chiasma [mammiferi, uomo corapreso]. — Annali Ottalmologia, An. 38, Fasc. 11-12, pp. 835-860, con tavole. Pavia, 1909. Cerletti Ugo. — Nodi, treccie e grovigli vasal! nei cervello senile. — Ann. d. 1st. p)sich. d. R. Univ. di Roma, Vol. 7, pp. 211-221. Roma, 1910. Feliciangeli Guido, — Contributo speriraentale alia conoscenza della funzione del lobo frontale del cervello del cane. Con 11 flg. — Arch, di Farmac. sper. e Sc. afifini. An. 9, Vol. 9, Fasc. 3, pp). 123-138. Roma, 1910. Gemelli Agostino. — Ulteriore contributo alia fisiologia deiriporisi. Con 4 flg. — Metn. d. pont. Ace. rom. d. nuovi Lincei, Vol. 26, p)p. 41-75. Roma, 1908. Luna Emerico. — Su di alcune particolarita di struttura del nucleus ruber tegmenti. — Ricerche fatte net Labor, di Anat. norm, della R. Univ. di Ro}na, Vol. 15, Fasc. 1, pji. 19-32, con 1 tav. Roma, 1910. Maugeri Vincenzo. — La pars inferior del quarto ventricolo nell' uomo. Con tav. XV-XM. — Arch. ital. Anat. ed EmbrioL, Vol. 8, Fasc. 2, pp. 255-270. Firenze, 1909. - 105 - Mingazzini G. — Nuovi studi sulla sede della afasia motoria. — Riv. di Patol. nervosa e mentale, Vol. 15, Fasc. 3, pj). 137-180, con fi(/. Flrenze, 1910. Mingazzini G. — Sul decorso delle vie cerebro-cerebellari nell'uomo. — Riv. di patol. nervosa e mentals, Vol. 13, Fasc. 10, pp. 433-452, con fig. Firenze, 1908. Perna Giovanni. — Sulla presenza di un tubercolo interraammillare in un cervello uraano. — Soc. med.-chir. di Bologna. Resoconto delle Adunanze dell'an- no 1909, Ad. del 19 apr. 1909, p. 41. Bologna, 1910. Perna Giovanni. — L'eminentia saccularis (Retzius) e il suo signiflcato morfo- logico, — Rendic. Soc. nied.-chir. di Bologna {Ad. 10 tnarzo 1910) in Bull. Sc. med.. An. 81 (Ser. 8, Vol. 10), Fasc. 5, pp. 229-230. Bologna, 1910. Rossi Ferruccio. — Gontributo aH'innervazione spinale segmentale della regione lombo-sacrale della cute del cane, studiata raediante tagli trasversali del raidollo spinale. Con 38 tig. nel testo. — Arch. Farmac. sper. e Scienze affmi, Vol. 9, Fasc. 1, pp. 8-48. Siena, 1910. Sala Guide. — Sulla Una struttura dei centri ottici degli Uccelli. — Pavia, tip). C002J. 1907, 4'^, 14 p)P-, con 2 tav. Savagnone Ettore. — Gontributo alia conoscenza della tine struttura deH'ipolisi. — Ric. ital. di Neurop., psich. ed elettroterap)., Vol. 2, Fasc. 1, pp. 8-21. Catania, 1909. Sergj Quirino. — Gontributo alio studio dei solchi e dei giri cerebrali nel gatto domcstico. — Ricerche fatte nel Labor, di Anat. norm, della R. Univ. di Roma, Vol. 14, Fasc. 3, 2jp. 213-241, con 1 tav. Roma, 1909. Sergi Sergio. — Variazioni dei solchi della insula nel cervello uraano. Con 2 tav. — Atti Soc. rom. di Antr apologia. Vol. 15, Fasc. 2, pp. 209-224. Roma, 1910. Staderini R. — La tlsiologia dell'ipofisi studiata col metodo sperimentale: nota critica. — A7xh. Fisiologia, Vol. 7, Fasc. 2, pp. 128-130. Firenze, 1910. 14. Organi di senso. Bottazzi Filippo e Scalinci Noe. — Ricerche chimico-flsiche sulla lente cri- stallina. — Atti R. Ace. dei Lincei. Rendic, Class. Sc. fis., 'mat. e nat., (Ser. 5), Vol. 17, Sem. 2, Fasc. 9, pp. 445-454 e Fasc. 10, pp. 566-571. Roma, 1908. — Vol. 18, Sem. 1, Fasc. 5, pp. 225-228; Fasc. 7, pp. 326-338 e Fasc. 8, pp. 379-384. Roma, 1909. Gradenigo G. — Sopra un case di assenza congenita dei due padiglioni delFo- recchio. — Giorn. Accad. Medicina Torino, An. 72, N. 9-11, p)p. 337-339. Torino, 1909. Urso (d') Angelo. — Sulla distribuzione delle fibre elastiche nella capsuja di Tenone dell'uomo. Nota 1 : (Tessuto elastico nelle guaine dei muscoli dell'oc- chio). — Atti d. Ace. Gioenia di Sc. nat. in Catania, An. 84 (1907), Ser. 4, Vol. 20, Mem. XVI di 25 pag., con tav. Catania, 1907 . — Nota 2^^, Con 1 tav. Ihid. An. 86, (1909), Ser. 5, Vol. 2, Memoria XVI di 8 pag. Ca- tania, 1909. 16. Anatomia topografica. Taddei Doraenico. — Un nuovo metodo per la palpazione dell'uretere alio stretto superiore del bacino. — Rendic. Accad. med.- fis. fiorentina, Adunanza d. 28 apr He 1909, in: Sperimentale (Arch. Biologia norm, e patol.). An. 63, Fasc. 2, pp. 362-366. Firenze, 1909. - 106 - 17. Teratologia. Formiggini Benedetto. — Contributo alia conoscenza del teratorai dell' oinbc- lico a struttura gastro-iiitestinale. — Moryagni {Archivio), An. 52, P. 1, N. 4, pp. 150-160. Milano, 1910. Frascella Pietro. — Ipoplasia crassi-Mogailcou partiale congenitura. — Policli- nico, An. 17, Vol. 17-c, Fasc. -J, pp. 180-192, con fig. Roma, 1910. III. PARTE ZOOLOGICA 3. Pesci. Panella Amilcarc. — II nucleone in tre period! della vita deirAnguilla vulgaris. Atti Sac. iosc. Sc. nat, Processi verbali, Yol. 18 (1908-9), Adunanza del 14 marzo 1909, pp. 25-SO. Pisa, 1909. Pantanelli D. — Anoora su i resti di Ptychodus nello Appcnniuo Emiliano. — Atti Soc. d. Naturalisti e Matem. di Modena, fSer. 4, Vol. 7 , An. 38, pp. 36-37. Modena, 1906. 6. UCCELLI. Bacchi della Lega Alb. — Striges (Uccelli notturni): gufo reale, gufo di padule, assiuolo, civetta, allocco, barbagianni. — Bologna, L. Beltrami, 1908, 71 pag. Cavazza Filippo. — Nota intorno a una incursione e niditlcazionc della Loxia curvirostra L. neU'Einilia. — Boll. Soc. zool. ital.. An. 18 (Ser. II, Vol. 10), Fasc. 11-12, pj). 462-470. Roma, 1909. Chigi Francesco. — I generi Anser Brisson e Melanonj^x But. Rettiflche e ag- giuute. — Boll. Soc. zool. ital., An. 18 (Ser. II, Vol. 10), Fasc. 11-12, pp. 450-453, Roma, 1909. Ghigi Alessandro. — Sulla dissociazione dei caratteri specifici negli ibridi com- plessi di alcuni uccelli. — Vedi M. Z., XX, 10, 282. Martorelli Giacinto. — Le variazioni della Merula torquata (Naum.). — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. di St. nat. in Milano, Vol. 48 (An. 1909), Fasc. 4, p)p- 334-358, con fig. e lav. Pavia, 1910. 7. Mammiferi Regalia E. — Sull'Equus (Asinus) liydruntinus (Regalia) della Grotta Romanelli (Castro, Lecce). — Arch. p. I'Antrop. e I'Etnol., Vol. 37, Fasc. 3, pp. 375- 390. Firenze, 1907. Regalia E. — Ancora sul camraello della Grotta di Zacliito (Salerno). — A?-ch. p. I'Anti^op. e VEtnol., Vol. 38, Fasc. 3, pp. 287-298. Firenze, 1908. 8. Antropologia ed Etnologia Angelotti Guido. — Grani del Monte Amiata. — Atti Soc. rom. di Antropolo- gia, Vol. 14, Fasc. 3, pp. 299-324, con fig. Roma, 1908. Bellucci Giuseppe. — Accette di selce levigate in Italia e questioni relative. Con 1 tav. — Arch. p. VAntr. e I'Etnol., Vol. 38, Fasc. 3, pp. 259-274. Firenze, 1908. Biasutti Renato. — L'origine degli antichi egiziani e 1' indagine craniologica. — Arch. p. I'Antr. e VEtnol., Vol. 38, Fasc. 2, pp. 219-241. Firenze, 1908. Frassetto F. — Gasi di albinismo parziale ereditario nella lamiglia Anderson della Luisiana (S. U. d'A.). (Gonsiderazioni suUa genesi delle acromie e iper- croraie congenite). — Atti Soc. rom. di Antropologia, Vol. 15, Fasc. 2, pp. 155-172, con tav, Roma, 1910. - 107 - Frassetto F. — Relazione intorno aU'atlante antropologico dell' Italia. — AUi Soc. rom. di Antropologia, Vol. 15, Fasc. 2, pp. 149-153. Roma, 1910. Gatti Giovanni. — Un caso ili microcefalia con caratteri di tipo azteco e del tipo negroide. Con 1 tig. — A)'ch. di Antr. crim., Psichiatria e Med. leg., Yol. 31 (Ser. 4, Yol. 2), Fasc. 1-2, pp. 67-79. Torino, 1910. Giani P. — Sopra un tatuaggio. Con 3 tig. — Arch, di Anti^op. crim., Psichia- tria e Med. leg., Yol. 31 {Yol. 2 d. S. 4), Fasc. 1-2, x^p. 54-66. Torino, 1910. Giufirida-Ruggeri V[incenzo]. — II Pithecanthropus erectus e I'origine della spe- cie umana. — Rivista di Scienze, Aw. 1 (1907), Yol. 2, N. 4, pp. 298-304, Bologna, 1908. Giuflfrida-Buggeri V. — Statuette-feticci della Guinea inferiore. Con 5 fig. — Atti Soc. rom. di Anirojjologia, Yol. 14, Fasc. 3, pj). 293-297. Roma, 1908. Giuffrida-Ruggeri V. — I crani egiziani del Museo Givieo di Milano. Con 2 tav. — Arcli. p. VAntrop. e I'Etnol., Yol. 37, Fasc. 3, pp. 399-410. Firenze, 1907. Giuffrida-Ruggeri V. — Contribute all' antropologia tisica delle regioni dina- riche e danubiane e dell' Asia anteriore. Con tav. e fig. — Arch. p. I' Antrop). e VEtnol., Yol. 38, Fasc. 1, pp. 127-180. Firenze, 1908. Giuffrida-Ruggeri V. — I crani egiziani antichi e arabo-egiziani della Univer- sita di Napoli. Un osso postzigomatico. — Aiti Soc. rom. di Ant?'opologia, Yol. 15, Fasc. 2, pp). 89-148, con 2 tav. Roma, 1910. Levi Ettore. — Contributo alia conoscenza del nanisrao vero eredo-famigliare : dimostrazione di quattro casi. — Rendic. Accad. med.-fis. fiorentina, Se- duta 23 febbraio 1910, in: Sperimentale (Arch. Biologia norm, e patol.), An. 64, Fasc. 1, pp. 114-116. Firenze 1910. Livi R. — Sui caratteri pseudo-infantili. — 2" Congy^esso d. Soc. ital. p. il pro- gresso d. Sc, Sez. 14 (Antropologia ed Etnografia) in : Atti Soc. rom. di Antropologia, Yol. 14, Fasc. 3, p. 389. Roma, 1908. Livi Ridoltb. — La schiavitii doraestica in Italia nel Medio Evo e dopo. — Arch, p. VAntrop). e I'Etnol., Yol. 38, Fasc. 3, pp. 275-286. Firenze, 1908. Livi Ridolfo. — La schiavitu in Italia e le razze attuali. — 2° Congresso d. Soc. ital. p. il progresso d. Sc, Sez. 14 (Antropologia ed Etnografia) in : Atti Soc. rom. di Antropologia, Yol. 14, Fasc. 3, p). 385. Roma, 1908. Loria L. — Il Museo e I'esposizione etnologica italiana nel 1911 a Roma. — 2" Congresso d. Soc. ital. pj. il progresso d. Sc, Sez. 14 (Antropologia ed Etno- grafia) in: Atti Soc rom. di Anti'ojMlogia,' Yol. 14, Fasc. 3, p. 389. Ro- ma, 1908. Mantegazza P. — Lo splendore dell'occhio umano. — Rendic. d. Soc. ital. di Antrop., Etnol. e Psicologia comp., Ad. dell' 8 marzo 1908, in: Arch. p. VAntrop. e VEtnol., Yol. 38, Fasc 3, pp. 347-349. Firenze, 1908. Mochi A. — Intorno all'intesa internazionale per Tunificazione delle misure cra- nioraetrichc e cefaloraetriche. — Rendic d. Soc. ital. di Antrop., Etnol. e Psicologia comp., Ad. del 27 nov. 1907, in: Arch. p). VAntrop. e VEtnol., Yol. 38, Fasc 3, pp. 341-342. Firenze, 1908. Mochi Aldobrandino. — Crani cinesi e giapponesi. A proposito delle forme cra- niensi di Homo sinicus, Sergi. — A7-ch. p. VAntrop. e VEtnol., Yol. 38, Fasc. 3, pp. 299-328 con fig. Firenze, 1908. Mochi A. — Sul politopismo delle forme craniensi. — 2° Co7igresso d. Soc ital. p. il progresso d. Sc, Sez. 14 (Antropologia ed Etnografia) in: Atti Soc. rom. di Antropologia, Yol. 14, Fasc. 3, pip. 388-389. Roma, 1908. Pigorini Luigi. ■ — Gli abitanti primitivi dell'Italia. — Atti Soc. ital. p. il pro- gresso d. Scienze, 5* Riunione, Padova 1909, pp. 141-189, con fig. Roma, 1910. - 108 - Pittaluga Rosetta. — Studio antro})omotrico sulle donne della Lucchesia, — Attt Soc. roniana di AntroiMogia, Yol. 15, Fasc. i,pp. 15-34. Roma, 1909, Sera G. L. — Di alcuni caratteri importanti flnora rilcvati iiel cranio di Gibral- tar. — Atti Soc. rom. di A^iiropologia, Yol. 15, Fasc. 2, pjj. 197-208. Ro- ma, 1910. Sera G. L. — Valore antropologico di alcune strie del parietale. — Atti Soc. 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Agrariafriu- lana, Ser. 6, Vol. 20, N. 4 8, jyp. 101-102, con 4 tav. e fig. Udine, 1909. - Ill COMUNICAZIONI ORIGINALI ISriTUTO ANATOMICO DELLA R. UNIVEKSITA DI SASSARl, DIKETTO DAL PROF. G. LEVI Su alcune particolarita delle cellule del cordone simpatico dei Cheloni NOTA DEL DOTT. MARCO PITZORNO, aiuto e libbro docbnte (Con Tav. VII-VIII). ^ vietata la riproduzione. Nei gaiigli del cordone del simpatico di molte specie di Che- loni ho potato dimostrare I'esistenza di numerose cellule provviste di lobi, ciascuno dei quali e congiunto alia parte principale della cellula per mezzo di un peduncolo protoplasmatico. Nella letteratura non troviamo alcun accenno su eleraenii a costituzione tanfeo singolare, ne nella descrizione del simpatico, ne di altri organi nervosi centrali e periferici, fatta eccezione per i gan- gli cerebro-spinali di questi stessi rettili, nei quah Levi (1) sin dal 1897 dimostro che quasi tutte le cellule sono provviste di tali ca- ratteristiche formazioni. L'osservazione di Levi fu confermata da Pugnat(4) nei 1897. Nei 1906-1909 Levi (2-3) coU'aiuto del me- todo Cajal pote estendere le sue indagini antecedenti dimostrando in varie specie di Cheloni, un gran numero di forme di passaggio fra i lobi a tozzo peduncolo suaccennati ed altri lobi congiunti alia cellula da una sottile fibra nervosa. Dalle mie ricerche risulta anzi tutto che il tipo di cellula lobata e, almeno in alcune specie, meno costante nei gangli del cordone del simpatico che nei gangli cerebro- spinaU di questi animah. Prendiamo da prima in considerazione il tipo di cellule privo di lobi: per lo piu queste sono piriformi e si continuano in un ro- busto cilindrasse, dal tratto prossimale del quale si dipartono nu- merosi dendriti, che possono nascere a ciuffo da un tronco comune oppure separatamente. Oltre al prolungamento suddetto, dalla su- perficie del corpo cellulare possono anche originarsi numeroai altri - 112 - prolungamenti sottili i quali si dirigono in vario senso e possono talora seguirsi per un tragitto variabile. Un'altra forma che puo as- sumere il corpo cellulare e rellittica, ed in questo caso esso presenta ai suoi poli due prolungamenti di eguale diametro, talora di dia- metro differente i quali hanno una direzione opposta. In questa forma di cellule il nucleo e per lo piu centrale. In taluni casi da un polo della cellula si origina un prolungamento simile a quello ora descritto e dal polo opposto un numero variabile di prolunga- menti sottili disposti a ciuffo, con decorso alquanto tortuoso e volti tutti nella stessa direzione. Un altro tipo e dato da cellule di forma sferica, le quali da una zona limitata della loro superficie emanano due, tre e talora anche quattro prolungamenti i quali dopo brevissimo decorso si dividono e suddividono in un gran numero di rami sempre pill sottili e ravvicinati fra di loro, in modo da costituire quella forma di glomeruli che Cajal(5) chiama monocellulari ; le ramifi- cazioni piii sottili di questi prolungamenti volgono ad arco abbrac- ciando le maggiori (fig. 7). Un' ultima forma semplice e data da cellule rotondeggianti, piatte, dalla periferia delle quali emana un numero variabile di rami sparsi uniformemente su tutto il contorno della cellula. Questi pro- lungamenti hanno quasi tutti lo stesso diametro che va gradata- mente diminuendo a misura che si allontanano dalla cellula; per dividersi in rami sempre piu sottili. Di tutte queste ramificazioni pero se ne distinguono uno o due di diametro maggiore. II nucleo in queste cellule puo essere centrale, o spostato verso la periferia. Gli elementi con lobi nella Thalassochelys carreta e nella Te- studo graeca rappresentano la grandissima maggioranza delle cellule, mentre invece sono in minor numero in Cistudo ed in Testudo ne- moi'alis. Ciascuna cellula e provvista di un numero vario di lobi (da 1 finu ad 8, fig. 2). La disposizione di questi lobi e granderaente variabile ; pos- sono nascere in un punto qualsiasi dalla superficie del corpo cellu- lare, oppure presso I'origine del cihndrasse dal tratto prossimale di quest' ultimo (fig. 8). AUorquando una cellula ha piu lobi, questi possono nascere senz' ordine da piu punti della sua superficie, non di rado piii lobi si originano in una parte hmitata del corpo cellu- lare (fig. 1), sia indipendenti, sia con un tronco comune. Per quanto riguarda la grandezza di questi lobi essi possono essere piccoli, piu piccoh della parte principale della cellula nella quale risiede il nucleo, ma possono essere dello stesso volume ed anche piu grandi di questa. - 113 - Questi lobi possono assumere le forme piu svariate, e riusci- rebbe impossibile descriverle tutte particolarmente, per cui ritengo utile riunirle in parecchi gruppi. Una prima distinzione che si piio fare di questi lobi si e di lohi sessili e lobi peduncolati. I primi sono delle masse di protoplasma che si trovano unite alia parte principale della cellula ove risiede il nucleo, mediante ponti protoplasmatici spesso brevissimi, e tanto larghi che il limite fra la massa perinucleare della cellula ed il lobo (il quale puo rag- giungere un volume maggiore di quella) e segnato da una sempUce incisura, altre volte piii stretti (fig. 5). In quanto al cilindrasse, il quale e generalmente robusto, esso puo prendere origine tanto dalla parte perinucleare della cellula che da un lobo. Dei lobi peduncolati se ne hanno due forme : lobi a peduncolo breve e lobi a peduncolo lungo. QueUi a peduncolo breve sono del lobi allungati claviformi, i quali possono nascere tanto dalla massa protoplasmatica (fig. 1 e. 8), quanto dalla superflcie di altri lobi. E molto caratteristica la forma che talora assumono certe cellule per la presenza di questi lobi. Ho visto dei casi nei quali si osservava che dalla massa protoplasmatica, nella quale si trovava il nucleo, si originavano da due punti opposti, due di questi lobi a clava, i quali volgevano entrambi con tragitto arcuato verso il lobo della cellula ove era posto il nucleo, venendo colle lore estremita libere quasi a contatto, tanto da formare quasi una specie di cappuccio che ricopriva la parte della cellula ove era posto il nucleo (fig. 3); talora di questi lobi uno e incurvato nel modo sopra indicate verso la porzione di protoplasma che contiene il nucleo, e I'altro in dire- zione opposta. Alia lore estremita hbera, in un gran numero di casi (fig. 3 e 5), questi lobi presentano uno o piii sottili prolunga- menti che prendono parte alia tormazione dei nidi cellulari dei quali parlero fra poco. Questi lobi a clava possono anche essere brevi e ripiegarsi a mo' di un dito pollice in flessione (fig. 1). Tra i lobi a peduncolo breve dobbiamo anche ascrivere dei lobi che assumono la forma di un martello. II peduncolo puo anche essere lungo per cui il lobo viene a trovarsi ad una certa distanza dal corpo cellulare (fig. 5), anche lo spessore di questi peduncoh e grandemente variabile e puo essere altrettanto sottile delle fibre clavate dei mammiferi, mentre altre volte puo essere anche molto piu grosso in modo da poter distinguere nettamente la sua struttura fibrillare. Questi lobi hanno forma talora sferica, altre volte irregolare (fig. 5). - 114 - Non e rara la coesistenza in una stessa cellula delle due va rieta suddette di lobi. Oltre queste forme di lobi molte altre ve ne sono che rappre- sentano gradi di passaggio fra quelle ora accennate, per giungere poi a delle forme irregolarissime che non si possono ravvicinare ad alcuno dei tipi ora accennati, e che sarebbe troppo lungo voler de- scrivere particolarmente. Nella fig. 4 sono rappresentate delle forme irregolari di lobi, i quali danno alia cellula un'impronta tutta speciale. La grandissima maggioranza delle cellule fornite di lobi man- cano di dendriti, pero specialmente in Testudo graeca si riscontrano cellule fornite di lobi le quali hanno anche dei veri dendriti (fig. 5). Che cosa abbiano a rappresentare nei Cheioni questi lobi io non lo saprei ora dire, forse I'istogenesi potra illuminarci su questo punto, per ora mi place solo rilevare come questi elementi cosi caratteristici non siano fino a questo memento stati ritrovati che nei Cheioni, ed in questi solo nei gangli cerebro-spinali e simpatici. Aggiungero solo che questi lobi hanno una struttura flbrillare, che nei peduncoK le fibrille, sono disposte secondo il lore asse mag- giore e che nelle cellule queste fibrille hanno una disposizione a vortice identica a quella osservata nelle cellule dei gangli spi- nali di altri rettih (Levi (1)). Tanto le cellule simpatiche di Thalassoclielys carreta, quanto quelle di Testudo graeca possiedono un nido pericellulare complica- tissimo formate da sottih fibre che circondano in tutti i sens! il corpo cellulare, e molto si rassomigliano a quelli che Sal a (6) ed altri hanno descritto nelle cellule simpatiche dei mammiferi. In Thalassochelys questo nido e meno complicato, ed ho potuto con- vincermi che e composto di due ordini di fibre : le une sono pro- prie della cellula e nascono specialmente dai lobi a clava, esse fin dalla lore origine si dispongono ad arco attorno al corpo cellulare senza pero giungere ad immediate contatto, rimanendone allonta- nate per un breve spazio ; le altre le ho viste provenire dall'ester- no, cioe dai fasci di fibre che percorrono in tutti i sensi il ganglio, senza che pero abbia potuto stabilirne la natura, se siano cioe pure esse simpatiche o spinah. II complesso di questi due ordini di fibre formano il nido pericellulare che circonda insieme il corpo cellulare i suoi lobi ed i lore peduncoli. Nella Testudo graeca (fig. 9) il nido pericellulare e molto piii complicato e molto piia dense, esse colle sue fibre circonda in tutti i sensi non solo il corpo cellulare coi suoi lobi complessivamente, ma puo anche con volute speciali cir- condare i lobi coi lore peduncoli. - 115 - Nelle cellule simpatiche di Thalassochelys e Tesfudo graeca ho potato inoltre osservare che il tratto prossimale del cilindrasse e circondato a spira da una fibra sottile (fig. 8). Questa spira s'ini- zia in vicinanza del corpo cellulare confondendo le sue prime volute colle fibre del nido pericellulare. In vicinanza della cellula le sue spire sono molto piu ample e moltopiu distanti I'una dall'altra e vanno gradatamente restringen- dosi e ravvicinandosi a misura che si portano distalmente, talche nel suo complesso ha una forma ad imbuto. Non mancano pero casi nei quali in qualche punto della sua lunghezza le spire si ad- densano e si rimpiccioliscono per arapliarsi poi nuovamente. Non mi sembra che questa formazione abbia niente di comune colla fibra spirale di Arnold e Beale descritta da quoi-ti Autori nel simpatico di rana e che secondo essi formerebbe una rete peri- cellulare e finirebbe col terminare nel nucleolo. Ma per pronunciarmi in proposito aspetto che mi sia offer ta I'opportunita di eseguire ricerche sul simpatico di Anfibi. Maggiore analogia avrebbero le imagini da me descritte con quelle osservate da Cajal (5) nel simpatico dell'uomo. Interessante e il rapporto che alcune cellule contraggono con element! vicini, questo rapporto e chiaramente indicate nella figu- ra 10. A prime aspetto ed a debole ingrandimento allorche si esa- mina una di queste disposizioni si riceve 1' impressione di trovarsi in presenza delle cosi dette cellule gemellari^ ma allorche si esamina il preparato coi piii forti ingrandimenti si rileva che le due cellule hanno rapporto di contiguita e non di continuita, si osserva ahora come una delle due cellule presenti un lobo di forma sferica che viene ricevuto nella concavita che presenta un grosao prolunga- mento della cellula vicina. Un'altra modahta colla quale questi elementi simpatici del Cheloni possono mettersi in rapporto e quello che si rileva nella fig. 11, nella quale si osserva che una cellula, coi rami terminali di un robusto prolungaraento abbraccia il corpo cellulare di una cellula vicina. Sassari, maggio 1910. Bibliografia 1. Levi G. — Ricerche oitologiche coraparato suUa cellula uervosa del vertebrati. — Rivista di pa- toloijia nervo.ia e tnenlale, vol. II, 1897, pag. 7. 2. 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Le figure ori- ginali vennero ridotte di Ye- ^ig- 1- — Cellula simpatica di Thalassochelys carreta, con tre lobi, duo dei quali ripicgati. Micros. Koristka Obb. imm., oc. comp. 4, tubo 13. Fig. 2. — Cellula simpatica di Testudo graeca con 8 lobi peduncolati. Obb. imm., ocul. comp. «, tubo 13. Fig. 3. — CeUula simpatica di T. carreta, con due lobi peduncolati ripiegati verso il nucleo in modo da formare una specie di capuccio cbe lo ricopre. Obb. imm. oc. 4, tubo 15. Fig- •!• — Cellula simpatica di T. carreta, cou lobi irregolari e nido periceUulare. Obb. imm., oc. S, tubo 15. Fig. 5. — Cellula simpatica di T. graeca con lobo tozzo distiuto dalla parte principale del corpo cel- lulare da una incisura, e con altri 5 lobi peduncolati e tre prolungamenti protoplasmatici. Obb. imm., oc. 8, tubo 13. Fig. 6. — Cellula simpatica di T. carreta cou i^roluiigamenti i)rotoplasmatici che nascono a ciuft'o da un peduncolo comune, ed altri cbe nascono dal prolungamento ciliudrassile. Obb. immersione, oc. comp. 4, tubo 15. Fig. 7. — Cellula simpatica di T. graeca con glomorulo mouocelliilare. Obb. imm., oc. 8, tubo 13. Fig. 8. — Cellula simpatica di T. graeca con lobi peduncolati e fibra spirale attorno al prolunga- mento nervoso. Obb. imm., oc. comp. 8, tubo 15. Fig. 9. — Cellula simpatica di T. graeca cou iutricato nido periceUulare. Obb. imm., oc. 8, tubo 15. Fig. 10. — Cellule siuipaticbe di T. carreta in connessione tra loro mediante un lobo e uu prolungamen- to incavato alia sua estremita. Obb. imm. oc. 4, tubo 15. Fig. 11. — Cellula simpatica di T. carreta cbe coi rami terminal! di un grosso prolungamento si mette in rapporto con un'altra cellula. Obb. imm., oc. 8, tubo 15. - 117 - ISTITUrO ANATOMICO UI FIKBNZE. Pkof. GIDLIO CHIARUGI Note di tecnica embriologica E viotata la riproduzione. Per lo studio e per la dimostrazione delle cavita dell' encefalo durante lo sviluppo presta utili servigi il metodo che mi propongo di descrivere, il quale potrebbe trovare applicazione anche nello studio embriologico di altri organi. Quando Tembrione e gia abbastanza voluminoso, riesce facile, dopo che sia fissato e indurito, praticare nella testa con un rasojo, a mano libera, sezioni in varia direzione, che permettano I'esame delle cavita encefaliche ; rna cio non sarebbe possibile in embrioni ancora piccoli e delicati. Ecco come ahora si pu5 procedere. L'embrione, non colorato, viene incluso in paraffina, e si co- mincia a sezionare al microtome secondo un piano prestabilito. Si esaminano di tanto in tanto le sezioni per riconoscere il iivello al quale siamo pervenuti e. per correggere eventualmente la direzione del taglio. Ci si arresta in quest'opera di demolizione graduale del- Tembrione quando le cavita encefaliche siano state raggiunte a un Iivello e secondo un piano che ci sembri adatto per I'esame. Allo- ra la parte dell'embrione non sezionata viene, con un adatto sol- vente, liberata dalla paraffina e ripassata in alcool, e puo essere esaminata dal lato della superficie di sezione col microscopic sem- phce, 0 megho col microscopio binocalare. Talune volte, come, ad esempio, quando si vogliano esamina- re le cavita encefahche in una sezione mediana, puo essere utile raccogliere regolarmente in serie tutte le sezioni ottenute col mi- crotome per fame preparazioni permanenti, dopo averle appiccicate sul vetrino e colorite. Nell'esempio addotto e possibile, approfittan- do delle due meta dello stesso embrione, fare lo studio delle se- zioni e lo studio d' insieme. In ogni case i preparati ottenuti col metodo su descritto possono dispensare dalle faticose ricostruzioni plastiche, alls quali sono indabbiaraente preferibili. - 118 - Varie piccole avvertenze che I'esperienza suggerisce valgono a far conseguire in questo genere di preparazioni i migliori resultati. Cosi molte volte occorre asportare con un ago o col pennello i precipitati che per I'azione del fissativo si sono format! nell'inter- no delle cavita encefialiche ; coUa punta di un ooltellino sottile puo essere necessario eseguire qualche piccola demolizione per mettere in migliore evidenza alcuni particolari, ecc. Tali delicate raanovre riescono molto piu facilmente dopo che il preparato fu reso im- mobile coir appiccicarlo sopra una lastrina di votro. L' appiccica- tura del preparato e special men te necessaria quando per osservare la superScie di sezione occorra mantenere il preparato stesso in una posizione forzata ; giova per rinnovare con facilita I'osservazio- ne tutte le volte che occorra, anche a scope didattico ; giova per eseguire nelia maniera piii spedita e piii sicura disegni o fotografie;' inflne per evitare il rischio di guasti eventuaU nel maneggiare il preparato. Come si ottiene questa appiccicatura? Ho trovato che il mi- glior mezzo e di fissare il preparato suUa lastrina di vetro, nella posizione voluta, colla gelatina. Le lastriue di vetro, tagliate in forma di piccoli quadrati, debbono essere preferibilmente di vetro nero sraerighato : sul fondo nero i preparati spiccano meglio e la superficie scabra del vetro rende piii solida I'adesione. La gelatina fusa, sufficientemente densa, deve essere depositata sul vetrino in piccola quantita, cosi che non ricopra la superficie di sezione. II pre- parato e collocate a posto suUa goccia di gelatina dopoche dall'al- cool, nel quale si trovava, e state passato nell'acqua, che dall'alcool deve liberarlo. Trascorsi pochi minuti, quando la gelatina ha co- minciato a rapprendersi, il vetro col preparato che gh aderisce viene immerse in una soluzione di formalina al 2 7oj che ha la proprieta di indurire la gelatina. Per la sua defiuitiva conservazione il preparato potrebbe es- sere riportato in alcool al 70 o/o? ^^^ trovo preferibile tenerlo nella suindicata soluzione di formahna, perche nell'alcool la gelatina si inalba, juentre nella foi"malina mantiene la sua trasparenza, e que- sto giova alia eleganza del preparato. Ciascuna lastrina di vetro trova posto in una vaschetta bassa circolare di un diametro suffl- ciente a contenerla, e una serie di vaschette si depositano sul fon- do di un vaso maggiore a tappo smerigliato. Cosi con grande co- modita ciascun preparato puo essere preso nella collezione, quando occorra, per sottoporlo ad esame. Le indicazioni era fornite sul modo di appiccicare su lastrine di - 119 - vetro e di conservare i prepara,ti di embrioni ottenuti col nietodo, che chiamerei dello sparafflnamento, possono essere utilizzate piu generalmente in embriologia, come, ad esempio, per lo studio e per la dimostrazione scolastica delle forme esterne degli embrioni. A proposito di preparati di questo genere e da avvertire, quan- do si tratti di embrioni di amnioti, che e conveniente, prima di fare agire suU'embrione i liquidi fissatori, di aprire I'amnios e met- tere alio scoperto il corpo dell'embrione, sciacquandolo anche in un liquido inditferente, quale una soluzione fisiologica di cloraro di sodio. La remozione deH'amnios dovra essere fatta, come e facile infcendere, in ogni modo ; ma, coll'eseguirla prima della fissazione deU'embrione, si evita che per effetto dei hquidi fissatori, e spe- cialmente di alcuni, come, ad esempio, il liquido di Zenker, si for- raino, a spese del liquido amniotico, coaguli che si depositano sulla superficie del corpo e che e difficile poi e pericoloso remuovere. Valga anche, e questo e importantissimo, I'avvertenza di adoperare una piccola quantita di gelatina, curando specialmente che riman- ga largamente hbera e scoperta la superficie della quale interessa lo studio ; perocche se I'embrione rimanesse incluso nella gelatina, r indurimento di questa determinerebbe un coartamento deU'em- brione, con alterazioni irreparabili della sua forma. Quando per la forma deU'embrione fosse difficile mantenerlo in equUibrio sul ve- trino, si potra con opportune demohzioni ingrandire e regolarizzare la superficie di base. Infine rappiccicatura degli embrioni su vetrini per mezzo della gelatina coUe regole suindicate puo trovare la sua appUcazione tut- te le volte che si vogUano eseguire su einbrioni dissezioni deUcate e che sia albrimenti difflcUe mantenere I'embrione nella assoluta immobiUta. Se gli embrioni sono freschi, si asciugheranno con carta bibula e si applicheranno sul vetro per mezzo di una goccia di gelatina abbastanza densa, sufficiente per quantita a determinare un'adesione solida ed estesa. Quando per I'eta deU'embrione, o per la regione sulla quale s'intende di operare, i tessuti non offrono speciale re- sistenza, la dissezione potra essere eseguita in una soluzione fisio- logica di cloruro di sodio, nella quale il preparato viene immerso dope che la gelatina si sia rappresa. In case diverso, e necessario prima consolidare I'adesione del preparato al vetro per mezzo di una soluzione al 5 % di formalina in acqua, che si fa agire per una mezza ora o poco piii: non ha luogo in queste condizioni un cambiamento apprezzabile nel colorito e nella consistenza dei tes- - 120 - suti ; si puo dissecare o neJla stessa soluzione di formalina o in una soluzione di cloruro di sodio. Se invece die su embrioni freschi la dissezione dovra essere praticata su embrioni previamente fis- sati, si seguiranno le regole generali per Tappiccicatura degli em- brioni, e la dissezione potra esser fatta nella soluzione di forma- lina. SUNTI E RIVISTE 6. Pensa A. Alcuno forraazioni endocellulari del vegetal! (nota preventiva). — Boll. Soc. med.-chir. di Pavia, Coniunicazione fatta n. seduta dell" 8 lu- glio iOiO. Pavia 1910. L'A., per contribuire ad approfondire le nostra conoscenze su quelle speciali formazioni cui vione comuneraente assegnato 11 nome di mitocondri e die sono state, specie negli ultimi anni, cosi largaraente studiate nelle cellule aniraali e cosi variaraente interpretate, ha creduto opportune di uscire dalla via battuta dai piu e di indirizzare le sue ricerche, seguendo in cio il Meves, il Tischler 0 lo Smirnow, nel regno vegetale. Egli ha, a tale riguardo, applicato i comuni motodi di colorazione dei mi- tocondri e quelli al nitrate di argento di Golgi e di Gajal, in ovarii di varie specie vegetali. Con r applicazione del raetodo Gajal all' argento ridotto ha potuto osser- vare nell' interne di raoltissirae cellule dell' ovario di Liliura candidum o di Juta fllaraentosa delle forraazioni clie si colorano in nero ed hanno grande so- raiglianza coi mitocondri animali. Si presentano ora in forma di granuli, ora in forma di bastoncini o di fllamenti diritti o ripiegati, disposti senza regola nel protoplasraa. L'A. ritiene queste formazioni analoghe ai mitocondri animali, intima- mente legate alia formazione dei cloroleuciti o corpi clorofllliani, dei quali rap- presenterebbero varie fasi di sviluppo. Ha riscontrato spesso forme ad anello o cestello avvolgenti granuli di amide e ritiene che in questo case si tratti di cloroleuciti o leuciti contenenti amide che, come e note, si forma nei leuciti in generale come prodotto dell'attivita di questi elementi. Non crede che alcune apparenze date dall'amasso di questi corpi debbano essere interpretate come formazioni reticolari endocellulari di Golgi. Pel" quanto egU resti colpito dalla grande somiglianza coi mitocondri ani- mali dei corpi da lui osservati nelle cellule vegetali, pur nonostante egh insiste nel mantenere il piu rigoroso riserbo suUa discussa omologia. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Pirenze, 1910. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. Monitore Zoologico Italiano, Anno XXI. Tav. VII - Vlir. I Istiluto MioTj^&fleo Iltliuo ' til Monitore Zoologico Itnliano Anno XX I . Tav. IX. \ J \ Istituto Micrtgrafico Italiano - Firenze. Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiaie della Unione Zoologica Italiana niKKTTO DAI UOTTOKI 6IDLI0 CHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Aiiatomia iiuiiiua Prof.
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CAMILLO MOBILIO, aiuto e libero dockntk. Variazioni vertebro-costali negli equ'di (Con 8 figure) B vietata la riproduzione. E ormai noto a tutti che le variazioni vertebro-costali sono piuttosto frequenti, e molte pubblicazioni sono state fatte al ri- guardo anche negli eqnidi. Potrebbe serabrare adunque che una nuova memoria su tale argomento sia affatto superflua. Se pero si consideri che quasi tutte le osservazioni e pubbli- cazioni fatte riguardano casi isolati, e che il prime lavoro venuto fuori veramente con indirizzo scientifico del Cornevin e Lesbre riguarda quasi esclusivamente il cavallo, e che tali autori lamen- tano come accurate ricerche non siano state compiute anche negli altri equidi, e si meravighano come non abbiano ancora notate variazioni nel mulo, il quale, come ibrido, dovrebbe mostrarne piia trequentemente, e che inoltre la memoria, pubbhcata in seguito, dal Bar pi nel 1902, I'altro lavoro che offre molto interesse e pre- gio, tratta soltanto del significato di tali variazioni, dopo aver ri- portato anche casi isolati, credo non debba ritenersi del tutto pri- va di opportunita la presente monografia, in cui, oltre a trovarsi estese le ricerche metodiche all'asino ed al mulo, si vuol trattare I'argomento sotto nuovi e particolari aspetti. Difatti io, da due anni in qua, ho esaminato tutti gli equidi che son serviti per le esercitazioni anatomiche ed ho poi utilizzato anche alcuni di quelli sacrificati per le esercitazioni chirurgiche e morti in clinica, quel pochi cioo di questi che ho potuto avere - 128 - completamente a disposizione, affinche le mie osservazioni potessero riuscire molto accurate, ed in tutti questi aiiimali ho tenuto conto, oltre che della specie, del sesso e dell'eta e, quando le necessita didattiche me I'lianno permesso, anche della condizione delle parti moUi. Un'altra ragione che m' induce aiicora ad esporre volentieri i risultati delle mie osservazioni e rappresentata dal fatto che io posso riferire su qualche caso di un'importanza eccezionale. Dopo la descrizione di ciascuna variazione da me trovata, ricor- dero i casi analoghi ^he sono stati descritti da altri ricercatori. Fer questo, comincero dal lavoro del Goubaux, pubblicato nel 1867-1868, poiche in tale pregevole memoria vien trattata la parte i)ibUografica precedente e quindi credo inutile ripeterla. Ho potuto esaminai-e 74 equidi, di cui 27 cavaUi, 18 maschi e 9 femmine ; 29 asini, 10 maschi, 19 femmine ; 18 mnli, 9 ma- schi e 9 femmine. Olfcre le variazioni riscontrate in questi aniraali, ne verranno descritte altre due, che ho avnto opportunita di studiare in pre- parati gia fatti da altri. Equus caballus. lo Trattasi di una cavalla di grossa taglia, di anni 21, osaminata I'S novetnbre del 1V)09, la quale presentava: vertebre cervicali 7, dorsali 18, lombari 7, sacrali 5, coccigee 14, tutte normali. Si notano 18 costole iiormalmente contbnnate, ma pero vi e dietro rultima, sia da un lato sia dalTaltro. \m segmento osseo, che ricorda la meta inferiore di una costola comune e si mostra leggermenle incur- v^ato, a cancavita anteriore. Tale segmento osseo e collocato suUa faccia esterna del muscolo piccolo obliquo dell'addome ed incomincia presso il margine inferiore del retrattore deHiiltima costola. Si porta in basso, inclinandosi sempre pill in avanti, per avvicinarsi al margine posteriore di quesla. e, giunto ad una distanza di 2 Va cm. dal punto in cui la stessa si aidicola con la sua carlilagine, si articola^anch'esso. divenuto piii sottile, con uno stiletto cartilagineo, che segue il margine posteriore deirultima carlila- gine costale, a cui resta unito mediante un legamento fibroso, come av- Yiene appunto tra le altre cartilagini costali asternali. La parte ossea ha una lunghezza di 6 cm. a destra. quasi 7 \'^ a sinistra, con una largliezza massima di circa 1 cm. ed uno spessore di mezzo cm. La cartilagino che prolunga la costola fluttuante in discorso ripete - 129 - la forma dolle cartilagini di prolnngamento delle costole asternali ed e lunga circa (3 cm. L'estromita superiore della costola tluttuante o conformata a spa- tola e da attacco ad una lamina aponeurotica, che va ad inserirsi, con I'altro capo, airestremita libera delFapofisi trasversa dolla prima ver- tebra lombare, Ouesta apofisi si mostra inclinata indietro, un poco piii del solito, di modo che dalT insieme di essa con detta lamina aponeuro- tica e della costola fluttuante viene descritto un arco, che ricorda per- fettamente il percorso dell'ultima costola dei casi normali. I vasi ed i nervi si comportano normalmente e solo si nota un paio di nervi lombari soprannumerario. Un caso analogo al precedente e stato osservato dal Goubaux in un cavailo. II Seyh dice che talvolta parte dalT apofisi trasversa della prima vertebra lombare « un legaraento, che, piii lungi, si unisce ad un osso appuntito o ad una cartilagine (Miiller, Vici-tcIJdliresschifJ't, VII, 1) ». II Barrier ricorda un altro caso analogo osservato da Moussu in un cavailo. Anche Steele ha fatto la stessa osservazione pure in un cavailo. Lesbre, nel 1883, scrive di aver osservato 2 cavalli, che ricordano perfettamente il nostro caso, soltanto che il numero delle vertebre lom- bari era di G. Sono stati notati poi parecchi altri casi di 7 vertebre lombari. e cioe : uno da Chauveau-Arloing, un secondo da Moussu, 4 casi da Lesbre-Gornevin: in due di quest! pero vi erano 17 vertebre dorsali. Martin ed Ellenberger e Baum ammettono anche che nel ca- vailo talvolta si possono trovare 7 v. lombari, e quest' ultimi due anato- mici attermano che cio puo verificarsi anche nel mulo. II Varaldi dice che assai di rado le vertebre lombari sono 7. 2,0 II soggetto di questa osservazione e anche una ca valla, di pic- cola taglia, delTeta di 18 anni, la quale venne uccisa, per I'esercitazioni anatomiche, il 10 dicembre 1909. Come al solito, alia fine delle eserci- tazioni, si e proceduto all'enumerazione delle vertebre e delle costole, e si son trovate: vertebre cervicali 7; v. dorsali 18; v. lombari 0; v. sa- crali 5; v. caudali 7 (la coda era stata amputata). Vi sono 18 paia di costole, di modo che tutto appare normale. Pero, premendo con le dita le pareti addominali, dietro I'ultima co- stola, si avverte, d'ambo i lati, un piccolo nucleo, molto consistente. Questo vien messo a nudo e si osserva sulla t'accia esterna del muscolo piccolo oblique delTaddcMue una lamella ossea, che, a sinistra, ha la torma di una mandorla, depressa da una t'accia alfaUra, con la punta rivolta in alto, ed a deslra ricorda quasi un seme di lenticchia. Le due lamclle restano unite, mediante nastrini fibrosi, alTestremita libera delTapolisi trasverse della l-"^ vertebra lombare. Dalla loro estre- - 130 - mita interiore si stacca un altro sottile legamento nastriforme, che va re- stringendosi man mano che si avvicina al margine posteriore deU'iiltiina costola, e Iinisce a punta presso Tultima cartilagine di prolungaaiento, circa 2 cm. al disotto dell'articolazione condro-costale. GoiTispondente- mente alio sviluppo del nucleo osseo, il legamento e piii grande a sinistra. II nucleo osseo sinistro ha una lunghezza di 14 mm., con una lar- ghezza massima di 7 mm. ed uno spessore di quasi 2 mm., e giace ad una distanza di circa 14 cm. dall'estremita libera dell'apofisi trasversa della prima vertebra lombare e di circa 1 cm. dal margine posteriore deH'ultima costola. II nucleo osseo del lato destro e lungo 6 mm., largo 4 nel suo mezzo, ed ha uno spessore di 1 mm. Trovasi distanle dalla prima apo- flsi trasversa lombare 15 cm. e dalFultima costola poco piii di 1 cm. Gasi pressoche simili sono stati osservati dal Goubaux. II Tous- saint riferisce anche di un caso analogo notato in un cavallo, ma il nucleo osseo, col legamento e con un prolungamonto cartilagineo, era solo a sinistra. 3.0 La colonna vertebrale a cui vengo ora ad accennare apparte- neva ad una cavalla di anni 2 72' morta qui, alia Scuola. Tutte le vertebre erano in numero norraale, ad eccezione delle dorsali che erano 17, con 17 paia di costole. Questa anomalia e stata pin volte osservata dal Goubaux nel ca- vallo. II Mil Her, riportato dal Bar pi, Tha osservato in due cavalli, e cosi pure in due asini; di questi uno aveva 17 paia di costole e 5 vertebre lombari, I'altro 17 paia di costole e 6 vertebre lombari. II Pietreraent aveva creduto che presso gli Aryas, nell'epoca ve- dica, esistesse una razza di cavalli a 34 costole, basandosi sul verso di Dirghatamas, nelT inno deirAgwaraedha o Sacrilkio del cavallo ch'era stato tradotto in francese : « La hache tranche les trente-quatre coles du rapide cheval, amis des devas ». Tale interpretazione e stata poi dimostrata e riconosciuta errata, poiche bisognava tradurre « la scure taglia 34 costole del rapido cavallo, amico degli Dei », e non gia « le 34 costole ». Anche il Ley h afferma che si possono trovare 17 vertebre dorsali, con 17 paia di costole, e cosi pure il Franc k. In una lettera scritta a Pietrement nel 1871 lo Chauveau dice di aver osservato un solo cavallo con 17 coste. Moussu afterma che si possono osservare 17 costole da un lato e 18 dall'altro. Corn ev in e Lesbre dicono che in una giumenta ed in un cavallo hanno osservato 17 vertebre dorsali con 17 paia di costole, ma vi erano 7 vertebre lombari, di cui la prima aveva nella giumenta le apoOsi tra- sverse articolale. - 131 - Anche Martin ed Ellenberger e Ban in ammettono che si pos- sono trovai'e 17 paia di costole. Taylor ha descritto la mancanza deH'iiltiino paio di costolo in un puledro di due anni. Anclie il Varaldi ammette che le vertebre doi'sali possono es- sere 17, quantunque raramente. 4." Siamo in presenza di un cavallo di grossa taglia, castrato, da tiro leggiero, dell'eta di 13 anni. Questo cavallo e stato portatu a scuola tutto rovinato, per essere caduto in un burrone, e, poiche e stato dichiarato inguaribile, il pro- prietario I'ha venduto ed e poi servito per le esercitazioni anatomiche deU'ultima settimana di aprile 1910. Vi sono : vertebre cervicali 7 ; v. dorsali 17 ; 1 arabigua tra la re- gione dorsale e la lombare ; v. lombari 6 ; v. sacrali 5 ; v. coccigee 10 (la coda era stata amputala). Vi sono 17 paia di costole norniali, piii 1 paio rudimentale. La vertebra ambigua presenta i caratteri deU'uUiraa dorsale, cioe della 183 dei casi normali, pero su ciascuna delle sue apoflsi trasverse non trovasi articolata una costola, ma un'apofisi trasversa, a tipo pura- mente lombare, ben sviluppata. Al lato destro poi, all'estremita Hbera dell'apolisi trasversa, a tipo lombare, si attacca un nastro libroso robusto, il quale scorre tra il mu- scolo grande e piccolo obliquo dell'addome, compiendo il tragitto della 18* costa. Lungo tale nastro libroso, in corrispondenza della meta circa del percorso deH'ultiraa costola normale, la 17-\ si osserva una lami- netta in parte ossea in parte cartilaginea, aifusata alle sue estremita. Questa e lunga 32 ram., larga 0, nel suo mezzo, spessa 4. II f'ascio tibroso continua intanto il suo percorso, finche, giunto a 3 cm. circa dalla cstremita terminate della 17^ costa, si trasforma in una laminetta ossea. Questa e lunga poco piii di 5 cm., larga, nel suo mezzo, 8 mm., e spessa 5 mm.; vien tenuta fissa al margine posteriore della 17=^ costa da fasci fibrosi estesi dalle sue due tacce a quelle di quest'ultima, e da attacco poi ad una cartilagine di prolungamento, lun- ga 6 cm. Al lato sinistro si osservano le stesse particolarita, pero manca il tratto osseo-cartilagineo lungo il nastro fibrose. Appare chiaro dunque che in questo case la 18-^ vertebra dorsale, col 18^ paio di costole annesso, ha iniziato, per cosi dire, un processo tendente a trasformarsi in vertebra lombare, ma e ancora rimasta la porzione inferiore cfelle due costole, con le relative cartilagini, un cor- done libroso, con a destra anche un nucleo osseo-cartilagineo, il cui in- sieme rappresenta evidentemente la IS*- costola, la cui estremita supe- riure o vertebrate si e, d'altra parte, slargata sotto I'orma di apofisi tra- sversa a tipo lombare. - 132 - II diaframma si attaccava suUa IT-^ coslola. tra il lerzo medio e I'anteriore della largliezza della sua faccia prolbnda. II Goubaux ha notato iin fatto analogo in una giumenta, con la diflerenza peru che le apofisi trasverse lombari erano perCeitamente normali, non gia articolate. L'A. lia ancora osserrato, in un altro caso. la presenza della IS^^ costola articolata aU'apoUsi tras versa della prima vertebra loinbare solo dal lato sinistro, mentre a deslra non vi erano clie le prime 17 costole normali. 5." La variazioiie che vengo ora a descrivere si osserva in uno scheletro di cavallo, maschio e dell'ela di aimi 14, che si conserva nel nostro Museo Anatomico. Ho volulo occuparmene, poiche credo abbia un cerlo vaiore, come si vedra in seguito. II iiumero dellc vertebre e perl'ettamente normale in tutte le regioni e cosi anche (|uello dolle ct'stole. L'anomalia trovasi nella prima ver- tebra lombare e propriamenle al lato sinistro (^^ Fig. 8 Pag. 160). Si nota quivi che I'apohsi trasversa, un po' piii lunga e meiio larga dei casi normali e terminante quasi a punla, e articolata. La sua estre- mita vertebrale ricorda esattamente quella delTultima costola, con la testa cioe quasi completamente fusa con la tuberosita, ma non in modo da non putersi distinguere, tanto che la si vede facilmente corrispon- dere ad una apposita Ibssetta tra la 18^^ vertebra dorsale e la 1=^ lom- bare; la tuberosita corrisponde alTapotisi trasversa a tipo dorsale che dal lato sinistro presenta appunto quest'ultima vertebra. EQUUS A8INL8. 1." II 12 ottobre del 1908. mentre preparava gli organi genilali di an'asinella per il Museo, mi son potuto accorgere che Tultima co- stola non era normale. Proceduto alia enumerazlone delle costole. lio riscontrato che erano 18 per ciasLun lato, e le vertebre : 7 cervicali, 17 dorsali, 5 lombari, 5 sacrali e 21 coccigee. Pero vi era ancora, tra la regione dorsale e la lombare, un'altra vertebra ambigua. Questa resta ora nel preparato suddetto e vengo subito a parlarne (V. Fig. 5 Pag. 100). Esaminata in tutte le sue parti, non si saprebbe se classiticare tale vertebra tra le dorsali o le lombari. se non si badasse che le apolisi trasverse, quantunque non siano proprio identiche a quelle delTultima vertebra dorsale dei casi normali. sono del tipo dorsale. Peru, al lato destro, allapotisi trasversa del tipo dell'ultima dorsale e articolata un'apofisi trasversa del tipo lombare, in modo che a clii non bada airarticolazione pub sembrare che vi sia solo ({uesta e nella sua tbriiia normale. Tale apotisi trasversa lombare si presenta un po l; areata, a convessita rivolta in alto, e lunga 6 '/2 cm., larga iw\ siio mez- zo 2 cm. e spessa 2-4 mm. nei diversi suoi punti. L'articolazione con la vertebra ha come mezzo di contenimento dei tasci librosi disposti trasversalmenle e che, nel loro insieme. vengono a tbrmare come un manicotto, che avvolge i capi articolari. Si puo avere nn piccolo movimento nel senso verticale. L'estremita esterna dell'apolisi lombare porta, mediante un'artrodia, provvista di im legamento capsulare, una costola piuttosto sviluppata. Questa compie il suo arco toccando Testremita libera delFapofisi trasver- sa lombare seguente, ed e lunga 13 cm., larga circa 1 cm. nel suo mezzo, spessa o mm., e porta una cartilagine di prolungamento lunga 9 cm. Al lato sinistro trovasi articolata all'apofisi trasversa del tipo dei- Tultima dorsale una costola lunga 20 cm., larga nel suo mezzo poco piii di i cm., spessa G mm., e con una cartilagine di prolungamento anche ben sviluppata. Pero anche da questo lato il carattere deciso di vertebra dorsale non e netto, preciso, per il fatto che rapolisi trasversa della vertelira si articola con la costola in modo da sembrare anche qui un tutto solo, poiche la costola nella sua parte superiore e larga ed appiattita come un'apofisi trasversa lombare. Si direbbe che anche in questo lato le cose stavano come da quello opposto, ma l'articolazione tra Tapollsi tra- sversa a tipo lombare e la costola annessa e scomparsa. e cosi tale la- mina si restringe e si prolunga in una costola. Casi di apofisi trasverse, a tipo lombare, articolate alia prima ver- tebra della regione omonima, sono stati menzionati da Gou beaux, da Moussu e da Cornevin e Lesbre. Tale variazione frequentemente, e unilaterale. La vertebra, che presentasi cosi ibrmata, puo essei'e sia la 25=", cioe, come numero, la 18="^ della regione dorsale, sia la 2(j'\ cioe ■come numero, la 1" lombare (Vedi cavallo n.o 4 e 5, asino n.^ 3 e 4). 2." Veniamo ora a parlare di un asino sacriticato il 10 dicembre 1908, con I'intendiinento di fare una preparazione, per il Museo, del cuore e dei grossi vasi arteriosi, venosi e linlatici, sospesi alia colonna vertebrate. In tale preparato si osservano, al lato sinistro, 18 costole, normal- mente conformate, e 5 vertebre lombari. Al lato destro le vertebre lom- bari sembrano 6 e le costole anche 18. Cio e dovuto al t'atto che la vertebra la quale a sinistra appare dorsale, a destra si moslra come lombare, e porta poi articolata una costola aU'estremita deirapotisi tra- sversa. A sinistra la vertebra ambigua, di cui parliamo, presenta I'apolisi trasversa precisamente eguale a quella deli'ultima dorsale negli individui normali. La costola ha la superllcie articolare della tuberosita fusa con quella della testa, come avviene normalmente delTultima costa; pero, a parlire dalla sua estremita superiore, appiattita nel senso verticale, va - 134 - man iiiano reslringendosi, di inodo die, dopo circa 5 cm. di percorso, divieno cilindrica per uii tratto di circa 0 cm., per poi appiattirsi di iiuovo. lnoUr(! (ale costola si distingue per il fatto clie non compie una curva regolare, ma invece descrive nella sua meta superiore una doppia inliessione, a guisa di una S, di cui la prima, a convessita anteriore, arriva sinu ad 1 cm. circa aU'esterno delTestremita libera dell' apofisi trasversa della 1^ V. lombare, la seconda, a convessita posteriore, fa seguito alia precedente. L'apolisi trasversa della prima vertebra lom])are, quasi per corri- spondere alia concavita della prima curva, presenta convessa la meta esterna del suo margine anteriore. L'apoflsi trasversa che trovasi al lato destro della 25=^ verteiira ha, come abbiamo detto, i caratteri di una apofisi lombare, peru si distingue dalla corrispondente dei casi normali per le seguenti particolarita: 1°, e piii spessa delle altre 3 seguenti; 2^, la sua faccia superiore e con- vessa nel sense antero-posteriore ed e, relativamente alie altre, piuttosto stretta, occupando. per tale dimensione, un posto intermedio tra la lar- ghezza deli' ultima costola e quella della prima apofisi trasversa lom- bare; 30, ha i margini rettilinei e netti, mentre normalmente sono pili o meno ondulati ed irregolari, 4^, sulla superficie inferiore della sua estremita libera presenta una faccetta articolare, lunga poco piii di 1 cm. Tale faccetta corrisponde ad un'altra dell'estremita superiore di una costola accessoria, onde viene cosi a formarsi un'artrodia, pro v vista di un robusto legamento capsulare. Sono permessi movimenti piuttosto ampi nel senso antero-posteriore e nel sense verticale. La costola articolata all'apofisi trasversa lombare ha dimensioni piuttosto piccole rispetto alle altre ed a quella del lato opposto. Difatti, subito dietro I'articolazione con I'apofisi costiforme, essa ha una lar- ghezza di 9 mm., con imo spessore di 4, mentre la costola che la pre- cede, a livello dell' estremita libera di detta apofisi, e larga 16 mm. e spessa 8, e 1' ultima costa dell'altro lato, niisurata anche alio stesso li- vello, e larga 12 mm. e spessa 9. Anche la costola aggiunta del lato destro, che alia sua estremita supe'^iore e conformata a spatola, compie una doppia curva a forma di S, ed e provveduta anche di una lunga cartilagine di prolungamento. Gome si vede, dunque, in questo caso la 18=^ vertebra dorsale al lato destro ha subito delle trasformazioni in maniera da sembrare che siasi iniziato un processo tendente forse alia trasformazione della costa in apolisi trasversa lombare, processo che pero si e arrestato, per cosi dire, poco dopo il suo inizio. Difatti un segmento della costola, presso Testremita vertebrate, ha quasi assunto i caratteri di una apolisi tra- sversa lombare, ed il rimanente e rimasto bensi per tutta la sua lun- ghozza, pero assottigliato e non saldato all'altro, ma articolato con questo. Un caso aiialogo al precedente e stato descritto, nel 1883, dal Le- sbre, che I'aveva osservato in un cavallo; Tunica dillerenza sta in - 135 - questo che la costa fluttiiante non si arlicolava all'estreraita dell'apofisi trasversa ma vi era sospesa mediante un legameiito. Moussu, Goriievin-LesLre e Linton ricordano ancora altri casi a tipo dorsale, da un lato, ed a tipo lomhare dall'aUro. Losbre e Gornevin ricordano altri casi analoglii con la costola non articolata nia flssa e con i'apofisi trasversa a tipo lonibare articolata, con o senza una costola fluttuante annessa. Analogo al caso nostro ne viene descritto un altro dal Barpi in uno scheletro di cavallo p. s. inglese. II Varaldi dice pure che si puo avere una vertebra a tipo dorsale da un lato e lonibare dari'altro. :H." Trattasi di un'asina. di piccola taglia e delTeta di anni 20, che presenta: v. cervical! 7; v. dorsali 17; v. lombari 0; v. sacrali 5 e coccigee 20. II numero delle coste e di 18, poiche rultiuia e articolata all'estre- mita libera delFapofisi trasversa delta prima vertebra lombare. Vi e anche qui un'altra particolarita caratteristica che ricorda Ta- sina i'\ ed e che, al lato destro, I'apofisi costi forme della 1'"^ v. lombare e a sua volta articolata con la vertebra. Questa e provvista adunque al lato destro di un'apotisi trasversa che ricorda quella deli' ultima dorsale nei casi normali. L'estreraita li- bera di tale apoflsi e provvista di una superllcie pianeggiante irregdlare, che corrisponde ad un'altra superlicie deU'estremita interna di una apo- fisi costiforme. II mezzo di unione e rappresentato da fasci fibrosi che sono diretti trasversa! mente e prendono attacco sai corpi ossei, presso le superlicie articolari. Trattasi di una artrodia e sono permessi piccoli movimenti nel senso verticale. L'apolisi trasversa a caratteri dell'ultima dorsale e larga circa 3 cm. lunga circa 1 cm. e spessa 7 mm. La lamina ossea, che vi si articola e che ha tutti i caratteri di una apolisi trasversa lombare, e lunga quasi 5 cm,, larga, a meta lun- ghezza, 2 cm, e spessa 3 mm. Sulla estremita esterna, arrotondata, di tale lamina si articola una costola. L'articolazione si compie mediante due faccette piane, che si trovano rispettivamente sul punto di passaggio del margine anteriore dell'apofisi trasversa nella sua estremita libera, spostata un po' sulla faccia inferiore, e sulla faccia superiore, meta posteriore, deU'estremita vertebrate della costola, estremita che e contbrmata come la testa di un piccolo serpente. II mezzo di unione e rappresentato da un manicotto capsulare, e sono permessi movimenti piuttosto ampi, nel senso antero-posteriore e nel senso verticale. La costola ha la forma di una falce, a concavita anteriore ; e lun- ga 12 e mezzo cm., meta della costola che la precede; e larga, nel sue - 136 - mozz(\ 11 mm. e va r(?stringendosi verso (i-li estremi ; il suo massimo spessore v di 'A mm. Porta una carlilagine di prolungamento luiiga 8 cm. Al lato sinistro vi e, como abbiamo detto, un'apolisi trasversa lom- baro nonnale, la cui lunghezza e di G cm., e iiguale cioe all'insieme del- I'apolisi a carattere dorsale ed a quoUa lombare del lato destro. E un po'piii larga e piii spessa di questa e porta ai'ticolata mia costola pro- prio suUa sun ostremita libera, un po' spostata verso la faccia supe- riore. La costola ricorda quella deH'altro lato e solo ha la carlilagine di prolungamento piii lunga, poco piii di 13 cm. Vediamo ancora che I'ultima vertebra dorsale, la 18'\ tende a. con- vertirsi in lombare, ed in questo caso, anzi, ne ha quasi assunto com])le- tamente i caratteri, quantunque la costa non siasi completamente ridot- ta ad apofisi trasversa, nia un s^gmento presso la vertebra si e tra- sformato in questa ed il rimanente si e solo assottigliato e vi e rima- sto poi non attaccato ma articolato. Anche Lesbre e Cornevin dicono che si possono osservare casi simili nel cavallo e che bisogna considerare la vertebra cosi formata come dorsale. In un asino hanno trovato 17 vertebre dorsali con 17 paia di co- stole e 0 vertebre lombari. In un altro asino hanno trovato 6 vertebre lombari con un numero normale di vertebre nelle altre region i. Un caso analogo e stato notatoinun asino dal Barpi, pero nessuna delle apofisi trasverse era articolata. Un altro e stato descritto pure in un asino dal Piccinini; Tarti- colazione pero delTapofisi trasversa a tipo lombare esisteva da tutti e due i lati. Questo caso e molto interessante poiche la delta apofisi a tipo lombare si articolava precisamente come una costola alia 17^ e IS''' vertebra dorsale. Ho detto 18=^ dorsale poiche il Piccinini tale la consi- dera e I'apolisi trasversa a tipo lombare con la costola annessa viene dallo stesso ritenuta per la 18* costola cosi trasformata, qnantun({ue esprima il giudizio che e cominciato un processo di trasformazione della 18* vertebra dorsale in i=^ lombare. 4.° Siamo in presenza un'altra volta di un'asina, saci-ificata per le esercitazioni anatomiche il 9 marzo 1909. Era anche essa di piccola statura ed aveva Teta di 15 anni. Vi sono 7 vertebre cervicali, 17 dorsali normali, 1 ambigua tra le dorsali e le lombari, 5 lombari, 5 sacrali, 2U coccigee. Al lato destro della vertebra ambigua vi e una costa la quale pre- sonta un tratto, verso la sua estremita superiore. che ha la forma di una apofisi trasversa lombare, lunga 3 '/,, cm., larga 2 cm. e spessa 4 mm. Q nella sua rimanente parte e molto breve. Difatti misura una lunghez- - 137 - za di 8 ^'2 cm., e larga 1 cm., ed e appiattita con iino spessore di 4 mm. e, per di piu, e sprovvista di cartila un'apolisi trasversa lombare articolata, lunga quasi 0 cm., larga net mezzo 1 \4 cm., spessa o nun. Quesia apofisi si l)rolunga con la sua estreniita libera in un legamento tibroso nastrifor- me, clie, a sua volta, si traslorma in una lamella ossea, lunga 2 7^ cm. larga 9 mm., nel mezzo, e terminante a spatola ai due estremi. E spes- sa 2 mm. e porta una cartilagine di prolungamento lunga quasi 1 cm., e larna G mm., in parte ossificata. Qut'sto caso offre, io credo, un grande intoresse, poiche rappresen- ta una Ibnna molto progredita del processo di trasformazione dell'ulti- mo paio di costole in apofisi trasverse lombari, })rocHSSo che ci e parso inizi;ilo nelTasina 1 e progressivamente piii avanzato nell'asina 2 e 3 sine a ({uesta. I'n caso analogo al lato destro r state notatoda Toussaint in un asino. al lato sinistro pero la vertebra era a tipo puramente lombare. Gornevin e Lesl)re hanno osservato pure un caso con 18 costo- le da un lato e 10 daU'allro, e da quest'ultimo ra[)olisi trasversa a tipo lombai'(^, delta 25'^ a ertebra era articolata. II I)ari)i descrive una prima vertebra loml)are di un asino che ha una (MU'ta analogia col caso nostro : a destra vi era rapofisi trasversa loml)are, alia cui estremita libera trovavasi saldalo un piccolo prolun- gamento osseo ; a sinistra Tapolisi trasversa era molto lunga, tanto da ricordare una costola. 5.0 II 25 ottobre del 1000 venne uccisa una asinella, che gia da parecchi giorni era alia nostra scuola, acquistata perche potesse servi- re per gli esami di esercitazioni anatomiche, e gia noi avevamo previ- sto un auiuento del numero delle costole, poiche il torace ci sembrava sproporzionato alia taglia molto piccola deiranimale. L'esame non ci ha poi contraddeiti, perche si son trovate : 8 verte- bre cervicali, 10 dorsali, 5 lombari, 5 sacrali, 20 coccigee e 20 paia di coslole. (Fig. 1). Ho detto che vi sono 8 vertebre cervicali e tale asserzione verra subito giustificata da quanto segue qui appresso: Le prime 5 vertebre cerv icali sono normali. La 6* presenta, al lato destro (Fig. 2), I'apofisi trasversa tricuspi- di^.le, ma di una forma tutta propria, caratteristica, per il fat to che la cuspide ventro-caudale non arriva in corrispondenza deil'orlo della ca- vita cotiloidea, ma si arresta a circa 2 7^ cm. avanti di detto orlo, ed - 138 - inoltre e spostata piii ventralmente che di solito. Posteriormente pero tale cuspide non e tagliata a picco, ma iin po' obliquamente daH'avanti e daU'esterno all' indiotro ed all' intorno. e vien poi continuata da una cresta poco rilevata, che va perdendosi a misura che si avvicina al- I'orlo della cavita cotiloidea. Al lato sinistro invece (Fig. 1) si osserva la cuspide dorsale e quel- - 189 - la antero-inferiore, mentre la postero-inferiore e quasi scomparsa, e solo e rappresentata da una piccola gobba die si trova lungo una cresta che incomincia a base larga claU'estremila posteriore della cuspide antero- inferiore e va poi restringendosi per divenire quasi tagliente e sempre meno I'ilevata, finclie si perde poco prima di arrivare all'orlo della ca- vita cotiloidea. Esiste pero anctie da questo lato una fossa tnolto pro- fonda e larga alia base della cuspide dorsale. E poiche questa e conti- nuata posteriorraente ancUe da una cresta che va perdendosi sino al- Forlo della eavitn coliloidea, la detta fossetta e continuata all' indietro da una doccia, alio stesso raodo di quanto si veriflca al lato destro. La cresta inferiore del corpo della vertebra o processo acantoideo e bensi piii piccola di quella delle altre vertebre cervicali, ma e ben evidenle. Fi.S. 2. Da (|nanto precede appare dunque che la H^ vertebra cervicale non ha i carat teri completi della corrispondente nei casi normali, ma pre- senta del caratteri intermedii tra la 5^ e la 6<\ poiche la sua apofisi trasversa del lato destro e rimasta bensi tricuspidale, ma ha ritratta, per cosi dire, la cuspide posteriore, e quella del lato sinistro e quasi divenuta bicuspidale; inoltre il processo acantoideo e ben evidente, piii di quanto non si veriflca normalmente. La 1^ vertebra cervicale (fig. 1 e fig. 2) presenta le apofisi tra- sverse in modo da ricordare quelle della tricuspidale nei casi normali, quantunque non siano proprio simili a queste. Infatti si osserva una cuspide superiore, ben sviluppata, ed alia sua base, posteriorraente, una fossetta, che pero e molto piccola ; al disotto una lamina longitudinale la quale presenta alia sua estremita anterioro. che resta al disotto della cuspide precedente, un piccolo tubercolo, e posteriorraente, presso I'orlo della cavita cotiloidea, s'ispessisce, raggiungendo un diametro trasver- - 140 - sale di 11 mm., mentre a meta della sua lunghezza h spessa 5 mm. II margine inferiore di tale lamina e pero curvo a convessita ventrale, mentre, perche potesse essa rappresentare in modo precise le altre due cuspidi, dovrebbc essere concave; ma io credo che le rappresenti lo stesso col suo tubercolo anteriore e col suo rigonfiamento posteriore. Ma vi e ancora di piu : alia base di ciascuna apofisi trasversa si trova un Ibro tracheliano, piu sviluppato di (juello di tutte le altre ver- tebra cervicali, e con un grande foro di nutrizione snlla sua volta. Sulla faccia inferiore del corpo vertebrate vi e un processo acantoi- deo ben sviluppato, con un tubercolo sporgente posteriormente. Tale processo divide in due meta Tanipia o prol'onda doccia limitata dalle apofisi trasverse. L'apofisi spinosa e ben rilevata, poiche e alta 2 cm., peru non ter- mina in alto quasi a punta o ad arco quasi tagliente, come nei casi nor- mal!, invece essa e presso che quadrilatera, col suo margine superiore un p6 convesso ed inclinato in avanti, lungo 21 mm. e largo 5 mm. II margine posteriore della lamina, posta in avanti, s'incurva sul suo terzo inferiore, per continuarsi in una cresta poco rilevata. Tale apofisi spinosa non e molto dissimile da quella della G'"^ ver- tebra cervicale, che e alta 1 cm., larga 23 mm., e spessa 5 mm., presso il suo margine superiore. Net nostro case dunque la 7^ vertebra cervicale resia tale, pussia- mo dire, solo come numero, ma come morfologia rappresenta piuttosfo una 6* vertebra cervicale o tricuspide, che ha piu alta del solito l'apo- fisi spinosa e sviluppato il processo acontoideo. La vertebra seguente e quella che a me ha dato, appena visto lo scheletro (vedi fig. 1), Timpressione di ultima cervicale, di proininente, per la forma della sua apofisi spinosa e per le sue diniensioni. Per poterla osservare piii attentamente nei suoi particolari, nial- grado avessi gia prima deciso di conservare la colonna vertebrate e le costole e lo sterno con i legamenti naturali, fatta prima la fotografia, fig. 1, sono state cestretto ad iselarla, come ho fatto pei delle due vertebre precedent!. Questa 8^ vertebra, che io chiamo gia 8-^ cervicale, e lunga (^) 56 mm., e ciee 20 mm. piu breve della 7'^ che e lunga 7(5 mm., la quale a sua velta e 10 mm. meno lunga della (y\ mentre normalmente tale difife- renza e maggiore, 20 mm. in media. La larghezza dell'S* vertebra, misurata in corrispendenza del punte piu sporgente del margine esterno delle apofisi oblique anterieri, e di 80 mm., ed in corrispondenza delle apofisi oblique posteriori e di 00 mm., quella della 7^ invece e di 73 mm. anteriermente e di 72 posteriormente; la 9*^ vertebra e larga anteriermente 64 mm. e 44 mm. posteriormente. (1) Per ]'utg\w///,A della vei-U'l)va o statu ciiniiicleratii la distanza tia il iniuto piii spuri^cule della testa ed il imulo medio dell' orlo iuferiuic della cavita cotiloidea. - Ui - Gosi che I'S^ vertebra e, anteriormente, piii larga della 1^ vertebra 7 mm., e 10 mm. della U'^ vertebra; posterionnente, e piu larga 8 mm. della vertebra precedeiite e 10 mm. della segiiente. Questi sono i rappoi'ti che si osservano noii gia tra la 1^ vertebra cervicale e la 1* e 2^ dorsale, ma presso a poco tra la ()-•» e T-' cervicale e la T' dorsale. Devo notare pero che al lato sinistro VS^^ vertebra presenta delie esostosi, e ciu spiega I'esagerata larghezza, anteriormente, rispetto alle vertebre attigue, poiclie normalmente I'ultima vertebra cervicale e ante- riormente 2-4 mm. piu larga della penultima e, talvolta, e eguale, tal'altra pochi millimetri piu larga della 1=^ dorsale. Nel nostro caso la 7» vertebra e pill, larga, anteriormente, 2 mm. della 0'\ L'ampiez.za del canale vertebrale raggiunge il suo massirao nell' 8'^ vertebra e non gia nella 1^, e cio e ancora un'altra prova che siamo in presenza dell'ultima cervicale e non della 1''^ dorsale. L'apolisi spinosa dell' 8-^ vertebra (tig. 1 e 2) e caratteristica della prominente: e una lamina quasi triangolare, alta poco piii di 3 mm., spessa nel suo mezzo 5 mm., e con i lati liberi molto sottili, quasi taglienti. La linea che unisce I'apofisi obliqua anteriore con la posteriore e poco incavata, come si osserva nella prominente dei casi normali, men- tre nella 1''^ dorsale tale incavatura e molto profonda. Clascuna apofisi trasversa porta bensi la cavitii articolare « fossa transversaria », ma e spostata molto in basso ed e molto dislante dalla vertebra, come avviene nella prominente normale, e lo spazio interposto tra I'apofisi trasversa e le due articolari e molto lungo, non gia ristretto, come si vede nella 1-^ dorsale. Anche nella i'^ vertebra dorsale normale si osserva, e vero, che I'a- potisi trasversa e molto in basso e ben distaccata, ma nella 2=^ subito si innalza e si accorcia, mentre nel nostro caso nella 3=^ vertebra (2'^ dorsale dei casi normali) si nota la stessa disposizione dell'apofisi trasversa quale e neir 8-\ A proposilo della fossa trasversaria, devo osservare die essa e fusa con la fossa costale da cui la delimita un rilievo appena sensibile, e cio precisamente come si osserva nell' asino 0, in cui trattasi indub- biamente della prominente che porta articolala al lato destro una costola. E possiamo dire che I' 8-'^ vertebra del caso presente somigUa mol- tissimo alia 7^ vertebra cervicale dell' asino 9. dal lato destro, e che I'eslremita suporiore della costola cervicale di quest'asino e simile a quelle delle due costole che pc^rta articolala la 8^^ vertebra dell' asino in discoi"so, come si pun ])en osservare conti-ontando le tig. 2 e 4 e 1 e 4). La 9=1 vertebra ha tutti i caratteri della I"- dorsale, e, per non di- lungarmi di piii, accennero soltantn alia forma caratteristica dell'apofisi spinosa (v. fig. 1), alia testa sporgente, all'ampiezza del canale vertebrale, ai process! articolari anteriori non siluatialla base dell'apofisi spinosa e - 142 - molto pill distanti fra loro che non i posteriori, alio sviluppo deU'apofisi trasverse e loro posizione molto in basso, come gia avanti ho fatto ri- levare. Ora, riassumeiulo, vediamo che la 9^ vertebra e rimasta con i suoi caratteri normali di 1" dorsale ; che la 8*^ vertebra non difFerisce dalla prominente che per avere 2 costole articolate alle apofisi trasverse, ma con una disposizione simile aH'altro caso di costola 'cervicale non dub- l)ia, che noi piii avanti descriviamo; che la 7* vortebra ha i caratteri di penultima cervicale, non corapletamente, e vero, ma cio e facilmente spiegabile per le variazioni che necessariamente son dovute avvenire, data la presenza di una vertebra soprannumeraria in una regione in cui quasi mai cio si verifica; che la 6^^ anch'essa non si e sviluppata con i caratteri tipici, ma in qualche modo ha cercato di assumere 1 ca- ratteri di 5* vertebra; dunque possiamo indubbiamente, io credo, asse- rirc che neirasinell?., di cui si tratta, trovasi una vertebra cervicale di piii, con un paio di costole cervicali. Le due costole cervicali (fig. 1) sono completamente sviluppate, meno lunghe ma piii spesse delle prime dorsali; sono provviste anche di cartilagine di prolungamento e presentano solo qualche particolarita degna di nota sulla loro estremita superiore. Quivi si osserva che la testa delta costola e piccola, ha la forma di un cono a superficie irre- golare, con I'apice libero rivolto all'indentro ed in avanti e provvisto di duo faccette articolari : una, molto piii estesa, corrisponde alia fovea costale deirs* vertebra cervicale, I'altra, molto piccola, corrisponde alia fovea costale delta 7" v. cervicale, in cui la fossetta e appena accennata. La tuberosita di ciascuna costola cervicale e invece molto svilup- pata, con una superficie articolare quasi tripla di quella superiore delta testa, da cui e divisa da un piccolo solco. La tuberosita sulla sua su- perficie esterna si slarga in una placca ossea a forma di scudo tondeg- giante. Delle altre costole, le prime 18 dorsali sono normali. La 10-', al lato destro, rappresenta I'ultima costola ed e, come tale, normale. Al lato sinistro invece la 19^ costa sembra un prolungamento del- I'apofisi trasversa a tipo lombare, che e fissa. Con tutto cio a me e parso classificare tra le vertebre dorsali questa lO^^, quantunque a sini- stra a])bia I'apofisi trasversa a tipo lombare, la quale jjero si prolunga in una costola completamente sviluppata, compresa anche la cartilagine di prolungamento. Lo sterno present a 8 sternebre, di cui la prima, la piii piccola. e situala completamente in avanti del primo paio di costole, cioe delle costole cervicali. Le costole sternali sono 0. L'aumento di una sternebra, qiiantuiKjue cio non sia un fatto estre- mamente raro, e di un paio di costole sternali, concorre ancora, io credo, a conteruiai'o come V S^ vertebra sia una cervicale con costole. - 143 - CTOubanx ricorda di iin caso dubbio di 8* vertel)ra cervicale iio- tata ill uii cavallo. Egli dice che la 0* vertebra era tricuspide solo a destra e bicuspide a sinistra, la 7* era tricuspide a sinistra e provvi- sta di Ibro trachelieno, a destra invece era normale, la 8-^ presentava i caratteri delta 7'^ normale, solo che la fovea costale era scavata tutta a sue spese, non concorrendovi la 7\ Vi erano 1*J costole, di cui le prime due saldate per lungo tratto in basso Ira di loro. L'A. crede che la prima sia anche una costola dorsale e non gia una cervicale e che si tratti non di una 8* vertebra cervicale ma di ana dorsale supplemen- tare, posta in avanti. In un altro cavallo lo stesso Goubaux ha contato 8 vertebre in avanti delta 1''^ costola, 1' 8^ presentava i caratteri delta 7-"^ e questa mostrava delle variazioni, ma pero mancava di fori tracheliani. Vi eda notare ancora che in avanti delta l"* costola ve ne era un altra rudimentale, con muscoli intercostali tra questa e la seguento. Le vertebre costali erano 18 paia di costole. L'A. conchiude quindi, ed a ragione, che in questo caso non si tratta di una vertebra cervicale in pill, ma di una dorsale soprannumeraria e coUocata anteriormente. Riporta ancora un terzo caso, che riferisce alia categoria dei due precedenti. Lo stesso anatomico dice di aver osservato in un'asina 20 coste per lato, con 7 v. cervicali, 19 dorsali, 4 lombari, 5 sacrali, 15 caudati. Non ne da piu estesi ragguagli, poiche, messo in macerazione it pezzo, alcune parti andarono perdute. Nelle conclusioni aflferma che mai nei nostri animali domestici e stata osservata, netla regione cervi- cale, anomalia di numero nelle vertebre. To us saint riforisce di un'asina con 7 vertebre cervicali, 20 dor- sali, 5 lombari, 6 sacrali, 20 coccigee. Vi erano 20 paia di costole; I'uttimo paio pero non era articolato alia vertebra ma saldato a questa, precisamente come abbiamo visto nella 20" costola sinistra del caso nostro. Anche Chauveau, nella 3" edizione, pag. 49, dice di possedere uno scheletro di asino con 20 costole e 20 vertebre dorsali, con un numero di vertebre normale nelle altre regioni. Cornevin e Lesbre asseriscono di aver osservato 20 vertebre dorsali con 20 paia di costole in due cavalti ed aggiungono che le ver- tebre lombari pero erano 5, e che quindi vi era un parziale compenso di numero. II Fuchs, riportato dal Miiller, conserva un preparato con du(^ costole cervicali in un cavallo (Bar pi). Modilicazioni delta (3-^ vertebra cervicale e delta 7^^ (di questa solo al lato sinistro) quali noi li abbiamo descritti, sono stati notati in un cavallo anche dal Paoli. Gasi di apolisi trasversa della 1=^ vertebra lombare che si protun- gano dando luogo ad una costola, come abbiamo visto della 20-1 at lato sinistro dell'asina in discorso, sono stati notati piii volte net cavallo e cosi: da Goubaux, che classifica la vertebra in tal modo conformata - 144 - Ira Ic lonibari ..un caso da Moussu rhe la cnlloca tra le dorsali ; pa- recchi casi da LcsIhv' c (loi-iKMiii clui anche classilicano tale ver- tebra tra It' dorsali; un caso dal Barpi. 6." Si tratta di un'asina di piccola mole, sacrificata per le eser- citazioni anatomiche il 28 fehbraio 1910. II torace appariva molto lungo, tanto die io aveva detto gia al mio Professore : « Quest'asina certa- niente ha alineno una costola di piii ». Si riscontrano : vertebre cervicali 7, dorsali 19, lombari 5, sacrali 5, coccigee 20. \[ sono al lato sinistro 19 costole regolarmente confor- mate. Al lato destro trovansi 18 costole, pero alFapofisi trasversa delta 19'^ vertebra dorsale e articolata un'apotisi trasversa lombare, regolar- mente conformata. AU'estremita libera di tale apolisi trasversa lombare e sospesa una laminetta ossea mediante un sottile legamento. La laminetta ossea trovasi tra il grande ed il piccolo obliquo d<3l I'addome, in parte, anteriorraetite, immersa nello spessore del retrat- tore dell'ultima costola. Trovasi distante dall'apofisi a tipo lombare quasi 5 cm. e la sua estremita anteriore corrisponde all'estremo libero delta prima apolisi trasversa lombare vera, da cui dista circa 1 Va en'- E hmga mm. 37, larga 10 mm. spessa 3 mm. II retrattore dell'ultima costola, a sinistra, si attacca alia 19''^ costa. II dial'ramma, in alto, s'inserisce net penultimo spazio intercostale, al late sinistro, cioe nello spazio compreso tra la 17-^ e la iS^ costola; c neH'ultimo spazio al lato destro, cioe anche tra la 17=^ e 18^ costola, quindi cio concorre a dimostrare che I'insieme deU'apofisi a tipo lom- bare, articolata aH'apofisi trasversa destra delta 19-^ vertebra dorsale, e del legamento, che sospende la lametta ossea descritta e dell'altro pic- colo fascetto fibroso, che continua I'estremita inferiore delta lametta, rappresenta, net detto lato destro, la 19=^ costola. Al lato sinistro, il grande psoas si attacca alia 18=' e 19=^ costola, ed il piccolo anche alia 10=\ Sia a destra che a sinistra nell'ultimo spa- zio intercostale, tra la 18-^' e 19'^ costola (a destra cosi diversamente rappresentata) vi e un'arteria, una vena ed un nervo intercostale, che si comportano precisamente come gli ultimi intercostali normali. Cio e ancora una conferma clie anche a destra vi e la 19=^ costola. Cornevin e Lesbre dicono che Goubaux ha osservato un'asina con 19 vertebre dorsali e 4 lombari, e che essi haimo trovato due asini con 19 vertebre dorsali e col numero normale di vertebre nelle altre regioiii. 7." II caso presente riguarda un'asinella di 10 anni, sacrificata il 15 marzo 1910, anch'essa per le esercitazioni anatomiche. Si trovano : vertelsre cervicali 7, v. dorsali 18, v. lombari 6, v. sa- crali 5, V. coccigee 20. Vi sono 18 paia di costole normali. Sulla faccia mediale del muscolo retrattore deH'ultima costa si os- sei-va pero una 19=^ costola libera, ben sviluppata ed in anibo i lati. - l4o - Tale costola e lunga, al lato destro, quasi 22 cm. e presenta la par- ticolai'ita di (?ssore quasi intieramente cartilagiiiea, con nuclei ossei sparsi. La sua estremita superiore, appiattita trasversalmente, e a for- ma di spatola ed e larga 1 cm., spessa 3 mm., trovasi distante dall'e- stremita libera dall'apofisi trasversa della 1'^ v. lombare circa 4 cm. ed e continuata da una larga e forte aponeurosi, che s'impianta, d'altra parte, aU'estremita libera sia della 1=^ che della 2''^ apolisi trasversa lombare. L'apotisi trasversa della 1'^ vertebra lombare, a destra, mostra la sinostosi avvenuta con Tapoflsi trasversa a tipo dorsale, che evidente- mente esisteva dapprima. Anche la costa fluttuante del lato sinistro e in gran parte cartila- ginoa e delle stesse dimensioni di quella opposta. La sua estremita su- periore pero trovasi collegata solamente aU'estremita libera della 1-^ apo- fisi trasversa lombare, e mediante un nastro fibrose lungo 25 mm., largo 6 mm, e spesso 3 mm. II muscolo retrattore deH'ultima costola si porta al margine poste- riore della 18'\ dove trovasi un nervo intercostale ed un'arteria e vena precisamente simili a quelli dell'ultimo spazio intercostale. II piccolo oblique pero presenta una diramazione che va ad inserirsi sul margine posteriore della costola accessoria, e per forma e dimensione ricorda il retrattore deH'ultima costa, il quale percio e dunque doppio. Tra la 18-'^ costa e Tapofisi trasversa della 1'^ v. lombare trovasi un muscolo, che ricorda precisamente i sopracostali. Tra la 18=' costola e la 19-'^ vi sono sottili muscoli intercostali, nel 3° superiore dello spazio intercostale ; nel rimanente si osserva una la- mina fibrosa con rare fibre muscolari. 11 diaframma si attacca, superiormente, nello spazio intercostale tra la 17a e la 18^ costa, a destra, e tra la 18« e la !•> a sinistra. La i^'^ vertebra lombare dunque porta annesso un paio di costole e mostra a destra traccia dell'unione avvenuta tra I'apofisi a tipo dorsale e quella a tipo lombare: e naturale percio ammettere che questa ver- tebra V. ambigua tra le lombari e le dorsali o, megUo, credo sia giusto vedere in essa il solito processo di trasformazione di una vertebra dor- sale in lombare. Un caso analogo e stato osservato dallo Zoccoli in un asino. 8.*j E un'asinella di 13 anni, che e stata uccisa il 12 aprile 1910 per le esercitazioni chirurgiche. Si notano : v. cervicali 7, v. dorsali 17, v. lombari 6, v. sacrali 5, V. coccigee 19. Le costole sono in numero di 17 paia normali ed 1 paio fluttuante. L'anomalia si osserva in corrispondenza della i^ lombare (V. Fig. 6 pag. 160): alle apofisi trasverse di questa sono annesse 2 costole; quella del lato destro e piuttosto ben sviluppata e vi si articola per artrodia ; - 146 - quella del lato sinistro e ridotta invece ad una lamina .os^ea, distante 3 cm. dairestreraita libera deU'apofisi trasversa corrispondente, a cui resta pero sospesa da ima larga e robusta lamina fibi'osa. La delta lamina ossea e lunga 4 cm., ha una larghezza massima di 12 mm., ed uno spessore di 8 mm. Al lato destro si osserva un'altra particolarita: Tapolisi trasversa della 1^ lombare mostra le tracce di una articolazione planifbrme. arti- colazione non ancora completamente ossificata, di modo che appare chiaro che da questo lato la vertebra in discorso era a tipo dorsale e che poi, formatasi una sinostosi, ha assunto il carattere di lombare. A sinistra si osserva anche la sinostosi, ma con tracce lievissime. II Bar pi ha notato in un'asino le stesse particolarita descritte or ora, pero vi erano 18 v. ddrsali e 6 lombari. 9." II caso che vengo ora a descrivere riguarda una varicta anato- mica riscontrata in un equus nsinus. lo non ho altro che il pezzo riprodotto con le fotografie 3 e 4 e che mi e stato gentilraente regalato dal prof. Mongiardino, a cui rendo anche qui sentiti ringraziamenti. Non ho saputo altro che tutte le costole erano 18 a sinistra e 19 a destra, essendo la prima di que- sto lato una costa articolata alia 7^ v. cervicale. Questa vertebra, al lato destro, ha I'apolisi trasversa prov vista di una ampia cavita articolare, che presenta tra il 3° medio ed il S^^ ante- riore un lieve rialzo, a direzione trasversale. In questa cavita si adatta I'estreraita superiore di una costola ben sviluppata, la quale si porta in basso, descrivendo una lieve curva a concavita anteriore, per articolarsi inferiormente ad un prolungamento che offre la costola seguente, ossia la 1^^ dorsale. La costola cervicale ha la sua estremita superiore molto rigonliata, e la superficie articolare di questa presenta un lieve solco, corrispon- dente al rilievo che abbiamo notato sulla superficie articolare deU'apo- fisi trasversa, di modo che la testa viene ben delimitata dalla tubero- sita e questa e quasi doppia di quella. Dall'estremita superiore in giu, la costola va divenendo sempre piu piatta e, verso il suo terzo inferiore, incomincia plan piano a torcersi, di maniera che la sua estremita inferiore non e piu depressa dall' e- sterno all'interno, ma in senso oblique dall'avanti e daH'esterno indie- tro ed all'interno. Sulla taccia posteriore della detta estremita inferiore, che ricorda una mano di gatto, trovasi una superficie articolare pianeggiante, merce la quale si applica sul prolungamento della 1'^ costa dorsale (fig. 4). La costola cervicale e lunga poco piu di 11 cm.; larga net suo mezzo 14 ram. e spessa 7 mm. E sprovvista sul suo margine posteriore del solco vascolo-nervoso. Al lato sinistro, I'apofisi trasversa della T-^ vertebra cervicale si - 147 - prolunga in un'apofisi stiloidea, fissa, rivoUa obliquamente in basso ed indietro e descrivente una li(?vissinia curva a convissita esterna (fig. 3). Tale apolisi ha, in alto, la supei'lici«; d'impianto molto estesa, che si prolunga sino alia base della testa delta vertebra, ed ancora, indietro, presso it niargine della fossa costale corrispondente ; e lunga 4 V2 ^'™" spessa, appena staccala dalla vertebra, 12 ram. e, presso Testremita li- bera, 4 ram. La detta estremita I'bera finisce a punta smussa. In sezione tra- sversa I'apofisi in discorso apparirebbe corae un triangolo isoscele, con la base rivolta in avanti ed aU'esterno. E da notare pero che le 3 facce delTapofisi non sono nettarnente separate tra loro, meno posteriormente, dove to spigolo, corrispondente all'apice del triangolo, e ben delineato. II foro di coniugazione tra la 1^ v. cervicale e la 1^ dorsale e molto ampio al lato destro ed e circa meta del precedente al lato sinistro. Fisr. 3. Fig. 4. La i-^ c. dorsale. al lato destro, e norraale alia sua estremita su- periore, raa dopo un paio di centimetri di percorso incomincia a slar- garsi, fino ad espandersi in modo da assumere I'aspetto di una lamina irregolarraente triangolare (fig. 3 e 4). - 148 - Tale lamina e appiattita nel senso laterale e presenta a studiare: due facce, tre margini e Ire angoli. La faccia esterna, nella sua parte piii larga, e un po' concava nel senso antero-posteriore e liscia. La faccia interna un po'convessa nella stessa direzione. II margine anteriore, lungo circa 12 cm., e concave e soltile. II niargine posteriore e, nella meta superiore, grosso, convesso, raunito di piccole asprezze e privo di solco vascolo-nervoso ; nella meta inferiore e un po' concave e quasi tagiiente; ha una lunghezza di circa 15 cm. U margine inferiore e grosso, arrotondato nel senso trasversale, un po' concavo longitudinalmente ed ha una lunghezza di 5 cm. L'angolo superiore e rappresentato dall'estremita vertebrale della costola. L'angolo inferiore e provvisto di una faccetta diartroidale ova- lare, con I'estremita piii grossa rivolta in avanli, della lunghezza di 3 cm., e con una larghezza, nel suo mezzo, di 12 ram. ; su tale faccetta si articola la cartilagine di prolungamento a forma di uncono Ironcato ed un pt)' depresso latcralmente, lunga 23 mm. L'angolo anteriore porta, come gia abbiamo detto, un'altra superlici(? diartroidale, irregolarmente ovale, col diametro verticale di 22 mm. e col trasversale di 17. Tutta la costola, misurata in linea retta, tra Tangolo superiore e r inferiore, e lunga 15 ^'^ cm., ed e larga, misurata a livello del mar- gine inferiore dell'angolo anteriore, poco piu di 6 cm. Un caso analogo e state descritto dal Barpi nel 1902, con la difl'e- renza pero che le particolarita a cui siamo venuti accennando si nota- vano dal lato opposto, di modo che quanto abbiamo visto a destra, nel preparato del Barpi si notava a sinistra e viceversa. L'A. dice che vi erano 17 v. dorsali, 0 v. lombari, 5 v. sacrali. La 1'^ vertebra lombare pero, a sinistra, era del tipo dorsale e portava la 18'"^ costola; quindi da questo lato vi erano 19 costole: 1 cervicale. 17 dorsali, ed 1 lombare. Nel 1909 lo stesso Barpi riferisce di un asinello in cui la 7-^ v. cervicale presentava, d'ambo i lati, un pi'olungamento stiloideo quale noi I'abbiamo visto al lato sinistro. e viene alia conclusioue che tale pro- lungamento rappresenta una costola cervicale. Equus AIulus. 1.0 II soggetto di (luesta osservazione e un mulo sacrilicato il 20 aprile del 1909. Era di media taglia e dell'eta di circa 20 anni. Tagliando le costole del lato sinistro, per prepararare gli organi contenuti nella cavita toracica, la mia attenzione e stata richiamata dalla straordinaria larghezza che dimostrava, apparentemente, la L*^ co- stola. Ho dovuto poi, air esame fatto con inlenzione, correggere la mia prima impressione, poiche si trattava non di una costola ma di due po- ste I'una accanto aH'altra, con breve intervallo. In (juesto soggetto dunque si trovano: 7 v. ci!rvicali, 19 dorsali, 6 lombari, 5 sacrali, 18 coccigee. - 149 - Le costole sono in numero di 19 per ciascun lato. La prima e ben sviluppata, Inng-a quasi 20 cm., larga a meta Inn- ghezza 14 mm. e spessa 9 mm. Presenta di notevole, alia sua estremi- ta superiore, la scanalatura, colluni c(>slai\ tra la testa e la tuberosila. Quest'ultima e piu grossa della testa, la quale presenta due faccet- te molto inclinate e che si congiunyonu lungo una linea tagliente, priva della fossetta legamentosa. Sul margine p(3steriore della costola manca il solco vascolo-nervoso. Verso I'estremita inferiore la costola siingros- sa ed assume forma cilindrica, e, oltre la faccia articolare per la carti- lagine di prolungamento, presenta, dal lato mediale, un'aUra faccetta articolare, a forma di semiluna, con la convessita rivolta in alto, cor- rispondente ad una faccetta simile deU'estremita inferiore della costola opposta. La seconda costa invec3 lia la testa e la tuberosita fuse insieme : presenta pero la fossetta legamentosa, e sul suo margine posteriore esi- sle uii solco vascolo-nervoso, quantunque appena accennato. Essa si mo- stra molto appiattita da una faccia all'altra. Gome si vede, la prima costola differisce dalla ])riina normale per avere la testa separata dalla tuberosita, e viceversa la seconda ricorda la prima normale per avere unite le due dette parti. Tutte le altre costole sono normali. Lo sterno e provvisto di 8 sternebre. Goubaux dice che nel cavallo non e assolutamente raro diosser- vare questa variazione ed insiste che in questi casi il numero delle vertebre nelle altre regioni e normale e fa notare ancora come sia in errore lo Chauveau quando asserisce che in simili casi il piu socen- ie si trovano 5 v. lombari. Leyli afierma che nel cavallo « vi e qualche volta un 19° paio di costole ed in questo caso vi possono essere sia 5 che 6 vertebre lombari ». La stessa affermazione fa anche il Franck, pure riguardo al solo cavallo. L'A. pero aggiunge che ordinariamente il 19o paio di costole e sprovvisto di cartilagine di prolungamento, cosa che noi, fatta eccezione del caso speciale dell'asina n, 4, non abbiamo mai costatato, neanche nei casi di costole fluttuanti. Lo Chauveau, nella sua 2'^ edizione del 1871, ripete ancora, come aveva detto nella 1'' edizione, che non e raro nel cavallo di riscontrare 19 vertebre dorsali, con numero eguale di costole e che il piii sovente in questi casi esistono 5 vertebre lombari, quantunque Goubeau abbia asserito che il numero di queste si mantiene normale. Lo stesso concet- to ripete nella ;> edizione. NeH'ultima invece (a pag. 90) dice che sia in caso di dirainuzione che di aumento di numero di una vertebra in una regione « I'anomalia pu6 essere compensata o no » ('). (1) In t£uest'ultiina edizioue, Clia u veau-Arloiug-Les bie riassuiuono il lavoro di Corueviu- Lesbre e quauto era stato detto prima dallo Chauveau ed e i)ercid che uou ubitiamo cieduto citaie iu ogui caso iiuesti autori uu'altia volta per ([uello che ripetouo in d^tta edizioue, - 150 - II Miiller, a ([uaiilo I'iferisce il liarpi, ha trovato 19 costole e 6 vertebre lomkiri in un cavallo, ed in un allro 10 costole e 5 vertebre lombari. Longo in '2 cavalli, in 1 asino ed in 1 mulo ha constatato 10 ver- tebre dorsali. « L' ultima pero a caratteri particolari che la larebbero annoverare piuttosto Ira le lombari; la presenza pero di una piccola Cac- cetta ai'ticolare per parte posta anteriormente ai lati del corpo e me- diante la quale si articola con un sottile stiletto osseo lungo da 10 a 12 centiraetri, rudimento di una costola sopprannumeraria, sebbene que- sta porti un legamento avvece delta cartilagine di prolungamento, ci obbliga a considerarla come spettante alle vertebre dorsali ». Tous saint ha osservato anche un cavallo con 10 paia di costole e 5 vertebre lombari, come Ghauveau. Lesbre, nel 1883, dice di avere osservato un cavallo con 10 verte- bre dorsali e 19 costole e con un numero di vertebre normale nelle altre regioni. Moussu, tra 10 anomalie osservate nel cavallo, descrive 10 casi con 19 vertebre dorsali e 19 paia di costole; di questi, 5 avevano un numero di vertebre normale nelle altre regioni e gli altri 5 avevano 5 vertebre lombari. Lesbre e Gornevin hanno osservati altri casi simili a quelli di Moussu anclie nel cavallo. Nel 1901 il Lesbre ha fatto una nota su di un allro cavallo con 19 vertebre dorsali, 10 paia di costole e 5 vertebre lombari. In questj caso la O'l e 7=^ vertebra cervicale ricordavano ([uelle che ho descritto nell'asina a 20 costole, e le costole del 1° paio erano in parte fibrose. Anche il Bradley riferisce di un caso di riduzione della 1-^ costola. II Bar pi riferisce di un preparato a secco del muscolo diaframma di cavallo in cui si contano 19 costole : I'ultima e normale a sinistra, a destra invece e rappresentata dalFapofisi trasversa a tipo lombare, la quale si e prolungata a mo' di costola. In un altro cavallo ha notato 10 vertebre dorsali con 19 paia di co- st ole e (') vertebre lombari. Anclie il Martin atrerma che talvolta possono trovarsi nel cavallo 19 costole per lato, ma che Tultima e spesso fluttuante; e cos'i anche Ellenberger e Baum. II Varaldi anche afferma che talvolta le vertebre dorsali sono 19. 2."^ Trattasi di una mula di mt^dia taglia, di anni 20, che e ser- vita per le esercitazioni anatomiche nei primi giorni del maggio 1909. Si osservano : 7 v. cervicali ; 17 v. dorsali ; 1 v. meta a tipo dor- sale e meta a tipo lombare ; 5 v. lombari ; 5 v. sacral i e 13 v. coccigee. Si trovano 18 costole per lato, pero queste sono normali solo a si- nistra. Al lato destro invece la 18=^ vertebra dorsale, quale e a sinistra, si - 151 - mostra a tipo puramente lombare, ed aU'estremita libera deH'apofisi tra- sversa porta articolata una costola, come abl)iamo visto nell'asina n. 3. Questa costola. oltre ad essere meno luiiga deirultima delTallro lato, com'e naturale, essendo articolata ad un'apofisl trasversa lombare, e meno larga e meno spessa. L'articolazione Ira Tapolisi trasversa lombare e la costa si compie mediante una faccetta diartroidale, molto allungata, situata proprio sul- I'estremita libera deirapofisi e spinta solo un poco, anteriormente, suUa faccia ventrale, ed una Caccetta corrispondente clie occupa il raargine posteriore ed in parte la faccia dorsale dell'estremita superiore della costa, estremita che ha la forma di un ovoide allungato, con la punta rivolta in alto ed a superficie irregolare. Anche qui il mezzo di conten- zione e rappresentato da un legamento capsulare. 3.0 Siamo anche qui in presenza di una mula, di media taglia e di anni 2l, esaminata, dopo essere servita per le esercitazioni anatomiche, il 3 dicembre 1909. Si riscontrano: 7 v. cervicali; 18 v. dorsali; 6 v. lombari; 5 v. sa- crali; 19 v. coccigee. Vi sono 18 costole norraali ed 1, per ciascun lato, libera tra i mu- scoli addominali, come nella cavalla n. 1". Queste costole fluttuanti hanno una forma stiloidea e portano arti- colata sull'estremita inferiore, la piii sot tile, una cartilaginn di prolun- gamento, che segue, per una diecina di centimetri, la cartilagine della 18'^ costa. La costa fluttuante destra e lunga 13> cm. , larga, a meta del suo percorso, 0 mm. e spessa circa 3 mm.; quella sinistra e lunga circa 19 cm., larga, a meta del suo percorso, 8 mm. e spessa 4 mm. Gio che e degno di nota, nel caso presente, e che I'estremita supe- riore della costa fluttuante destra resta unita, mediante un legamento (ibroso nastriforme, non aU'estremita libera dell'apofisi trasversa della l'^ vertebra lombare, ma a quella della 2-'^ v. lombare, da cui resta di- stante circa 5 cm. La costa fluttuante sinistra d distante dalla 1''^ apoflsi trasversa lom- bare, a cui e anche unita da un nastro fibroso, appena 1 cm. In questo animate dunque abbiamo 18 costole normali per lato, piu una fluttuante che a sinistra rappresenta la 19'\ ma a destra puo con- siderarsi come la 20=», e la precedente non ha lasciato traccia. 4."^ II caso presente riguarda un piccob^ mulo, di anni 19, esami- nato il 17 dicembre 1909. Si contano : 7 v. cervicali; 18 v. dorsali; 5 v. lombari; 6 v. sacrali; 16 V. coccigee. Le costole sono 18 per lato. A sinistra pero, 1 cm. dietro I'ultima costa, tra il muscolo grande - 152 - e piccolo ol)liqiio deiraddome, si trova una laminetta ossea. della forma di un triangolo isoscele, con Tapice rivolto in basso e prolungato da un sottilissiino nastro fibroso, che si perde, restringendosi, dopo breve tratto, e con la base, areata, rivolta in alto. Questa e sospesa. mediante un na- strino tibroso, aU'estremita libera della 1-' apoflsi trasversa lombare, da cni dista circa 8 cm. La lamella e lunga circa 1 Vs cm. e larga, alia base, 4 mm. Un caso analogo, anche in un raulo, e stato ricordato dal Bar pi, pero si trattava di un ispessimento osteo-cartilagineo da tutti e due i latj. e con uno sviluppo maggiore di quanto abbiamo visto noi. 5.0 Mula di anni 10, uccisa il 4 aprile 1910 per le esercitay.ioni anatomiche. Si osservano: 7 v. cervicali; 17 v. dorsali; 6 v. lombari; 6 v. sa- crali e 19 v. coccigee. Le costole sono in numero di 18 per lato, pero solo le prime 17 sono normali, mentre 1' ultima e rappresentata da una costola annessa all'apofisi trasversa della 1* vertebra lombare. Quest' ultima ha realmente tutti i caratteri di prima vertebra lom- bare ed assolutamente non si puo rimanere in dubbio nel classificarla. La 18'^ costa del lato destro e piuttosto bene sviluppata ed e prov- vista di una cartilagine di prolungamento, simile a quella deH'altiiTia co- sta normale. Verso la sua estremita superiore, in corrispondenza del- restremita libera della 2^ apofisi trasversa lombare, presenta un rigon- fiamento, a guisa di una testa di serpente, che va assottigliandosi in un prolungamento stiloideo. Questo si indirizza verso Testremita libera della 1^ apofisi trasversa lombare, restandone pero distante 1 ^Z, cm. Sul lato postero-interno di detto rigonfiamento trovasi una faccetta articolare, che corrisponde ad un' altra estremita libera della 2^ apofisi trasversa londjare. Viene cosi a formarsi un' articolazione diartroidale, con un forle legamento capsulare, provvisto di una sinoviale alia sua faccia interna, legamento, che, per essere molto ampio, perraette estesi movimenti nel senso antero-posteriore e verticale. Sulla faccia posteriore tale legamento e rafforzato da fasci librosi, che dal margine posteriore della costa si portano all'apofisi trasversa. Nel punto in cui I'accennato rigonfiamento della costa comincia ad assottigliarsi, per prolungarsi in avanti, s' impianta un nastro fibroso, largo circa 7> cm. che va ad inserirsi suU'estremita libera dell'apofisi trasversa della 1=^ v. lombare, dopo un percorso di poco piu di 3 cm. Al lato sinistro, la 18^ costa e un poco piu sviluppata che non a destra, dalla quale differisce ancora per la sua estremita superiore. Questa e rigonfiata e presenta sulla sua faccia inferiore una larga fac- cetta diartroidale, che corrisponde ad un' altra della faccia superiore del- l'apofisi trasversa della l^- vertebra lombare, vicino aU'estremita libera. Vi e anche qui una articolazione artroidale completa. - 153 - Poicho la costola, mentre compie I'arco, tocca restremita libera della 2^ apofisi trasversa lombare, anche con questa si articola per artrodia. Data questa doppia articolazione, i movimenti della 18'^ costa sini- nistra sono meno liberi di quelli della destra, principalmente gli antero- posteriori. Ho detto die le vertebre sacrali sono 6, non perche la 6-'^ sia saldata al sacro come succedo spesso della 1'^ coccigea quasi in tutti gli individui adulti, e come e anche della 1'^ coccigea del caso presente, ma perche essa presenta tutti i caratteri completi di una vertebra sacrale, sia per I'ampiezza del canale vertebrate, sia per la forma e lo sviluppo della apo- fisi spinosa, sia per la forma dell'apofisi trasversa, che costituisce una fila ininterrotta con quelle delle precedent! 5 sacrali. Vi sono 5 fori sotto-sacrali e 5 sopra-sacrali. Gasi di 0 vertebre sacrali sono stati piu volte notati: due di que- st!, per es., vengono ricordati dal Bar pi in cavalli che avevano pero 5 lombari. Lo Ghaveau, Arloing, Lesbre ed il Varaldi dicono che 11 sacro puo essere talvolta formato di 6 vertebre ed anche di 7 oppure di 4. Siamo venuti dunque descrivendo 19 casi di variazioni verte- bro-costali, che tutti conserviamo nel nostro Museo. Due di essi (cavallo rj. 5, ed asino n. 9) appartenevano a preparati gia fatti da altri e quindi nelle percentuali che verremo era a dare non saranno, come e naturale, considerati. Possiamo conchiudere percio che su 74 equidi esaminati. sono state riscontrate 17 variazioni vertebro-costah, con una percentuale di 22,9 0/^. Di queste variazioni : a) 4 appartenevano dll'equus caballus, di cui furono esamina- ti 27 individui, di modo che si ha una percentuale di 14.8 Vo- Ora dobbiamo ancora osservare che 3 di queste variazioni sono state riscontrate in femmine, di cui si sono esaminati 9 casi, e quindi si ha una percentuale di 33,3 7o, ed 1 in un maschio, di cui si sono esaminati 18 esemplari, con una percentuale quindi di 5,5 o/o. b) 8 appartenevano sdVequus asinus, di cui furono esaminati 29 individui, di modo che si ha una percentuale di 27,5 %• Di tali variazioni : 7 appartenevano a femmine, di cui furono esaminati 19 casi con una percentuale quindi di 36,8 % ; 1 ad un individuo ma- schio su 10, con una percentuale del 10 <^/o. c) 5 appartenevano ^W'equus mulus, su 18 casi esaminati, con una percentuale di 27,7 ° o. Di queste variazioni, 3 riguardavano femmine, su 9 esemplari osservati, con una percentuale percio di - 154 - 33,3 Vo ; 2 appartenevano a maschi, anclie su 9 casi, con una per- centuale di 22,2 7o. Speccldetto riassimUoo delle percentuali di variazioni vertehro-costali. 74 Equidi — 17 Variazioni — Percentuale 22,9 7o EQUUS CABALLUS EQUUS A8IXUS EQUUS MULUS Iiirtividui -' li'J 18 Variazioni 4 s •^ Percoutuale ili var. 14,8 0 „ 27,5 o/o 97 7 0, ludividiii luasclii 18 Icmniine 9 masclii 10 I'emnuue 19 masuhi 9 feiuruine 9 Variazioni 1 3 1 7 - 3 Percentnale di var. •^,5 »/o 33,3 o/o 10 7o 1 30,8 »,„ ■22,2 o/o 33,3 »/« Veniamo ora a liassumere come si presentavano le suddette variazioni : EqUUB CABALLUS. 1° Cavalla : Vertebre cervicali 7, dorsali 18, lombari 7, sa- crali 5, coccigee 14. 18 paia di costole. Tin 19^ imio di costole ru- dimentcUi, sospese rispeiticamente, mediante legamenti, all'apoflsi tra- sversa delict I'' vertebra lombare. 2^ Cavalla : Vertebre cervicali 7, dorsali 18, lombari 6, sa- crali 5, coccigee 7 (coda amputata). Una lamella ossea per ciascun lato dietro it iS" jpa/o di costole normali, lamelle sospese da un nastro fibroso alle estremitd liber e delle apofisi trasverse delta 1^ vertebra lombare e prolungate in basso da un altro nastrino fibroso. 3° Cavalla: Vertebre cervicali 7, dorsali 17, con 17 paia di costole. Le altre vertebre in numero normale. 40 Cavallo: Vertebre cervicali 7, dorsali 17, con 17 paia di costole normali ; 1 vertebra ambigua che presentasl del tipo doisalc, ma jjorta articolate delle apofisi trasverse a tipo lombare, alle cui estremitd libe?'e sono sospese, rispettivamente, mediante yiastri ftbvosi, 2 costole rudimsntali; vertebre lombari 6, sacrali 5, coccigee 10, (coda amputata). - 155 - 5o Oavallo : Vertebre in numero normale. La 1^ v. lombare al lato sinistro presenta la sua apofisi trasversa articolata. Tale apo- fid ha le sue esti'emitd vertehrali precisamente come quelle deU'ultima costa normale. Abbiamu dunque : a) un caso (cavalla ri. 1) di aumento di una vertebra tra la regione dorsale e la lombare, vertebra a caratteri lombari, ma che porta annesse un paio di costole (19 p.) rudimen- tali, e quindi si puo considerare come una vertebra a carattei'i in- terraedi a quelli delle due regioni vicine ; h) un caso (cavalla n. 2) col numero normale di vertebre, ma con due nuclei ossei tra i mu- scoli addominali dietro I'ultimo paio di costole, nuclei che certa- mente, con i nastri fibrosi che li collegano in alto alle apofisi tra- sverse della P v. lombare e li prolungano in basso verso le carti- lagini di prolungamento di detto paio di costole, rappresentano ru- diment! di un altro paio di costole ; c) un altro (cavallo n. 4) in cui la vertebra che occupa il posto della 18^ dorsale del casi normali ha subito delle trasformazioni tali da far credere che vi sia state un processo tendente a far assumere a questa vertebra dorsale i caratteri di lombare; d) un quarto (cavallo n. 5) in cui la 1" v. lombare porta, a sinistra, articolata una vera costola, che pero si e ridotta a forma di apofisi trasversa lombare, e su questa interpe- trazione credo non vi possa essere dubbio, poiche la forma dell'e- stremita vertebrale di detta apofisi lo dimostra, a mio credere, chiaramente ; e) un quinto (cavalla n. 8) con la dirainuzione di una vertebra nella regione dorsale e relativo paio di costole. Equus asinus. 1° Asina: Vertebre cervicali 7, dorsali 17, con 17 paia di costole normali ; 1 vertebra ambigua, cite a sinistra porta articolata una costola, la cui parte superiore pero ha assmito i caratteri di apofisi trasversa lombare, ed a destra porta articolata un'apofisi trasversa a tipo lombare, a cui c poi articolata mia costola; vertebre lombari 5, sacrali 5, coccigee 21. 2" Asino: vertebre cervicali 7, dorsali 17, con 17 paia di costole normali ; 1 vertebra a caratteri di dorscde a sinistra e quindi con la 18^ costola, di lombare a destra, e quioi all'apofisi trasversa a tipo lombare e articolata una costola fluttuante ; vertebre lombari 5. 3° Asina : vertebre cervicali 7, con 17 paia di costole nor- mali ; 1 vertebra a caratteri di lombare, che pero a destra ha Vapo- fist trasversa articolata ed all' estremitd libere delle sue apofisi tra- - 156 - sverse porta articolato un paio di costole, il 18^' ; vertebre lombari 5, sacrali 5, coccigee 20. 40 Asina : vertebre cervicali 7, dorsali 17, con 17 paia di costole; / vertebra che a dedra porta articolata una costola molto breve e piatta e senza cartilagine di prolungamento^ a sinistra 2^0 rta articolata un'apofisi trasversa a tipjo londjare, alia cut estremitd libera^ mediante un breve iiastro fibrosa, a sospesa una laminetta ossea ; vertebre lombari 5, sacrali 5, coccigee 20. 5.^ Asina: vertebre cervicali 8, dorsali 19, lombari 5, sa- crali 5, coccigee 20. Le costole sono 20 paia: il 1° paio e cervicale, I'ultima costa, la 20% di sinistra non e articolata alia vertebra per cui sembra che quivi I'apofisi trasversa lombare siasi proUmgata in una costola. 6.0 Asina: vertebre cervicali 7, dorsali 18, 1 vertebra a tipo lombare a sinistra con la 18^ costola, a destra vi e I'apofisi trasversa a tipo dorsale ben sviluppata, che porta articolata una apofisi tra- sversa a tipo lombare ed alia estremitd libera di qiiesta, mediante un nastro fibroso, e sospesa una laminetta ossea; vertebre lombari 5, sacrali 5, coccigee 20, 7" Asina: vertebre cervicali 7, dorsali 18 con 18 paia di co- stole, lombari 6, sacrali 5, coccigee 20. Alia prima vertebra lombare e annesso un 19° paio di costole fluttuoMi, sospesa ciascuna alia cor- rispondente apofisi trasversa mediarite un nastro flbroso, breve a sinistra, piuttosto lungo a destra. 8.0 Asina: Vertebre cervicali 7, dorsali 17 con 17 paia di costole normali, v. lombari 6, sacrali 5, coccigee 19. Alia prima vertebra lombare e annesso un paio di costole, il 18"; la costola destra e articolata alia estremitd libera dell'apofisi trasversa lombare, quella sinistra sospesa alia corrispondente apofisi, per ynezzo di un breve nastro flbroso. 9." Preparato in cui osservasi che a destra la 7* vertebra cervicale porta una costola e che la prima costola dorsale e tra- sformata in modo speciale (fig. 3 e 4); a sinistra invece I'apofisi trasversa della prominente si prolunga in un' apofisi stiloide. Abbiamo dunque: a) un caso (asina n.° 1) in cui la vertebra occupante il posto della 19* dorsale ha incominciato ad assumere, da un lato, i caratteri di vertebra lombare, ma I'apofisi trasversa a tipo lombare prodottasi non si e ancora saldata alia vertebra e la costola non e scomparsa, e rimasta invece articolata alia detta apofisi; b) un secondo caso (asino n.° 2) analogo al precedente, con la differei.iza clie I'apofisi tiasversa a tipo lombare si e saldata con - 157 - la vertebra; c) un terzo caso I'asina n.° 3) che rappresenta un grado piu progredito nella trasformazione deiraltimo paio di costole in apofisi trasverse lombari, poiche il segmento superiore delle due costole si e trasformato appiinto in apofisi trasverse lombari e da ambo i lati, articolata quella di destra, saldata quella di sinistra, e la rimanente parte di ciaacuna di dette coste la vediamo artico- lata alia estremita libera dell'apofisi a tipo lombare, cosi prodot- tasi; d) un quarto (asina n.^ 4) in cui a destra la 18^ costa ha perduto la sua cartilagine di prolungamento, si e raccorciata enor- memente, si e appiatiita e la sua parte superiore ha assunto j'a- spetto di apofisi trasversa lombare, articolata alia vertebra; a si- nistra la trasformazione della costola e ancora piia progredita, poiche la parte superiore si e trasformata in apofisi trasversa lombare, che e riraasta ariicolata ancora, ma il prolungamento rappresen- tante la rimanente parte della costola non e rimasto saldato ad essa, lo vediamo invece ridotto ad un legamento fibrose ed a una lamella ossea; e) un quinio (asina n." 6) in cui le vertebre dorsah sono 19, ma I'ultima e rimasta tale solo a sinistra, mentre a destra ha subito le stesse trasformazioni, tendenti a farle assu- mere carafetere di vertebra lombare, che abbiamo notate nella 18''' vertebra del caso precedente, a sinistra; f) un sesto caso (asina n." 7) simile a quelle della cavalla n.° 1, in cui vi e aumento di una vertebra tra la regione dorsale e lombare, e questa vertebra ha assunto i caratteri di lombare, ma pero porta annesso un paio di costole fiuttuanti sospese mediante nastri flbrosi ahe apofisi tra- sverse ; g) un altro caso ancora (asina n.° 8) analogo al precedente pero manca la vertebra soprannumeraria, e invece la 18* vertebra dorsale che si e trasformata in 1^ lombare, portante annesso un paio di costole rudimentah ; h) un ottavo caso (asina n.'' 5) con due ver- tebre soprannumerarie ; una nella regione cervicale, con un paio di costole annesse, ed una nella regione dorsale. Quivi si nota ancora che I'ultima costa sinistra non e articolata ma e saldata alia ver- tebra; ^) un ultimo caso (n.* 9) m cui vi e una costola cei'vicale a destra ed a sinistra un prolungamento stiloideo dell'apofisi trasversa della prominente, prolungamento che sta a rappresentare, come giustamente ritiene il Barpi, un rudimento di costola cervicale, saldatosi aU'apoflsi trasversa della prominente. Equus mulus. 1° mulo: vertebre cervicali 7, dorsali 19 con 19 paia di co- stole, v. lombari 6, sacrali 5, coccigee IS. - 158 - 2." mula: vertebre cervicali 7, dorsali 18 con 17 paia di costole normal i ; / vertebra a tipo dorsale a sinistra con la 18" costa^ a destra a tipo loinbare ed alia cai apofisi trasversa porta articolata una costa ben svilup^mta^ vertebre lombari 5, sacrali 5, coccigee 13. 3.'' mula: vertebre cervicali 7, lombari 18, con 18 paia di co- stole normal], v. lombari 6, sacrali 5, coccigee 19. Alia r vertebra lombare e annesso un paio di costole, it 19'^, e ciasciuia di queste co- stole 6 sospesa all'apoflsi trasversa corrispondente, )nediante limgo nastro fibroso. 4." mulo : vertebre cervicali 7, dorsali 18 con 18 paia di co- stole, v. lombari 5, sacrali 6, coccigee 16, Al lato sinistro, tra i muscoli addonmiali e dietro I'ldtima costa, trovasi una laminetta os- sea, sospesa, mediante un nastrino fibroso, all'estremitd libera neU'a- pofisi trasversa delict 1" v. lombare e prolnngata in basso da un'aUra lamella fibrosa. 5.0 mula: vertebre cervicali 7, dorsali 17 coii 17 paia di co- stole normali; 1 vertebra a tipo puramente lombare, alle cui apofisi tradverse pero e annesso un paio di costole, il 18^ ; la costola sini- stra e articolcda all' apofisi trasverse corrispondenti delta r e 2"^ v. lombare, la destra invece e tenida fissa alia i" apjofisi trasversa me- diante un breve legamento ed inoltre si articola per artrodia cdla estremitd libera delta 2" apofisi trasversa lombare; v. lombari 6, sa- cra'i 6, coccigee 19. Abbiarao dunque: a) un case (mulo n. 1) di aumento di una vertebra nella regione dorsale col relativo paio di costole ; bj un secondo (mula n. 2) simile all'asino n.2 ; c) un altro (mula n. 3)ana- logo alia ca valla n. 1 ed all'asina n. 7; d) un altro (mulo n. 4) ana- logo alia cavalla n. 2 con la differeiiza pero che la lamella ossea dietro la 18 costa trovasi solo a sinistra, e vi e inoltre una ver- tebra di piu nella regione sacrale : e) un ultimo (mula n. 5) analo- go all'asina n. 8, pero anche qui si osserva una vertebra soprannu- meraria nella regione sacrale. A quanto son venuto finora scrivendo, poche osservazioni devo aggiungere e cioe : 1° A me pare dimostrato, dall' insieme delle anomalie de- scritte, in modo evidente come una costola (nel nostro case 1' ulti- ma) siasi trasformata in apofisi costiforme, ossia in apofisi tra- sversa lombare. E difatti noi abbiamo sorpresi in queste variazio- ni i periodi piu svariati per cui e dovuto passare I'ultima costa prima di giungere alia sua trasformazione in apofisi trasversa lorn- - 159 - bare : dairappiattiraento ed allargamento della parte superiore del- la COStola (asina n. 1, lato sinistro, asina n. 2, lato sinistro, asina n. 6, lato sinistro, raiilo n. 2, lato sinistro), al saldamento di questa con la vertebra (asina n. 5, lato sinistro); dalla semplice divisione del segmento supe- riore, cosi slargato, della costola dal rimanente, parti clie sono poi rimaste aiicora a contatto e si e poi stabilita un'articolazione pla- niforme (asina n. 1, lato destro, asino n. 2, lato dostro, asina n. 3, asina n. S lato destro, raula n. 2, lato destro, raula n. 5, lato sinistro) alia riduzione sempre maggiore, progressiva, della parte inferiore della costola, possiamo dire dall'angolo costale in giu (cavalla n. l, cavalla n. 4, asina n. 7, asina n. 8, lato sinistro, mula n. 5, lato destro), sospesa sempre me- diante un nastro fibroso alia parte superiore, fino a che detta parte inferiore e rimasta sotto forma di laminetta ossea piccolissima, ad un certo periodo prolungata ancora da cartilagine ed in altri casi invece da un nastro fibroso (cavalla n. 2, mida n. 4, lato sinistro); dal- raccorciamento della costola ed appiattimento di essa in modo tale da assumere un aspetto intermedio tra costola ed apoflsi trasversa lombare, ancora articolata alia vertebra (asina n. 4, lato destro), alia t]-astormazione in tessuto fibrose di un tratto corrispondente all'an- golo costale, di maniera che e rimasto in basso una lamella ossea a rappresentare il segmento inferiore della costola ed in alto una lamina che ne rappresenta la parte superiore ancora articolata, ma con la forma di apofisi trasversa lombare (asina n. 4, lato sinistro, asina n. 6, lato destro); dalla scomparsa totale del segmento inferiore della costola e persistenza del solo superiore, che ha assunto la forma di apofisi trasversa lombare, ma che e rimasto articolato alia ver- tebra, e per di piu, con la sua estremita vertebrale ancora con i caratteri di quella dell'ultima costola normale (cavallo n. 5, lato sinistro), alia presenza dell'apofisi trasversa lombare normalmente conformata ma ancora articolata (Cornevin, Lesbre) e flnalmente ii salda- mento di questa con la sinostosi apparente (asina n. 7, lato destro ed asina n. 8 dello stesso lato), ed in ultimo il saldamento complete e quindi la completa trasformazione dell' ultima vertebra dorsale in prima lombare, come possiamo ritenere quando troviamo 17 paia di ver- tebre dorsali, con 17 p. di costole ed una vertebra lombare sopran- numeraria, quale per es. il case descritto in un asino da Cornevin e Lesbre (pag. 10). La quistione di cui ora ho trattato e stata molto dibattuta, oppugnata principalmente da Cornevin e Lesbre, ma ritenuta esatta da molti anatomic! e, tra i nostri, ultimamente dal Bar pi e M ongi ardi no. - 160 - 20 La presenza di nuclei ossei tra i muscoli addominali, dietro I'liltima costa, solo riegli aniniali di eta avanzata, mi fa pensare che Fig. f). — Asina n. 1. rig. 0. — Asina ii. S. Fig. 7. — Asina ii. 4. Fig. S. — Cavallo n. la 26" vertebra, un tempo dorsale ed ora l'^^ lombare, sia stata la ultima ad assumere i caiatteii di questa legione e che non sia - 161 - scomparso ma vi sia ancora un nastro fibroso, sospeso all'astremi- ta libera deH'apofisi trasversa, che sta a rappresentare il segmento inferiore dell'antica costohi, di cui descrive il tragitto e che in questo legamento possono poi svilupparsi dei nuclei cartilaginei, che poi possono ossificarsi ed estendersi fino a dar luogo ad una costola flufctuante ben sviluppatu, come nell'asina n. 7. Questo le- gamento fibroso ordinariamente sfngge all'osservazione e solo suol essere constatato quando si trovano i detti nuclei. 3° Le anomalie cosi frequeiiti nell'ultima vertebra dorsale, sia questa la 18*, come e ordinariamente, sia la 19% come e tal- volta, mi fanno sospettare che Tultima dorsale tenda ad assumere anch'essa i caratteri di vertebra lombare, e cio si potrebbe verifi- care senza danno della lunghezza della cavita toracica, poiche il diaframma si attacca quasi sempre in avanti dell' ultima costa. Questa tendenza alia trasformazione in vertebra lombare del- I'ultima dorsale I'ho riscontrata molto piii frequentemente nelle femmine (11 su 13) e non e improbabile che vi sia qualche rela- zione col sesso. 4° Nel mulo la percentuale delle variazioni e piu alta che nel cavallo e neh'asino, quindi possiamo asserire che, anche per il nostro argomento, gl'ibridi non vengono meno alia legge generale che in essi le variazioni sono molto frequenti, piii di quanto non si veri- flchi nei loro progenitori. DalV IsUtuto di Anatomia Normale della R. Scuola Siqj. di Med. Veteri- naria di Torino, 21 luylio 1910. Bibliografia. Goubaux A. — M6moire sur les anomalies de la colonue vert6brale cliez les animaux domestiques — Journ. de I'Anat. et de la phys. de I'hoinme et des animaux. Paris, 1867-1S6S. L6yh Fr6d. A. — Anatomie des animaux domestiques. Traduite de Tallemand sur la seconde 6di tion par A. Zundel avec additions ot notes par Saint-Tves Menard, patj. 121-127. Faris, 1871. . 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Arloing S. — Trattato di Anatomia comparata degli animali domestici. — Tradiiz. italiana sulla S» ediz. francese di Boschetti e Cohicci, pag. 48. Torino, 1888. M. Barrier. — Vertebre lombaire surnumeraire cbez le cheval. Recueil de M6decine V6t6riuaire. — Bulletin de la Soc. centr. de Med. Veter., pag. 54. Paris, 27 febbraio 1887. - 162 - Lesbre F. X. — R61ev6 de quelques anomalies ou vari6t^8 de structure constatfees pendant lea tra- vaux l CATANIA DIUKITO DAI, PROK. It. STADKRINl. DoTT. GAETANO CUTOUE AIUTO E PROFESSOKK INCAKICATO Dl ANATOMIA TOPOGKAFICA Di un ramo faringeo del g^nglio sottomascellare deH'uomo (Gon una figura) fe vietata la riproduzione. Le conoscenze aiiatomiche che possediamo relativamente al ganglio sottomascellare ed alle branche che con esse sono in rap- porto, si possono ricordare in breve. II ganglio sottomascellare deH'uorao e descritto in forma di corpiciattolo situate inferiormente alia porzione orizzontale del nervo linguale ed immediatamente sopra la ghiandola sottomascel- lare. Di volume variabile (Testut), ordinariamente ha un diametro massimo di 3-5 mm. (Romiti). La sua forma e ovoidale (Test ut), affusata (Romiti, Van Gehuchten) o triangolare, con la base rivolta in alto e I'apice in basso (Cuneo). Esse risulta costituito da cellule nervose multipolari (Pala- din o) e presenta delle branche afferenti o radici, che si distacca- no dal nervo hnguale e penetrano nel ganglio, e delle branche ef- ferenti, che dalla superficie inferiore del gangho si portano, in gran parte, nel parenchima delia ghiandola sottomascellare. Le branche afferenti sono rappresentate da un numero varia- bile di sottihssimi rami che si anastomizzano tra di loro, formando, prima di raggiungere il ganglio, un vero plesso. Questi rami si pos- sono ordinariamente distinguere in due gruppi : uno anteriore, I'al- tro posteriore. I rami posteriori sono obliqui in alto ed in dietro ed in qual- che soggetto si puo seguire il decorso di alcuno di essi fin nella corda del timpano. I rami anteriori invece si portano in alto ed in avanti, verso il tratto periferico del linguale. Va ricordato inoltre, come ramo afterente, quelle sottihssimo che proviene dal plesso - 164 - simpatico dell'arteria facciale. Le branche afferent! cbe si dipartono dal linguale portano al ganglio : 1" Fibre inotrici (secretorie), pro- venienti dal nervo facciale per mezzo della corda del timpano. 2° Fibre sensitive, rappresentate da fibre del nervo linguale, le quali provengono dalla mucosa linguale. Queste fibre conducono al gan- glio, centre riflesso secondario, gli eccitamenti periferici (Bidder). 8" Fibre simpatiche, vaso-dilatatrici, lo quali provengono dal simpa- tico cervicale e raggiungono il ganglio sottomascellare seguendo un decorso abbastanza complesso. Esse andrebbero, secondo lolyet e Laffout, Dastre e Morat, dal simpatico cervicale al ganglio di Gasser e poi da questo nel nervo mascellare superiore, nel ganglio sfeno-palatino, nel grande nervo petroso superficiale, nel facciale, nella corda del timpano e flnalmente nel linguale. La branca affe- rente che proviene dal plesso simpatico dell'arteria tacciale porta al ganglio: 1° Fibre vaso-costrittrici. 2" Fibre secretorie, la cui azione e notevolmente differente da quella delle fibre della stessa natura che provengono del nervo facciale per mezzo della corda del timpano (Cuneo). Le branche efferenti, in numero variabile (5-6, secondo Romiti), molto sottih, si distribuiscono alia ghiandola sottomascellare, al condotto di Warthon ed alia mucosa buccale (Romiti), Va ricordato ancora che, lungo il tragitto delle branche effe renti, possono riscontrarsi altre piccolissime masse ganghari, de- scritte da Paladin o nell'uomo e nel cavallo. Son queste le conoscenze che ci forniscono i trattati di anato- mia relativamente al ganglio sotto mascellare, ne conosco altri lavori speciali che i dati fin qui riassunti abbiano modificato nella loro parte essenziale. Credo percio di poter esporre senz'altro quanto mi e state dato di osservare, con la semplice dissezione, nel ganglio sottomascellare dell'uomo. Senza occiiparmi delle branche che sono gia note, richiamo I'attenzione suUa superficie posteriore dal gangho e su un prolun- gamento conico che da essa si solleva per continuarsi in un tronco nervoso, esile abbastanza, ma tuttavia ben evidente, specialmente in individui robusti. Questo tronco nervoso si dirige indietro ed in alto e quando ha raggiunto il muscolo glosso-stafilino, gli da dei sottili rami. Continuando il sao decorso. prende rapporto con la superficie interna del muscolo costrittore superiore della faringe, manda dei rami a questo muscolo, indi lo attraversa dall' interne verso I'esterno e dal basso in alto, e raggiunge la loggia pterigo- faringea, dove continua a decorrere ed a ramificarsi portandosi - 165 - sempre in alto, fino alia base del cranio. I rami che si originano dal tronco principale, mentr' esso decorre nella loggia pterigo- faringea, sono in gran parte destinati al muscolo costrittore supe- riore della faringe nel quale penetrano, daU'esterno, a diverse al- tezze. Alcuni di essi invece si dirigono contro I'aponevrosi prever- tebrale ed in essa si continuano ; altri van no a prendere rapporto con la superficie esterna deU'arteria faringea inferiore che quivi decorre, ed altri inline sembrano perdersi nel connettivo lasso che ricolma questa loggia. \ N. f. 1. ^' s- M. I. =: ueivo liugualf ; I. =^ liugiia; G. s. ^= ganglio sottoiiiascellarts ; n. f. =z nervo faringeo. Nel suo intero decorso, questo tronco nervoso descrive una curva a cancavita anteriore e presenta altri rapporti che e bene render noti : Esso cioe, nel suo tratto iniziale, prende rapporto con la ghian- dola sottomascellare e puo presentare, come nel soggetto che servi per la ligura unita al testo, un'abtomosi cul nervo linguale. Si trat- ta di un ramoscello che va dal tronco nervoso in esame, a pochi millimetri dall'origine di esso dal ganglio sottomascellare, al nervo linguale in prossimita, ma un po' piii in alto, di quelle branche af- ferent! che neir insieme costituiscono, come ho gia ricoi'dato, il co- - 166 - sideLto gruppo posteriore delle branche afferenti. In seguito, il tron- co nervoso decorre interiiamente al muscolo glosso-stafilino ed al di la di questo musoolo attraversa, dall' interno verso Testerno, il costribtore superiore delki laringe lungo un piano inclinato in alto ed in dietro che corrisponde alia parte piii alta della tonsilla pa- latina. Quando decorre nella loggia pterigo-faringea, il tronco nervoso in esanie si trova in rapporto internamente col muscolo costrittore superiore ed esternamente col muscolo pterigoideo interno. In que- sta loggia, tanto il tronco nervoso principale, quanto i suoi rami, sono accompagnati da numerose venuzze, decorrenti anch'esse nel connettivo lasso che avvolge la faringe. A questo tronco nervoso, che non risultami sia state descrit- to finora da altri, tenuto conto della distribuzione di gran parte dei suoi rami, ho creduto di dare il nome di ramo faringeo del ganglio sottomascellare. Dei preparati istologici che ho eseguito, mi hanno dimostrato che nella composizione di questo nervo prevalgono le flbre mielini- che, ma sono anche rappresentate, in buon numero, le fibre pallide. M'e parse anche di poter osservare (ma occorrono altrericerche per poterlo aftermare) che, per mezzo dell'anastomosi col nervo linguale, un fascetto di fibre, forse provenienti dalla corda del timpano, passi nel rciino faringeo e si continui nel tratto piii periferico di esse. Tralasciando le considerazioni d'indole fisiologica che dalla cono- scenza di questo nervo si potrebbero dedurre, mi limito ad affer- mare che questo ramo nervoso contribuisce a rendere ancora piii complessa la costituzione del plesso faringeo. Le ricerche che ho potuto eseguire finora sono limitate a do- dici cadaveri di adulti, che ho avuto a mia disposizione. II ramo faringeo ho riscontrato in dieci di essi, tanto a destra quanto a .sinistra ; in dun, nei quali per altro i process! di putretazione era- no piuttosto avanzati, non potei convincermi dell' esistenza di esso. Perche la ricerca di questo ramo faringeo riesca facile, e bene attenersi al seguente procedimentc. Scomposta la testa in due meta lacerali, va portata I'attenzione sulla superficie interna di una delle due meta. Spostata la porzione di lingua che vi e rimasta attac- cata, in maniora da arapliare il solco alveolo-linguale, s'incide la mucosa che lo riveste nel sense della maggior lunghezza del solco fermandosij in dietro, all'arco glosso-palatino. Riesce facile allora - 167 - mettere alio scoperto la ghiandola sotto-linguale ed, addossato alia superficie mediale di essa, il condotto di Warthon, il quale ad un certo punto, come si sa, e incrociato dal nervo lingualo. II condotto di Warthon guida alia ricerca del prolungamento anteriore del corpo dell.i ghiandola sottomascellare, mentre seguendo il nervo lin- guale indietro, lungo una verticale abbassata dairultirao molare inferiore, si vedranno da esso originarsi le branche afferenti per il ganglio sottomascellaie e fra queste branche e la ghiandola si puo riconoscere la massa gangliare, liberarla facilmente dal con- nettivo che I'avvolge e mettere alio scoperto tutte le branche che sono in rapporto con essa. Dal margine posteriore del gan- glio si vede allora originarsi il ramo faringeo, che si mette alio scoperto in tutto il suo decorso incidendo, con taglio obliquo in alto ed in dietro, 1' arco glosso-palatino, la tonsilla verso I'estremo suo superiore, e I'arco faringo-palatino. II taglio deve interessare, oltre alia mucosa, tutte le altre tu- niche della parete faringea, che convien ripiegare, quindi, in forma di lembi, tanto in alto, quanto in basso ed in dietro. Si riesce ad avere in tal mode ampianiente alio scoperto la loggia pterigo-faringea ed in mezzo al connettivo lasso che in essa trovasi si potra agevolmente seguire il ramo faringeo con le sue diramazioni secondarie, fin verso la base del cranio, come dimo- stra I'unita figura, tratta dal vero. - 168 - SUNTI E RIVISTE 7. Favaro G. Sopra il signiiicato dell' endocardio. — Comunicazione fq,tta al- V Accadctnia niedico-fisica di Padova nella seduta del 28 genn. 1910. Pa- dova, 1!)10. Due opinion! I'urono sostenute intoi'no al signilinato deU'endocardio: Tuna la piii antica, anche oggidi accolta sonza discussione da tutti i raoderni tratta- tisti, secondo la quale I'cndocardio rapprcsenla la tonaca intima del vasi e con essa si continua, I'altra, emessa circa mezzo secolo la dal Luschka e seguita dalio Schweiggei'-Seidel o da pochi altri, i'ra cui recentessimaraente dall'a- natomo-patologo Naga yo, secondo la quale I'endocardio corrisponde invece alio tre tonache vascolari, intima, media ed esterna, intorno alle quali il miocardio si dispone a guisa di formaziono accessoria. Alcune riccrche da lui eseguito condussero I'A. a dare deU'endocardio una interpretazione alquanto differente. Egli ha potuto stabilire eioe che I'endocardio rappresenta le due tonache intima e media doUe pareti vascolari, raentre il connettivo interstiziale e d' in- voglio del miocardio corrisponde alia tonaca esterna di esse. Tale fatto egli as- serisce di essero riescito a dimostrare in modo chiarissimo per quanto riguarda i rapporti di continuita con tutte le vcne art'erenti del cuore umano e con le vene polmonari dei mamraileri, uccelli e rettili. Rispetto alle arterie, la conti- nuazione appare neU'uomo mcno chiara per il brusco auraento di spessore a livello deir ihserzione delle valvole semilunari in corrispondenza dell'anello flbro- so: tuttavia in alcuni maramiferi (vitello) e possibile dimostrare la continuita della lamina parietale delle valvole con 1' intima e con la media arteriose, e si osserva poi sempre chiaramente che il miocardio, qualora si prolunghi un po' lungo r arteria. decorre costantemento nello spessore della tonaca esterna, prendendo inserzione sulla superticie esterna della media. Sicche concludendo mentre secondo i moderni trattatisti: endocardio = t. intima miocardio = t. media » = t. esterna. e secondo la scuola del Luschka: endocardio = t. intima -\- media -j- esterna miocardio = o. Secondo le ricerche del Favaro invece: endocardio = t. intima + media connettivo del miocardio = t. esterna. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Firenzo, 1910. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. lonitoFe Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo iifficiale deila Unione Zooiogica Italiana DIKKTTO DAI DOTTORI GIULIO 0HIARU6I EUGENIO FIGALBI Prof, (li Anatomia xiiuana Prof, rti Anatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto ill Stud'i Snpur. in Firenze nella 11. Universitii di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXI Anno Firenze, Agosto 1910. N. 8. SOMMARIO : CoMUNiCAzioNi oRiGiNALi : Temi T., Le Sporraatogenesi del Geotriton fuscus. — Banchi A., Di im fascio rotuleo del M. Plantare gracile osservato neU'uorao. — Pag. 169-182. SuNTi E Riviste: 8. Enriques F*., La teoria di Spencer sulla divisione cel- lularo studiata con ricerche biometriche negli Infusori. — 9. Brunelli G-., La Spermatogenesi del « Gryllus desertus » Pall (Divisioni spermatogoniali e raaturative). — 10. Brunelli G-., La Spermatogenesi dolla Tryxalis (Parte prima: Divisioni spermatogoniali). — 11. Moglia A. G-., Sul si- gniticato funzionalo del pigmento nei gangli nervosi dei mollusclii gastero- podi. — 12. IDorello F»., Rapporti tra encefalomeria o vascolarizzazione del cervello embrionale. — 13. Berroncito A.., Gli elomenti cellulari nel processo di degenerazione dei nervi. — 14. "Vitali G., Le ospausioni nervose nel tessuto podofiUoso del piede del cavallo. — 15. Beruzzi M., Difetti ed anomalie di sviluppo e di accrescimento nella corteceia renale, e loro importanza nolle ricerche isto-patologiche. — 16. Cesa-Bianchi ID., Ricerche di flsio-patologia renale. — 17. Bovero A., Sii di alcune modalita di chiusura della doccia epiderraica del rafe penieno. — 18. Bo- vero A.., Intorno al comportaraento del dotto allantoideo, del dotto e dei vasi onlalomesenterici nel funicolo ombelicale umano. Nota riassuntiva. Pag. 183-192. Avvertenza Delle Comunicazioni Original! che si pubblicano nel Monitoy^e Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. COMUNICAZIONI ORIGINALI I8TITDTO ANATOMICO DI FIRENZE, DIRETTO DAL PROF. Q. CHIARUQl. La Spermatogenesi del Geotriton fuscus KOTA RIASSUNTIVA DEL DoTT. TULLIO TERNI E vietata la liproduzioue. Ho studiato, in modo per quanto mi e stato possibile com- pleto, la spermatogenesi del Geotriton fuscus (^). A tal'uopo ho rac- (>) II lavoro complete e in corso di pulililicazione wcW Archivio Italiano di Anatomia e di Em- brioloyia. ^ ito - colto in ogni epoca dell'anno grande copia di materiale : individui giovani e adulti (non embrioni, i quali sono irreperibiii). II testicolo del Geotriton f. giunto a completo sviluppo, appar- tiene al primo dei tre tipi formulati da S pen gel, del qual tipo non esi- sfce alcuna descrizione particolareggiata nella lette-ratura. Le ampolle tesfcicolari sono disposte radialmente attorno all'asse maggiore del- I'organo, il quale e percorso da un canale centrale. Ciascuna am- polla ha la forma di un cuneo, coll'apice diretto verso il canale centrale e colla base che ta prominenza alia superficie dell'organo. Sempre si trovano nella stessa ampolla cellule sessuali in vario grado di sviluppo e nello stesso testicolo si hanno quasi sempre ampolle con contenuto diverse I'una dall'altra. Alia fine dell' inverno e al principio della primavera invece le ampolle hanno spesso tutte a un dipresso una medesima struttura. L'apice deH'ampolla e in tale epoca occupato dagli Spermato- goni ; la parte periferica di essa e ricolma di fasci o sistemi di spermatozoi, ; il largo spazio che intercede fra spermatogoni e sper- matozoi e occupato da spermatociti in un eguale stadio di accre- scimento (" bouquet „ perfetto). Relativamente breve e il periodo nel quale tutte le ampolle hanno struttura simile, anzi spesso eaddirittura effimero. Questo periodo e preceduto da stadii in cui la difterenza da ampolla ad ampolla e data dalla non simultanea evoluzione nell'interoorgano degh spermato- zoi e degli spermatociti ; ed e seguito da stadii in cui la differenza da ampolla ad ampolla e data dal non simultaneo svuotamento dallo sperma e dal non simultaneo ulteriore evolversi degli spermatociti (divisioni di maturazione) neH'ambito dell'intero testicolo. Lo sviluppo spermatogenetico si com pie nel Geotri- ton secondo un' onda. lM eyoluzione ben manifesta che si propaga dal polo poster lore al polo anteriore del testicolo: tale on da intei-essa tuttiivarii elementi del periodo spermatocitogenetico e spermatistogene- tico presenti in uno stesso testicolo ed e apprezza- l)ile in qualunque periodo dell'anno la si ricerchi. Inoltre ho riconosciuto che : mentre I'emissione del seme dal- I'organo avviene coll' intervallo di un anno (nella primavera), la formazione annuale del seme dagli spermatogoni primitivi richiede circa 20 mesi (dah'estate del P anno fine all' inverno del 3° anno). Per tale fatto, due cich spermatogenetici successivi debbono neces- sariamente in parte sovrapporsi : e precisamente cio avviene nel- I'estate, neh'autunno e nell' inverno. - 171 - II riconoscimento di una direzione costante e ordinata dell'onda spermatogenetica, ovvia alia raaggior complicazione apportata dal sovrapporsi di due cicli successivi. Infatti nelle epoche suddette, accanto ad ultimi spermatogoni (moltiplicatisi per uno stimolo alia divisione che si sposta postero-anteriormente) i quali subiscono dal- rindietro all'avanti le trasformazioni del periodo auxocitario — ve- diamo division! maturative (estate) e poi apermatidi che si compiono e si evolvono in sense pure postero-anteriore. I primi (spermato- goni) sono situati profondamente nell' interne deH'ampolla testico- lare, i secondi (spermatidi) pii^i perifericamente. Non ci dilungheremo qui a descrivere le modalita del passag- gio degli spermatozoi nelle vie escretrici — passaggio che al sohto comincia al polo posteriore del testicolo e che in breve si propaga alle ampolle situate anteriormente — perche tale fuoriuscita e in stretto rapporto con particolarita istologiche deU'ampolla, difficil- mente riassumibili. E neppure insisteremo intorno all' evoluzione e al destino delle cellule foUicolari (*) specialmente in rapporto alia costituzione dei sistemi di spermatozoi. II fatto accertato della seriazione ordinata nel tempo e nello spazio del ciclo spermatogenetico, e un fatto interessante in se e in piu utilissimo per chi voglia — intraprendendo lo studio della sperma- togenesi — ben seriare gli elementi in diverse grade di evoluzione. Anche nei testicoli di Geotriton giovanissimi e non ancora ma- turi sessualmente e ben rilevabile una eguale onda di evoluzione. Fra gli spermatogoni esiste una gran varieta di forme, le quali si presentano senza un ordine ben determinate nelle varie generazioni spermatogoniah. Ho creduto opportune di fare la distinzione fra " spermatogoni primitivi „ o " spermatogoni „ senz'altro e " ultimi spermatogoni „, intendendo coi primi tutti quegli elementi sessuali che hanno ancora da subire dehe divisioni somatiche. Fra gh spermatogoni primitivi se ne trovano : a grande o piccolo nucleo sferico, a nucleo semilunare, a nucleo anelhforme, a nucleo polimorfo. Le cellule madri o archispermatochd sono spesso ricono- scibili piu per la corona di cellule follicolari che e disposta attorno ai lore protoplasmi che per altri caratteri morfologici : fra gli archi- spermatociti esiste infatti una grande varieta di forme. Gli archi- (1) Vedi la uiia Nota Prelimiuaie : Contiibuto alia couoscenza del testicolo del Ocofrlfon fvscun, — Monit. Zoolog. Italiano, Anno 19, N. 12, 190S, - 172 - spermatodti presentano piu di frequente degli altri spermatogoni il nucleo polimorfo, il quale si mostra povero in basicroraatina, e fortemente pieghettato e spesso incavato come a campana. Nel protoplasma sono visibili abbondantissimi granuli, che io considero formazioni metaplasmatiche. In tutti gli altri tipi di spermatogoni e pill sicuramente rintracciabile che in quelli polimorfi la sfera centrale munita di due centrioli. Ne in spermatogoni polimorfi, ne in forme ad essi vicine die rappresentano stadii di passaggio verso la forma poliforma, ho mai potato assistere a sicure divisioni nucleari indi- rette. Gh spermatogoni delle ultimo generazioni sono tutti a nucleo sferico e assai piii piccoli delle generazioni precedent!. Le mitosi spermatogoniali (sia quelle delle cehule madri che quelle del periodo di moltiplicazione) sono simili alle comuni cinesi somatiche. Per tale ragione, e per il numero rilevante dei cromo- . somi (verisimilmente 24) che si affohano nei vari moment! deUa mitosi, le divisioni cinetiche degh spermatogoni non furono minuta- mente prese in esame. Le anse cromatiche si mostrano assai pre- cocemente scisse ; coha telofasi si ha rapida vacuolizzazione delle iudividualita cromatiche, L'ultima divisione spermatogoniale in nulla diffeiisce dahe pre- cedenti. Essa ha per eft'etto la formazione degli ultimi spermato- goni, i quali divengono direttamente, attraverso il periodo di accre- scimento, spermatociti del 1° ordine o auxociti. Prima che si inizi il periodo di accrescimento vi e uno stadio in cui pormaiigono nel nucleo frammenti cromatici facilmente rico- noscibili per la loro foi'nia come appartenenti ai cromosomi dell'ul- tima cinesi spermatogoniale. Tali resti cromosomici caratterizzano nel Geotriton il cosiddetto " periodo di riposo „ degli spermatociti del 1° oidine. Nello scarso protoplasma di questi eleinenti, va de- lineandosi una sfera centrale. AU'inizio del periodo auxocitario, i resti cromosomici si fram- mentano in blocchi di cromatina informi e di varia grandezza. Con- temporaneamente si inizia nel nucleo un disgregamento' della cro- matina in piccoli granuli, i quali hanno tendenza a disporsi in fila- menti. Questi ultimi mostrano stretti rapporti di continuita colle grosse zolle cromatiche, le quali tendono sempre piia a scomparire, raentre al loro posto si formano sempre nuovi sottili fllamenti cro- matici. Questi — i quali hanno evidentemente il valore di cromosomi — sono composti di singoli granuli (cromioli) allineati. Non sono alieno dal ritenere che i singoli filaraenti cromatici in (luestione possano ri- - 173 - sultare da una trasformazione dei singoli cromosomi dell'ultima ci- nesi spermatogoniale, benche non abbia pofcubo assistere al trapaysare diretto di questi ultimi nei singoli filamenti sottiii. Non ho ricono- sciuto poi nei primi stadi dell'auxocita la presenza del cromopla- sto al quale Janssens attribaisce importanza come esponente della persistenza dei cromosomi. Al polo prossimale del nucleo (cioe in vicinanza della sfera) e di frequente visibile una orientazione dei filamenti cromatici sottiii, quando ancora il polo distale e occupato da blocchi di cromatina non ancora disgregati e di questi ultimi alcuni mostrano evident! rapporti di continuita coi filamenti cromatici. Molto piu spesso pero i filamenti sottiii decorrono molto disordinatamente, anche ulterior- mente — quando, nell'intero ambito del nucleo, vengono a trovarsi presenti solo filamenti sottiii. Pero, benche il presen tarsi di un tipico "bouquet „sottile sia piuttosto raro, non e meno vero che in ogni nucleo, in uno stadio corrispondente, appaiono le estremita libere dei filamenti cromatici sottiii rivolte verso la sfera centrale ; mentre nella parte distale del nucleo i filamenti hanno sempre un decorso molto tor- tuoso e complicate e talvolta fanno capo ad una o piii formazioni nucleolari rotondeggianti. Ad ogni modo, passi o no I'auxocita attraverso un tipico sta- dio nei quale i filamenti sottiii sono orientati con ordine verso la sfera, I'importantissimo processo, che fa seguito a questo stadio, si avvera per ogni auxocita. Intendo parlare dell' accoppiamento longitudinale dei filamenti sottiii, il quale avviene in guisa pill 0 meno chiara, a seconda che nei nuclei preesista o meno un certo ordine nella direzione e nell'orientamento dei filamenti sottiii. In questa breve Nota non troverebbero posto gli argomenti che portiamo a dimostrazione dell'autenticita del processo e che sono unicamente desunti dah'osservazione diretta ; e neppure po- trebbero brevernente riassumersi tutte le modahta del processo stesso. Diremo solo che I'accoppiamento a due a due secondo la lunghezza dei filamenti sottih avviene in sense prossimo — distale, e che i filamenti cromatici spessi che risultano dall'accoppiamento si mostrano, fine dal lore prime appariro, nettaraente orientati verso la sfera ; per cui I'ordinamento e I'orientamento lore sono sempre da considerarsi come il resultato o I'esponente deiraccoppiamento dei filamenti sottiii. Ad uno stadio anfitene, nei quale, accanto a filamenti croma- tici spessi presenti al polo prossimale del nucleo, esistono anche - 174 - filamenti sottili al polo distale, segue lo stadio pachitene o del co- sidetto "bouquet „ spesso, nel quale i filamenti cromatici spessi (bivalenti) sono perfettamente orientati verso la sfera centrale. Que- sto stadio e nel nostro materiale assolutamente caratteristico e di lunga durata. I filamenti spessi sono per lo piii foggiati ad ansa coUe estremita libere rivolte verso la sfera e coUe curve rivolte verso il polo opposto. I filamenti sono in numero di 12 e risultano formati da grossi granuli allineati, dei quali e per molto tempo rintracciabile la duplicita, L'intero nucleo di solito subisce in seguito una rofazione di 90°, in modo clie tutte le anse cromatiche vengono a trovarsi ad angolo retto colla posizione che primitlvamente avevano. La sfera centrale durante il periodo auxocitario si presenta piu 0 meno regolarmente sferica, e mostra nel suo interne i 2 centrioli. La sfera sembra come avvolta da una membranella la quale mostra delle grinze e degli ispessimenti facilmente colorabili, a cui forse sono da riportarsi le particolari formazioni descritte all' in- torno della sfera dagli Autori " Centralkapseln „ (pseudocromo- somi, ecc). Airintorno deila sfera centrale sono riconoscibili copiose formazioni condriomitiche, che ho potuto mettere in evidenza an- che con un metodo che fino ad ora non era state usato con un tal scope. Frattanto hanno inizio i processi che conducono alia l'^ divi- sione di maturazione (eterotipia). Molto precocemente avviene la scissione longitudinale dei fila- menti spessi 0 doppi deirauxocita. II processo si effettua rapida- mente e quasi simultaneamente neli'intero nucleo; i due filamenti cromatici componenti ogni singola diade decorrono fra lore paralle- lamente. Si entra quindi nello stadio di tensione nucleare, durante il quale la cromatina va sempre piii concentrandosi nelle diadi cro- mosomiche, mentre quest'ultime si mostrano in prevalenza addos- sate di contro alia membrana nucleare. Insieme alia sempre mag- gior concentrazione della cromatina nelle diadi e al progressive con- trarsi di queste ultime, comincia a scomparire la membrana nucleaie in prossimita della sfera centrale, la dove la sfera stessa si era an- data adagiando in una depressione del contorno nucleare. La mem- brana nucleare finisce per scomparire del tutto e le diadi eterotipi- che, che hanno ormai raggiunto la lore definitiva forma profasica, si emancipano nel citoplasma. Esse hanno tendenza a disporsi in prossimita della periferia cellulare, mentre la sfera si mantiene vi- — 175 — cina alia parte centrale. La sfera e ancora ben visibile ; la sua pe- riferia e assai ingrandita, mentre nel suo interno e presente il pri- mo abbozzo di un fuso centrale teso fra i due centrioli. L'aspetto delle diadi eterotipiche e molto svariato ; e cio e in rapporto : in 1- luogo, alia lunghezza delle diadi ; in 2^ luogo, al- Tavere esse o meno una o ambo le estremita saldate fra loro ; in 3° luogo, all'essere le diadi piti o meno intrecciate fra loro. Quesie condizioni sono le medesime che influiscono suUo svariatissimo aspetto delle diadi eterotipiche metafasiche ; a determinare il quale cooperano altresi la modalita di inserzione e la retrazione dei fila- menti periferici del fuso. L' inserzione piia frequente e Tinterme- diaria; meno frequente e la mediana; rarissima la terminale. L' inserzione e costantemente simmetrica nei due costituenti ogni diade. II fuso centrale si accresce rapidamente in lunghezza e in grossezza, assumendo una forma panciuta. I centrioli si presentano forniti di aster protoplasmatici. Quindi si ha i'apposizione delle 12 diadi eterotipiche al fuso. Nella metafasi eterotipica si ha — come gia si e fatto rilevare — la pill grande varieta morfologica delle diadi, che e assai ben in- terpretabile col rilievo delle condizioni su esposte. I diversi tipi di diadi metafasiche, irriducibili I'uno all'altro, sono : V diadi ad anello continue allungato ; 2^ diadi ad ambo le estremita cromosomiche saldate, ma piii o meno intrecciate ad uno solo o ad ambo i punti di saldarnento; 3° diadi con una sola estremita saldata e con un solo 0 con due punti di attorcighamento piii o meno comphcato ; 4° diadi in cui i cromosomi figh I non sono saldati in nessuna ma- niera I'uno all'altro, ma sono intrecciati in varia guisa ad ambo gli estremi. Inoltre, a seconda del diverse momento della metafasi, la immagine che presentano i diversi tipi di diadi varia in rapporto alia contrazione piia o meno inoltrata dei filamenti acromatici man- tellari. Non esiste nessuna fissita nella formula diadica, sia per ri- guardo alia forma che riguardo alia grandezza delle diadi; anzi, mentre in alcune cinesi predominano i cromosomi grandi, perfino giganteschi, in altre predominano i piccoh. Rapporti fissi fra la forma e la grandezza delle diadi non ho potuto trarre; spesso pero le diadi anelliformi sono le piii piccolo. Quel che si mantiene fisso invece e il calibro dei cromosomi. Mediante la progressiva retrazione dei filamenti acromatici pe- riferici del fuso, i cromosomi flgli I di ogni singola diade vengono - 176 - allontanati I'uao dall'altro : mediante lo srotolamento delie estre- mita attorcigliate, oppure mediante il distacco delle estremita sal- date. Cosi ha inizio I'anafasi, Ben riconoscibile e la scissione longitudinale die interesya ciascuno del 12 cromosomi che salgono al polo. Nell'ascensione po- lare e particolarmente ben determinabile il numero delle coppie cromosomiche (12). L'individualita delle singole individualita cro- matiche si manLiene attraverso tutta I'anafasi e continua durante la telofasi, quando i cromosomi cominciano a divenire spinosi e a mostrarsi meno intensamente basofili. Dope che si e compiuta la divisione del protoplasmi, persiste per un certo tempo un resi- due fusoriale e un caratteristico corpo intermedio. Attraverso I'intero stadio intercinetico o dello spermatocita del secondo ordine si ha appena un accenno di ricostruzione del- I'impalcatura nucleare, talche appariscono sensibilmente individua- lizzati i cromosomi anafasici, cioe le singole meta longitudinali cro mosomiche che si sono originate mediante la divisione longitudinale anafasica (cromosomi JI). II periodo intercinetico e piuttosto breve; assai per tempo co- minciano le manovre cromatiche preparatorie della seconda divisione maturativa (omeotipia). La sfera si mostra solo al termine dell' in- tercinesi : in essa sono fin da un certo memento visibili due centrioh. Coir iniziarsi deha profasi omeotipica, la concentj-azione deha cromatina nei cromosomi 11 e lo stadio di tensione in cui il nucleo entra si accompagnano ad una scomparsa delle hevi anasto- mosi, temporaneamente stabilitesi durante 1' intercinesi. La membrana nucleare (poco distinta del resto nell' intercinesi) in seguito scompare e i cromosomi omeotipici si emancipano nel protoplasma ; essi sono riuniti a coppie ed hanno un decorso spes- so rettilineo, talvolta tortuoso. Le coppie sono in numero di 12 e sono verisimilmente le medesime present! nell'anafasi eterotipica. 11 prime apparire del fuse centrale si ha solo quando, insieme ad una completa scomparsa della sfera, i centrioli si sono gia no- tevolmente allontanati I'uno dall'altro. Si distinguono anche i due mezzi fasi periferici. II fuse centrale si aliunga considerevolmente ; si ha in seguito I'apposizione delle coppie cromosomiche al fuso. Le coppie del cro- mosomi II vengono nella metafasi a trovarsi nel piano equatoriale del fuso, dove assumono una forma a V, coi vertici che sono di- retti di sohto verso 1' asse del fuso e che presentano 1' inserzione dei fllamenti acromatici mantellari. - 177 - Per retrazione di questi ultimi i cromosomi II risalgono ai poll opposti. Terminata la anafasi, comincia la vacuolizzazione ciomo- somica e il nucleo, per rapparire dei filamenti cromatici secondarii e per la neoformazione di ossicromatina, viene ad assumere un evidente aspetto di riposo. Permane, durante e un poco oltre la telofasi, un residue fusiorale munito di corpo intermedio. Da quanto fu esposto, risulta che nel Geotriton la riduzione alia meta del numero dei cromosomi si avvera nelle sue linee es- senziali secondo lo schema pseudomitotico prereduzionale di Gregoire-Schreiner e che le due division! di niatui-azione si compiono secondo il tipo etero-omeotipico. Qualche tempo dopo la telofasi, comincia nello spermatide il processo di metamorfosi, il quale puo essere — d'accordo con Me- ves — distinto in 3 period]. P periodo. Scompare il residue fusoriale e in pari tempo ap- pare la sfera o idiozoma, del quale non ho potuto riconoscere i rapporti d' origine collo scudo astrale. Ben presto sono visibili i due centrioli situati in corrispondenza di una leggera infossatura che il contorno cellulare presenta in una localita posta in prossi- niita deir idiozoma. II corpiiscolo centrale piti periferico — detto distale — si trova in immediate contatto colla parete cellulare e assume in breve la forma di un dischetto situato nella parte piia profonda dell' infossatura cellulare. II corpuscele centrale pressi- raale ha I'aspetto di un granule ed e in rapperte colla porzione periferica dell' idiozoma. In seguite dal dischetto si preietta al di fueri della cellula un filamento sottile, che diverra il filamento assile della coda delle spermatozeo. Frattanto il dischetto si muta in un piccolo anelle, attraverse il quale mostra di passare il filamento, per inserirsi al corpuscele prossimale. L' apparato centrosemale, che e addessato alia stera, si trova da questo memento situate profendamente nel citeplasma ; ne e piij riconoscibile I'invaginamente della perifei'ia cellulare in corrispon- denza deU'anello centresomico. Si manifesta era nell' idiozoma quel processo di vacuolizzazione che conduce alia cemparsa della vesci- cola idiezemica di forma sferica, il cui contorno mestra in pesi- zione oppesta al nucleo un ispessimento in forma di lunula, resi- due della sostanza propria dell' idiozoma. Nel tempo stesse Tanello centresomico e andate sensibilmente allargandesi e ispessendosi, e il centriolo prossimale si e ingrossate. - 178 - 2° periodo. E'caratterizzato dai cambiamenti di rapporto fra i varii organi protoplasmatici e daH'allungamento del nucleo dello spermatide. Avviene I'emigi'azione della vescicola idiozomica al polo cellulare opposto e quello dove giacciono i corpuscoli central!; in- sieme aU'idiozoma ruota probabilmente il nacleo, sul quale la ve- scicola stessa sembra si sia assai precocemente impiantuta. Non riassumo qui, per brevita, le ragioni per le quali credo piuttosto alia traslazione deH'idiozoma die non a quella dell'apparato centre- somico. Sia che il movimento in questione si effettui a nucleo com- pletamente rotondo, sia che avvenga parzialmente a nucleo gia un poco allungato, in definitiva i due corpuscoli central! vengono a trovarsi in prossimita del polo posteriore della futura testa, mentre che I'idiozoma e fissuto al polo anteriore di essa, proiettandosi al di fuor! del citoplasma. L'allungamento del nucleo dello spermatide avviene o per un processo di accrescimento e di cilindriiicazione, oppure mediante un processo che e caratterizzato da curiose forme a fiasco o a storta, con un tubo lunghissimo. Le zolle croraatiche si disgregano; allor- quando il nucleo si e completamente trasformato nella sottile testa cilindrica e lunghissima dello spermatozoo, la sua struttura appare omogenea e la sostanza da cui e costituito intensamente basofila. All'estremita anteriore della testa e fissata la vescicola idiozomica, la quale si e allungata nonche assottigliata e presenta nel suo in- terne il cosiddetto acrosomo a forma di piccolo cono. La parete della vescicola, allungandosi e assottigliandosi sempre piii, flnisce per accollarsi al filamento che e nel suo interno e che si e origi- nate dall'acrosomo. II protoplasma della spermatide riraane piii abbondante in cor- rispondenza della sede occupata dai due corpuscoli centrali, cioe del- I'estremita posteriore della testa. Dei due corpuscoli, quello prossi- male si accresce e viene a costituire una grossa sfera che si ad- dossa alia superficie concava fornitagli dalla parte posteriore della testa. Questa sfera si trasforma in un cilindro, che diviene via via piu lungo e che formera il collo dello spermatozoo. II filamento assile, gia molto lungo, si attacca ancora al corpuscolo centrale passando attraverso all'anello centrosomico. 3° periodo. Cominciano adesso le trasformazioni del corpuscolo centrale ad anello. Come prime fatto si ha un aumento in larghezza deH'anello, quindi una torsione di esso. Assume dapprima una forma ad 8, quindi una forma a pessario col maggior asse diretto pa- rallelamente al decorso del filamento assile, ormai ispessitosi ed - 179 - enorraemente allungatosi. II pessario e incurvato ai suoi estremi, in modo tale che la parte incurvata prossimale e rivolta verso il lato dorsale dello spermatozoo in evoluzione e si salda coU'estre- mita posteriore del corpuscolo central e prossimale allungato (ne in stadii ulterior! e possibile con alcun mezzo di riconoscerla nel collo dello spermatozoo). L'estremita (ventralmente incurvata) distale del pessario, per un aempre progressive allungamento del pessario stesso, scorre lungo il filamento assile, fine ad un punto che e situato certamente molto lontano dal collo, ma che non e piu riconoscibile nello sper- matozoo maturo. II luiighissimo tratto di anello che e compreso tra le due estremita si immedesima colla sostanza propria del fila- mento assile. Quest'ultimo si presenta nelle sezioni trasversali sca- vato a doccia nel suo lato dorsale ; tale si mostra pero anche prima che I'anello allungatosi si sia accollato al filamento assile stesso. Frattanto e andata man mano delineandosi, lungo il filamento assile, I'orlo Qiarginale della membrana ondulata, il quale e in principio poco colorabile e decorre molto vicino al filamento nssile. In seguito I'orlo diviene via via piu colorabile, da rettilineo che era si fa ondulato e si allontana alquanto dal filamento assile, per un progressive aumento in larghezza della membrana ondulata. Quest'ultima si inserisce nella profonda doccia scavata nel lato dor- sale del filamento assile. A poco a poco la vescicola idiozomica affilatasi ha date ori- gine al perforatorium, munito di uncino terminale. Lo spermatozoo maturo del Geotritron e lungo circa 3[4 di mm. La testa, lunga circa ;x 200, e aghi forme : sull' estremita af- filata anteriore di essa s'impianta il perforatorium, il quale e lungo u. 12-14 ed e costituito da sostanza acidofila. II collo ha una lun- ghezza di circa u. 20 : e cioe assai piii lungo del collo degli altri spermatozoi di Urodeli ; e intensamente acidofilo. Alia estremita posteriore di esso e inserito il filamento assile e l'estremita del- I'orlo marginale della membrana ondulata. Quest'ultima e presente per tutta la lunghezza della coda; anzi, all'estremita distale di essa il filamento assile si esaurisce e la coda per circa !-«■ 10 e costituita unicamente dall'orlo della membrana ondulata che ha assunto un decorso rettilineo. Nella coda non sono riconoscibili le diverse porzioni descritte in altro materiale, perche non e rintracciabile il punto in cui I'e- stremo dorsale dell'anello allungatosi va a fissarsi. Esiste — ben- - 180 - che non molto netto — un rivestimento protoplasmatico in corri- spondenza del lato ventrale del fUamento assile. Nei tagli tra- sversali praticati nella coda ad una certa disfcanza dal collo, appare accanto al lafco ventrale convesso del fllamento assile un sottile fijamento che probabihnente corrisponde al cosiddetto filamento accessorio. ISTITL'TO ANATOMICO Dl FIRENZE DIUETTO DAL PKOF, Q. CHIARIJGI. Di un fascio rotuleo del M. Plantare gracile osservato nell'uomo DoTT. ARTDRO BANCHI, ajuto e libeuo docente. E vietiita la liiiroduzioue Nel 1908, a proposito di alcune mie " Nuove osservazioni sulla Parafibula nei Rettili e nei Mammiferi „ (^), ricordavo una particolare disposizione che presenta negU Halmaturus (Marsupiali) il M. Gasfcrocneniio e precisaniente il capo lafcerale di esso o M. Gemello laterale. In qnesti animali e caratteristica la presenza di un largo fa- scio muscolare, il quale forma lo strato piii superflciale dei muscoli deila regione, e che, mentre prende da un capo arapio e diretto at- tacco al tendine del M. Quadricipifee, e per sue mezzo al margine laterale della rotula, scende poi nella gamba ad unirsi cogii altri t'asci dei M, Gemello laterale, e si fonde con essi prima die detto muscolo si unisca col M. Gemello mediale. Sopra qaesta disposizione richiamai allora I'attenzione del Tri- ce mi Allegra, il quale un'anno prima, ('-) aveva riscomrato in un soggetio umano di sesso femminile la presenza di un fascio musco- lare, che dal margine laterale della rotula scendeva ad unirsi col M. Plantar gracile. (1) Arcbivio Italiauo di Auat. e di Erabriol. vol. VII, fasc. 2, pag. 365, Firenze 1908. (2) Monitore Zoologico Italiauo, anno XVIII, fasc. 3», pag. 69, Firenze 1907. - ISl - Oggi a me pure e accorso di osservare, in un cadavere d'uomo adulto, un case simile a quelle del Tricomi, ed eccone una tjreve descrizione. NeH'arto inferiore destro, nella regione del ginocchio, troviamo sul lato esterno un fascetto muscolare ben distinto, nasrriforme, largo da 2 a 3 cmtri ; esse giace profondamente alia fascia lata ed e pure profondo rispetto al M. Bicipite, essendo in rapporto col capo breve di detto musculo. Accompagnando verso 11 poplite questo nostro fascio noi ve- diamo che si unisce con il ventre muscolare del M. Plantare gracile 11 quale per la presenza del fascio anormale oradetto risulta in de- finitiva costituito da due porzioni, I'una formata dai fasci piii pro- fondi die prende inserzioni al condilo laterale del femore insieme col M. Gemello corrispondente, I'altra formata dai fasci piii super- ficial! che si continua in senso cefalico col fascio anomalo indicate. II fascio anomalo e diviso esso stesso in due porzioni delle quali, I'una piu interna si attacca al femore confondendosi colle in- serzioni pill distali del M. Vasto laterale, I'altra girando attorno al condilo laterale si trasforma in un tendinetto nastriforme die, ap- plicato direttamjnte sulla capsula articolare, raggiunge il margine laterale della rotula. II fascio anomalo e innervato da rami del N. Tibiale die pro- vengono da quelli dello stesso nervo destinati al M. Plantare gracile. Nell'arto inferiore sinistro dello stesso soggetto si trovava la identica disposizione, senonche il capo del inuscolo anomalo di- retto alia rotula arrestava le sue fibre muscolari a maggior distan- za dalla rotula di quelle che non fosse a destra, ed il tendine di inserzione era quindi piia lungo ed anche un po' piii esile. Neha letteratura non ho trovato descritto nessun caso simile a questo da me osservato, salvo quelle del Tricomi, ricordato a- vanti, e nemnieno, che io mi sappia, era stata rilevata la partico- lare disposizione del M. Gemello laterale offerta dixWHaliiuUurus. Le due osservazioni nieritano di essere messe a raffronto. Invero la porzione del M. Gemello laterale che neil'Halmaturiis si inserisce alia rotula e costituita dai fasci piu superficiali del mu- scolo, mentre nella variazione osservata neiruomo il fascio che ri- sale alia rotula proviene dai M. Plantare, che, rispetto al M. Ge- mello e situate alquanto piia profondamente. Questa diversita perde pero niclto di importanza se si tien conto 'Che nell' uomo 1' organo e rudimentale. Del resto noi non intendiamo di affermare che il fascio anomalo bicipite osservato da - 182 - Tricomi e da noi sia identico al fascio rotiileo del Gemello e- sterno delV Halmatwrus ; pure ammettendo I'influenza della eredita per spiegare le variazioni morfologiche non vogliamo spingerci tanto oltre. Noi vogliamo invece, col ravvicinare le disposizioni sopra accennate, rilevare il fatto che neiruomo si e manitestata in questi casi una tendenza, da parte della porzione laterale della massa muscolare destinata a formare gli estensori del piede, a risalire colle inserzioni prossiraali piu in alto e verso la rotula, rinnovando una disposizione analoga a quella che nei Marsupial! si verifica co- stanteraento, e piii estesamente. E anche da ricordare che, mentre tra le due specie messe in confronto, corre tanto divario da far si che Tuna occupi i piia bassi gradini di una scala, I'altra ne stia al culmine, un carattere pero le ravvicina, la stazione e la locomozione bipede la quale e per i Marsupiali usata quanto e forse piii che le Scimmie antropomorfe. Certamente, di fronte a fascetti muscolari cosi esili come quelh osservati neH'uomo, non e il case di affermare pm che di negare, I'influenza meccanica funzionale sulla variazione delle forme. Non si deve pero, a parer nostro, trascurare di ricordare tutti gli ele- menti che possano servire a spiegare i fatti morfologici, alia intelligenza del quah non giova fermarsi soltanto alia spiegazione troppo semplicista deWatavismo, intendendo con questo, come si e inteso per troppo tempo, che ogni varieta dello scheletro del mu- scoli ecc. osservata nella nostra specie, altro non fosse che la ripe- tizione pura e semplice di forme esistenti in specie che si suppon- gono aver preceduta la nostra nella filogenesi, ripetizione da ascri- versi unicamente ali'effetto di un' eredita saltuaria. Continuando per questa via ad applicare cosi ristrettamente il concetto dell'eredita, verrebbe ad essere liraitata in un cerchio ampio, ma circoscritto e chiuso, la evoluzione stessa delle forme, evoluzione che per sua natura non patisce limitazione. - 183 - SUNTI E RIVISTE 8. Enri:jues P. — La teoria di Spencer suUa divisione cellulai'e studiata con ricerche biometriche negli Infusori. — Arch, di FIsiologia, vol. 7 dedicato al prof. Fano ecc. Firenze, 1909. Secondo la legge di Spencer Faccresciraento della eelkda non pud essere indetinito, perche crescendo la raassa della cellula in ragione del cubo e la su- perlicie in ragione del qiiadrato, la sua nutrizione si compie in condizioni troppo sfavorevoli, quando essa ha sorpassata una corta grandezza liinite die none la stessa per i vari tipi cellulari ; percio quando la cellula ha raggiunto questa grandezza essa e stiraolata a dividersi. Enriques si domanda se la divisione dogli Infusori e prodotta veraraente da una deticienza nutritizia come si potrebbe dedurre dalla teoria di Spencer, ed esegui delle ricerche biometriche che lo mettessero in grade di rispondere a questo quesito. U digiuno dapprima diminuisce il potere di accrescimento e di riproduzione degli Infusori, ma poi specialmente il potere riproduttivo viene indebolito. La divisione e stimolata da uno state di ricca alimentazione non da una scarsezza di cibo (avviene adunque I'opposto di quanto fu diinostrato per i Mam- mil'eri, ove furono osservate in tutti gli organi divisioni cellulari raolto piii nu- raerose durante il digiuno che in condizioni normali. Rel.)- L' Enriques e ad ogni raodo convinto che questo risultato non contrad- dica la teoria di Spencer, ma la limiti soltanto : e possibile inlatti che, essendo la divisione cellulare legata a cause e condizioni particolari per prodursi o per non prodursi nei vari momenti, la esistenza di questo fenomeno in generale sia legata alia necessita delle relazioni fra superflcie e volume ; ma cid non va esteso alle condizioni stimolanti le divisioni nei casi singoli. Un'altro fatto curioso lu messo in evidenza dall'A. ; quando una cultura di Stilonichie rigogliosa ricca di aliinento e lasciata a se ed insorgono condizioni di digiuno, accade una divergenza fra i singoli individui. Quelli che erano arrivati al massirao grado di accrescimento, si incistidano; queili che erano ancor piccoli, anziche incistidarsi si adattano ad una vita sten- tata in quell'ambiente impoverito d'alimento. Sorgono adunque o per case o per variabilita individuale due categorie di individui essenzialmente diversi e corapletamente irriducibili. G. L. 9. Brunelli P. — La Sperraatogenesi del « Gryllus dosertus » Pall (Divisioni sper- matogoniali e maturative), — Memorie della R. Accad. dei Lincei, Serie 5^, vol. VII, pag. 623-653, Roma, 1909. Nelle cinesi sperraatogoniali di questo Ortottero sono presenti 20 cromosorai ordi-narii (autosomi) piu un cromosomo accessorio (raonosoma). Negli Spermato- goni, cosi in mitosi come in riposo, il monosoma e particolarmente riconosci- bile, sia per la sua forma e il suo comportamento durante le cinesi, sia per il - 184 - suo particolare aspetto nel nucleo in riposo — nel quale sono ben riconoscibili altresi i singoli autosomi. Nel pcriodo di accroscimento dello Spennatocita, I'A. distingue aH'inizio un aspetto del nucleo caratterizzato dalla presenza di apparent! masse cromaticbe coniugate, le quali — secondo I'intorpretazione delFA. — non sarebbero alti-o die i cromosomi telofasici dell' ultima cinesi somatica, scissi longitudinalmente. Da questo stadio si passa ad un altro stadio, nel quale" il nucleo raostra un sot- tile spirema doppio, nonche il monosoma e un plasmoma (nucleolo vero). Lo spirema a poco apoco perde la sua oi-iginaria duplicita: in seguito, invece di aversi la formazione di un tipico « bouquet » si lia tondenza alia formazione di un reticolo. II monosoma e il plasmosoma gradatamentc si avviciiiano, lino a dai- luogo ad un amlinuclcolo. Fi'attanto, di pari passo ad un progressivo suo arricchimento in cromatina, lo spirema torua a mostrai'C una evidente dupli- cita; mentre i singoli segraenti (cromosomi), clio nello spirema sono andati in- dividualizzandosi, si ineurvano lino a generare degli anelli cbiusi, i quali vanno man raano restringendosi lino a mascborare il loro lume centrale. Fra le singole tetradi (n = 10) che emergono alia raetalasi I" esiste una grande diversita di aspetti. L'A. non si attiene pero all'opinione di Baumgartner secondo la quale tale diversita sarebbe da interpretarsi come espressione della individuabta dei croraosomi; pensa invece die tutti i diversi aspetti metafasici die si presentano nelle tetradi del Gryllus possano esser riferiti airanollo doppio. Secondo I'A., la prima divisione di maturazione e nel Gryllus trasversale, in quanto scinde nella tetrade ad anello i semianelli, i quali non sarebbero altro die i cromosomi telofasici dell'ultima cinesi spermatogoniale coniugatasi a due a due nel periodo di accrescimento « end-to-end », a formare la tetrade ad anello stessa. I singoli semianelli anafasici mostrano spesso la presenza di una divisione longitudinale. Riguardo al monosoma, osso — non sompre facilmente discernibile nella prima divisione di maturaziane — si mostra scisso in due branclie, le quali sono destinate a separarsi solo nella seconda divisione : il monosoma passa percio indiviso ad uno dei poll della ligura cariocinetica. Nell'intercinesi i cromosomi conserverebbero la loro autonomia, alia stessa guisa del monosoma, il quale elabora per suo conto una vescicola, posta a lato del nucleo e da essa indipendente. Quando il nucleo intercinetico del 2" Spermato- cita cominciaa prepararsi alia 2* cinesi, in esso riappaiono i cromosomi ligli della !"• divisione, nei quali e manifesta la originaria duplicita. Nella raetafasi e nella anafasi omeotipiche si separano appunto le due meta longitudinali originatesi per Tantica scissione anafasica dei cromosomi I. Anche il monosoma si scinde in due meta longitudinali, delle quali ciascuna passa ad uno spermatide. Negli spermatid! I'A. ha potuto riconoscere la presenza di un vero condrioraa accanto al residuo fusoriale, per cui conclude per la dipendenza Tuna dall'altra delle due formazioni. Nella parte generale che fa seguito alia parte analitica, TA. conclude per il tipo pseudomitotico prereduzionale, con couiugazione terminal e (Montgomery) dei cromosomi durante il periodo anxocitario. Dopo aver fatto cenno ad un possibile signilicato del monosoma nel meta- bolismo cellulare, I'A. discute brevemente intorno alfesistenza di un dualismo cromatico in rapporto alia presenza del monosoma. 11 Brunelli tormina il suo accurato studio eon alcune considorazioni intorno alia dottrina della individualita dei cromosomi. I fatti da lui osservati — e in - 1S5 - pai'ticolar modo il comportamento del moiiosoma — si preslano ad una dimo- strazione obiettiva della doltrina stessa. Di ft'onte all'ipotesi di Kick contaria a quella di Bovori, FA. si raostra in accordo con quest'ultimo, nolritenore che la teoria della iiidividualita abbi-aeci anche quella del tatticisrao. T. Terni. 10. Brunelli G. — La Spermatogenesi della Tryxalis (Parte prima: Divisioni '^per- matogoniali). — Memorie della Societd itaiiana delle Scicnze {delta del XL), Serie 3^, Tomo XVI, j^P. 221-235. Roma, 1910. La ricostituzione nucleare degli Sperraatogoni di alcune generazioni avvie- no mediante Ibi'mazione di vescicole croraosoraiche, tVa le quali e riconoscibile quella originata dal monosoma ; 11 clio e prova manifesta della persistente indi- vidualita croraosomica. La scissura longitudinale profasica del cromosorai sarebbe da rifei'irsi alia scissura anafasica della divisione precedente. I centrosomi appaiono alia prolasi in prossiraita del residue fusoriale. In base alle sue osservazioni TA. ritiene erronea 1' interpretazione di tetra- di che Mc. Clung da ai cromosorai prosenti nelle raetafasi spermatogoniali di Mermiria. Notevole e Taccertamento delle scissioni longitudinali dei croraosomi anafasici spermatogoniali delle varie generazioni : cio in appoggio delFopinione che tale scissione non sia caratteristica deU'eterotipia. Una traccia di duplicita e riconoscibile nei lilaraenti croraatici anche dopo la telol'asi, in particolar modo nel monosoma. D'accordo con Davis, I'A. si e convinto che la cosidetta cellula di Versou (grande cellula attorno alia quale gli Sperraatogoni sono disposti a rosetta) ela- bori raaterialo mitocondriale. 11 monosoma mostra — a detta dell'A. — una «■ eteropicnosi progressiva » attrave: so il periodo di moltiplicazione degli Sperraatogoni. Nella Parte generale, I'A. discute le osservazioni di Mc. Clung in rapporto alia presenza dei « cromosorai raultipli » e si sente costretto a rinunciare alia sua idea, per quanto raolto suggest! va, di trovare nella Ibrraazione dei crorao- somi raultipli una spiegazione dei complessi lenomeni della variabilita. II lavoru tormina con alcune considerazioni intdrno alia dottrina di Boveri. T. Terni. 11. IVloglia Angelo Giuseppe. — Sul signiticato funzionale del pigraento nei gangli nervosi dei raoUuschi gastcropodi. — Archivio Zool., vol. 4, fasc. 3,pp.3L7- 334, con tav. 7-8. Napoli, 1910. Nella cellula ganghare dei Molluschi Gasteropodi esistono, com' e noto, gra- nulazioni di colore giallo verdastro, che si tingono in nero con I'acido osraico. Per indagare il signilicato funzionale di questo pigraento, I'A. ha latto espe- riraenti, prendendo in considerazioue : 1° L'aliraentazione degli aniraali ; 2" Lo state di raoviraento o di letargo; 3' L'azione dei gas (anidride cai'bonica e os- sigeno). 1" L'aliraentazione si e diraostrata senza effetto ; poiche la quantita di pigraento non varia se gli aniraali stanno a digiuno o sono aliraentati. 2'^ Ku osservato uu aumentu brusco nella quantita delle granulazioui - 186 - quando raniraale si svegliava naturalmente dopo la rtno del letargo, oppure ar- titlcialmente mettendoli in un terraostato a 20" circa. 3" Negli animali tenuti in un'atmosfera di ossigeno il pigmento dei gangli sparisce per riapparire dopo un'azione maggioi-mente prolungata. Al contrario I'anidi'ide carbonica riesce in un primo tempo ad auinentare il pigmento da qualunque condizione inizialo si parta, in un secondo tempo si ha una diminu- zione tino alia sparizione completa quando sopraggiunge la morte. Nel periodo doiraumonto il pigmento si trova, oltreche nolle cellule gan- gliari anche fra di esse n dentro leucociti, e I'osservazione istologica dimostra stretta soraiglianza tra quelle clie e nelle cellule gangliari e quelle al di fuori di esse; in alcune specie anzi, il pigmento si trova solo fuori delle cellule. Questi fatti, unitamente alia comparsa rapidissima del pigmento per 1' in- fluenza del moto, tendono a dimostrare che esso non si forma dentro le cellule ma che ad esse viene portato. Non risulta che quando diminuisce venga portato via ; percio I'A. suppone che in tal case si distrugga. Date tutto cio, scartate tutte le ipotesi fatte dagli autori precedcnti, si puo ritenere, secondo I'A., che le granulazioni pigmentarie in questione abbiano una funzione respiratoria. Questa interpretazione rende perfettamente conto di un apparente contra- sto nell'azione del movimento dei gas. Potrebbe infatti parere strano che I'ani- dride carbonica, la quale diminuisce I'attivita motoria, agisca rispetto al pig- mento come Faumento dell'attivita motoria negli animali normali ; raentre I'os- sigeno, che eccita il movimento, agisce aU'opposto di esso. Ma il bisogno di ossigeno e appunto notevole quando I'animale normale e in moto, e quando esso si trova in anidride. Le variazioni del pigmento si accordano dunque non coUe variazioni del movimento di per se, ma con quelle della richiesta di ossi- geno da parte dei gangli. II pigmento sarebbe dunque, per quanto puo essere rivelato dall' indagine microscopica, un apportatore di ossigeno ai gangli. Ri- cerche chiraiche pel pigmento estralto dai gangli, e in specie il sue comporta- mento cliiniico rispetto alFossigeno, potranno dire I'ultima parola suUa questione. 12. Dorello P. — Rapporti tra cncefalomeria e vascolarizzazione del cervello em- briouale. — llicerche fatte nel laborato7-io di anat. no?-m. della R. Uni- nersitd di Roma ecc. Vol. XV, fasc. 2. Roma, 1910. Come e noto, esistono nelle pareti del cervello embrionale dei vertobrati (e in mode piii evidente nella vescicola cerebrale posteriore) delle ripiegature, che separano Tuna dalFaltra delle porzioui dilatate alle quali iu date il nome di Neuromeri. La piu gran divergenza esiste fra le opinioni doi diversi AA. in riguardo alia conoscenza nonche all' interpretazione morfologica di talc Encefalomeria emhrionale. E molte sono le questioni che si agitano in proposito. Si tratta di una vei'a metameria, nel sense classico della parola ? Puo cun buon fondamenlo distinguersi una Encefalomeria -primaria (a tube midollare aperto), da una Encefalomeria secondaria (a tube midollare chiuso) ? Sono i Neuromeri in stretto rapporto morfo-meccanico coi nervi cranici, o non piuttosto coi meta- raeri raesodermici ? Esiste una Mielomeria che possa nel sue signihcato morfo- logico essere omologata alia Encefalome7-ia ? L'A, ha cercato, portando un notevole contribute originalo, di chiarire la conoscenza della Encefalomeria embrionale, inlroducendo nel sue studio degli elementi di fatto e di ipotesi totalmente nuovi. - 187 - II raateriale usato dall'A. e rappresentato da orabrioni di un Ctiiroltoro (Ple- cotus) di divei'si stadii (da uno stadio a 5 protovertebre ad uno in cui gli era- brioni raggiiingevano ram. 6 di lunghezza). Minutaraonte I'A. studio i rapporti che noi diversi stadii la doccia c rispet- tivamente il tubo mielo-oncefalico contraggono coi segmonti mesoderraici, coi nervi cranici, ma sopratutto col sisteraa vascolare encefalico — del quale molto diffusamente e esposta la corapiicata ovoluzione nei priraordii dello sviluppo embrionale. Per qunnto riguarda la presenza o raeno di una Miclomeria, I'A. ritiene che i rilievi, che assai precocemente si osservauo nella faccia osterna della doccia midollare in corrispondenza dell' intervallo fra due somiti, non debbono ritenersi espressione di vera metameria, in quanto che il loro signilicato differ'isce da quelle che, per alcune ragioni (piii sotto riassunte), deve attribuirsi agli encofa- loraeri. Tali apparenze pseudomielomeriche sarebbero in rapporto colle cora- pressioni esercitate dai singoli somiti suUa doccia midollare : sono infatti desti- nate a scomparire col discostarsi dei somiti dal tubo midollare. Nol romboeucefalo I'A. riconosce la presenza di una metameria, la quale sarebbe in rapporto costante colla disposiziono dei vasi nutritizii. I rombomeri cominciano a differenziarsi assai presto ; dappriraa in numero di :5, poi di 4, di- vengono in seguito 6 e in ultimo 1, dei quali « il primo e il cerebellare, il se- condo appartiene al trigemino, il terzo permane privo di abbozzo gangiiare, il quarto sta in rapporto coll'acustico-faciale, il quinto colla vescicola auditiva, il sesto coU'abljozzo gangiiare del glossofaringeo, il settimo con qucUo del vago ». La costituziono istologica — la quale non ci dilun'^heremo a riassuraere — e a un dipresso eguale nei diversi segmenti, ma varia nelle varie porzioni di un medesimo segmento. La forma e la grandezza sono invece alquanto diverse dall'uno all'altro encefalomero. Menti-e si complica la struttura istologica della parete romboencefalica, la metameria in essa prima evidente va scomparendo e per il colmarsi dei solchi interrombomerici esterni e per I'attenuarsi delie creste divisorie interne. Il rapporto che la vascolarizzazione del romboeucefalo ha colla sua metameria (rapporto il cui rilievo rappresenta la parte precipua- mente iuteressante di questo studio) e il seguente : « Fiu dal primo memento in cui si raanifesta la divisiono dei rombomeri, noi vediamo che in corrispondenza di ogni solco esterno, die separa un rombomero dall'altro, esiste un piccolo vaso che decorre addossato al solco stesso. Q lando i rombomeri sono ancora in nu- mero di 6 ed il primo di essi deve ancora dividersi in due, sulla sua faccia esterna decorre un vaso che occupa la zona lungo la quale si formera piii tardi il solco. Quindi in questo caso il vaso non solo corrisponde al solco, ma ne pre- cede anche la formazione. Anclie piii tardi, quando questi rami della vertebralo che io ho chiamato arterie nutritizie extracerebrah del romboencefalo si rami- licano, nei raesenchima posto in immediate contatto col tubo nervoso si vede che i rami piii cospicui generalmente sono quelU che si trovano lungo i solchi rorabomerici. Ne questi rapporti cessano quando i primi vasi cominciano a pe- netrare nello spessore del romboencefalo, ma anzi si manifestano con maggior evidenza. » In seguito, colla ulteriore evoluzione e conseguente maggior com- plicazione nella suddivisione delle anse vascolari e loro tumultuaria penetra- zione nella parete encefalica, nonche in una al primo accenno alia formazione dei plessi coroidei del 4° ventricolo, si etfettua la rapida scomparsa delle divi- sioni rombomericho. - 188 - Riassurao ora quelle clie I'A. esponc nolle sue conclusioni generali. Le due encefalomerie priraaria e secondaria degli Autori non sono ohe ua medosirao fatto considerate in periodi cvolutivi diversi. Le present! ricerche delFA., mentre parlano conlro I'esistenza di una vera niieloraeria, provano d'altra parte che si dobba annettere un carattere squisi- tamente metamerico alia rombomeria. Infatti, mentre solo I' ultimo rombomero (il 7'^) si eomporta dilierentemonte dagli altri riguardo alia sua vascolarizzazio- ne (cio che si pud spiegare o colla supposizione che altri AA. hanno avanzata : trattarsi cioe della intiraa fusione di diversi segment! ; o con altra interpreta- zione avanzata dall'A.), gli altri (3 rombomeri invcce, cosi per la loro costi- tuzione istologica come per la voscolarizzazione loro, si comportano in guisa identica e sono evidentemente la ripetizione I'uno dell'altro : critdrio questo im- portante quando si vogiia considerarli come manifestazione metamerica. L'A. si domanda : E questa manifestazione metanierica del roraboencefalo primaria, oppure e secondaria ad una primitiva disposizione metamerica del si- stema vascolare ? L'A. si attiene a questa seconda ipotesi : intesa nel senso che I'azione di una particolare disposizione dei vasi possa esercitarsi non solo raec- canicamente mediante compressioui sui tessuti vicini, ma anche in quanto i vasi stessi « dirigendo le correnti nutritizie, determinano il maggiore o minore ac- croscimento delle varie parti ». Di tale induenza sulla morfologia deU'encefalo da parte del sistema vasco- lare esistono — secondo I'A. — altri eft'etti, come la lormazione delle tele co- roidec e della fessura coroidea. Anzi, i solchi che separano i varii eucelalomeri potrebbero forse considerarsi come tante incipienti e abortive I'essure coroidee. Da tutti questi fatti e considerazioni, I'A. desume la importanza morlblogi- ca dei vasi durante lo sviluppo. « Gome la direzione dei solchi di segmentazio- zione determina I'orientazione dell'embrione, cosi anche la disposizione dei vasi puo — secondo I'A. — deterniinare la direzione dello sviluppo di un data organo ». T. Terni. 13. Perroncito A. — Gli element! cellulari nel processo di degoaeraziono dei nervi — Boll, della Soc. med. Chir. di Pavia, 20 nuo-zo 1909. Durante il processo di rigeneraziono dei nervi non si trovano vere catene cellulari, bensi quelle ritenute come tali sono fasc! di flbrille connettive fra cui stanno cellule affusate. Queste ultimo non derivano dalle cellule di Schwann delle aatiche fibre e sono probabilmente element! connettivali. Nei nervi les! compare una speciale categoria di clement! cellulari, a gra- nulazioni basofllo di natura tuttora non ben nota ravvicinabil! a! poliblast! di Maximo w. 14. Vitali Giovaiiiii. — Le espansion! nervoso nel tossuto podofllloso del piede del cavallo. — Atii R. Ace. d. Fisiocritici in Siena, S. 5, Vol. 1, X. 6, Mem., pp. 555-556. Siena, 1909. Le notizie riunite in questa breve nota sono il prirao prodotto di uno stu- dio piu arapio che I'A. compie sulle espansioni nervose delle varie parti che costituiscono il piede del cavallo. Nel tossuto podofllloso FA. ha notato che da! tronehi nervosi decorronti nu- iTierosi nelle parti piu prolbnde d! esso, spesso suddividendos! ed anasloiiuzzau- - 189 - dosi tra loro, si originano clei tronchicitii elie con decorso il piii spcsso ondiilato si portano ver§o la base delle creste. Prima di raggiungerle si piegaiio ad arco e percorrono un buon tratto parallelamente alia linca di impianto delle creste stesse, anastomizzandosi sposso tra loro. Lungo questo tratto orizzoiitalo danno luogo a tronchicini che penotrano nelle creste dov(j si suddividono e costituiscono prima una reto di libre miolini- che le cui maglie, molto ampie, sono allungate secondo il sense dell'altezza delle creste dermiche e dalle <{iiali si oi'igina poco a! disotto deirepitolio una rete amielinica a maglie molto allungate. Oltre alle libre che penetrano nelle creste, comportandovisi nel mode gia detto, si originano anche dai tronchicini norvosi che decorrouo in vicinanza della base delle creste, delle libre che si ripiegano in basso oppuro raggiun- gono la parte inferiore di una cresta e tanto in uu caso che noU'allro danno luogo ad alberelli semplici e composti. Sono molto ricchi ed intrigati quelli che si rinvengono nella parte mediana del derma. Nel tessuto podidlloso I'A. ha poi I'iscontrato dei corpuscoli del Rullini. Qiie- sti corpuscoli, alcuni molto complessi, sono piii frequenti nolle parti profonde, ma si osservano anche in tutta vicinanza delle creste. JS'. Beccari. 15. Peruzzi M.irio. — Difetti ed anomalie di sviluppo e di accresciracnto nella corleccia renale, e loro importanza nelle ricerche isto-patologiche. — Lo Speriinetitale, Anno LXIV, fasc. 3, pagg. 237-268, co7i tav. Firenze, 1910. L'A. riepiloga succintamente lo sviluppo del rene per venire alia conclu- sione che questo organo aumenta di volume per duo processi di accreseimento; quelle dell'apposizione che e caratteristico specialmente del periodo I'etale, e quelle dell'espansione che e caratteristico del periodo post fetale. Nessuno dei detti periodi e pero esclusivo per i due diversi processi. Studiando in feti ed in bambini a diverse epoehe prima e dope la nascita la formaziono dei nuovi glomeruli e tubuli renali, I'A. si e conviuto dei seguenti fatti. Nella nostra specie le prime serie di glomeruli, quelle piii prossime alia so- stanza midollare, si costituiscono circa al termine del secondo mese della vita letale. La Ibrmazioue dei glomeruli e molto attiva tino all'ottavo mese, ed i glomeruli neo-formati in questo periodo raggiungono rapidamente il loro com- plete sviluppo insieme coi canalicoli che con essi hanuo rapporto. A cominciare dal nono mese, I'attivita neo-forraativa diminuisce e i glomeruli che si vanno formando impiegano per svilupparsi nn periodo di tempo di gran lunga mag- giore. Alia eta di uno a due mesi di vita oxtrauterina cessa secondo FA. ogni processo di accreseimento per apposizione. L'A. annette grande importanza al fatto che i glomeruli (e i canalicoli che con essi hanno rapporto), i quali si costituiscono negli ultimi periodi delFaccre- scimento per apposizione, assai spesso non giungono-ad evolversi in maniera perfetta, ed invece si arrestano nello sviluppo piii o meno precocemente. Questi glomeruli vanno poi incontro ad una traslorraazione la quale si inizia con una graduale atrofia dell'apparecchio vascolare del glomerulo ed un ispessimonto della capsula del Bowman o precede tino a condurre alia formazione di un nodulo flbroplastico, che segna il luogo eve i-isiedeva il glomerulo, e poi si tra- sforma in tibro-ialiuo e flnalmenle scompare. - 190 - II tubulo urinifero dipendente da questi glomeruli presenta alterazioni con- tomporanee varie a seconda del grado di sviluppo cui il gloraerulo e giunto prima di andare incontro all'atrofia. Nei tubuli urinifori anzidetti la porzione rappresentata dai tu))uli contorti e in genere dalle porzioui secornenti e attive del tubulo reiiale sono quelle che non si costituiscono o si costituiscono imperfettaraente mancando od essendo insufflciente la formaziono gloraerulare corrispondente. L'A., dopo aver riportate altre osservazioni su specie diverse di vertebrati (eoniglio, cavia, topo, gatto, vitello ecc.) ritiene che nell' evoluzione del rene esista un periodo (prima c dopo la nascila) caratterizzato dalla presenza nor- male nell'organo di unita incomplete, non funziouanti e destinate a scomparire attraverso le fasi deiratrorta. L'A. vede la causa prima del destine delle unita ultime formate nel rone nel fatto che i vasi, i quali debbono nutrire dotte formazioni piu periferiche, appunto perche piu recenti, provengono dal centre dell'organo e si esauriscono rapidamente per i molti rami che da essi nascono; quindi i rami piii periferici forniscono una piu scarsa e povera circolazione. Come pratica conseguenza delle sue ricerchc I'A. ritiene che dobbano csscre, col lume di queste, rivedute le analisi anatorao-patologiche le quali furono con- dotte sopra soggetti infantili molto giovani, e dubita non debbano ascriversi a latti normali alcuni quadri di nelrite descritti nolle malattie della prima in- fanzia. In special mode I'A. nega che debbano essere intesi come fenomeni di flo- gosi le prolii'erazioni flbroblastiche che valsero a caratterizzare alcune forme nefritiche nella prima infanzia. A. B. 16. Cesa-Bianchi D. — Ricerche di tisio-patologia renale. — Pathologicae, Anno 2, 71. 33, 1910. Da numerose ricerche che sono brevemente riassunte in questa nota e che furono piu estesamente pubblicate in periodici stranieri, I'A. perviene alia con- clusione che nessuno dei metodi di tecnica usati comunemente per la dimostra- zione della cellula renale conserva a quest'elemento la struttura del suo cito- plasma, quale e apprezzabile daU'esame a fresco. La grande analogia fra le mo- diflcazioni osservate in quest'elemento per azione dei flssatori e quelle dimo- strate dalFA. stesso e da altri in presenza di soluzioni di GINa ipotoniche od ipertoniche (la soluzione isotonica di GINa per la cellula renale ha la concen- trazione di 1,25 %) induce Cesa-Bianchi a ritenere « che nei due casi si ha una causa unica tanto piu che la maggior parte dei liquidi tissatori posso'io es- sere considerati come soluzioni saline a varia concentrazione ». (I'A. non tiene suftlciente conto dell'azione precipitanto sugli albuminoidi esercfitata dai flssatori la quale ha nell'atto della flssazione iraportanza molto raaggiore della variazione della pressione osmotica. Rel.). Ad ogni modo I'A. a ragione osserva che ogni qualvolta si tratti di ricerche citologicho 0 di istopatologia renale, e necessario far precedere all'esame dei preparati hssati T indagine a fresco, sia senza aggiunta veruna, sia in soluzione di GINa 1,25 "/„, tinta con rosso neutro. Durante F inanizione la cellula renale va incontro in un primo periodo a delle losioni identiche a quelle determinate in vitro dalle soluzioni saline osmo- nocivc e che interessano esclusivamente il citoplasma; in un secondo periodo - 101 - queU'elomento subisce delle losioni del citoplasraa e del nucloo simili a quelle che si osservano durante Tautolisi aseitica postmortale. I bastoncini della parte basale della cellula renale in condizioni norraali si presentano in forma di lllamenti rogolari, oraogenei parallel! ; il loro aspetto frararaontato e sorapre un prodotto artiliciale. I granuli occupano la zona interna della cellula, non si spingono mai fra i bastoncini, si tingono coUe colorazioni vitali e sono verisirailraente di natura lipoide, essi sono sempre flnissimi e rappresentano forse il vero organo di se- crezione della cellula renale ; le goccie e vescicole descritte da altri Autori sono figure artiliciali. In quanto alForlo a spazzola I'A. non si pronunzia suUa sua vera natura ; esso non si trova ne nei preparati a fresco ne nei preparati tissati in cui la cellula renale piu si avvicina alia struttura normale. G. Levi. 17. Bovero Alto"so. — Su di alcune modalita di chiusura della doccia epidermica del rafe penieno. — Boll. cl. Soe. tra i Cult. d. Sc. med. e nat. in Cagliari, Seduta del 16 apj^ile 1910. Cagliari, 1910. Sono sufflcientemento note, per gli studi di Tourneux, Rettorer, Nagcl, F lei sell man n e per quelli recentissimi di Pern a, le modalita di chiusiu'a del soico urogenitale od uretrale nella specie nostra e conseguentemcnte quelle della formazione dell'uretra cavernosa ; e si conosce pure come il rafe piii o raeno rilevato e manifesto, decorrente sulla superllcie inferiore del pene e prolungantesi in addietro nei rafe perineale, rappresenti appunto il residue su- perflciale della saldatura delle due labbra del solco urogenitale. Durante le varie fasi della saldatura di dette labbra e quindi della formazione del rafe penieno si possono rendere evidenti alcune disposizioni caratteristiche cbe I'A. ba rite- nuto degne di essere illustrate. II rafe penieno e da prima rappresentato da un solco beve ed irregolare che I'A. indica col nome di doccia epidermica del rafe. Questa doccia, sempre piu ampia e persistente piii a lungo verso la sua parte media, e limitata a cia- scun lato da una irregolare crestolina epiteliale. Col progredire dello sviluppo le crestoline si avvicinano, il fondo della doccia si rialza e scorapare, le due labbra che limitano la doccia si fondono cosicche ne risulta la nota sporgenza caratteristica del rafe. Dalla incorapleta od irregolare chiusura della doccia epidermica sopraricor- data I'A. ritiene che derivi la disposizione peculiare che egli illustra nella pre- sente nota e che ha riscontrato con una ccrta frequenza nell'uomo e nei vitello. Si tratta di uno speciale canale o cordone epiteliale decorrente in senso sagittale, compreso nello spessore della porzione anteriore del rafe penieno. In qualche caso il cordone e cavo ; si continua anteriormente con gli ele- ment! epiteliali del rafe e tormina posteriormente a fondo cieco. In altri esso e solido e non appare in nossun punto connesso con I'epidermide. Riserbandosi di pronunciarsi delinitivamente sulla frequenza esul signihcato morfologico di tale formazione, il Bovero propone di chiamarlo intanto cana- le o cordone epiteliale del rafe penieno. N, Beccari, - 19:2 - 18. Bovero AKonso. — Intorno al comixntamcnto del dotto allantoideo, del dotto 0 dei vasi onfalomesenterici nel luniculo ornbelicale umano. Nota riassun- tiva. — Boll. cl. Soc. Ira i Cultori d. Sc. med. e nat. in Cagliari, Seduta del 16 apr. 1910. Cagliari, 1910. Avendo notato la mancanza di uno studio metodico, condotto con metodi acconci e su materiale abbondaute, intorno alia possibilc contemporanea cocsi- stenza della lamina epitelialo allantoide, del dotto onfalomesenterico e dei vasi oraonimi noi diversi periodi di svikippo del funicolo ornbelicale umano, e sulle llni modalita della loro regressione nella compazine della sostanza fondamon- tale del runicolo stesso, I'A. ha credulo oppoi'tuno eseguii-e delle ric;ei'che in proposito. Egli ha oisei'vato che fra le diUei'enti formazioni I'icurdate pei'mangono piu a lungo nel coi-so dello svikippo e meglio conservati i resti del dotto allantoi- deo : vengono dipoi per ordine di li'equenza i resti dei vasi vitellini, ed inline quelli del dotto vitollino. La persistenza dei residui vitellini e tuttavia assai mono rara complossivainente e la riduzione mono estesa e completa di quanto generalraente si ammetta dai varii ricercatori. 11 dotto 0 coi'dono allaiitoideo permane con quasi assoluta costanza come forraazione (onlinua lino alia line del 5*^ mese lunai'e. Tratti di csso per lo piii l>ieni sono stall ris-ontrati sino al termine del 7" raese. Nei due terzi dei funicoli di ieti a termine esaminati I'A. e riescito a dimostrare I'esistenza degli stessi re- sti, per lo piu pieni, frequentemente interrotti. Le porzioni cave del condotto sono rivestite da un epitelio polistratiMcato analogo a quello della vescica. II residuo allantoideo e situate di regola neirarabito del triangolo vascolare. Resti di vasi onlalomesenterici piu o meno evidenli e continui si riscon- trano quasi costantemente lino alia tine del o'^ mese ; nei due terzi dei casi per- mangono lino alia line del 6"" mese. Nei periodi ulteriori ed al termine della gi'avidanza i vasi vitellini ed i loro residui sono piuttosto frequenti e si incon- trano piii specialmente verso le estremita del funicolo. L'A. calcola die i reliquati di vasi vitellini, dimostrabili per altro solo con Tesame raicroscopico delle diverse poi'zioni del lunicolo, esistano circa nel 20 "/q dei casi al termine della gravidanza. La presenza di residui del dotto vitellino puo considerarsi come pressoche costante pure tino al termine del 3*^ mese lunare. Fino alia tine del 5^ mese essi non sono rari, certo pero meno (Vequenti die non quelli dei vasi omonimi : in casi singoli essi possono persistere anclie in stadii piii avanzati, ma al termine della gravidanza se ne puo ritenere come eccezionale (circa nel 5 °/o) la esistenza. In casi speciali il dotto onfalomesenterico invece di ridursi, puo continuare nel funicolo il suo svikippo. e presentarsi allora costituito da un cordone epite- liale cavo con epitelio cilinindrico semplice provvisto di qualdio cellula calici- forme. Gasi di questo genere sono stati osservati dalF autore in feti al 5", 6<> e 7" mese. II Bovero ricorda intine di aver riscontrato tre voile su LJ funicoli del 2" raese, e 2 su 24 del 3° mese la unicita della arleria ornbelicale. i\". Beccari. GosiMo Gherubini, Amministratore-responsabile. Eucniie, 1910. — Tip. L. Niccolai, Via Faenza, 44. Monitore Zoologico Italiano (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale deila Unione Zoologica Italiana DIKKTTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia ninana Prof, di Auatomia comp. e Zoologia nel R. Istituto di Studi Super, in Firenze nella K. Universita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione: Istituto Atiatomico, Firenze. 13 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXI Anno Firenze, Settembre-Ottobre 1910. N. 9-10. SOMMARIO: BiBLIOGRAFlA. — Pag. 193-198. CoMUNiCAzioNi original:: Mobilio C, Sulla fine distribuzione dei nervi nel- r organo cheratogeno degli equidi. (Con 4 flgure). — Pag. 199-230. SuNTi E Riviste: 19. Russo A.., I mitoeondri ed i glohuli vitellini dell'oocite di Goniglia alio stato uormale ed in condizioni sperimentali. Conti'ihuto alio studio del deutolecite ed alia differenziazione sessualo dolle ova di Mararai- feri. — 2U. Russo A.., Sulla croraolisi delle cellule della granulosa du- rante il digiuno e sul suo signiticato nella differenziazione sessuale delle ova di Mammiferi. — 21. Fusari R., Sul solco orbito-Irontale. — 22. Biondi Gr., Osservazioni sullo sviluppo e sulla struttura dei nuclei d' origine dei nervi oculomotore e trocleare nel polio. — 23. Luna E., Sulla innerva- zione dei muscoli loinbricali della mano. — 24. IDucceschi V., Gli or- gani della sensibilita cutanea nei Marsupiali. — 25. "Versari R., La raorfogenesi della guaina dell'uretere uraano. — Pag. 230-235. Avvertenza Delle Conmnicazioiii Originali che si pubblicaiio nel Monitore Zoologico Italiano e vietata la riproduzione. BiBLIOGRAFlA Si da notizia soltanto dei lavori pubblicati in Italia. B. - PARTE SPECIALE I. Invertetorati in genere. Bianco (Lo) Salvatore. — Notizie sul periodo della riproduzione di alcuni inverte- brati del Golfo di Napoli economicaraente important!. — Boll. cl. Min. di Agricolt. Incl. e Conim., Relaz. e Stuclii sc. e teen., An. 9, Ser. C, Vol. 1, Fuse. 4, pp. 25-32. Roma, 1910. Paladino RaH'aelc. — Sulla conoscenza dei pigraenti epatiei negli invertebrati marini. — Gioi-n. intern. Sc. nied., An. 32, Fasc. 13, pp. 601-G04. Na- poli, 1910. - 194 - II. Frotozoi. Bertarelli E. — Le nuove conoscenze sul ciclo evolutivo dei tripanosorai e il signiflcato biologico dei parassiti ematici. — Riv. di Igiene e cli San. 2nibbl., An. 21, N. 7, pp. 198-203. Torino, 1910. Comes Salvatore. — Alcune considerazioni citologiche a proposito del dimorfl- smo sessuale riscontrate in Dinenympha gracilis, Leidy. Nota prel. — Boll, d. Sed. d. Ace. Gioenia di Sc. Nat. in Catania, Se)\ 2, Fasc. 13, pj). 20-29, con fig. Catania, 1910. Comes Salvatore. — Lophophora vacuolata (Comes). Nuovo genero e nuova specie di flagellato dell' intestino dei Termitidi. — Boll. d. Sed. d. Ace. Gioenia di Sc. Nat. in Catania, Ser. 2, Fasc. 13, JW- ^^-^9, con fig. Ca- tania, 1910. V. Celenterati (Cnidari e Ctenofori). Brunelli Gustavo. — Osservazioni ed esperienze sulla simbiosi dei Paguridi e delle Attinie. — Atti R. Ace. Lincei, Rendic. Clas. Sc. fis. mat. e nat., Ser. 5, Vol. 19, Sem. 2, Fasc. 2, pp. 77-82. Roma, 1910. Prever P. L. — Goralli giurassici del Gran Sasso di Italia. Con tav. — Atti d. R. Ace. d. Sc. di Torino, Classe Sc. fis. mat. e nat. Vol. 44, B. 15, pp. 722-737. Torino, 1909. VI. Vermi. Monticelli Fr. Sav. — Notizie prelirainari del rinvenimento di un Nemertino (Prostoma sebethis n. sp.) nelle ac(j[ue del Sebeto. — Rendic. d. Ace. d. Sc. fis. e mat., S. 3, Vol. 16 (An. 49), Fasc. 1-2, p. 33. Napoli, 1910. Monticelli Fr. Sav. — Di un nuovo Gtenodrilide del Golfo di Napoli. Nota prel. — Rendic. d. Ace. d. Sc. fis. e mat., S. 3, Vol. 16 (An. 49), Fasc. 3-4, pp. 61-64. Napoli, 1910. Siccardi Pier Diego. — La distribuzione geograflca e la letteratura deU'anchilo- stomiasi in Italia, dalla scoperta del Dubini ad oggi (1838-1909). — II Ra- mazzini. An. 3, Fasc. 1-2, pp. 33-65. Firenze, 1910. 14. Anellidi. Cognetti de Martiis Luigi. — Una curiosa alterazione anatomica-istologica in un Lombrico dovuta a Nematodi parassiti. Con tav. — Atti R. Ace. d. Sc. di Torino, Classe Sc. fis. mat. e nat., Vol. 44, B. 13, pp. 481-488. To- rino, 1909. VII. Artropodi. 5. Aracnidi. Foa Anna. — Intorno al Rhizoglyphus echinopus (Fum. e Rob.) Moniez, e ad un altro acaro vivente con esso sulle radici di viti. — Atti R. Ace. d. Lin- cei, Rendic. CI. Sc. fits. mat. e nat., Ser. 5, Vol. 18, Sem. 2, Fasc. 12, pp. 650-655. Roma, 1909. Maglio C. — Idracarini del Trentino. — Atti Soc. ital. di Sc. nat. e d. Museo civ. di St. nat. in Milano, Vol. 48, Fasc. 1, pp. 251-296 con fig. Pavia, 1909. - 195 - 6. Grostacei. Bruneili Gustavo. — Yecli M. Z., in questo N., pag. 194. 8. MiRIAPODI. Silvestri F. — Descriziono di una nuova famiglia di Diplopoda Carabaloidea del Tonkino. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. li. Scuola sup. d' Agri- colt, in Portici, Yol. 4, pp. 66-70. Portici 1910. Silvestri F. — Gontribuzioni alia conoscenza doi Ghilopodi. III. Descrizione di alcuni generi e specie di Henicopidao. IV. Descrizione di alcuni generi e specie di Geophilomorpha. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola Sup. d'Agricolt. in Portici, Vol. 4, pp. 38-50 con fig. Portici, 1910. Silvestri F. — Materiali per una revisione dei Diplopoda oniscomorpha. — Boll. d. Labor, di Zool. Gen. e Agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in I^or- tici, Yol. 4, pp. 180-220 con fig. Portici, 1910. 9. InSETTI 0 ESAPODI. d) Scritti general! o su piu che uno degli ordini Leeuwen-Reijnvaan .1. und W. — Einigo Gallon aus .Java. Dritter Beitrag. — Marcellia, Riv. intern, di Cticidologia, Yol. 9, Fasc. 1-2, pp. 37-61 con fig. Avellino, 1910. Trotter A. — Sulla possibilita di una oraologia caulinare nolle galle prosopla- stiche. — Marcellia, Riv. intern, d. Cecidologia, Yol. 9, Fasc. 3, pp. 109-113. Avellino, 1910. d) Ortotteri. Grifflni Achille. — Le Gryllacris descritte da C. Stal. Revisione ed osservazioni critiche. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e del Museo civ. di St. nat. in Milano, Yol. 48, Fasc. 1, pp. 70-80 e Fasc. 2, pp. 81-102. Pavia, 1909. Griffini Acliille. — F'rospetto delle Gryllarcis hyalino-fasciatae. — Atti Soc. ital. Sc. nat. e Museo civ. st. nat. Milano, Yol. 49, Fasc. 1, pp. 1-12. Mi- lano, 1910. Paoli G. — Sulla Sarcophaga linoata, Tallen, parassita dello Stauronotus maroc- canus, Thunb in Sardegna. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. Agr. d. R. Scuola Sup. d'Agricolt. in Portici, Yol. 4, pp. 347-352. Portici, 1910. e) Rincoti o Emitteri, e Fisapodi o Tisanotteri. Berlese Antonio. — La Diaspis pentagona Targ. e gli insetti suoi nemici. — Piacenza, Stab. Tip. Y. Porta, 1910. 30 pp. con 2 lav. a colori e figure net testo. Grassi B. — Osservazioni intorno al fenomeno della rudimentazione nei Fillosse- rini. — Atti R. Ace. d. Lincei, Rendic. CI. Sc. fis. mat. e nat, Ser. 5, Yol. 19, Sem. 1, Fasc. 2, pp. 51-56. Roma, 1910. Grassi B. — Di alcune questioni d' indole generale, collegantisi con lo studio delle tillosserine. — Atti R. Ace. d. Lincei, Rendic. Clas. Sc. fis. mat. e nat., Ser. 5, Yol. 18, Sem. 2, Fasc. 11, p)p. 520-528. Roma, 1909. Grassi B. — Ulteriori ricerche sui flllosserini. Nota 19*. — Atti R. Ace. d. Lin- cei, Rendic. Clas. Sc. fis., mat. e nat., Ser. 5, Yol. 18, Sem. 2, Fasc. 10, pp. 417-422. Roma, 1909. - 196 - Kieffer J. J. — Gecidomyies parasites de Diaspis sur le Miirier. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e Agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Yol. 4. pp. 128-133 con fig. Portici, 1910. Leonard! G. — Due nuove specie di Aleurodicus, Douglas. — Boll. d. Labor. di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Yol. 4, pp. 316-322 con fig. Portici 1910. Pierre. — La cecidie d'hiver de Ghlorops lineata, Fabri, Taeniopus, Meig. — Marcellia, Riv. intern, di Cecidologia, Yol. 9, Fasc. 1-2, p)p. 61-62. Avel- lino, 1910. Riibsaamen Ew. H. — Beitrago zur Keniitniss aussereuropaischer Zoocecidien. — Marcellia, Riv. intern, di Cecidologia, Yol. 9, Fasc. 1-2, pip- 3-36 con fig. Avellino, 1910. f) Coleotleri e Strepsilteri. Beffa (della) G. — Osservazioni suUe « Anomala » Sam. raccolte noi dintorni di Torino. — Riv. coleotterol. ital.. An. 8, N. 5-6, pp. 101-114. Borgo S. Donnino, 1910. Beifa (della) G. — Gasi di teratologia in alcuno specie di Goleotteri. Con tav, — Riv. coleotterol. ital.. An. 8, N. 7,pp). 129-148. Borgo S. Donnino, 1910. Chinaglia Leopoldo. — Goleotteri con anomalie di struttura. Gon tav. — Riv. coleotterol. ital.. An. 8, N. 1, pp. 1-8 ; N. 2-3, pp. 25-39. Borgo S. Don- nino, 1910. Fiori Andrea. — Ghe cosa sia veraraente I'Axinotarsus rufithorax, Kiesw. — Riv. Coleotterol. ital., An. 8, N. 5-6, pp. 117 120. Borgo S. Donnino, 1910. Martelli Giovanni, — Sulla micofagia del coccinellide Thea vigintiduo-punctata L. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Yol. 4, pp. 292-294 con fig. Portici, 1910. Reitter Edmund. — Due nuovi Goleotteri di Sardegna. — Riv. Coleotterol. ital., An. 8, N. 5-6, pp. 115-116. Borgo S. Donnino, 1910. Sicard A. — Description d'une nouvelle espece de Goccinellide de I'Afrique du Sud. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Yol. 4, pp. 118-119. Portici, 1910. Silvestri F. — Metamorfosi del Gybocephalus ruflfrons Reitter e notizie sui suoi costumi. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di Agrirolt. in Portici, Yol. 4, pp. 221-227 con fig. Portici, 1910. Silvestri F. — Gontribuzioni alia conosconza dogli insclti dannosi e dci loro simbionti. L Galerucella dell'olmo (Galerucella lutoola F. Miill). — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Yol. 4, pp. 246-290 con fig. Portici, 1910. h) Imenotteri. Kieffer J. J. — Description de nouveaux Hyraenopteres. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e Agr. d. R. Scuola sup), d' Agricoltura in Portici, Yol. 4, pp). 105-117. Portici, 1910. Kieffer J. J. — Nouveaux Gynipides exotiqucs. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Yol. 4, pp. 329-342. Por- tici, 1910. Kiefifer J. J, — Description de nouveaux Scelionides d'Angleterre. — Boll. d. Labor, d. zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Yol. 4, pp. 343-345. Portici, 1910. Martelli G. — Notizie sui costumi del Gerapterocerus corniger, Walk. — Boll. - 197 - d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Vol. 4, P2X 325-326. Portici, 1910. Martelli G, — Per la conoscenza delle convittime del Dibrachys boucheanus, Ratz. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Vol. 4, pp. 323 324. Portici, i910. Masi Luigi. — Contribuzioni alia conoscenza del Calcididi italiani. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolticra in Portici, Vol. 4, pp. 3-37 con fig. Portici, 1910. Silve&tri ¥. — lutroduzione in Italia di un imenottero indiano per combattcre la mosca dello arance. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. di Agricolt. in Portici, Vol. 4, pp. 228-245 con fig. Portici, 1910. Szepligeii V. — Description d'une espece nouvelle d'Opius (Braconidae) do rAfrique meridionalc. — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Vol. 4, p. 546. Portici, 1910. i) Ditteri. Bezzi M. — Un nuovo genere di Asilidi deirAmerica Centrale. — Boll. d. Labor. di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricolt. in Portici, Vol. 4, ppj. 175-179. Portici, 1910. Kieff'er J. J. — Vedi M. Z., in questo N., pag. 196. Kieffer J. J. — Description d'une espece nouvelle de Tricontarinia (Cecidomyi- dae). — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Vol. 4, pp. 71-72. Portici, 1910. Kieffer J. J. — Description de quelques Dipteres exotiques. — Boll. d. Labor. di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricolt. in Portici, Vol. 4, pp. 327-328 con fig. Portici, 1910. Martelli G. — Alcune note intorno ai costumi ed ai danni dolla mosca delle arance (Geratitis capitata Wied). — Boll. d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola supj. d' Agricolt. in Portici, Vol. 4, pp. 120-127 con fig. Por- tici, 1910. Martelli Giovanni. — Altre notizio dietologicbe della mosca dello olive. — Boll, d. Labor, di zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d' Agricolt. in Portici, Vol. 4, pp. 73-104. Portici, 1910. Martelli Giovanni. — Notizie sulla Drosophila ampelophila Lw. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup). d'Agricolt. in Portici, Vol. 4, pp. 163-174 con fig. Portici, 1910. Martelli Giovanni. — Sulla presenza del maschio della Icerya purkasi Mask in Italia. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup). d'Agricolt. in Portici, Vol. 4, pp. 290-291, con fig. Portici. 1910. Martelli. — Intorno a due insetti che attaccano T Inula viscosa. Holiotliis pelti- gera Schilf, Phytomiza praecox Meig. — Boll. d. Labor, di Zool. gen. e agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Vol. 4, jjp. 307-315, con fig. Por- tici, 1910. Martelli G. — Myopites limbardae, Schiner. In: Materiali per la conoscenza del parassiti della mosca delle olive. — Boll. d. Laboratorio di Zool. gen. e Agr. d. R. Scuola sup. d'Agricolt. in Portici, Vol. 4, pp. 303-306, con fig. Portici, 1910. Noe Giovanni e Matteuzzi Ercole. — Ricerche sul numero degli Anofeli infetti nell'Agro roraano durante il periodo della cura e della protilassi contro la malaria nell'anno 1909. — Atti R. Ace. d. Lincei, Rendic. d. Sc. fis., mat. e nat., Ser. 5, Vol. 19, Sem. 1, Fasc. 4, pp. 231-238. Roma, 1910. Paoli G. — Vedt M. Z. in questo N., pjag. 195. - 198 - I) Lepidotteri. Martelli. — Yedi M. Z., in questo N., pag. 197 . Martelli G. — Tischeria coraplanolla Hb. In: Materiali per la conoscenza dei parassiti della raosca delle olive. — Boll. d. Labor, di Zool. yen. e ayr. d. R. Scifola sup. d' Ay7-icoUura in Portici, \ol. 4, pp. 296-303, con fiy. For- iici, 1910. Menozzi A. e Moreschi A. — Ricerche nel griippo delle colesterine. N. 6. Ulte- riori osservaziom suUa bombicesterina e sulla presenza di colesterina nello crisalidi del baco da seta. — Atti R. Ace. d. Lincei, Rendic. CI. sc. fis. mat. e nat., Ser. 5, Vol. 19, Sem. 1, Fasc. 3, pp. 126129. Roma, 1910. Perlini R. — Gontribuzione alia launa dei Lepidotteri italiani. Alcune rare spe- cie rinvenute nel Monlerrato. — Riv. ital. di Sc. nat.. An. 30, N. 7, pp. 97- 105, con lav. Siena, 1910. Turati Emilio. — Note critiche sulla Pieris Ergane H. G. — Atti Sac. ital. Sc. nat. e d. Museo Cic. St. nat. in Milano, Vol. 49, Fasc. 1, JW- 36-51. Pa- via, 1910. Turati Emilio. — La Zygaeua transalpina Esp. — Boll. Labor, di Zool. gen. e agraria d. R. Scuola sup. d' Agricoltura in Portici, Yol. 4, pp. 134-162, Portici, 1910. Verson E. — Se, alio stato inerte, gli stigmi del ba(>.o da seta debbano ritenersi aperti o chiusi? — Atti R. Istit ven. di sc, lett. ed arti, An. ace. 1909-910, T. 69, Dispensa 4, parte 2, 2W- 333-338, con fig. Venezia, 1910. IX. ]Vtollusclii. 3. Gasteropodi (Prosobranchi, Eteropodi, Opistobranchi, Pteropodi. POLMONATi) Cavalcaselle C. — Sulla « Mucina » del piede della chiocciola. — Arch, di Far- mac, sper. e sc. affini, An. 9, Vol. 9, Fasc. 5, pp. 206-210. Roma, 1910. Loglisci Angelo. — Osservazioni e notizie biologiche sul Cyclostoraa elegans. — Boll. d. Sed. d. Ace. Gioenia di Sc. nat. in Catania, Ser. 2, Fasc. 3-4, pp). 39-46. Catania, 1908. - 199 COMUNICAZIONI ORIGINALI ISTITUTO DI ANATOMIA NORMALE DELLA R. SCUOLA SUPEUIORE VETERINARIA DI TORtNJ niRETTO DAL PROF. U. ZIMMEKL DoTT. CAMILLO MOBILIO, aiuto e libero docente. Sulla fine distribuzione dei nervl nell'organo cheratogeno degli equidi, (Con 4 figure nel testo) {; vietata la riproduzione. Durante le ricerche bibliografiche fatte a proposito di un mio lavoro sul cheratcigeno dei mammiferi domestici (') ho potuto con- statare come, oltre alia scarsita di nozioni sui vasi sanguigni e ]in- fatici e sull'elemento ,elastico, di cui ho poi trattato, si avevano notizie molto incomplete e non concordi sulla distribuzione dei nervi nello stesso organo. Mi era proposto percio di occuparmi anche di questo argomento ed aveva gia iniziate le preparazioni. Ma poi la grande difflcolta di ottenere la reazione sulle terminazioni nervose in un tessuto cosl compatto, il lungo tempo necessario a condurre con cura I'esame, mi avevano obbhgato a rimandare i miei studii su tale tema, e comunicare semplicemente il risultato delle altre mie indagini. Ora, dopo pazienti e lunglie osservazioni, poiche mi lusingo che queste non siano state spese male, credo opportune venire ad esporre quanto mi e state dato vedere negli equidi. Vengo cosi, innanzi tutto, a riepilogare quanto sulle termina- zioni nervose dell'organo cheratogeno degli equidi e state scritto, almeno per quanto e venuto a mia conoscenza. (') Contribnto alio studio dell'organo cheratogeno nei mammiferi domestici. Alts den Int. Monat f. Anatomie und Phi/siologie. Band XXVII, Heft ','3, Leipzig, 1910. Idem. — Nota riassuiitiva. — (Hornale delta lieale Accadeniia di medicina di Torino, Yol. XV, anno LXXII, fascicolo 6-8, Torino 1909. - 200 - II primo ad occuparsi di tale argomento fu il Savi (*), il quale, in una delle adunanze degli Scienziati Italian!, tenute a Firenze nel setterabre del 1841, a proposito dei nervi del cheratogeno nel ca- vallo, dice soltanto di non essere potuto giungere a riscontrare alcun filamento nervoso " nelle papille coniche „. Pare die piu tardi abbia visto per la prima volta i corpuscoli di Pacini nel cuscinetto plantare del cavallo il prof. De Martini di Napoli, come ci riferisce il Paladin o, che ne aveva ascoltate le lezioni. 11 prof. Paladino(-), nel 1867, in una sua pregevolissima me- moria sui corpuscoli di Pacini della mano e del piede dell'uomo e del mesentere di gatto, fa un accenno di quelli del cavallo e scri- ve quanto segue: " Cos! nel cavallo abbondano sopratutto nella parte del derma ungueale in cui la corona si riflette sulle branche del corpo piramidale; nel bue nella corona e propriamente negli spazi interdigitali. La forma e sempre ellissoidale sebbene la lun- ghezza ne e variabile. Oltre delle osservazioni gia fatte a questo riguardo nei corpuscoli del Gatto, e registrate nella Monografia del Krause, io I'ho ripetuto in quelli del cavallo, ove le forme sono svariatissime, mai pero allontanandosi dal tipo predetto. In questo stesso animale io ho osservato che Tuna' delle due fibre che talora si mostrano nella sua clava non giunge sino all'estremita, ma si ferma nel torzo medio con un rigonfiamento terminal e piriforme, siccome si vede nella fig. 5, a. Nella stessa si nota come qualche volta la fibra centrale puo continuare a doppio contorno per un tratto della clava (b) „. L'anno dope fece accenno alia presenza di corpuscoli pacinici nel piede del cavallo il Ciaccio f), con le seguenti parole: " I corpuscoli di Pacini del mesenterio del gatto, e quel che si tro- vano nel piede del cavallo e del bove hanno uno scarso numero di vasi sanguigni, i quali d'ordinario entrano nel corpuscolo da quella banda medesima per la quale vi entra la fibra nervosa e rada- mente anco daha banda opposta „. 0^) Savi. — Snnto snlla struttuni e t'onuazione dello zoccolo nel cavallo. — Atti della j\» riii- nione degli Scienziati Italiani, pag. 364, Firenze 1841. (-) G-iovanni Paladino. — Intorno ai corpuscoli pacinici della luauo e del piede dell' uomo e del mesentere del gatto. — Atti della li. Accademia delle Scienze fisiche e matematiche di Napoli, Volume III, N. 21. 1SH7. (^) Gr. V. Ciaccio. — Deiranatomia sottile dei corpuscoli pacinici dell'uomo ed altri mamnii- fcri e degli uccelli con considerazioui espeiiinentali iutoruo al Ion) nfficio. — Lavoro letto nell'adu- nanza del 10 maggio 1868. Memorie della li. Accad. drlle Scienze di Torino. Serie seconda. Tomo XXV, pag. 181-239. Torino, 1871. - 201 - Si occupo piu tardi ancora dei corpuscoli di Pacini del fettone il prof. Piana(^) nel 1876. Egli scrive: " In vicinanza delle glandule a gomitolo del fettone nel cavallo, si rinvengono dei corpuscoli del Pacini, i quali furono gia avvertiti da altri (De Martini, Ciaccio, Paladino) che per altro ne riposero la sede in genere nel fettone dei solipedi. lo ho potuto stabilii'e che si rinvengono in maggiore quantita dove abbondano le glandole (fig. 3 e, e, e), sicche in una sezione mi fu date di contarne fine a quattordici fra i gomitoli delle medesime. Isolati questi corpuscoh si nota in essi una forma molto allun- gata, misurando il loro diametro longitudinale, in media quattro volte il trasversale. Esaminati a fresco con forte ingrandimento, mostrano assai bene i traraezzi intracapsulari descritti dal prof. Ciaccio. Ma cio che sembrami meritare speciale menzione in questi corpuscoli si e, che nelle sezioni del tessuto vivo del fettone accade spesso di trovarne parecchi compresi in un invogho comune di tes- suto connettivo compatto, che 11 riunisce in una sola massa. Questo invoglio riesce megho distinto, quando questi gruppi di corpuscoli si presentano tagliati di traverse (fig. 8, b), come suc- cede nelle sezioni trasversali delle branche del fettone. In queste sezioni potei contare fine a otto dei detti corpuscoli compresi in un unico invoglio. „ Aggiunge poi che tale disposizione non notata in alcuna parte di altri animali, I'ha potuta riscontrare anche nella superficie plan- tai'e dell'asino e del montone, e che " questa disposizione a gruppi dei corpuscoli pacinici che ho osservata piu perfetta nei solipedi sembrami una condizione molto favorevole perche questi risentano meglio le pressioni e le trazioni laterali che subisce il fettone e piii di quelle che non farebbe un numero eguale di corpuscoli disgre- gati gli uni dagli altri „. II prof. Fogliata studio, contemporaneamente al Plana, i corpuscoli del Pacini nel 1876 (^), ed i risultati delle sue ricerche li riporta anche nel suo trattato di ippopodologia O- E'A. dice che (1) Gio. Pietro Piaua. — Delia struttura delle glandule a tubo e dei corpuscoli pacinici nella superficie plautare di alcuni animali domestici. — Pag. li. Bologna, 1876. (■-) Giacinto Fogliata. — Anatomia, lisiologia e ateleogenia del cuscinetto plantare e del fe- tone coineo del piede del Cavallo. — Giorn. di Anat. fisiol. e Patol. dajli animali, pag. 55, Pisa 1S76. (■■') Idem. — Manuale di ippopodologia. — Terza edizione, Yol. 1. C'asa edit. dolt. Fr. Vallardi, Milano. - 202 - si trovano abbondanti verso i bulbi nel cuscinetto plantare, che " sono ordinariaraente disposti a gruppi di due, tre, fino a died o dodici, piii raramente se ne vedono di isolati „ e che " di dimen- sioni sono giganti „. Soggiunge, tra le altre cose note, che la fibra nervosa ordinariamente e unica e terraina con un rigoiifiamento. Riporta poi il risultato delle ricerche del Bos si, di cui dovremo dire, a proposito del podofilloso, e nota che lo " Storch lia tro- vato pure i corpuscoli di Pacini nel cuscinetto plantare e nel tes- suto vellutato del fettone „. II Norner C), riportato dallo Storch e dal Vital i (v. avanti), nel 1886 dice di non essere riuscito a vedere corpuscoli del Pacini nel cuscinetto plantare. Nelle papille della suola afferma che i nervi si terminano con ingrossamenti a clava, che da questi ingrossa- menti partono dei filaraenti che si spingono nella rete cellulare delle papille. JSFelle lamine del podofilloso non ha potuto constatare " una deflnitiva terminazione dei nervi, malgrado i tagli numerosi fatti in serie ed in tutte le direzioni ed i metodi piu diversi di colora- zione dei nervi „. II prof. Vachetta (') nel 1889 scrive nel suo trattato di chi- rurgia, a pag. 912, che " nei bulbi del cuscinetto plantare, varia- mente raggruppati, si trovano numerosi corpuscoli del Pacini, che vennero studiati dal De Martini, dal Paladin o, dal Ciaccio, dal Plana e dal Fogliata „. a pag. 914 scrive: " Circa ii modo di terminazione di essi (i nervi del piede), molto rimane ancora a sapersi. Conosciamo gia che alcuni terminano in corpuscoh paci- niani: probabilmente varii filamenti e ramuscoli finiscono ad ansa od in anastomosi elementari, cio ci spiegherebbe la cosidetta sensi- hilitd ricorrente del pie del cavallo, stata illustrata dal Tripier e dah'Arloing, ricordati piii sopra, e che talora rende frustranea la nevrotomia digitale. La ricchezza di nervi troflci e sensitivi, di cui gode il piede, ci spiega la squisita sensibilita di esso e ci da ra- gione delle alterazioni troflche talora gravissime, che possono con- segiiire alia nevrotomia. „ Lo stesso dice nella seconda, edizione. <') Niirner C. — Ueber den feineren Ban ties Pferdeliufes. — Archiv. f. mikr. Anatomie. Bd. 28, iS86. (-) A. Vachetta. — La chirurgia speciale rtegli auimali doiuestici. — Vol. 3, pag. 912 e 914. Pisa, ISSO. Idem. — Piede degli auimali domestici. — Enciclopedia medica Ualiana, 1890. Idem. — La chirusgia speciale degli aniiiiali domestici. — 2^^ ediz. con laadlahomzionedelprof. r. Jiossi. Vol. 2", pag. 660, Pisa 1900. - 203 - II Bossi C) nel 1890, a proposito dei nervi del tessuto podo- filloso, dice di aver osservato nelle sezioni trasverse di pezzi tnit- tati col cloruro d'oro " che lo strato profondo del corion sottun- gueale podofilloso e attraversato da numerosi nervi, i quali alcuni vengono sezionati trasversalmente, altri in sense longitudinale. Que- sti nervi, alcuni sono costituiti dall'unione di poche fibre nervose (da 3 a 6 ad 8), altri da un numero molto maggiore. Le fibre che costituiscono questi ramuscoli nervosi sono fibre a mielina, ma quest'ultima vi e contenata in minima quantita: fatto codesto che induce di ritenerle presso alia loro terminazione. Non posso definire con certezza come queste fibre entrmo nella lamina podofillosa : ho osservato pero come queste ridottesi alio state di fibra elementare, si distribuiscano alle lamelle secondarie. Queste fibre, le quah sono abbastanza bene evidenti per la colorazione speciale che assumono, mentre raggiungono le parti piii periferiche si suddividono a vi- ceiida e lungo 11 loro decorso formano delle anse le quali si ana- stomizzano le une con le altre. Si terminano inoltre mediante un piccolo rigonfiamento il quale generalmente presentasi di forma clavata. Questi rigonfiamenti terminali, i quali sono a contatto del- I'epiteho che cuopre le lamelle secondarie, mi parvero di una gran- dezza variabile di ram. 0,001 a mm. 0,002 (tav. 1% fig. 8*) „. Nel 1891 dice, a proposito dei corpuscoli del Pacini, di aver osservato " due fatti particolari „, e cioe che " entro alio spazio centrale il cilindro dell'asse e circondato da numerosi nuclei di forma ovoidale od ellittica (fig. 6") „, e che vi sono delle " cellule che per caratteri nettamente differenziali non sono da confondersi con le cellule endoteliali che tappezzano le diverse capsule del cor- puscolo „. Tali cellule, situate generalmente sulla superficie delle capsule, hanno forma stellata, con esili e lunghi prolungamenti, hanno nucleo sferico, protoplasma granuloso e splendente ; il loro diametro e di 0,003 a 0,005 mm. Crede che tali cellule siano di origine connettiva. Soggiunge ancora che " i corpuscoli di Pacini del cuscinetto plantare sono situati generalmente, verso le parti posteriori del piede, alia profondita di 2 a 5 ram. „ ; che possono essere isolati 0 riuniti a gruppi di 5-12-14. Alcuni sono piccolissimi, altri rag- giungono la lunghezza di 1 mm. Non sono molto numerosi. Nelle (1) V. Bossi. — Dell' apparecchio tegumentario del piede del cavallo. (Tessutl clieratogeni delhi muraglia e loro pioduzioni cornee). — Pisa, iS90. Idem. — Deirapp.jrect'liio tegumentario del piede del cavallo. — Giornalc di Yeterinaria mili- tarc, lioma, 16'J1. - 204 - altre parti del cheratogeno, fafcta eccezione del podofilloso, soggiunge che " esistono certamente terminazioni nervose di sensibilita ge- nerale e questo fatto ci viene dimostrato dal dolore intense che provocano anche leggere lesioni all'organo cheratogeno; pero in questo apprezzamento e da tenersi conto della poca espansibilita del corno e della facile procidenza e strozzamento del cheratogene. Fino ud ora non si conosce ancora nulla di ben determinato circa al modo di terminazione di questi nervi. In alcune preparazioni eseguite sopra pezzi di cuscinetto plantare flssati con acido osmico, ho osservato che filamenti ner- vosi esilissimi si distribuiscono alle glandule sudoripare ; non mi e riuscito pero di mettere in evidenza il modo di terminazione delle fini fibre nervose a cui essi danno origine „. Nel 1894, lo S torch C) pubbhco una memoria sulle termi- nazioni nervose del piede del cavallo, ed io vengo a riassumere fedelmente i risultati delle sue ricerche. Podofilloso. — Giunti nello strato vascoloso, i nervi si diramano e danno luogo ad un intreccio discretamente sviluppato, formando cosi un plesso che arriva sino alia base delle lamine. Da esso par- tono del rami che si spingono nelle lamine podofilloso e quindi corrono in sense trasversale, cioe dalla base verso il margine libero, ramificandosi nel loro percorso. Nelle sezioni si trovano qua e la lungo i nervi degii ingrossamenti. Le ultimo ramificazioni si portano sino tra le cellule della rete di Malpighi, ma sul destine dei nervi nel corpe cellulare nuha si e potuto constatare. I rami terminali delle lamine si spingono nelle lamelle secondarie con un filamento unico, spesso pero si biforcano ed i rami si portano a due lamelle vicine ; una sola volta si e notato che un nerve si divideva in tre rami per bre lamelle vicine. Secondo lo spessore delle lamine varia il numero dei nervi che vi penetrano, ma il loro modo di divisione e sempre lo stesso. I nervi delle lamine sono midollati, ma nei rami piia piccoh, verso le lamelle, la mielina scompare, e sembra che cosi avvenga anche del neurilemma. Nelle lamine podofillose non si e raai potuto osservare alcun corpuscolo tattile. Cercine coronario^ perioplico, suola e cheratogeno del fettone. — Nello strato vascoloso di queste parti si trova anche un plesso (1) Storcli Karl. — Untersuclmngen iiber die Ner ve n - Endiguug im Hufe des Pferdes. — Oesterreichische Zeitschnft fur wisaenschaftliche Veterindrkunde. YI Bd., pa;). SI. Wien vnd Leipzig, 1S94. - 205 - nervoso, dal quale si portano rami nelle villo-papille, in cui si ter- minano in tutti nello stesso modo. Dal centro della base di ogni papilla penefcra un nervo che cam.mina spesso a decorso serpentine, rimane semplice o si divide talvolta in basso, talvolta, in alto della papilla in 2 sino a 4 rami. Si possono segaire evidentemente sino alia estremita della papilla sotto lo strato di Malpighi. Prima della loro terminazione i nervi spesso s' ingrossano a fuse od a clava. Norner dice che da questi rigonflamenti si parte un prolungamento a guisa di filo, che non si e potuto mai constatare. Tali ingrossa- menti non hanno nulla di conaune con i corpuscoli di Krause ne con quelli di Meisner. I nervi delle villo-papille sono formati dal cilindrasse, dalla mielina e dal nevrilemma, pero verso il tratto ter- minale questi tre strati non sempre si possono riconoscere. A.nche qui, come nel podofilloso, si vedono ingrossamenti e varicosita, e cosi e variabile anche il numero e la disposizione, tanto che talvolta ricordano il serpeggiare dei vasi. Cuscinetto plantare. — Non vi sono molti corpuscoli di Pacini, nelle sezioni trasversali dei bulbi del cuscinetto non sene son trovati piu di 4-8, in quelle della punta del fettone 2-3. La parte in cui piii abbondano e la regione mediana, tra i due angoli del cuscinetto. Si trovano nello strato vasale e nella sottocute, non mai nelle pa- pille, arrivano pero spesso presso la base di queste. Non si e mai visto mancare i corpuscoli di Krause che non si differenziano es- senzialmente da quelli di Vater-Pacini. I risultati delle ricerche deho Storch furono accennati da Baldoni e Caradonna nel 1895 (') e riportati da Eberlein nel 1908 {% Nel 1896, il Mettam (■*) conferma ancora la presenza di cor- puscoh di Pacini nel cuscinetto plantare e dice che ^essd sono isolati e posti nelle areole del tessuto connettivo. Le fibre nervose mentre si approssiraano al corpuscolo lasciano la guaina di Henle, che si continua con le himelle esterne di esse, ed il cilindrasse nudo si porta nella parte centrale. Non ha notato alcuna arborizzazione 0) Leisering e Hartmaun. — II piede del cavallo sotto il rappoito della Auatomia, della Fisiologia e della ferratura. — 8^ ed. nuovaniente elaborata da K. Ltmgtvitz. !'■ versione italiana dal tedesco con note ed ivjijiunte del dottor Angela Baldoni e doUor 0. B. Caradonna. pag. 75, Milano 1S95. (-) Eberlein R. — Hufkrankheiteu des Pferdes. — Wien und Leipzig. 1008. (•■') Mettam A. E. —On the development and Histology of the Hoof Wall and subjacent soft structures of the Horse's foot and the structure of the Frog, with a description of the sweat- glands and some nerve-endings found therein. — The Teterinarian. Moathltj Journal of Veterinary Science, pag. 91..., 1896. - 206 - della fibra nervosa, come talvolta si osserva nei corpuscoli Pacinici del mesentere del gatto, ma il ciiindrasse termina con o senza un nodo alia sua estremita. Soggiunge che i corpuscoli di Pacini non soiio conflnati al corion del fettone, ma si possono vedere anche nella pelle che sovrasta immediatamente il cercine perioplico. Non si trovano nelle papille. Si trovano ancora nel corion del coronario, come ha potuto indubbiamente constatare. Ed e naturale che qui si trovino terminazioni nervose, essendo questa parte del cheratogeno esposta alle offese, come puntura d'insetti, ferite da ghiaccio ecc. Pressc le ghiandole del cuscinetto plantare I'A. dice che si possono trovare gruppi di corpuscoh di Pacini, o in gran numeio oppure 5-7, Ha notato anche alcuni corpuscoli di una forma che non ricordano proprio quelli di Pacini, ma crede che siano una varijta di questi, non ricordando alcun' altra forma di corpuscoli finora descritti. In una terza varieta di corpuscoli di Pacini si vede la fibra nervosa correre a spirale. In una quarta varieta le lamelie contigue al ciiindrasse mostrano una speciale condensazione, ed allora tale corpuscolo somigha alia figura di quelle di Key Ret- zius data nel Quain's Anatomy by professor S chafer (Vol. 1. part. 2). II Martin (*) nel 1902 scrive: " I nervi del cheratogeno sono ancora poco conosciuti. Nell'epitelio appaiono cellule tattili. Nel co- rion del cuscinetto plantare si trovano corpuscoli lamellari e cor- puscoh a clava mescolati insieme „. Ellenberger e GiintherC^) dicono che nel corion del tessuto cheratogeno del cavallo, bue e maiale si trovano dei corpuscoli di Pacini e delle clave di Krause, senza indicare le regioni in cui hanno riscontrate tali terminazioni nervose. Ultimamente il Vitali (^), in una breve nota preventiva, scrive* quanto segue : " Dai tronchi nervosi che decorrono abbondanti nelle parti piii profonde del podoflUoso, spesso suddividendosi ed anasto- mizzandosi fra di loro, si originano dei tronchicini, che con decorso il pii] spesso ondulato si portano verso la base delle creste. Prima di raggiungerla si piegano ad arco e percorrono un buon tratto parallelamente alia linea di im])ianto delle creste stesse, anastomiz- (1) Martin Paul. — Lehrbuch dec Anatomie der Haustiere. — I Bd. Verglcichende Anatomic ttnd Histologie der Haustiere, pag. 773, Stuttgart. 1902. {") EHenberger W. e Giinther G. — - Grundriss der vergleicbenden Histdlogie der Haussiiu- gof.ere. — Dritte, umgearbeitete und vermehrte Auflage, pag. 203, Berlin 190S. (3) Vitali Giovanni. — Le espansioni nervose del tessuto podofilloso del piede del cavallo. — Atti H. Ace. I'^isiocr. i?i, ISicna, 55, vol. 1 (Ann. Ace. 21S), n. 0. Mcinoricpag. 5oo-oo6, Hiena, 1000. - 207 - zandosi spesso tra loro. Lungo questo tratto orizzontale danno luogo a tronchicini, die penetrano nelle creste dove si suddividono e costituiscono prima una rete di fibre mieliniche, le cui maglie, molto ampie, sono allungate secondo il senso dell'altezza delle create dermiche, e dalle quali si origina poco al disotto dell'epitelio una rete amielinica a maglie molto allungate. Oltre alle fibre, che penetrano nelle creste, comportandosi nel modo gia detto, si originano anche dai tronchicini nervosi, che de- corrono in vicinanza della base delle creste, delle fibre, che si ri- piegano in basso, oppure raggiungono la parte inferiore di una cre- sta, e tanto in un case che nell'altro danno luogo ad alberelli sem- phci 0 composti. Sono molto ricchi ed intricati quelli che si rin- vengono nella parte mediana circa del derma. Un' altra forma di espansioni nervose, che si ritrovano nel po- dofilloso, sono i corpuscoli del Ruffini. Questi sono piii frequenti nelle parti profonde, ma si osservano anche in tutta vicinanza delle creste. II cilindrasse della fibra ner- vosa, che ad essi da luogo, si suddivide in alcuni casi in poche di- ramazioni, risultandone cosi una forma molto semplice ; il piia spesso pero le suddivisioni del cihndrasbe, molteplici ed intricate, formano del corpuscoh molto complessi „. II Bar pi (^) dice che tutto I'organo cheratogeno e molto ricco di nervi. Accenna anche alia presenza di corpuscoh Pacini nel cuscinetto plantare. II Mongiardino ('^) aflferma che nella membrana cheratogena " i vasi sono numerosissirai, cosi si dica del nervi di senso, i quali formano delle terminazioni libere tra le cellule epidermiche o si ren- dono a corpuscoli tattlli del tipo Vater-Pacini, che si riscontrano in corrispondenza della forchetta „. Anche Chauveau, Arloing e Lesbre (^), ammettono che il cheratogeno e provveduto di una " ricca innervazione che gh co- munica, a livello soprattutto del podofilloso, una squisita sensibi- lita „. A proposito dei cuscinetti plantari del vari animah, dicono che " si descrissero nel loro interne (almeno nel cavallo) dei corpu- scoli di Pacini „. (') Barpi Ugo. — Oompeudio di Anatomia descrittiva del cavallo con acceuni all' anatoraia del bne, del maiale e del cane. — 2» ediz. vol. I, Pisa 1007. (-) M ongiai'dino Teres io. — Mauuale di Anatomia descrittiva comparata degli animali do- mestici. — V. II, pag. 466, Torino 1907. (•') Chauvean- Arloing-Leabre. — Trattato di Anatomia comparata degli animali domestici. — Seconda traduzione italiana sulla quinta Edizione Franee.se con Note ed Agqiunte del daft, professo- re T. Mongiardino. Yol. II, pag. 737 e 742. Vn. Tip. Ed. Torinese, Torino, 1910. - 208 - Riassunto cosi tiitto quanto ci e risultato essere stato detto sulle terminazioni nervose del cheratogeno, veniamo ad esporre quelle che noi abbiamo potuto vedere e che e il risultato di osser- vazioni minute e, per quanto ci e riuscito possibile, accurate, giac- che, consapevoli delle contraddizioni esistenti, e stato nostro pen- siero costante di venire, fino a che lo permettevano le nostre forze, a conclusioni esatte. I raetodi di colorazione messi in uso sono stati diversi : il me- todo deirimpregnazione coU'oro di Golgi; il processo rapido, misto e lento di Golgi; il raetodo dell' impregnazione coH'oro di Lev it, niodificato dal Fischer e dal Ruffini. Qaello che piii ha corrisposto al nosLro scopo e stato il metodo dell'impregnazione coll'oro di Golgi. I tre suddetti processi ci hanno dato risultati poco soddisiUcenti ; quelle di Lovit non ci e stato sufficientemente utile. Gli equini esaminati sono stati in numero di 8 : 4 cavalii, 2 asini e 2 niuli. Di ciascuno di essi e stato esaminato il cherato- geno di una sola estreniita, ed e stato osservato quasi per intero, in quanto che in gran parte e passato dilacerato sotto robbiettivo del microscopio, ed in parte in sezioni, dopo I'inclusione in paraf- fina od in celloidina. Cercine coronario. Nel tessuto connettivo lasso che unisce lo strato profondo del corion sottungueale coronario alle parti sottostanti si osservano, di tratto in tratto, dei fasci nervosi, composti di molte fibre mieliniche, i quaU hanno direzione verticale, oppure corrono obhquamente dai lati della regione verso la parte anteriore ed in basso. Questi fasci derivano, com'e note, dai nervi digitah, principal- mente dall'anteriore e mediano, e mentre quehi dell'anteriore si esauriscono in gran parte nel cercine periophco e nel coronario, quelli del mediano e del posteriore arrivano in gran numero nel podofilloso. Nel detto connettivo lasso i tasci nervosi si dividono in rami che si anastomizzano fra di lore, e s' immettono nello strato pro- fondo del corion sottungueale coronario, descrivendo una curva, quasi un angolo, piii o meno aperta, con la concavita rivolta alia periferia oppure guardante a destra od a sinistra. I rametti nervosi, che possono avere poche fibre, 4-G-8, o mol- - 209 - te, 20-30 e piu, giunti nel pimio centrale {*) clello strato profondo del corion, incorainciano a siiddividersi, a mandare delle branche colla- terali, die, staccatesi con angolo ordinariaraente acuto rivolfco alia periferia ma talvolta retto ed in qualche case anche ofctuso, cor- rono ora dirifcte, ora ondulate o piu o meno serpentine. Tali bran- che si volgono da un lato o dall'altro, in basso od in alto, facen- dosi strada tra i fas3i connettivi, obbligate percio a compiere delle curve, dei gomiti, oppure si volgono decisamente verso la periferia e possono raggiungere, con decorso quasi rettilineo, lo strato sotto- papillare, ma ordinariamente sono costrette, dopo un certo tratto, a cambiare direzione, a serpeggiareprima di arrivarvi. I detti rami corrono in gran parte satelliti delle arterie, ma ve ne sono molti che si trovano separati da qiieste. Tatti si ana- stomizzano qua e la in mille modi tra loro e con le diramazioni dei fasci che i digitaU hanno mandati nello strato profondo, prin- cipalmente nel p^icmo superficiale, del corion sottungueale corona- rio direttamente o dopo aver attraversato quelle del perioplico ed anche la pelle soprastante, e che hanno un modo di comportarsi analogo a quelle precedentemente descritto. Viene cosi a formarsi in tutto lo strato profondo del corion sottungueale un plesso fiervoso, inolto pii^i ricco, come risulta da quanto abbiamo detto, nel piano periferico che nel centrale, intra- raezzato alia rete arteriosa, ai vasi linfatici ed al plesso venoso che quivi trovansi. Attorno alle grosse arterie si osservano talvolta degl'intrecci di fascetti nervosi, variamente incrociati ed anastomizzati fra loro, in maniera da ricordare la figura di un tronco d'albero invaso da rampicanti. Altre volte non si vedono che uno o due rami nervosi correnti per un certo tratto, paralleli all'arteria, e che poi la incro- ciano ad X o vi descrivono attorno una spirale, abbandonando di tanto in tanto dei collaterali, che si esauriscono nella parete va- sale. Altre piccolo diramazioni sono destinate alle vene ed ai lin- fatici. A misura che ci si avvicina ado strato superficiale del corion sottungueale, il plesso nervoso incomincia ad apparire sempre piii ricco, sia per il sopraggiungere di fasci scesi dal periophco e sia, principalmente, perche la suddivisione dei rami va sempre aumen- tando 0 gl' incroci e 1' intreccio e le anastomosi sono piu frequenti. (*) Abbiamo diviso lo strato piofondo del coiiou sottungueale coronario in im piatio o xtratu cen- trale ed uuo periferico, per il modo di comportarsi dei fasci fibrosi (fiedi bibliugrafla (1) ). - 210 - Si arriva cosi presso la base delle papille e qui si nota un plesso, ctie ctiiamereino plesso nervosa sottopapillare del cercine co- ronario, intramezzato alle reti sottopapUlari arteriosa, venosa e Un- fatica. Questo plesso, che e compreso in uno strato di circa mezzo niillimetro di spessore, si mostra aiiche nelle sezigni verticali e cir- colari del cercine, pero esso non appare ben evidenfce e chiaro che nelle sezioni condotte parallelamente alia superficie, e propriamente 1' J y / Pig. I. — Cavallo. DistriLuzioue dei nervi nei villi del cercine coronario. Questa tigura e stata com- Mnata scegliendo tre villi iu diversi preparati. Vi, V^, V^, villi ; r-r, rami coUaterali dei villi ; p-p, papille secondarie dei villi ; P, papille ; A-A arterie ; V-V, vene ; N-N. uervi. Alia base dei villi e delle papille si osserva il plesso sottopapillare. in quelle poche le quali corrispondono alia base delle papille ed alio strato ora detto. Lo si osserva ancora molto bene nei preparati per dilacerazio- ne, allorche si riesce ad isolare un villo, o meglio due o piu in fila con le papille interposte, che portino unite alia base un certo trat- to dello strato profondo del corion (fig. I). Si osserva in tali preparati che ii plesso nervoso sottopapillare^ le cui branche afferenti derivano rofonclo del corion, e piuttosto ricco di rami, quantunque in minore quantita di quelli della rete arteriosa sottopapillare. - 211 - Le maglie del plesso sottopapillare sono ordinariamente larghe ed irregolari ed assumono le forme piu svariate ; i rami die le lormano sono ora diritti, era ondulati, ora serpentini, hanno dimen- sioni varie, di gaisa che si vede, tra le anastomosi di rami presso- che eguali, unirsi im ramo piii o meno grosso, composto di 4-6-8 fibre, con altri di una sola oppure 2-3. Dal plesso sottopapillare partono poi i rami destinati alio stra- to superficiale del corion. Ordinariamente nolle papille, che, lo confermo ancora anche qui, sono tutte vascolarizzate, non penetrano che dei cilindrassi privi di qualsiasi invoglio. Questi accompagnano I'arteriola della papilla, ai cui vasi sono destinati. Qualche diramazione pero vi si distribuisce alio stesso mode di quanto diremo nei villi. Nei villi invece le cose procedono beii altrimenti : In quelli poco sviluppati (fig. I, V-) non si trova, d'ordinario, che una sola fibra nervosa miehnica. Questa puo penetrare nei villo per la parte centrale della base, insieme coll'arteria, ma il piu delle volte invece vi s' insinua da un lato, descrivendo una leggera curva, a concavita periferica, e va ad accollarsi all'arteria dope un certo tratto. Tale fibra puo essere seguita sine all'estremita del villo e si osserva allora che la mielina va man mano riducendosi, finche in ultimo scompare presso lo strato epiteliale, e che verso il terzo terminale del villo la fibra stessa puo emettere una o due brauche collaterali, le quali hanno un sottile strato mielinico, che perdono dope un certo percorso e, ridotte a fibre nude, si termina- no, presso I'epitelio, nei connettivo. Nei casi in cui esiste la disposizione ora accennata si osserva un'altra particolarita, cioe si nota che I'arteria del villo e accom- pagnata da una o piii fibre nervose nude, partite dal plesso sotto- papillare, le quali si diramano suUa parete vasale e vi si distribui- scono. Alcune diramazioni possono essere seguite sui rami collate- rali dell'arteria, fin dove questi si risolvano in anse capiUari. Nei vilU molto sviluppati (fig. I, V^) 1' innervazione e anche molto piu abbondante : Frequentemente si osserva che due fascetti nervosi, composti ciascuno di due fibre miehniche e provenienti da due punti opposti, convergono verso la base del villo, vi penetrano e, dopo un tra- gitto pii^i 0 meno breve, si fondono in un fascio unico. Questo resta vicino all'arteria, a cui abbandona qualche branca coUaterale, priva di mielina, lascia altri rami, che si rendono satelliti delle arteriole collaterali, ne abbandona qualche altro ancora 1-2-4, che - 212 - vanno perdendo a poco la mielina e la guaina di Schwann, e, anastomizzati o non fra di loro, si terminano o nel connettivo, con un'estremita appuntita oppure munita di un piccolissimo rigonfia- mento, o si avvicinano alio strato epiteliale. I rami satelliti delle arteriole possono lasciare anch'essi qual- che diramazione per lo stroma connettivale del villo, ma ordina- riamente si riducono al solo cilindrasse e finiscono col diramarsi nella parete vasale. In altri villi si osserva die i due fascetti nervosi convergenti, di cui ho pocanzi detto, risultano uno di 2 fibre mieliniche e I'altro di una sola, oppure entrambi di una flbra. Altre volte si osserva un fascetto nervoso gia completo, com- posto di 2-4 fibre mieliniche, il quale penetra nel grosso villo dalla parte centrale della base o girando da un lato e si va poi varia- tamente suddividendo ed assottighando. Si puo ancora notare come esso, dopo un certo percorso nel villo, si divida in due, per seguire ciascun ramo un'arteria. In molti degii stessi villi cosi sviluppati, oltre il detto fascetto nervoso, penetra un'altra flbra mielinica od anche due, che scorrono verso la parte periferica dello stroma ed ordinariamente si esauri- scono nella prima meta del villo, lasciando rametti che, perduta la mielina e talvolta anastomizzati fra loro, s' insinuano nolle papilla secondarie dei villi. Tali rametti possono essere destinati ad una sola papilla secondaria, oppure si suddividono in 2-3 o piii filamenti, destinati ad altrettante papille. Quivi ordinariamente seguono un percorso rettihneo e finiscono, in corrispondenza dell'estremita della parte, presso le cellule basilari con un piccolo rigonfiamento piri- forme, oppure a forma di mandorla. Qualche flbra invece si tormina appuntita e qualche altra, sebbene non se ne osservi che raramente, si spingo tra le cellule. In alcuni grandi villi, principalmente in quehi che trovansi nel terzo inferiore del cercine coronario, ho notato che essi mandano dei rami collaterali, tra cui ve ne sono alcuni molto sviluppati. Questi possono essere in numero vario da 1 a 4, e raramente 5, ed e caratteristico il fatto che quasi sempre sorgono dallo stesso lato ed in fiia (fig. I). La loro lunghezza puo variare da 50 .^ a 2 mil- hmetri e quehi di uno stesso villo sono uno piii lungo dell'altro, senza alcun ordine. Tra questi rami collaterali dei villi io non comprendo natural- mente quel rilievi che si trovano presso la base di questi e che il - 213 - Bossi ha chmmati papille secondaries indicando che possono variare da 25 a 50 i^. Devo pero, a proposito di quest'ultime, far osservare che non sempre esse vanno man mano facendosi piu brevi, flno a scompa- rire, poiche spesso si vede che una di quelle piii lontane dalla base e pill sviluppata di un'altra piu vicina a questa ed anzi I'ultima talvolta e la piu elevata di tutte. I rami collaterali dei villi presentano anch'essi dei rilievi la- terali, come i villi stessi. In quest] rmni collaterali dei grossi villi non sono riuscito mai a vedere penetrare una libra mielinica, ma solo uno o due cilin- drassi nudi accompagnanti i vasi, a cui sono destinati, e talvolta anche 1 a 3 altre fibre, senza alcun rivestimento, terminantisi nel ramo alia stessa maniera di quanto abbiamo visto nel villo principale. Abbiamo detto flnora come nelle papille non vi siano che e- spansioni nervose destinate ai vasi e qualche fibra amielinica per lo stroma delle papille stesse, e come i nervi nei villi finiscano in parte nei vasi, in parte, per terminazioni libere, nel connettivo; ci rimane pero da dire ancora qual'e I'ultima dostinazione di quel rami che si sono avvicinati all'epiteho. Questi, appena giunti presso la membrana basale, perdono la guaina miehnica e la membrana di Schwann, se gia non avevano lasciati tali invogli prima, e scor- rono ancora, ondulati, tra I'epitelio ed il connettivo, si anastomiz- zano ogni tanto fra loro, dando luogo ad un plesso sottoepiteliale, flnche in ultimo si terminauo con piccoh rigonfiamenti o si divi- dono in 2-3 rami, che finiscono alio stesso modo, oppure qualcuno s'insinua tra le cellule dello strato basale e puo spingersi talvolta ancora piii oltre, tra le ceUule del coi'po mucoso di Malpighi. Quivi le poche fibre che talvolta si riesce ad osservare scorrono tra le cellule, si anastomizzano tra loro di tanto in tanto e terminano con estremita leggermente ingrossate. Viene cosi a formarsi anche qui un plesso^ a maglie molto larghe, intraepiteliale. Non mai mi e riuscito osservare alcuna cellula tattile di Mer- kel, come afferma il Martin. Contrariamente a quanto asserisce il Mettam e probabilmente Ellen be rger e Gunther, in tutto il cercine coronario non ho mai osservato alcun corpuscolo terminale, per quanti preparati per dilacerazione abbia fatti e per quante sezioni, condotte in tutti i sensi, abbia esaminate, e per quanti villi, parecchie migliaia, abbia fatti passare sotto I'obbiettivo del microscopio, dopo averli isolati - 2U - 0 liraitati a piccoli gruppi in glicerina e compressi leggermente sotto il copri-oggetto. A questo proposito mi piace ricordare quanto scriveva il pro- fessor Fogliata sin dai 1876: " Bouley dice die e nei villi del cercine coronario che il cavallo riceve le impressioni del saolo e con lunghi ragionamenti tende a dimostrare I'analogia delle papille tattili deiruomo coi villi del cercine medesirno. Questa e assolutamente una inverosiraiglianza. Che il cercine coronario sia ricchissimo di nervi sta bene, ma esso non possiede facolta tattile. Gli organi essenziali del tatto, corpuscoli di Krause e di Meisner, mancano nel cercine coronario. Oltre di cio e lecito ragionare die se anche questi corpuscoli tattili quivi esistessero, la loro presenza sarebbe tutt'affatto oziosa, inquantoche ad essi le sensazioni non potrebbero pervenire, se non dopo avere attraversato tutta la lunghezza del corno della rauraglia „. Noi possiamo ora dire die il cercine coronario, dati i numerosi nervi di cui e provveduto, e dotato di una sensibilita generale squi- sita, ma non e assolutamente sede della sensibilita tattile. Da quanto son venuto finora scrivendo, appare chiaro che il risultato delle mie osservazioni nello strato superflciale del corion suttungueaie coronario e tutto affatto differente da quanto asseri- sce lo S torch, poiche a me non e mai riuscito notare gl'ingrossa- nienti a fuso od a clava come egli li descrive e come li riproduce in disegno. Anzi devo notare che immagini analoghe a quelle dal predetto anatomico disegnate a me sono apparse solo in quel pre- parati in cui la reazione sui nervi non era avvenuta ed i vasi si erano colorati intensamente. Allora spesso apparivano, nei tratti di villi sezionati longitudinalmente, dei fascetti serpentini ed oscuri, la cui estremita sezionata obliquamente, in ispecial modo se capi- tata presso un gomito del vaso o presso il punto di origine di un ra-mo collaterale, appariva rigonfiata a clava. L'apparenza di clava terminale si puo ancora avere sull'estre- mita di quelle fibre nervose, serapre nelle sezioni longitudinah od oblique dei villi, taghate in corrispondenza di uno dei rigonfiamenti, spesso considerevoh, che presentano i cilindrassi per effetto della preparazione, come pure I'apparente clava puo sembrare continuata da un filamento, come diceva NOrner, quando il taglio e capitate poco in avanti di detto ingrossamento, come si puo constatare da un accurate esame dehe sezioni in aerie. Mi preme ora far notare che la descrizione da me data e basata su numbrosissime preparazioni, di cui molte di una chiarezza - 215 - tale da non lasciare assolutamente alcan dubbio, e la cui interpreta- zione mi era ancora facilitata per il fatto che lavorava su di un terrene a me perfettamente note nei suoi piu minuti particolari, essendomene a lungo occupato per altre ricerche, le quali riguardano, fatto da tenersi in gran conto, principalmente i vasi. Cercine perioplico. La disposizione del nervi nel cercine perioplico e essenzial- mente analoga a quella del cercine coronario. Devo pero far notare die nel perioplico I'innervazione e ancora pii^i abbondante, quindi il plesso dello strato profondo del corion appare pin ricco, e cosi quello sottopapillare. Poiche quivi i villi sono meno sviluppati di quelli del corona- rio, non si osservano in essi quel fascetti nervosi ben sviluppati quali li abbiamo finora veduti, pero non e da credere per questo die ricevano minore quantita di fibre nervose, che anzi si verifica il contrario. Difatti in ciascun villo si vede entrare, secondo Ja sua gran- dezza, da 1 a 3 fascetti nervosi, di cui uno puo essere composto finanche di 4 fibre, nientre gli altri risultano di 1 sola oppure di 2. E da notare pero che la mielina e piuttosto scarsa, le fibre sono sottili e piu frequentemente penetrano nei villi senza alcun in- voglio. I nervi di questi villi hanno decorso serpentine, che appare molto accentuate principalmente in queUi dei quarti e talloni. Tessuto vellutato e gusoinetto plantare a) Nella zona periferica del tessuto vellutato o cheratogeno delta suola la quantita dei nervi e maggiore di quella dei cercini. Nel connettivo lasso che unisce lo strato profondo del corion all'osso triangolare s' incontrano frequentemente dei cordoncini ner- vosi, composti di numerose fibre, raggruppati talvolta tra di loro a 4-5, oltre molti altri di 4-10-15 fibre mieliniche. Tutti questi cordoncini corrono, ora diritti, ora serpentini, in tutte le direzioni, e, suddividendosi man mano, finiscono col penetrare nello strato profondo del corion, dove le successive diramazioni, correndo tra i vasi e compiendo spesso un cammino fortemente serpentine, co- stituiscono un ricco plesso. — 216 — II plesso nervoso sottopapillare e ariche ricco di rami ed ab- bondante e 1' innervazione nello strato superficiale del corion. Devo far notare che nei villi del cheratogeno della suola piii frequentemente si osservano dei rami collaterali dei nervi, rami privi di guaine, emanati con angolo retto o vicino al retto, che si portano ciascuno in una papilla secondaria, dove si terminano con un rigonfiamento ben sviluppato e piriforme. Questo rigonfiamento puo raggiungere persino i 9 ;j. di lunghez- za e 4 di larghezza, ma ordinariamente e lungo 2, 3, 4 [j.. Anche nei villi del cheratogeno della suola ho trovato le gros- se diramazioni collaterali che ho viste nei coronario, ma in minor nuniero e meno sviluppate. b) Nei cuscinetto plantare la distribuzione dei nervi, come il loro modo di terminare, appare varia secondo che si esamina il corpOj i ra7ni ed i bulbi. ¥) Nei coiyo del cuscinetto plcmtm^e si osserva che il suo strato centrale e provvisto di pochi fascetti nervosi, risultanti alcu- ni di molte fibre, talvolta di 3040 e piii, altre di poche, 5-6. Nello strato per if erico invece 1' innervazione e piuttosto abbondante ed appare ricca nei plesso sottopapillare. II modo di comportarsi dei nervi ricorda la disposizione che abbiamo descritta nello strato profondo del corion sottungueale coronaiio. Nei corpo del cuscinetto plantare generalmente non si trovano corpuscoh di Pacini, ne corpuscoli di Krause, ne al(;un altro cor- puscolo speciale e solo in due cavalli ho notato rispettivamente un solo corpuscolo terminale, la cui sezione piii ampia, ovalare, del- I'uno aveva una lunghezza massima di 120 a, ed una larghezza di 110 p., e quella dell'altro era lunga 77 \j. e larga 44 p., Anche nei corpo del cuscinetto plantare di un arte anteriore di asino ho visto un corpuscolo, lungo, nella sezione piu ampia, 68 ;x e largo 43. Questi corpuscoli erano una varieta di queUi di Pacini, come diro pill avanti. Dato dunque che su di una ventina di casi osservati, giacche agli otto serviti per le present! ricerche bisogna aggiungere gli altri che ho esaminati per le altre mie osservazioni sui vasi, in tre so- lamente ho veduto un solo corpuscolo di Pacini nei corpo del cu- scinetto plantare, io credo debba ritenersi che tali corpuscoli in questa regione si possano trovare solo per eccezione, a somiglianza di quanto si verifica per le ghiandole. - 217 - A questo proposito anzi devo notare die anch'io, nel lavoro citato, aveva escluso la presenza di ghiandole nel corpo del cusci- netto plantare, come aveva affermato anche il Franck, il Va- chetta, il Fogliata ed il Bossi, eppure, durante le mie ricerche sulle terminazioni nervose, ho potuto vedere in un case una ed in un altro due ghiandole sudoripare nel corpo del cuscinetto planta- re di cavallo. Per questo pero io non credo si debl)a ritenere normale, sebbene rara, la presenza di ghiandole nel corpo del cuscinetto planta- re del cavallo, ma, come ho detto per i corpuscoli di Pacini, penso debba ritenersi la lore presenza come un'eccezione. Riguardo a colore che ammettono la presenza normale dei cor- puscoh di Pacini in tutto il cuscinetto plantare, io credo che siano stati tratti a tale affermazione da qualche osservazione isolata. In quanto all'osservazione dello S torch, che dice potersi trovare nolle sezioni trasversali delJa punta del cuscinetto plantare 2-3 corpuscoh di Pacini, io non posso dire altro che egh forse si e trovato in presenza di un'anomalia estremamente rara. Neanche i corpuscoli di Krause ho potuto mai vedere. L' innervazione delle ghiandole sudoripare, che si trovano nor- malmente nel corpo del cuscinetto plantare di asiuo e di mulo e per eccezione in queho di cavallo, verra descritta a parte piu avanti. b'-) Nei rami del cuscinetto plantare i nervi si comportano alio stesso mode di quanto abbiamo detto nel corpo, sono pero piii ab- bondanti. Nei rami si trovano, o immediatamente al disotto del chera- togeno del fettone o ad una profondita variabile da 1 a 4 mm., dei corpuscoli nervosi terminali, che sono corpuscolidi Pacini od una varieta di questi. Una volta soltanto ho potuto vedere un corpuscolo di Pacini che occupava la base di un villo, spingendosi per poco in esse con la sua estremita periferica. I corpuscoli terminali che trovansi subito al disotto del chera- togeno del fettone sono di piccole dimensioni, da 140 [j. di lunghez- za e 75 di larghezza a 230 u. di lunghezza e 120 di larghezza ; quelli che si riscontrano piia profondaraente possono raggiungere, pero eccezionalmente, un massimo di 500 [j.. di lunghezza con SbO>j.. di larghezza. Come appare dunque, a me non si e offerta mai I'occasione di osservare dei corpuscolidi Pacini molto grandi, di 1 millimetro o 2, 4, 5, come sembra che alcuni abbiano ammesso e come si tro- vano nel mesentere del gatto e nel polpastrello dehe dita delFuomo. - 218 - E stato detto anche che nel cuscinetto plantare di cavallo i corpuscoli del Pacini ordinariamente si trovano a gruppi di 5, 6 fino a 12, 14 e che rararaente sono isolati. To non ne ho potato vedere mai \nu di 6 in un medesimo gruppo, ma ordinariamente si trovano a 2, 3, 4 insieme ed e fre- qnente, in relazione alio scarso numero di corpuscoli esistenti, il case in cui si osservano isolati. Una volta soltanto ne ho trovati 9 vicini tra lore, ma erano divisi in tre gruppi (uno di 2, I'altro di 3 e I'ultimo di 4), ognuno avvolto da una capsula connettiva comune. Fig. II. — Cavallo. Corpuscoli nervosi terminali associati del corpo del cuscinetto plantare. I corpuscoli isolati piti frequentemente si trovano in corrispon- denza delle facce del rami, quoUi a gruppi piti frequentemente del margine inferiore. I corpuscoh raccolti a gruppi possono essere avvolti da uno strato comune di connettivo, come dice il Plana, oppure il connet- tivo che 11 avvolge manda tra di loro dei fasci che h dividono sin- golarmente, oppure possono restare collocati in speciali cavita for- mate a spese del tessuto connettivo compatto che entra nella strut- tura del cuscinetto (fig. II). Questa disposizione credo debba riu- scire utile, perche, essendo i corpuscoli a contatto con un tessuto resistente, si trovano, penso, nolle migliori condizioni affinche ad essi possano arrivare tutte le impressioni. Una tale posizione si nota comunemente per i corpuscoli iso- lati, fatta eccezione di quehi che trovansi accanto ad un fascio nervoso o di lato ad un gruppo di 4-5 cordoncini nervosi. - 219 - Un'alti'a particolarita, rigaardante Tubicazione dei detti corpu- scoli terminali, che devo far rilevare si e che generalmente si rifcie- ne, dopo le osservazioni dei Piana, clie i corpuscoli di Pacini si trovino vicino alle gtiiandole. A me non e occorso che rarissime volte vedere uno di questi corpiccioli contiguo ad un glomerulo ghiandolare, quasi sempre invece si trovano discosti dalle ghiando- le (fig. II), ne e giusto dire che esistono in maggiore quantita dove quesfce abbondano, poiche se ne vedono in raaggior numero nei bulbi del cuscinetto, dove le ghiandole mancano. Riguardo alia forma devo osservare che la piii frequente e bensi la ellissoidale, ma se ne vedono di queUi ovah, piriformi, reniformi allungati come un cetriuolo e, qualche rara volta, sferici. Riguardo alia struttura e al modo di comportarsi della fibra nervosa non posso che contermare pienamente le ricerche del Pala- dino e del Bossi. Dei vasi e delle fibre elasfciche ho gia detto neh'altra mia me- moria citata e nulla ho piii da aggiungere; devo pero fare alcune osservazioni : A proposito della fibra nervosa, devo dire che talvolta I'ho vi- sta dividersi in tre rami nella clava centrale, e che tal'altra essa, penetrata nella clava con tutta la mielina, si divide in due rami, di cui uno, il piii sottile, corre a spira attorno all'altro, il quale perde la mielina solo verso il suo terzo terminale e puo dividersi in due, tre branche, con I'estremita bottonute. In questo case, il corpuscolo trequentemente ricorda la forma dello stomaco del ma- iale, ed e nella parte che ricorda il diverticolo sinistro dello stomaco che avviene la terminazione della fibra. Altre volte penetrano nel corpuscolo 2 fibre, di cui una gira a spirale o forma delle ause attorno all'altra. Mi e capitate osservare ancora, una volta soltanto ed in un preparato per dilacerazione, due corpuscoli messi in fila ed attra- versati da un'unica fibra. Devo ancora far rilevare una particolarita molto interessante riguardo al numero delle lamelle : L' involucre dei corpuscoli di Pacini e costituito, come ognuno sa, da un numero considerevole di lamine connettive nucleate, che di sohto varia da 20 a 60 (Fusari) (^) e puo sorpassare anche il (1) Fiisaii Komeo. — Trattato elementare d' istoloii'ia gcueralo o di tecnica istologica. — r. 337, Torino 1009, - 220 - centinaio, come afferma il Branca nel trattato di anatomia umana del Poirier-Charpy ('). Ora negli equidi spesse volte il numero delle lamelle non ar- riva a 20, solo in qualche caso ho potuto contarne sino a 35-40, ma ordinariamente ve ne snno da 19 a 10, e non e infrequente il caso in cui si nota che le lamine vicine alia clava sono molto stipate fra loro, molto piii di quanto non si veriflchi nolle periferiche. I corpuscoli terminali die hanno un numero di lamine minore di 20 ricordano nel loro insieme i corpuscoli di Key-Retzius e qaelli di Herbst, e questi principalmente nei casi in cui la fibra nervosa entra nei corpuscoli con la guaina mielinica, poiche allora si verifica quanto nei corpuscoli di Herbst ammette la dott. Giu- seppina Cattani (-). b^) Nei bulbi del cuscinetto plcmtare i nervi sono un po' piii abbondanti che nei rami, ma si comportano alio stesso modo. I corpuscoli terminali sono in maggiore quantita, ma sempre in scarso numero, tanto che talvolta passano sott'occhio cento e pill sezioni di pezzi di 3-4 millimetri quadrati senza vederne alcuno; cio appunto puo spiegare come Norner abbia potuto asserire di non averne veduti. Fig. III. — Miciot'utojiiafia di uua sezioue dei lauii del cusiiuctto plantaio di uavallo, lapinesoulaii- te tie (•()i))iisc.(>li teniiiaali (1, 2, 3) di una varicta di quelli Va toi'-l'aciui, ed ima uliiaiidola sudoripaia (g). N, aezione di un fascio nervoso. Ingrandimento di 33 diametri. lo credo che in tutto il cuscinetto plantare non vi sia che un centinaio di corpuscoli, tra quelli di Pacini e loro varieta, di cui una sessantina iiei bulbi ed il rimanente nei rami. 0) PoiiiBr v., Cliarpy Av — Traito d'Aiiatomic Humaiue. — • Tovie cinquieme. deuxiime fa- scicule. Les organe des sens. Les tegument extenie et ses derives, par A. Branca, pag. 793, Paris 1904. (-) Fusari R., Monti A. — Compendio di Istologia geuerale. — Volume di complemento al trattato di anatomia. comjjarala deyli animali doriwstici di Chauveau ed Arloing, parj. 220, Torino, ii>91. - 221 - Nei bulbi in genere sono anche un po'piu voluminosi: arrivano ad una lunghezza di 700 u. In un CHvallo sono rJuscito ad isolare un corpuscolo ellissoi- dale (fig. Ill), lungo 587 u. e largo 800, il quale risulta formato di 11 lamelle perifericlie e da tessuto connettivo lasso nel suo interno. Da un'estremita del corpuscolo petietra una grossa fibra mie- linica, rivesLita dalla guaina di Henle. Questa si continua in parte con le lamine del corpuscolo ed in parte con le diramazioni delle due branche in cui si divide la flbra primitiva. Ognuna di queste branche, ancora mieliniche, penetrate nel corpuscolo principale, si divide poi in tre rami, di modo die se no lianno in tutto sei, de- stinati ad altrettanti corpuscoli piccoli, contenuti nel prime. Ognuno di questi corpuscoli minori, risulta di un involucro con 14-19 lamelle, e la fibra nervosa, che prima di entrare nella clava era circondata da un sottile strato mielinico e da lamelle connet- tivo, giunta nella clava centrale si comporta in vario modo: In tre corpuscoli la fibra nervosa si divide in parecchi rametti, terminanti ciascuno in un bottone, come avviene talvolta nei corpuscoli Pa- cinici; in due altri forma delle anse, in modo che essi ricordano i corpuscoli di Key-Retzius o le clave del Golgi nei tendini del coniglio; nel sesto la fibra nervosa corre diritta nella clava e tor- mina con un rigonfiamento. In quest' ultimo corpuscolo la clava presenta dei nuclei, disposti in modo da ricordare i corpuscoli di Herbst, quali vengono comunemente disegnati. Dall'altra estremita del corpuscolo principale penetrano due fibre nervose nude, di cui una si perde nolle sue lamelle, presso I'estremita opposta, I'altra invece si tormina nelle lamelle di un corpuscolo secondario. Dei descritto corpuscolo e stata fatta una microfotografia, che e servita per copiare la sua forma ed inoltre quella dei corpuscoli in esse contenuti e loro disposizione, e per segnare il decorso delle fibre nervose, E state poi incluso in paraffina, e sezionato, per stu- diarne piia dettagliatamente la struttura. Ho in seguito trovato nelle sezioni dei bulbi del cuscinetto plantare degli altri cavalli due o tre corpuscoli analoghi al prece- dente, pero il volume dei corpuscoli secondari, la loro disposizione e la quantita delle lamelle accompagnanti le fibre nervose miehni- che era tale da riempire completamente la cavita del corpuscolo principale. A breve distanza dal corpuscolo riprodotto con la fig. Ill, ho trovato un altro corpuscolo terminale, di forma sferica, con un - 222 - lungo peduncolo. Sono riuscito ad isolarlo ed ho potato osservare die risulta di uti involucro composto di poche laiaelle, 6-7 in tutto, con una olava centrale granulosa e con parecchie fibre nervose. Di queste tre penetrano per il peduncolo e quattro per la parte oppo- sta. Griunte nella clava si diramano in vario modo, si anastomiz- zano, ed i rami terminali finiscono con rigonflamenti irregolari. Attorno al corpuscolo si trovano molti vasi e nervi e qualche capillare arriva nel suo involucro. Ha un diametro di 167 a, lo non saprei a che varieta di corpuscoli terminali attribuirlo, mi pare pero che abbia una certa analogia con i corpuscoli Qolgi- Mazzoni della superficie del tendini. Un altro corpuscolo soltanto analogo al precedente mi e riu- scito vedere in un altro cavallo. Devo ora dicliiarare che mai, per quanta speciale cura abbia usato, in tutto il cuscinetto plantare ho potuto vedere del corpu- scoli di Krause cilindrici, come vengono disegnati dallo Storch, la cui affermazione vien poi confermata dal Martin e dall' Ell en- berg er e Giinther. lo non so se questi tre ultimi anatomici abbiano fatte speciali ricerche oppure abbiano ammesso senz' altro le conclusioni dello Storch. Certo si e che assolutamente, lo ripeto, a me non e riu- scito trovare clave di Krause, e vi e ragione di credere che lo Storch abbia considerate come tali i corpuscoli di Pacini, o le loro varieta, pill piccoh (che pero non hanno mai un numero di lamine minore di 10), giacche egli dice che " i corpuscoli di Krause non si diffe- renziano essenzialmente da quelli Vater-Pacini „. Eppure, nella figura che da, accanto ad un corpuscolo di Pacini colloca una clava di Krause, con la capsula costituita da due lamine, ora se cosi realmente I'avesse osservata sotto il microscopio non avrebbe certo potuto fare raiferinazione ora riportata. Riguardo alia disposizione del nervi nehe ghiandole di tutto il cu- scinetto plantare, devo dire che essi si comportano, da principio, in modo da ricordare la disposizione dei vasi. Abbiamo cioe deirami ner- vosi che arrivano attorno al glomerulo ghiandolare e quivi si raraificano ed anastomizzano fra di loro, in maniera da formare, nella capsula connettiva, un plesso. Da questo si partono dei rami piii sottili che s'insinuano nei fasci connettivi interposti alle anse tubulari, rami che si suddividono ancora in fibre mieliniche isolate, le quali, dopo un certo percorso, perdono gl' invogli e scorrono sulla parete del tube, a tratti ora rettilinei, ora tortuosi, ora spirali. Cedono intanto dei rami coUaterali e si anastomizzano tra di loro. in modo da co- - 223 - stituire un plesso molto fine. Da questo plesso peritubulare parfcono esili rami che si portano nella parete del tubo, arrivano al disotto delle cellule, dove danno luogo ad nn plesso sottoepiteliale, da cui si staccano esilissirai ramellini che si spingono e terminano tra le cellule secretorie. Sul dotto escretore viene anclie a formarsi un plesso di sottili rami, emanati dai nervi vicini, plesso che e in continuazione con quelle delle anse del glomerulo ghiandolare. Allorche i tobi escre- tori attraversano parte di un villo o tutto un villo, ricevono anche rami dai nervi di questo. In tutto il cuscinetto plantare I'innervazione appare piii abbon- dante nell'asino e nel mulo anziche nel cavallo, e cio in relazione alia maggiore quantita di ghiandole, Neirasino i corpuscoli di Pacini, e lore varieta, sono quasi tutti raccolti nei bulbi del cuscinetto plantare, ed ordinariamente sono isolati ; nei rami sono rari e nel corpo non ne ho visto che nno solo in un case (v. pag. 215). Nel mulo i detti corpuscoli sono per lo piii isolati, ma se ne trovano di frequente nei rami, come nel cavallo. In esso anzi rag- giungono dimensioni maggiori, potendo arrivare ad una lunghezza di 1 mm. o poco piii. Anche nell'asino e mulo ho potuto isolare qualche corpuscolo analogo a quelle della fig. Ill, con 4, 5, 6 corpuscoli secondari, di varia forma e racchiusi nel principale. In questo ho visto penet.rare talvolta tante fibre mieliniche isolate per quanti erano i corpuscoh se- condari. In alcuni di questi penetravano due fibre, di cui unadescriveva delle anse attorno all'altra, come avviene talvolta nei corpuscoh di Herbst, oppure una correva presso che diritta od un p6 ondulata, e I'altra si divideva in tanti rami, che descrivevano delle anse, si anastomizzavano fra di lore, in mode da formare un plesso nella clava. In questo case il corpuscolo ricordava quelh di Pacini col plesso di Timofeew. c) Nel c/ieratogeno del fettone o zona centrale del tessuto vel- lutato i nervi si dispongono come nello strato sottopapillare e nello strato superficiale del cheratogeno della suola. Devo pero notare una particolarita, cioe che nei villi del bulbi del cuscinetto plantare, villi esaminati in glicerina dope il solito trattaraento col metodo dell'impregnazione di Golgi, ho potuto ve- dere talvolta (3 osservazioni in tutto) suU' estremita di un ramo collaterale del nervo principale un rigonfiamento olivare, in tutto simile, neh'aspetto, ad un corpuscolo di Meissner, come risultava - 224 - confrontando successivamente i corpuscoli di questo nome nelle pa- pille cutanee del polpastrello di iin dito umano, poiche io aveva avuto ciira di fame sia delle sezioni che delle dilacerazioni in gli- cerina. Non ho potato vedere bene pero il decorso della fibra attorno al corpuscolo ed il suo modo di terminare in questo, onde non posso asserire se realmente trattavasi di corpuscoli di Meissner. Nel cheratogeno del fettone ho notato anche che le fibre ner vose formano un plesso sottoepiteliale piuttosto ricco, pero molto rara- mente ho visto spingere qualche fibra tra le cellule basilari o poco piu oltre. Quivi i villi di rado presentano dei rami coUaterali, che, in ogni caso, non sono piii di 2-3 e poco sviluppati. PODOFILLOSO. Nello strato profondo del corion sottungueale podofilloso arri- vano : direttamente niolte diraraazioni dei nervi digitali, le quali corrono in senso obliquo dall'alto al basso e dalle parti posteriori verso I'avanti ; vi giungono molti rami dello strato profondo del corion sottungueale coronario, che scendono ora verticalmente ora con direzione piii o meno obliqua verso la punta o verso i talloni; vi ir-i distribuiscono i due nervi preplantari, i cui rami collaterali o sono trasversah alia direzione delle la mine o corrono obhquamente verso I'alto ed in avanti o rivolti in basso oppure salgono o scen- dono quasi verticalmente ; vi arriva ancora qualche diramazione dei nervi plantari, che vengon fuori dai fori della faccia preplantare della S^ falange. Quest'ultimi flluzzi nervosi penetrano nel corion volgendosi in tutte le direzioni. Nel podofilloso che trovasi alia faccia inferiore della regione dello zoccoio, corrispondente alle barre, arrivano rami provenienti dal nervo del cuscinetto plantare e del preplantare. Tutti i nominati cordoncini nervosi, costituiti da molte fibre mieliniche, si dividono e suddividono continuamente, si anastomiz- zano in vario modo di frequente, onde costituiscono in tutto il corion un plesso^ intramezzato alle reti vasali. Le diramazioni di questo plesso dello strato profondo del corion sottungueale podofdloso sono sempre piii abbondanti a misura che si avvicinano alle lamine, ed alia base di queste, anastomizzate con le branche scendenti dal plesso sottopapihare del coronario, forma- no un hcco 2Jlesso sottolamvnare, tra le reti vasali omonime (fig. IV). - 225 - Dal plesso soUolamivare partono poi i fascetti nervosi destinati alle lamine. In queste penetrano (fig. IV) ordinariamente dalla parte cen- trale del margine aderente, e talvolta vi s'insinuano con decorso trasversale alia direzione della lamina, ma piu di frequente vi en- trano con direzione obliqua dall'alto al basso o viceversa, oppure compiono una curva, a convessita superiore od inferiore o laterale, che in parte trovasi nel plesso sottolaminare in parte nella lamina. I fascetti nervosi penetranti nelle lamine possono essere co- stituiti da 34 fibre mieliniche, ma piu spesso ne hanno 6-7 op- pure 10-12. Molti si staccano gia completi dal jilesso sotto-lami- nare, altri invece si formano dall' incontro di 2-3 rami presso la base della lamina. Si osservano di tanto in tanto anche dei fascetti nervosi, com- posti di 1-2-3 fibre mieliniche, i quali entrano nelle lamine presso le sue facce lateral!, cioe presso la base delle lamelle secondarie. SuH'estreraita superiore delle lamine si vede che scendono in esse alcuni fascetti nervosi provenienti dal plesso sottopapillare del corion sottungueale coronario o dallo strato profondo dello stesso corion ; verso il margine prepiantare si nota una continuita ed un insieme di anastomosi tra i nervi delle lamine e quelli del chera- togeno della suola. Dope un breve percorso nelle lamine, i fasci nervosi lasciano due rami coUaterali, uno dei quah corre, piii o mono ondulato, verso il basso, I'altro verso I'alto. Entrambi si anastomizzano con i coUa- terali dei nervi immediatamente vicini oppure di quelli poco distanti. Talvolta invece si nota che i nervi, dopo breve percorso nella la- mina, si terminano subito, biforcandosi, ed i due rami che ne risul- tano, descrivendo una curva a convessita periferica, si anastomiz zano con i collaterali dei nervi accanto. Intanto i fascetti nervosi, dopo aver lasciati i descritti colla- terah, continuano il loro cammino, con direzione obliqua verso il margine libero della lamina ed in alto od in basso, lasciano altri col- laterali, che a loro volta si anastomizzano fra loro, e si risolvono, presso il detto margine, in 2-3 rami costituiti da un'unica flora, ancora mielinica, che subito poi si risolve in piii fllamenti senza alcun rivestimento. Viene in tal modo a formarsi nello strato centrale della lamina podofdlosa un plesso nervosa, le cui maglie sono molto irregolari, ma ordinariamente allungate secondo la direzione deha lamina stessa. I rami che formano tutto il detto plesso possono avere da principio, - 2^6 - come abbiamo detto, da 3 a 12 fibre mieliniche, in seguito invece ne mostrano da 1 a 5. Dal plesso centrale della lamina podofiUosa partono dei rami, con 1-3 fibre mieliniche, i quali volgono verso le facce, dirigendosi in tutti i sensi, ed arrivano, suddivisi, presso la base delle laraelle , secondarie, dove si ripartiscono ancora in piii rami. Questi in parte sono di una sola fibra mielinica, provvista an- che della guaina di Schwann, in gran parte invece sor.o ridotte al solo cilindrasse. Sono per lo piii dirette secondo la lunghezza delle lamine, spesso si anastomizzano fra di loro, onde daiino luogo ad un plesso nervosa sottolamellare. Dal plesso sottolamellare partono delle fibre, in maggioranza ri- dotte al solo cihndrasse, alcune pero anche complete ma con uno strato sottilissimo di mielina, le qaali penetra.no nelle lamelle se- condarie, in cui corrono, per un certo tratto, secondo la loro lun- ghezza ; poi si risolvono in piii rametti, che si anastomizzano con i vicini, ed arrivano sotto I'epiteho. Allor che le lamelle secondarie sono provviste di lamelline, an- che in queste penetrano dei cihndrassi. Ciascun ramo che paite dal plesso sottolamellare puo correre indiviso e risolversi in una sola lamella secondaria, puo invece di- vidersi in 2-3 ed anche piii filamenti destinati a piii lamelle. , Al disotto di tutto lo strato epiteliale che ricopre il corion della lamina podofiUosa si forma un plesso sottoepiteliale, piuttosto ricco, costituito dalle ultimo diramazioni dei cihndrassi. Molti ra- metti di questo plesso finiscono presso le cehule basilari con estre- mita sottili, altri mostrano un piccolissimo rigonfiamento, pochi in- vece mostrano un ingrossamento a clava, che puo raggiungere, qualche volta, una lunghezza di 4 [j-, con una lunghezza di 2 72- Alcune fibre esilissime, in scarso numero pero, penetrano nel- I'epitelio, dove formano un plesso intraepiteliale tra le cellule del re- ticolo di Malpighi. II modo di penetrare dei nervi nella lamina podofiUosa ed il mode di comportarsi di essi in questa, come e riprodotto nella fig. IV, si e studiato su pezzi interi di lamine, le piu sottili, esami- nate in glicerina da una delle loro facce. Per stabilire il decorso delle ultime diramazioni nervose e loro modo di terminare, sono state poi esaminate numerosissime sezioni in serie condotte in tutti i sensi : trasversali, verticali, obhque, da una faccia all' altra. Nelle villo-papille terminali delle lamine, i nervi si comportano come nei villi del coronario. - 227 - In tutto il podofilloso iion sono mai riuscito ca vedere alcuna terminazione speciale, non ostante che abbia cercato, nelle sezioni e nei preparati per dilacerazione, con la massima attenzione e col desiderio, diro cosi, di ritrovarvi qualche corpuscolo, principalmente quel di Ruffini descritti dal Vitali. Sono riraasto percio convinto che in realta nel podofilloso non vi e alcun corpuscolo terminale collegato alia funzione del tatto, e cio mi pare tanto piii naturale quando penso alle parole del Fo- gliata, in riguardo alia sensibilita tattile nel coronario. Questo di- Fig. VI. — Nervi delle laraine podofillose del cheratogeno degli oquidi. Pigiira combinata da due preparati. Al disotto della liuea tratteggiata si osserva il plesso sottolaminare. stinto Podologo, dopo un giudizioso ragionamento, viene a conclu- dere che se anche nel coronario si trovassero dei corpuscoli tattili, la loro presenza sarebbe affatto oziosa (v. pag. 16). Ora, pero, se nel coronario possono essere giustificabih le op- poste idee del Bouley e del Fogliata, a me pare che cio non possa verificarsi per il podofilloso. Qui credo non sia da discutere se possa 0 no essere sede del tatto, poiche ad esso le sensazioni non pobreb- bero giungere se non toccando con la faccia preplantare, cio che non avviene nei nostri animali. Ne credo sia da ammettersi che tale regione sia sede di tanta squisita sensibilita da richiedere ter- minazioni speciali, perche il podofilloso non ha quasi altra funzione che quella di sostegno. Comprendo che queste non sono ragioni bastevoli per escludere la presenza di speciali corpuscoli terminali in un organo, ma certo e giustificabile il valido appoggio che esse danno al mio convinci- mento, dopo il risultato delle mie ricerche. Esposto quanto ho potuto osservare suha distribuzione dei nervi nel chej'atogeno, credo utile darne un riassunto il piii breve posslbile: - 228 - Nel cercine coronarlo si osserva innanzi tutto un plesso dello strata profondo del corion sottoungueale^ piii rado nel piano centrale, dove pero i fascetti nervosi sono, in genere, piii spessi, costituiti da 1 a 30 e piu fibre raieliniche, piu serrate nel p)iano superficiale, dove i nervi risultano formati da iin numero di fibre minori. II detto plesso trovasi intramezzato alle reti vasali esistenti nello stesso posto, fornisce molti rami agli stessi vasi e manda- poi namerose diramazioni al disotto delle papiUe. Quivi le suddivi- sioni nervose sono piii abbondanti, le anastomosi piii frequenti, onde viene a formarsi un plesso sottopapillare^ a maglie ordinariamente larghe ed irregolari, con rami di 1-8 fibre mieliniche. Dal plesso sottopapillare i nervi si portano nelle papille e nel villi. Nelle papille generalmente non penetrano che cilindrassi, privi di guaine, i quaii seguono I'arteria e si distribuiscono ai vasi, la- sciando qualche collaterale per il connettivo e per I'epitelio. Nei villi poco sviluppati d'ordinario non penetra che una fibra nervosa mielinica, la quale arriva presso I'estremita, perde le guaine ed il cilindrasse e si risolve in sottili filamenti. Cede intanto, lungo il suo percorso, qualche collaterale, che per breve tratto ha un sot- tile strato mielinico e poi si distribuisce ai vasi, mandando talvolta rami collaterali alio stroma. L'arteriola dello stesso villo spesso e accompagnata da 1-2 fibre senza guaine, provenienti direttamente dallo strato sottopapillare. Nei villi molto sviluppati penetra un grosso fascetto nervoso, co. stituito da 2 4 fibre mieliniche, e spesso 1-2 altre fibre mieliniche isolate. II prime fascetto segue I'arteria, va lasciando rami collate- rali per i vasi e per lo stroma, e, assottigliandosi man mano, si risolve in piii rami, amielinici, per il terzo terminale del villo ; I'altra o le due altre fibre si esauriscono nei due terzi prossimali del villo stesso. Tutte ie diramazioni delle fibre nervose dei viUi, oltre quelle destinate ai vasi, si dividono e suddividono, si anastomizzano qua e la fra di loro, penetrano nelle papille secondarie e nei rami col- laterali, e gh ultimi rami danno luogo ad un plesso sottoepiteliale . Alcuni filamenti di questo finiscono presso le cellule basilari del corpo mucoso di Malpighi, altri, in scarso numero, si spingono tra le dette cellule e quaicuna tra gli strati cellulari successivi dello stesso corpo mucoso, dove costituiscono un lasso plesso intra- ejnteliale. Nel coronario non si trova alcun corpuscolo terminale speciale. - 229 - Nel periopUco i nervi si comportano come nel precedente cer- cine, ma sono un poco piii abbondanti e generalmente piu sottili. Nel cheratogeno della suola V innervazione e analoga a quella dei cercini; e pero piu abbondante, e le ultime diramazioni nei villi fi- niscono con ingrossamenti piii sviluppati. Nel cuscinetto plantare invece si comportano come nello strato profondo del corion dei cercini, sono pero relativamente scarsi \n\\ nel corpo che nei rami e piii in questi che nei bulbi. Nel corpo del cuscinetto non si trovano special! corpuscoli uer- vosi terminali, solo per eccezione ve ne puo essere qualcuno di Pa- cini, 0 di mia varieta di questi. Nei rami e nei bulbi si trovanc; dei corpuscoli terminali, le cui dimensioni variano da 140 \j. a 700 i^- di lunghezza. Nei bulbi dei cu- scinetti plantari di mulo, pero arrivano sino ad una lunghezza di 1 mm. 0 poco piu. Tali corpuscoli si trovano ordinariamente a gruppi di 2, 3, 4, qualche volta in maggior nuraero e di frequente isolati. Essi non stanno vicino alle ghiandole, ma ordinariamente sono disco- sti da queste. Alcuni di essi sono puramente corpuscoli di Pacini, altri invece sono una varieta di questi, analoghi ai corpuscoli di Key e Retzius ed a quelli di Herbst. Si trovano ancora dei grossi corpuscoli, risultanti da lamelle ana- loghe a quelle dei corpuscoli di Pacini, che contengono nel lore in- terne 4-6 corpuscoli minori. Questi hanno un involucre di 14-19 lamelle e la lore fibra nervosa, giunta nella clava, o si divide in pa- recchi rametti, terminanti ciascuno in un bottone, come avviene talvolta nei corpuscoli di Pacini, o forma dehe anse, come in quelli diKey e Retzius e nelle clave di Golgi, o corre diritta e finisce con un ingrossamento, fiancheggiato da nuclei sparsi nella clava, quasi come in quelli di Herbst. Altre volte alcuni di questi corpu- scoli cosi associati ricordano quelli di Pacini col plesso di Time- feew. Le fibre dei vari corpuscoli possono derivare da un' unica fibra, 0 da diverse, appartenenti pero ad un medesimo ramo. Nell'invo- glio racchiudente i corpuscoli associati arrivano dei cilindrassi dei nervi vicini. Nei bulbi del cuscinetto plantare si puo osservare qualche raro corpuscolo analogo a quelle di Clolgi-Mazzoni della superficie dei tendini. Nel cuscinetto plantare non vi sono clave di Krause. Nelle ghiandole del cuscinetto plantare i nervi formano nella capsula connettiva un prime plesso, a fibre mieliniche, dal quale par tone rami che vanno tra le anse tubulari, attorno a cui for- - 230 - mano im 'plesso peritubtdare, molto fine, con fibre senza alcun in- voglio. Queste mandano diramazioni per dar luogo ad un plesso sottoejjiteliale, da cui esili fibre si spingono tra le cellule secretorie. Nel cheratogeno del fettone i nervi si coraportano come nello strato sottopapillare e nello strato superflciale del cheratogeno della suola. In qualche villo, sebbene raramente, si osserva talvolta una speciale forma di terminazione nervosa, che ricorda i corpuscoli di M e i s n e r. 'Nel j)odofiUoso i nervi formano un \)X\\t\q plesso nello strato pro- fondo del corion ed un altro sottolaminare. Da questo i fascetti ner- vosi, con 1-12 fibre mieliniche, penetrano, in vario modo, nolle la- mine, in ciascuna delle quali danno luogo ad un plerso dello strato centrale della lamina podofillosa, da cui poi si staccano i rami che volgono verso le facce e vanno a risolversi, presso la base delle lamelle secondarie, in un ]>lesso sottolamellare. I rami partenti da que- st'ultimo, con scarsa miehna o ridotte al solo cilindrasse, si spin- gono nolle lamelle e nolle lamelline e vanno a formare un plesso sot- toepiteliale. Le diramazioni ultimo dei cilindrassi finiscono presso le cellule basilari con estremita sottili o con un piccolo rigonfiamento e solo qualcuna con un ingrossamento a clava di 1-2 y- od al massimo di 4 a. Qualche fibra si spinge tra I'epitelio, si anastomizza talvolta con le altre, onde ha luogo un plesso infraepiteliale. Nel podofiUoso non si trova alcun corpuscolo nervoso terminale speciale. DaW IstitiUo anatomico della R. Scuola Sup. Veterinaria di Torino. SUNTI E RIVISTE lU. Russo A. — I mitocondri ed i globuli vitellini deU'oocite di Goniglia alio stato normalo ed in condizioni sperimentali. Contributo alio studio del deutolecite ed alia dilierenziazione sessuale delle ova di Mammiferi. — JSiota I. Atii deJVAcc. Gioenia di sc. nai. in Catania. Serie 5, Vol. 2. 1909. 20. Id. — Sulla cromolisi delle cellule della granulosa durante il digiuno e sul suo signiticato nella differenziaziono sessuale delle ova di Maramileri. — Nota 2. Ibidem. L'A. lia ceroato di stabilire un confronto tVa I'evoluzione dei mitocondri e dei globuli vitellini alio stato normale e negli animali lecitinizzati. Negli oociti con foUicoIi a cellule piatte dei conigli norraali luaucano del - 2S1 - tutto i materiali deutoplasmatici ; i granuli mitocondriali sono araraucchiati in grumi alia periferia dell'oocite; in oociti piu evoluti i mitocondri si dispongono in flle, le quali si anastonnizzano fra loro, costituendo intine una rete di cordoni, nelle raaglie della quale si forraeranno i vacuoli contenenti il materialo deuto- plasmatico liquido del vitello. I globuli viteliini si costituirebboro per fiisiono di alcuni granuli mitocon- driali e per trasforraazione della loro natura microchimica. Nell'oocite con follicolo a 3 o piu piani di cellule i materiali deutoplasma- tici sono al corapleto; si osserva una vera rete vitellina, come la dertnisce I'A., kuigo la quale ;;ono disseminati i globuli viteliini a struttura mielinica, i quali liauno raggiunto il loro deflnitivo sviluppo; le granulazioni mitocondriali si distinguono tuttora, colorite in azzurro in preparati al metodo Ben da. Pero anclie in follicoli raaturi si osservano uova ben sviluppate, le quali son provviste di globuli viteliini, ed hanno le cellule della granulosa in cromo- lisi; I'A. ritiene che queste uova siano fecondabili. Nelle coniglie alle quali fu soraministrata della lecitina, sia per bocca che per iniezione sottocutanea, Tooplasma appare colorito in azzurro piii intense che nel normale, la disposizione reticolare delle trabecole di mitocondri si svi- luppa piu precocemente e diviene piii presto accentuata die nel normale; inhne anche 1 granuli acidolili a struttura mielinica si formano piii presto. L'aumento delle granulazioni mitocondriali in seguito a somministrazione di lecitina sarebbe indice del raigliorato metabolisrao animale. In una pubblicazione precedente I'A. aveva descritto due specie di uova prossime alia maturita, I'una ricca, I'altra priva di materiali deutoplasmatici ; le presenti ricerche dimostrercbbero che le uova della prima specie hanno rag- giunta r ultima tappa del loro sviluppo nonnale e che per un metabolismo at- tivo si conservano a lungo in tale stato, le uova della secouda specie a meta- bolisrao meno energico, oltrepassano facilmente tale stato e consumano la loro riserva nutritiva; nel secondo caso la granulosa e in degenerazione e percio si trasforma essa stessa in materiale nutritizio. Le prime uova sarebbero destinate a produrre individui di sesso fomminile, le seconde di sesso maschile; e tale supposizione viene avvalorata dalla per- centuale dei nati dei due sessi nelle conighe norraah ed in quelle lecitinizzate. Questi risultati si accorderebbero colle idee e coi risultati di Her twig sull' in- fluenza della maturita delle uova nella determinazione del sesso. Nella 2^ nota I'A. si pone il quesito se le uova mature con granulosa in degenerazione cromatica, alle quali accennammo piu sopra, siano normali o no. Nelle coniglie digiunauti per 15-20 giorni si osserva che in tutti i follicoli vescicolosi le cellule della granulosa parietale perdono i rapporti che avevano fra loro e si distruggono per cromolisi nucleare; nella granulosa ovulare all'in- contro i fatti degenerativi sono scarsi. L'oocite e sempre integro. Tale processo cromolitico ha molta analogia con quello descritto nelle cel- lule dei viteliogeni dei Platodi. E noto del resto che anche norraalmente si osservano, per quanto in mi- sura minore, dei latti di cromolisi negli elenionti della granulosa parietale ; que- sti fatti verrebbero limitati secondo il R. dalla somministrazione di lecitina. Se ci riferiarao ai fatti esposti nella 1* nota, se ne puo indurre che assieme ai caratteri del vitello anche il follicolo abbia il suo valore ncl processo della - 232 - differenziazione sessuale; le uova con granulosa parietale in dogenerazione e con scarsi globuli vitellini sarebbero da considerare come element! die hanno oltrepassato roptiraum del loro sviluppo (ultramaturi) ; se queste uova vengono I'econdate producono a prefei'cnza raaschi. In base ai risultati della nutrizione piu attiva dell' oocite ottenuta sotto la inlluenza del digiuno, e dell'ipernutrizione dell'ovaia ottenuta con la Iccitina, si puo assegnaro un valore piu diretto alia causa naturale, che la durare a lungo lo stato optimum delle uova e che ne accelera la fine, e il cui segno ci e dato dal fenomeno della cromolisi della granulosa parietale. ■-21. Fusari Romeo. — Sul solco orbito-frontale. — Gw7'n. di R. Ace. di Medicina di Torino, Anno 73, n. 5-7, 2Jp. 202-203. Torino, 1910. Col nome di orhito-frontale il Giacomini (1884) descrisse un solco del man- fccllo cerebrale die con una certa frequenza si trova nella parte anteriore infe- riore del lobo frontale, al limite fra la faccia frontale e la faccia orbitaria di questo lobo. II solco, quando e presente, interrompe il decorso dei tre giri fron- tali longitudinali ed entra in anastomosi con i solclii che dividono tali giri. Ad un solco simile aveva gia accennato il Benedikt (1879), il quale voile chiamarlo col nome non bene appropriate di solco orhitario esterno. Succcssi- vameute dal Wernicke esso venne anche detto solco fronto-marginale, denomi- nazione che ebbe poi piu fortuaa di quella adottata dal Giacomini, sebbene non avesse su questa alcun vantaggio, anzi forse meno precisa, perche il lobo fron- tale possiede piii margini. Comunque sia il solco attiro I'attenzione di molti anatomici e piu che come solco a se fu dalla maggior parte considerate come prodotto dalle branche- di biforcazione dell'estremita anteriore dei solchi fron- tali longitudinali e specialmente del solco frontale medio. II Retzius (1896), che si occupo dello studio morfologico dei cerveili fetali, noto in parecchi casi, in leti del sesto mese, un ben distinto solco frontale marginale, ma considero que- sto come solco transitorio. A proposito di questo solco I'A. presenta delle fotografle e dei preparati che dimostrano le seguenti particolarita : 1° Il solco orbito-frontale puo comparire al principio del sesto mese, quan- do sulla faccia convessa dell'emisfero non si trova altro che una lieve traccia del solco di Rolando ; 2° 11 solco orbito-frontale nel feto puo avere sede alquanto variabile, cioe in alcuni casi e riportato decisamente sulla faccia frontale del lobo frontale, in altri sulla faccia orbitaria ; sempre esso si manifesta come un' incisura ben netta non raai interrotta, diretta trasversalmente ed abbastanza profonda ; 3" Al settimo mese, quando gh altri solchi del lobo frontale sono bene manifesti, per quanto non abbiano ancora raggiunto il piano sviluppo, il solco orbito-frontale appare ancora indipendeute da questi ed e sempre profondo ; 40 Anche nel prime mese dope la nascita lo stesso solco pud apparire bene sviluppato ed indipendonte dalla biforcazione anteriore del solco frontale medio ; .5" Nelladulto il solco orbito-frontale puo trovarsi anastomizzato con i solchi frontali 0 con uno di essi, ed allora e facile confonderlo con una semplice biforcazione a j. di questi. In tali casi I'esame della profondita del solco costi- tuisce un mezzo di diagnosi, perche quando il solco e molto profondo (puo es- sere piu profondo dello stesso solco frontale medio) si puo concludere per la porsistcnza del solco orbito-frontale del feto. - 233 - . 6" Da alcuni anatomici fii notata neU'adulto la duplicita del soleo orbito- frontale. Questa duplicita si spiega ammeltendo clie uno doi solchi, il superiore, sia dovuto alia biforcazione di uno dei solchi frontali, mentro I'altro iiU'eriore, sia ancora il solco orbito-froatale che si riscontra talvolta nel feto. 22. Bionii Girsue. — Osservazioni suUo sviluppo e sulla struttura dei nuclei d'origine dei nervi oculomotore e trocleare nel polio. — Rivista ital. di Neuropatol., Psichiatr. eel FAettroterapia, vol. 3, fasc. 7, Eslr. di jjp. 27. L'A. si e proposto lo studio delle raoditicazioni successive che si verificano nei primitivi abbozzi dei nuclei di origine deH'ocnlomotore e del trocleare, flno a che essi abbiano acquistato la costituzione anatoraica che hanno neU'adulto. II materiale del quale si e servito appartiene ad embrioni di polio dal 4° al 21'' giorno di incubazione. I preparati furono eseguiti, sia ricorrcndo a flssazioni e colorazioni corauni, sia applicando il metodo all'argento ridotto di Cajal. Le conclusioni alle ({uali I'A. e. giunto, che testualmente riportiarao, sono le seguenti : I. II nucleo d'origine del iiervo oculomotore nel polio proviene da due ab- bozzi embrionali, uno principale ed uno accessorio.* L' abbozzo principale forma primitivamente, e lino al S'' giorno costituisce da solo, il nucleo. L'abbozzo ac- cessorio invece si diff'erenzia in una epoca piii tardiva e comiucia a rendersi evidente a partire dal sesto giorno d'incubazione. II. Dall'abbozzo principale dappriraa oraogeneo si differenziano dall'S" al 10" giorno d' incubazione i gruppi cellulari ventrale, postero-interno o postero-esterno. III. DalFabbozzo accessorio provengono accessori gruppi cellulari dorso-late- rale e mediale. IV. Le fibre radicolari del nervo oculomotore flno al 5'' giorno d'incubazione sono oraolaterali. Al 6° giorno si ha la primitiva coraparsa di flbre che si decussano sulla li- nea raediana con quelle del lato opposto. Y. Al settirao giorno incomincia assai evidente una migrazione di neurobla- sti Ira i due abbozzi principali del nucleo deiroculoraotore e dura flno al lO'^-ll" giorno. Assai probabilmente da questi neuroblasti migrati si origina la raaggior parte delle flbre radicolari crociate. VI. Al lato mediale del gruppo cellulare postero-interno della porzione prin- cipale dell'oculomotore esiste un piccolo gruppo di cellule di dimensioni poco considerevoli, che negli embrioni e nettamente separate da esso e che nolle adulto vi si trova accoUato sonza esserne piii distinto da alcun limite netto. Probabilmente trattasi di cellule che danno origine a flbre dell'oculomotore. VII. I nuclei d'origine dei nervi oculomotore e trocleare si presentano nelle prime fasi del lore sviluppo perfettamente isolati ed indipendenti 1' uno dall'al- tro, mentre nelle fasi ulteriori si vanno sempre piu avvicinando S nell' adulto vongono a contatto, in maniera che I'uno serabra la continuazione deH'altro. VIII. Il nucleo d'origine del nervo trocleare si origina come un cumulo di neuroblasti situate nella regione deiristrao sul paviraento dell'acquedotto di Sil- vio. Questi neuroblasti fin dall'inizio inviano i loro cilindrassi dorsalmente. IX. Non esistono nel polio flbre radicolari del trocleare che si uniscono con quelle del lato opposto e che subendo un nuovo incrociamento nel velum me- dullare anterius divengono omolaterali. - 234 - 23. Luna Emerico. — Sulla innervazione dei rauscoli lombricali della raano, — A7'ch. cli Anatomia patologica e sc. affini, An. G, Fasc. i. Estr. di pp. 9. Palermo, 1910. Di fronte alio opinioni discordi sulla parte die i nervi raediano e cubitale prendono alia innervazione dei muscoli lombricali della raano, I'A. ha proceduto ad accurate dissezioni su cento individui. Riferiamo testualmente i resultati che egli ha ottenuto dalle sue ricerche : « Primo lomhricale. — II primo muscolo lorabricale riceve costantemente le sua innervazione dal raediano sotto forma di uno o, piu raramente, di due sottili rami nervosi, i quali possono provenire (10 "/o) dal tronco coraune, ma ordinariaraente provengono dal quarto rarao terminale del n. raediano (90 "/o). « Secondo lomhricale. — II secondo muscolo lorabricale riceve ordinaria- raente un raraoscello dal 5*^ rarao terminale del mediano : esso penetra nel mu- scolo per la sua faccia volare, ed alle volte si divide in due rami, dei quali uno ponctra nel rauscolo nella porziono prossiraale, I'altro nella porzione distale. Solo raramente (5 "/o) il secondo lorabricale riceve ancho un raraoscello dalla branca volare prot'onda del n. cubitale. « Terzo lomhricale. — II modo di coraportarsi della innervazione del terzo lorabricale varia a seconda che noi resarainiarao nella raano destra o nella raano sinistra, ed e quosta la ragione per la quale gli Autori sono in cosi grande di- saccordo sulla innervazione di questo muscolo. Ho riscontrato di fatti che nella mano sinistra il terzo lorabricale e generalraente (90 %) innervate dal rarao volare profondo del nervo cubitale : solo nel 10 % dei casi tale muscolo e prov- vi erano sempre validissimi ed auLorevoli, e non pochi zoologi devono a Salvatore Lo Bianco gr-ande riconoscenza. Salvatore Lo Bianco si era col volger degli anni tanto im- raedesimato, per cosi dire, coUa Stazione Zoologica di INapoli che non e possibile pensare ad essa senza che alia mente si presenti la sua tigura caratteristica e buona. II nome suo e indissolubilmente legato a quello di Antonio Dohrn e la sua memoria vivrk imperitura. Un terzo illustre culture degli studi zoologici, e in particolar modo delia Zoologia marina, un crudele morbo ci rapi in pochi giorui Enrico Hillyer Giglioli. Quasi adolescente, il Giglioli prese parte, come aiuto del prof. De Filippi, al viaggio di circumnavigazione, delia Pirofregata « Ma- genta ». Morto il De Filippi durante il viaggio ad Hong-Kong, egli non si smarri d'animo e continuu degnamente le ricerche zoolugiche iniziate dal Maestro. Ritornato in [»atria, pubblico la relazione del viaggio in un grosso volume di oltre mi lie pagine, che rivelano nel suo Autore una coltura amplissima. Questo viaggio aveva fatto conoscere al Giglioli I'importanza dello studio delia vita del mare, e piu tardi con tutta I'anima si adopero perche nel Mediterraneo si facessero anche dal Goveruo Italiano ri- cerche talassografiche. Nel 1881 prese parte alia carapagna talasso- grafica delia R. nave « Washington ». Per merito precipuo del Gi- glioli si scopri la fauna abissale del Mediterraneo, ed oggi ancora la spedizione del Washington e ricordata con onore per la scienza italiana. Il Giglioli non cesso mai per tutta la sua vita di oc- cuparsi con amore delia fauna marina. Un'altra opera nobilissima si propose di compiere il Giglioli, quella di riunire nel Museo di Firenze una raccoltacompleta degli ani- mali i(aliani per servire di base alia pubblicazionedi una fauna italica. - 259 - A questa raccolta egli diede tutta la sua attivitk, e veramente mira- bile e la sezione che riguarda i vertebrati. Egli aveva in animo di illustrare in una pubblicazione grandiosa la raccolta ste^sa : ma la morte prematura non lo permise. Un'altro campo del sapere il Giglioli coltivo con compeienza grande, quelle della Antropologia e della p]tnografia, con numei'osi ed autorevoli pubblicazioni, e col forraare una collezione privata sjtlendi- da e ricchissima. Enrico Giglioli diede pure una parte notevole della sua mi- rabile attivitk alio studio delle questioni riguardanti la caccia e la pesca, e dal 1881 lino alia sua morte, fu Commissario e Presidente desideratissimo di tutte le commissioni governative relative. Enrico Giglioli fu uomo eminentemente buono e tutti lo ri- cordiamo con affetto; la fama dell'opera sua e di quelle che il tem- po accrescerk. La dolorosa enumerazionejlelle perdite fatte dall'Unione Zoologica italiana non e purti"0[)po finita. lo debbo ricordare la morte prema- tura del dott. Giuseppe Nobili assistente presso il H. Museo Zoo- logico di Torino, avvenuta a soli trentun anoi di eta, a Omegna il 4 dicembre 1908. JNei dodici anni del sue lavoro scientifico il dott. G. Nobili pub- blic6 una serie numerosissima di lavori sui Crostacei Decapodi, che lo i'ecero ascrivere fra i piu autorevoli conoscitori di questo gruppo di animali, tanto che i Musei italiaui e stranieri andavano a gara nel confidargli lo studio delle loro collezioni anche le piu preziose. Generale fu il compianto per la sua perdita, poiche la cultura sua, la sua intelligenza, la sua attivitk davano speranza sicura di un brillante avvennire fra i zoologi. II disastro di Messina ci tolse un altro collega illustre, il profes- sore Antonio Zincone, che fu per un trentennio professore di Ana- tomia Umana a Messina, di cui aveva fatto la sua seconda patria. Egli peri coir istituto da lui fondato, lasciando come scienziato e come uomo grande desiderio di se. Ben a ragione Sora, la sua citta natale, voile che un ricordo perenne ne onorasse la memoria. Nel disasti'O di Messina peri un altro collega nostro, il dottor Giuseppe Ourreri professore nel Liceo di Messina e libero docen- te di Zoologia. La morte ce lo rapi nella eta di appena trentatre anni. Egli lascia alcuni buoni lavori intorno alia fauna marina, che accrescono il nostro rimpianto per 1' immatura sua perdita. Alia memoria di tutti i compianti coUeghi vada dalla Unione Zoologica Italiana un caldo tribute di afFettuoso ricordo. II Segretario pi-of. Monticelli riferisce suU'andamento deli'Unione Zoologica; - 260 - Consocii ! II nono Convegno Zo()lo,L,nco uazionalo, per voto unanime dell'As- semblea della nostra Unione, radunatasi a Bormio nel settembre del 1908, doveva tenersi nella" primavera 1909 in Sicilia. Al Comitato or- dinatore, costituito dai Soci professor! nelle University sicule, era state affidato il compito di organizzarlo e di stabilire la sede o le sedi delle riunioni, poich6 era desiderio della presidenza, interprete del voto deU'Assemblea, die si facesse in modo che le tre citta universitarie deir isola ospitassero il Convegno, per porgere occasione alia nostra Unione di largamente visitare la Sicilia. Ma il terremoto di Messina del decembre del 1908, che tanto lutto ha gettato nell'lsola ed in tutta la nazione e colpi nostri Soci che rimasero vittime deU'immane disastrt), dal quale altri solo per fortunato caso, poterono scampare, non ha permesso tradurre in atto il deliberato deU'Assemblea. Nella luttuosa contingenza il Vice-presidente allora in carica prof. Rosa pro- pose, con r unanime consenso dei Soci, ai quali non fu invano fatto appello, che si devolvesse per una sottoscrizione sociale quel tanto che ciascun socio poteva destinare per prender parte al Convegno di Si- cilia che non si sarebbe potuto piu radunare. La sottoscrizione, aperta dalla Segreteria frutto I'obolo che a oome deil'Unione fu versato al Comitato di soccorso istituito dalla Societa di Naturalisti in Napoli pel profughi e feriti di Messina e Calabria. Sospeso il Convegno in Sicilia nel 1909 e poi di fatto rimandato ad altro tempo indeterminato, mancava ogni indicazione di sede pel Conve- gno e lAssemblea da tenersi inquesto anno. Nel frattempo, nel giugno dellu scorso 1909, costituitosi in Napoli, per iniziativa della Societa di Naturalisti, il Comitato per le onoranze e festeggiamenti alia memoria di Fil i ppo Ca vol i ni nel primo centenario della sua morte, che ricorre appunto in questo anno 1910, TUnione Zoologica fu ufficialmente invi- tata dalla presidenza del Comitato suddetto a tenere la sua annuale adunanza ed a convocare il nono Convegno Zoologico uazionale in Na- poli in occasione di questa solenne commeraorazione. La presidenza della Unione accolse di buon grado e volentieri 1' invito cortese, nella sicui-ezza d'interpetrare il comune sentimonto dei soci di rendere, con I'intervento ufficiale deil'Unione Zoologica italiana alle feste Cavo- liniane, doveroso tributo d'omaggio all' illustre biologo napoletano, la cui memoria la Societk di Naturalisti in Napoli ha voluto, con nobile iniziativa, rievocare ad un centennio dalla sua morte. Siamo porcid oggi, di nuovo riuniti in Napoli, dove I'Unione tenne il secondo dei suoi Convegni or son n<»ve anni, cementando il sodalizio che, soito a Pavia nel 1900, fu integrate a Bologna. E mentre ieri soleLnenionie commemoravasi Filippo Cavolini, il nostro presi- - 261 - dente inaugurava questo Convegno Zoologico nazionale e la nona Assemblea annua dell'Unione. Riferendomi alle relazioni che vi ho lette nei precedenti Convegni, con piacere posso oggi ancora una volta confermare cio che in esse vi ho riferito : cioe delle sempre ottime condizioni morali ed econo- miche della Unione; che se per morte o defezioni inevitabili nelle so- cieta ha perduto dei soci, nuovi ancora e non pochi ne acquista an- nualmente, e molti che il sodalizio avevano abbandonato ritornano nelle nostre file. Ci6 che e prova del sempre maggiormente rinsaldarsi della nostra Unione, che accoglie i cultori della zoologia nel senso piii largo e comprensivo della parola di tutta Italia, per confermata auto- ritk e prestigio acquisito, data I'iraportanza che essa ha assunta in tutte le manifestazioni collettive d'interesse scientifico nazionale, affer- mandosi all'estero. L' Unione, di fatto, e stata sempre e dovunque rappresentata, ed ha in ogni contingenza difesi i diritti e le ragioni della Zoologia ita- liana, perche a questa fosse fatto e riconosciuto il posto che le com- pete nelle questioni d'interesse internazionale della nostra scienza. Nel Convegno di Bormio fui lieto di potervi annunziare che, per opera della nostra Unione, si era ottenuto il riconoscimento ufficiale della lingua italiana nei Congressi Zoologici internazionali; che ora ha avuto la sua pratica applicazione nell'ultimo Congresso teste tenutosi a Graz : perche in tutte le manifestazioni ufficiali di questo, dalle circolari ai brindisi, la lingua italiana ha figurato fra le quattro oramai ammesse nei Congressi. Nel medesirao Congresso di Graz, sempre per I'azione spiegata dalla Unione Zoologica, il nostro paese oltre ad avere assicurata, come annunziai nell'assemblea di Bormio, la rappresentanza ufficiale nella Commissione internazionale per la nomenclatura zoologica, alia quale per la prima volta ha preso parte nella persona del suo delegate, ha ottenuto ancora di avere [nel delegate italiano. chiamato da ora a fame parte] un rappresentante nel Comitate direttivo del « Concilium Bibliographicum » di Zurigo. L' Unione e ancora rappresentata nella Commissione internazionale di Zoologia medica, di recente istituzione, nella persona del suo Segretario, come lo era gik da tempo nella Commissione internazionale per le ricerche talassografiche nella persona del prof. Vinciguerra. Infine il delegate della Unione al Congresso di Graz e state chiamato quale rappresentante dell' Italia nel Comitate serto, ad iniziativa del Sig. G. Sarasin nel sene del detto Congresso di Graz per la « Weltnaturschutz ». Non ricorder6 qui le altre i-appresentanze ufficiali dell'Unione, g'lk annunziate in altri Convegni, in Comitati internazionali interessanti le nostre discipline. Sicche posso affermare che non vi sene e non vi saranno manife- stazioni internazionali che intercssano la Zeulogia. alle quali, per I'o- - 262 - pera costante della nostra associazione, 1' Italia non prenda parte ufficialmente invitata per mezzo della Uniono Zoologica italiana: alia quale, come ebbi a rilevare nel ConveLmo di Bormio, in ogni occa- sione ormai si fa capo come al sodalizio die rappresenta la sintesi degli interessi scientifici e nazionali della Zoologia in Italia. L' Unione Zoolot^ica, oltrech^ al Congresso internaziouale di Graz, dove fu in- caricata ufficialmente dal Governo, nella persona del suo delegato, di rappresentare 1' Italia, e stata pure rappresentata alia inauuurazione del monumento a Lamarck a Farigi e di Darwin a Cambridge, come a quello di Ilaller a Ginevra nello scorso anno 1909, nonche nella recente inaugiirazione del Museo Oceanografico istituito dal Principe di Monaco ; come pure nei Congressi internazionali di Ornitologia di Berlino e di Entomologia di Bruxelles. Sempreche il decoro della Zoloogia Italiana lo richiedeva, sollecita la Fresidenza dell' Unione ha provveduto con 1' invio di delegati od e intervenuta nel modo piu opportune e convenientc per la nostra Societa. Ne meno vigile e stato r interessamento della Unione nelle questioni coUaterali e d'ordine applicativo della Zoologia, cooperandosi sempre e costantemente con voti e proposte che furono presi in considerazione ed accolti dalle competenti autorita. Tutte le deliberazioni della Assemblea di Bor- mio suno state tradotte in atto, ed i voti fatti furono trasmessi per opera del Consiglio direttivo e della Segreteria. Le varie Commis- sioni nominate a Bormio per lo studio, loro affidato, delle question! discusse in quel convegno lianno atteso al loro lavoro e riferiranno in questa adunanza siill'opera compiuta. E mentre su queste rela- zioni dovra la nostra Assemblea deliberare, nuove proposte di studio le saranno sottoftoste per altre important! quistioni d'interesse gene- rale e particolare, cosi scientifico che pratico: fra le quaii una 6 stata gia annunziata nel suo discorso inaugurale dal nostro Presi- dente. Su queste richiamo I'attenzione della I'nione che va cosi in- tensificando lo studio di tutte le questioni che interessano cosi diret- tamente che indirettamente il progresso della zoologia e lo svolgi- mento di questa scienza in Italia, cocsiderata sotto il puuto di vista cosi scientifico e tecnico, che applicativo e pratico. Constatando anctira una volta la salda compagine ed il florido prosperare, per importanza assunta, dalla nostra Unione nel primo decennio che or si compie di sua esistenza, concludo la mia relazione col voto sincero e sentito per costante afi"etto e fede immutata nel- I'avvenire per la sempre piii prospera sorte ed opera feconda dell'U- nione Zoologica italiana. II Sefi;retario da lettura dell'elenco degli aderenti al Congresso e da comu- nicazione delle rappresentanze e di coloro che scusano il loro mancato inter- vento. - 263 - II Presidente riassume la proposta svolta nel suo discorso inaugurale perohe I'Unione studi I'organizzazioue di ricerche intorno alia vita e le opere degli zoologi italiani, per integrarne la loro figura nella storia della scienza, e curi la istituzione di racoolte di documenti e manoscritti ad essi apparte- nenti da conservavsi nei musei nazionali o negli istituti zoologici. Propone la nomina di una Coramissione, che I'assemblea deferisce al Presidente. II Presidente da la parola al prof. Monticelli per svolgere una sua pro- posta a complemento ed integrazione di quella fatta dal prof. Camerano al Convegno di Bormio sullo studio razionale della Fauna alpina. II prot. Mon- ticelli osservando che questo studio si risolve in fondo, second© i criterii espressi dal prof. Camerano, in quelio di tutta la fauna terrestre d' Italia, pro- pone che tale studio sia completato con quelio della fauna marina costiera del littorals italiano. Questo studio dovrebbe essere condotio con criterio faunistico biologico che egli svolge, esplorando cioe metodicamente le coste ita- liane in modo da poter, col tempo, compilare un repertorio completo delle specie costiere che raccolga tutte le notizie sulla loro biologia e quelle riguardanti la corologia, nonche le relative modificazioni etologiche e le eventuali varia- zioni morfologiche secondo le ditierenti localita della costa. II prof. Monticelli fa notare che qutista sua proposta, nell'interesse della fauna italiana costiera, trae origiue da quanto fu deliberato dalla commissione internazionale costi- tuitasi a Monaco nel Museo oceanografico circa un'intesa fra le stazioni zoolo- giche del mediterraneo per uno studio della fauna costiera del bacino del Me- diterraneo, con particolare direttiva di indagine che potrebbe dirsi talassobio- logica, del quale e stato anche tracciato un programma di ricerche ad inizia- tiva deiristituto oceanograOco suddetto. Da questo largo e molto coraplesso piano di studio della biologic costiera, il prof. Monticelli ha presa I'iniziativa del piu ristretto programma di studio, che propone, di ricerca taunistica-regio- nale: il quale potra anche servire ad integrare, pel materiale che si andr^ raccogliendo, il lavoro del programma internazionale che si svolgera sotto I'egida dell'Istituto oceanografico di Monaco. II prof. Silvestri chiede se il Comitato talassografico dovra occuparsi an- che della fauna costiera, II Presidente risponde che detto Comitato ora, che non e piu dipendente dalla Societa Italiana pel progress© delle Scienze ma dal Minister© della ma- rina, si pretigge altri scopi d'lndagine oceanografica ]1 prot. Monticelli da ampi schiarimenti sulle campagne talassografiche e sullc, ricerche che formano il programma di queste nel Mediterraneo, giusta quanto e stato stabilito dalla C©ramissione talassografica di oceanografia riunitasi nel marzo-aprile sc©rso nel Museo Oceanografico di Monaco. Le campagne talas- sografiche non dovendo investigare la fauna costiera, fu appunto per questo che a Monaco, i;el seno della Commissione talassografica, s'intese il bisogno di un accordo fra le stazioni zoologiche del Mediterraneo per lo studio costiero del Mare e della biologia littoranea, accordo che fu, come e stato aocennato., discuss© da una Commissione costituitasi all© scop© di formulare un programma di studii, che il prof. Monticelli presenta all'Assemblea, perche puo servir di base a quell© che d©vrebbe svolgersi in attuazi©ne della sua pr©posta. II prof. Monticelli soggiunge che si p©trebbe, c©rae si e fatto per la fauna alpina, nominare una Commissione per lo studio della fauna littoranea che stabilisca il piano di studio e le modalita di esse. - 264: - II prof. Silvestri crede che si debba aspettare che il Comitato talassogra- fico italiano pubblichi il regolaraento dell'azione che deve svolgere, per vedere SB non sia piu opportune di associarsi al Comitato suddetto per 1' attuazione della proposta Monticelli. II prof. IVIontic s o 2 ® © © p S <^ o i-S © « S TS » SB ^ C3 0 p C c^ rt-' -i © ►1 l-J ITi o © O o W '^ a TS *T3 o c OQ 1= !=! B * cc 02 o ^— *» ^ — >, H M o o B B Oss. II segno -|- indica le forme estinte. La discendenza umana e parallela con quella degli antropoidi in linee divergenti. Per I'Europa sono soltanto nominate due forme estinte di antropoidi, ma se ne trovano altre. Per I'Africa s'ignora se oltre i viventi gi^ esistessero altri antropoidi. Fra Hominidae di America e dei continenti antichi finora non tro- vasi relazione ed esiste una lacuna ; cosi anche fra gli altri Primati delle due regioni, S'intende che questa ricostruzione di discendenze e ipotetica e per quanto le cognizioni presenti lo consentano. Hominidae. Classificazione sistematica. Palaeanthropus, gen. (estinto). Pal. europaeus (sin. Homo neanderthalensis, H. primigenius) spec. Pal. krapiniensis, spec. Pal. heidelbergensis, spec. (sin. H. heidelbergensis, Schoet): Notanthropus, gen. - 273 ~ Not. eurafricanus. spec. N. eurafricanus archaicus, var. N. eurafricanus recens, var. N. eurafricanus nordicus, var. N. eurafricanus mediterraneus, var. Not. eurafricanus mediterraneus europaeus, subv. » » » libycus, subv. » » > arabicus, subv. » » » aegyptiacus, subv. » » » indoiranus, subv. Not. eurafricanus africus, var. Not. eurafricanus dravidicus, var. Not. eurafricanus australianus. var. Not. eurafricanus polynesianus, var. Not. eurafricanus toda-ainu, var. Not. eurafricanus toda, eubv. Not. eurafricanus aiuu, subv. Not. afer, spec. Not. afer aethiopicus, var. Not. afer niger, var. Not. afer sylvestris, var. Not. afer africus, var. ibrida. Not. aethiopicus libycus, var. ibrida. Not. afer melanesiensis, var. Not, pygmaeus dolichomorphus, spec. Not. pygmaeus melanesiensis, var. Not. pygmaeus brachymorphus, spec. Not. pygmaeus oceanicus, var. Not. pygmaeus ceylonensis, spec. Not. australis, spec. Not. australis humilis, var. Heoanthropus, gen. Heo. arcticus, spec. H. arcticus subarcticus, var. H. arcticus commixtus (kirghis), var. H. arcticus fennicus, var. H. arcticus siamesis, var. H. arcticus malayensis, var. H. eiirasicus, spec, ibrida (H, arcticus ~\- Not. mediterraneus) H. eurasicus europaeus, var. H. eurasicus asiaticus, var. - 274 - Heo. orientalis o sinicus spec. H. orientalis japonifus, var. H. orientalis tibetanus, var. H. orientalis submalayensis, var. Archaeanthropus, geu. (estinto). Arch, pavipaeiis, spec. (sin. Homo pampaeus, Amegh.) Hesperanthropus, gen. H. Columhi, spec. (Homo pliocenicus, Kobelt). H. Columbi antiquus, var. (fossile). H. Columbi esquimensis, var. H. Columbi planitiae, var. H. Columbi Sooorae, var. H. Columbi amazonius, var, H. Columbi paraguayensis, var. H. Columbi araucanus, var. H. patagonicus, subsp. Nelle ore pomeridiane i Congressisti si recano, insierae con gli invitati, le Autorita e il Comitato, a Posillipo, per assistere alio scoprimento della lapide a Filippo Cavolini. L'imbarco ha luogo sul piroscafo Capri della Society di Navigazione del Golfo di Napoli. Alle ore 14 i congressisti, dopo un ameno tragitto, accom- pagnati dalla piccola flottiglia della Stazione zoologica, sbarcano al Capo di Posillipo, a villa de Mellis, ove ha luogo la solenne cerimonia dello scopri- mento della lapide. Dopo i discorsi del rappresentante del Sindaco Com. Cor- rera e del prof. Monticellj presidente della Societa di Naturalisti, promotrice dei festeggiamenti Cavoliniani, vieu scoperta la lapide cenbenaria opera dello scultore Com. Mossuti. Dopo la cerimonia vi fu un ricevimento offerto dai si- gnori De Me!!is, pronipoti di Cavolini. I congressisti ritornauo poi a Napoli con lo stesso piroscafo, compiendo un breve giro nel golfo. Mercoledi 14 settembre. (Seduta antimeridiana) (nell'Aula di Zoologia) II Presidente da la parola al prof. Bertelli per svolgere una proposta ten- dente ad intensificare I'azione della XJnione per le quistioni inerenti alia caccia in Italia. Bertelli conclude invitando L'Unioue zoologica a nominare dei commissari che preparino una accurata relazione sulla questione della caccia, la quale relazione fornirebbe indubbiamente ai legislatori importanti ed utili notizie. II Presidente mette in rilievo come la proposta del prof. Bertelli sia della piu grande iraportanza in previsione appunfo dei provvedimenti legislativi richiesti da molte parti d'ltalia per disciplinare la grave e vessata quistione della - 275 - caccia da noi. Fa osservare come I'U. Z., che si 6 sempre interessata cou voti e proposte largaiuente discusse in precedenti adunanze, debba prendere in seria considerazione la proposta Bertelli, la quale entra nelia sfera dell' azione che essa va svolgendo con costante solerzia per tutte le questioni che derivano pratica applicazione da iraportanti e complesse quistioni biologiche. II Pi-esi- dente quindi, aperta la discussione, con I'accordo unanime dell'assemblea che ac- cetta la proposta Bertelli, propone che la Coramissione sia costituita dai soci piu competenti in materia delle varie regioni d'ltalia. L'assemblea del3ga al Presidente la designazione del componenti tale commissione. II Presidents chiaraa a fame parte : il proponente prof. Bertelli ed i professori Arrlgoni degli Cddl, Festa, Ghigi, Lepri, Martorelii, Nlnni, Salvador!, e Silvestri. II Presidente comunica che ha chiamato a far parte: 1° — della Commissione per gli studi storici sui zoologi italiani (v. se- duta precedente) i soci : Andres, Camerano, Cattaneo, Monticelli, Parens e Rosa. 2o — della commissione per studiare la fauna costiera i soci : Ficalbi, Grassi, Giglio-Tos, Monti (Rina), Monticelli, Parona, Raffaele, Russo e Vinciguerra. 3° — della commissione per la nomenclatura auatomico-zoologica i soci: Bertelli, Chiarugi, Fusari, Romiti, Sala, Valenti, Versari per I'anatomia umana, e Camerano, Cattaneo, della Valle, Ficalbi, Giardina, Grassi, Raffaele e Russo per la zoologia ed anatomia comparata. Della detta commissione fara parte d'uiflcio, per r intesa fra i singoli component! nella coordinazione del lavoro, il Se- gretario dell'Unione. La commissione, a norma del deliberato dell'Assemblea, si aggreghera un filologo. II Presidente dk la parola ai soci per le Comunicazioni scientificlie. Police, 6. — Prima serie di osservazioni ed esperienze intorno alia pesca con le sorgenti luminose, Le questioni riguardanti la pesca marina si presentano niimero- sissime alia osservazione di chi si occupa di essa. Ora sono d'indole pratica in rapporto ai metodi usati dai pescatori per la loro indu- stria, ora sono questioni riguardanti le leggi che guidano e discipli- nano la pesca. Sono principalmente le leggi che la guidano che oggi avrebbero bisogno di essere studiate, poiche, sventuratamente, noi non possiamo dire di avere una vera e propria legislazione della pesca, in quanto questa e costituita da leggi e decreti che si seguono e si contradi- cono secondo i criterii politici e secondo gl'interessi locali, II libro del Targioni-Tozzetti (^) « La pesca in Italia », che e I'opera di maggiore inole che suUa pesca si abbia da noi, e che raccuglie i decreti ed i regolamenti sulla pesca nelle differenti epoche fino al 1871, ^ la pro- va piu evidente di quanto ora ho detto : ne dopo tale epoca i criterii sono mutati. La ragione di tutto ci6 b logica ed e semplice ; nessuna serie di (1) Tar g i on i-Tuz ze 1 1 i , A cl. — La pesca iu Italia: Vol. 2, Genova, lS7i, - 276 - studi e stuta mai iniziata con metodo e continuity intorno a quest! argomenti, poich6 per risolvere questi problemi sono necessari mezzi ed aiuti validi. Avendo incominciato ad occuparmi di pesca ed interes- sandomi ad essa, avvalendomi dei pochi mezzi che ho potuto procu- rarmi da me stesso, ho iniziato alcune esperienze intorno alia pesca con le sorgenti luminose, che e uno dei piu important! problemi di pesca che oggi si presentino, visto che gran numcro di reclami si elevano contro di essa. Espongo i risultali finora ottenuti auguran- domi di poter continuare lo studio dell'argomento e con mezzi piu vasti e potervi portare un piu largo contributo, Non e la prima volta che vien fatta quistione della pesca con le sorgenti luminose : essa 6 stata discussa nei varii decreti determinanti in epoche differenti la sua soppressione ; ed, a varie riprese, negli ultimi anni se ne e occupata la Commissione consultiva di pesca. Non elen- cher6, n^ discuterd qui le varie opinioni espresse in proposito, riser- bandomi di farlo in altro lavoro piu completo. In questo lavoro pre- lirninare mi limito ad accennare il modo come deve essere impostato lo studio della quistione, le esperienze finora da me fatte in rapporto ad essa e le considerazioni che se ne possono dedurre. Risiedendo a Napoli, i miei studi sono stati fatti nol nostro Golfo, dove la pesca con le sorgenti luminose e abbastanza esercitata e dove promuove reclami da parte dei pescatori che, adoperando mezzi differenti di pe- sca, se ne dicono danneggiati. Fino a pochi anni fa (a Napoli fino a 3 anni fa) la sola sorgente luminosa impiegata per la pesca era costituita da pezzi di legno resi- noso (radici di pino) che accesi potevano proiettare sulla superficie del mare una luce rossastra, scialba, velata da fumo abbondante, che poteva poveramente illuminare breve tratto di mai'e. Questo metodo d'illuminazione, a Napoli, dicesi focone. La pesca col focone non soUe- vava reclami, vislo che si adoperava limitatamente solo per la pesca con il lanzaturo (fiocina) o per la pesca all'amo di alcuni MoUu- schi [Todarodes). Piu abbondantemente per6 era adoperata in altre parti d'ltalia, tauto che in qualche regione anche contro di essa furono emanati dei decreti di proibizione. I reclami contro la pesca con le fonti luminose cominciarono ad abl)ondare, allorch^ al legno di piuo fu sostituito il gas acetilene. Questo da una luce molto piu chiara, che si puo spandere su di una superficie piu vasta dove pu6 meglio concentrarsi per mezzo di un liflettore ; e di uso piu comodo, poiche il caricare il gassometro da molto minor noia dello spaccare il legno di pino per ridurlo in pezzi lunghi onde farli bruciare maggior tempo. Per queste ragioni essa si diff'use rapidamente e numerosi decreti di proibizione sono comparsi e corapaiono tuttora per questo metodo di pesca. - 277 - I danni apportati dalla pesca con la luce dovrebbero essere di due ordini: danni bioloo^ici, in rapporto aHMmpoverimento di deter- minati tratti di mane, e danni pratici in rapporto alle posche fatte sonza il concorso della luce ed in rapporto alia navigazione. I danni biologici sarebbero i piii important!, inquantoche se que- sta [lesca producesse im|>overimento del mare, anche temporaneo, senza dubbio essa dovi'ebbe essere assolutamente proibita in tutte le regioni indistintamente. La luce a Napoli si applica alia pesca con gli ami, a quella con il lauzaturo (fiocina) ed a quella con le reti. La pesca con gli ami e la luce si esercita per speciali animali ed in determinati punti: principal mente a Capri oul versante della Piccola Marina per la pesca dei Totari {Todarodes). Non mi occupero qui di qu'ista pesca essendo essa molto limitata e speciale, ed esercitata solo in poclii mesi dell'anno, taiito che non promuove alcun reclamo da parte dei pescatori. Reclami sono promossi dalla pesca con la tiocina e la luce, ma soprattutto da quella con le reti e la luce. E sono quesfci due metodi di itesca che per I'occasione hanno fattu speciale oggetto delle mie osservazioni. Pesca col lanzaturo {fiocina) e la luce. II lanzaturo e costituito da una lamina di ferro a niargine circolare da un lato e diritto dall' altro, Sul lato diritto sono inserite delle punte di ferro in numero sempre dispari (denti). Di queste punte la raediana [torta al suo estrerao due alette come una freccia, le altre hanno un' aletta solo dal lato interno. A seconda del numero delle punte i lanzaluri vengono denominati cinquedenti, settedenti e tredici denti. A misura che aumonta il numero dei denti diminuiscono le loro dimensioni. Dal tratto mediano del margine circolare si sviluppa una ghiera che si inserisce ad un lungo bastone. I pescatori che esercitano la pesca col lanzaturo, a Napoli ven- gono detti cuttiatori. La pesca si fa con piccole barche (gozzi = vuzze) per lo piii un pescatore bada alia pesca e I'altro porta i remi guidando la barca se- condo piccoli segnali fatti col gesto o a monosillabi da colui che guida. La barca cammina lentamente, quindi la luce adoperata in questa pesca e mobile, al contrario della luse adoperata nella pesca con le reti, la quale, come vedremo, e tlssa. La luce e prodotta da tre piccoli becchi a gas acetilene coperti da un riflettore, in rapporto con un [)iccolo gassometro per mezzo di un tubo di gomma. - 278 - II cuttiatore si dispone a pro ra del gozzo col lanzaturo in raano pronto a lanciarlo rapidsvjTiente non appena scorga la preda. Allorche la superficie del mare e leggermente increspata, con difficolta si scorge il fondo, nonostante la luce; per rendere piu uniforme questa super- ficie il [tescatore la spruzza d'olio per un certo tratto ritornando poi sul tratto di mare chiarificato. Per lo piu questa pesca si fa presso la costa, a non piu di 3 o 4 metri di profondita, sia perche gli animali vengono lanzati diretta- mente sul fondo del mare, sia perche ivi abbondano scogliere e piane, dalle quali la luce puo attirare gli animali ricovei'ati. Si fa [tero an- che lontano dalla costa, ma solo per la pesca delle Aguglie (Auglie = Belone acus liisso) le quali vengono alia superficie e si lanzano col tredicidenti. Pur non essendo debole quanto quella prodotta dal focone, la luce ad acetilene impiegata per questa pesca non e di grande intensita, dato il numero dei becchi ed il piccolo gassometro adoperato ; essa illumina un tratto di mare per non piu di 3 o 4 mq. di superlicie. Questa luce essendo mobile o illumina soltanto gli animali che passano, o al piu pu6 attirare solo gli animali ricoverati nelle anfrat- tuosita degli scogli presso cui passa, o quelli trovantisi in una zona molto circoscritta. Certo e che il numero degli animali attirati e mi- nimo: a volte si cammina un' ora intera senza che un solo aniraale venga a porsi a portata del lanzaturo. Allorche capitano questi ani- mali nella zona illurainata, li si vedono passare con grande rapidita e scappar via : ci6 che fa credere che I'animale attratto ad una certa lontananza dalla zona luminosa di intensita attenuata, resti abbagliato e spaventato della sua grande intensita allorche viene iucontatto di- retto con essa. II cuttiatore h costretto a lanciare il suo lanzaturo con rapidita pari a quella con la quale passa I'animale: ed e mirabile I'abilita con la quale questi modesti lavoratori sono precisi nel loro colpo, assai di rado fallandolo, anche quando si tratti d' individui di non grandi di- mensioni : con rara destrezza ho veduto lanzare perfino una Seppia non piu lunga di 10 cm. In generate questa pesca si fa soltanto sopra individui adulti; as- sai di rado capitano dei piccoli, i quali d'altronde sono spesso trascu- rati dal cuttiatore. Dai risultati di questa pesca si deduce che essa non e abbondantissima : in estate un cuttiatore pesca in una notte al piu 5 o 6 kg. di pesce, spesso molto mono. D'inverno presso gli scogli pos- sono capitare pesci di grandi dimensioni, come Cefaii {Mugil cepha- liis Cuv., Mugil chelo Cuv., Mugil capilo Cuv.) o ^\}\uo\q {Lahrax lupus Cuv.) e allora si puo fare una pesca piii abbondante che pu6 raggiungere perfino il peso complessivo di 20 o 30 kg., allorche si pescano individui del peso di 3 o 4 kg. I'uno. - 279 - In generale negli ambienti nei quali si fa questa pesca non si appostano che le nasse o qualche piccola rete di posta (Sinkie). E assai difficile di scorgere quali danni potrebbe apportare questa pesca. La quantitk di animali die per essa si prende 6 cosi poca cosa, che neppure loutanameiite potrebbe [)roduri-e un impoveriraonto anche momentaneo, nelle zone d'acqua nello quali si esercita, ne produce al- cun danno alio altre pesche, in quanto sia con le nasse, sia con le reti di posta, sia con qualche sciabich i el 1 o die arriva fin sotto la costa si pesca una quantita di animali talmente superiore a quella l)i'esa col lanzaturo, che questa diviene assolutamente trascurabile. In una zona di mai'e in cui piu speciahnene ho fatto le osser- vazioni suUa pesca in parola, lungo la costa da Capo Posilipo a Co- roglio, dove abbondano i cuttiatori, per mesi interi ho seguito il pro- dotto della pesca con i -vari ordegni, senza mai trovare uno squilibrio nella quantita di animali pescati ; ed anche osservandosi questo squi- librio in nessun modo a me pare che si sarebbe potuto attribuire alia pesca con il lanzaturo e la luce. Pur tuttavia io stesso ho raccolto le lagnanze dei pescatori : a che cosa bisogna attribuirle? Allorche questa pesca si faceva con il focone, per i pochi coraodi offerti dal metodo, i cuttiatori erano pochi : a Posilipo se ne conta- vano solo due o tre ; con Tapplicazione dell'acetilene il loro numero e aumentato : sono una ventina. A me pare quindi che auziche trat- tarsi di danni veri e propri prodotti dal metodo di pesca, si tratti di concorrenza fatta da un metodo di pesca, col quale d'altronde si piglia molto minor quantita di animali di altri metodi. La luce adoperata per la pesca con il lanzaturo fatta al largo per pescare le Aguglie, addirittura non produce inconvenienti, in quanto non fa che illuminare gli strati superiori dell'acqua nei quali navigano le Aguglie: lontano dalle costa non puo portar disturbo ai pesci annidati fra gli scogli, e per il suo muoversi e per la sua in- tensitk non puo attirare i pesci dagli strati profondi del mare. Pesca con la luce e le reti. La luce viene impiegata a Napoli come coadiuvazione in quelle reti a sacco dette reti a fonte, caratterizzate dal fatto che il mar- gine inferiore del sacco non striscia sul fondo del mare come nelie reti a strascico, tali I'Agugliara, la Gastaurellara e Lam- para. Principalmente, pero, quasi esclusivamente, anzi, la luce viene adoperata con la lampara che fra le citate e la retedi maggiori di- measioni. - 2S0 - La lam para e una rete costituita da un sacco dal quale partono due lunghe braccia a pareti molto ample. II marg:ine inferiore del sacco pesca nell'acqua ma in generale non tocca il I'ondo del mare; il margine superiore galleggia. II sacco dolla lampara vien detto fonte. Perche possa galleggiare al margine superiore della fonte sono legati dei sugheri (co rti c i ); al margine inferiore invece sono legati dei piombi per mantenerlo in basso e questo margine con i piombi vien detto caiai)iombi fcala- chiummo). Alloi-clie la rete e distesa, la parete inferiore del sacco e molto piii S[)orgente, della superiore, per modo clie il margine infe- riore viene innanzi per parecchie volte in lunghezza del superiore. Questa parete inferiore sporgente vien detto letto della fonte. II fondo del sacco piglia il nome di coppo. La pesca con la lampara e fatta da una barca sola nella quale sono sei o sette pescatori. S"incomincia col gettare prima un braccio della rete il cui estremo si abbandona a mare affidato ad un barile vuoto detto spgnale (nzignale), poi la fonte, indi I'altro braccio. Nel frattempo che I'operazione dell" immersione della rete e fatta da alcuni dei pe- scatori, gli altri remano in modo da costringere la barca a descrive- re gradatamente una circonferenza, in modo che allorche e stato im- merso I'ultimo estremo del secondo braccio essi si trovano al punto di partenza. In tal modo la rete ha circuito tutto un tratto di mare. Allora, un gruppo di pescatori da un lato della prora del gozzo, un altro gruppo dall'altro lato, contemporaneamente tirano le due braccia della rete nella barca con movimenti cadenzati e tali da imprimere loro uno scotimento impulsive che cammina verso la fonte. Cosi viene sempre pill a restringersi lo spazio compreso fra le braccia; gli animali ricinti vengono spihti prima sul letto e poi nel coppo che vien tirato su per ultimo. II nome di lampara dato a questa rete poti-ebbe far credere che ad essa andasse strettamente legato I'uso della luce; invece non e cosi. C^uesta rete voniva adoperata molto prima che si applicasse ad essa la luce, ed il Costa (') opina che il nome le venga dal fatto che scotendo le ample braccia nel ritirai'e la rete si vengano a pro- durre dei riflessi fo.sforescenti i quali farebbero si che il pesce stor- dito (il Costa dice con parola puramente dialettale stonato) an- dasse a depositars! sul letto. Realmente, dato il movimento impresso dai pescatori alle braccia della lampara si ha una lieve fosforesceuza specie nelle notti di luna ; ma non mi pare che questa fosforescenza, che, e sempre lievissima, possa avere un'azione tale sul pesce da stor- dirlo. Per me la lampara e semplice retedicircuizione e le sue ample (') Costa, A. — La pescu uel Goltb di Najxili; Atti li. Istituto d' Incoragjlaviento, Napoli (1), Vol. 7. - 281 - braccia materialmcnte sono sufficienti a spingere e raccogliere nella fonte gli animali i*accliiusi nello spazio da esse circuito. Allorch^ alia lam()ai'a si applica la luce, piglia parte alia pesca anche un'altra barca. Questa porta I'appanecchio illuminante, costi- tuito (la cinque robusti becchi ad acotiloiie alimentati da un capace gassometro e protefti da un ami»i(j riflettore di ferro smaltato in bianco. Si fissa quest'apparecchio a prora del la barca (per mezzo di apposito sostegno) in modo che il riflettoi'e sia por()endicolare alia sponda delta barca e possa inviare il fascio di luce per lungo tratto innanzi a se. La luce proiettata con questo apparecchio e di gi-an lunga supei'iore a quella di cui e capace Tapparecchio ad()[)erato per la pesca col lanzaturo, essa illumina una superHcie di mure che si estenJe per [)arecchi metri quadrati. Possono i)igliar parte alia pesca anche due o tre luci con un" unica rete, la quale successivamente si getta nei difFerenti specchi d'acqua ilhiminati. Siccome la lampara raccoglie soltanto i pesci che si trovano ne- gli strati .mpcrticiali di acqua, nei quali essa pesca, la luce ha per iscopo di attirare gli animal i del fondo verso la superlicie. A tale uopu la barca che porta la luce I'esta ferma in un [)unto aspettando clie dogli animali vengano attratti. Pao restare ferma cosi un quarto d'ora, mezz'ora o anche piii, a secon la della profondita alia (juale si pesca, o della quantita di animali viventi nei punto dove vioneappli- cata la luce, Hiio a che al pescatore che cura la luce, e che guarda atteiiramenie verso ii fondo della zona illuminata, non pare che una quantita sufHciente di animali sia risalita verso gli strati superior! del mare. Allora ne da avviso ai compagni che stanno poco discosti con la bai'ca clio porta la rete, e che gittano la rete nello spazio illuminato raccogliendo gli animali in esso radunati. E interessante vedere come realmente i pesci dal fondo vengono attratti dalla luce diffusa alia superficie. Guardando attentamente diipo un corio tempo che la luce e stata flssata, si veggono lentamente satire, taloi'a in numero di due o ti'e, talora in fi'otte di dieci o quin- dici, talora urio solo, e non di rado vengono atti'atti alia superficie pesci che vivono assolutamento sui fondi, quali lo Soglioio o . i)iccoli yela'iei, i quali possono risalire porfino dalla profonditk di 40 o 50 metri. Con luccliio abituato, i pescatori distinguono perfmo la specie degli animali, a misura che li veggono avvicinarsi alia superficie. Con scoj)0 determinato ho fatto varie osservazioni intorno alia pesca con la lampara e la luce. Anzitutto comincia a fare delle esperienze intorin) alia lampara senza luce. Le prime pesche furono fatte lungo via Caracciolo, e 20 metri dalla costa a 10 e 15 ui. di i)roi'oudita. - 282 - Ogni volta che si gettava la rete furono raccolti da 2 a 5 chilo- grammi di pesce adulto, principalmente Ajate [Oblala melanura L.) e Sparaglioni (Sargus annularis L.) e cii'ca la meta di Fragaglia (novellame). Alia medesimu distanza dalla costa dirimpetto Mergel- lina, fu raccolta su per giu la medesima quaatita di pesce per ogni retata, aggiungendosi alle Ajate ed agli Sparaglioni qualche Sarpa (Box salpa L.), qu-dlche Aguglia {Belone acus Kisso) qualche Tri- glia [MiiUus barhatus L.) q¥ va^digWdi in minor quantita. la tutto pescando dalle sette di sera alle due del la notte, si raccolsero da venti a trenta chilogrammi di pesci adulti ed una diecina di chilo- grammi, di Fragaglia. Ivitornando altre volte a pesca senza luce, serapre non molto di- scosto dalla costa e in punti poco profondi, la quantita di pesce rac- colto non fu mai di molto superiore a quello della prima volta: si arrivo a pescare sessanta o settanta chilogrammi ed anche un (juin- tale di pesce; ma talora il raccolto fu in quantita molto rainore. Le prime esperieiize con la luce furono fatte nello specchio d'acqua fra Nisida e Coroglio a 200 metri dalla costa a 30 metri di profon- dita. Prim,a feci gittare la rete senza luce ; la quantitk di pesce preso fu minima; poco piu di due chilogrammi di pesce adulto e pochis- sima fragaglia. Furono impiantati, ad una certa distanza tra loro, due gozzi con la luce, indi, a tempo debito fu gettata la rete. Nella prima retata furono presi una diecina di chilogrammi di pesce: Sarpe, Sardoni, {Clupea aurita Gthr), Savarielli {Trachurus trachu- rus L.), Lacerti {Scomber scombrus L.), Ajate; e un mezzo chilo- grammo di Calamari {Loligo Vulgaris Lam.); Fragaglia pochis- si ma: meno di un chilogrammo. Nella seconda retata furono presi un quindici chilogrammi di pesce. iNella terza poco meno. JNella quarta di nuovo quindici chilo- grammi. Ritornato fin dall'indomani sera a pescare alia medesima localitii successive volte, talora si e preso complessivamente una quantita mi- nore di pesce, tal'altra se n' e preso di pii^i : mai per6 tanto da far notare uno squilibrio tale nelle quantita di animali pescati da far cre- dere ad una diminuzione anche momentanea degli animali raccolti in un medesimo tratto di mare. Una seconda serie di esperienze fu iniziata in un senso di verso. Nelle notti lunari la superflcie del mare essendo gia troppo illumi- nata, la pesca con la luce non si fa. Dirimpetto la spiaggia di Posil- lipo, uel tratto che va da capo Posillipo alia Gaiola, a cento o cen- tocinquanta metri dalla costa tutte le mattine numerosi pescatori all'amo (cannucciari) fanno la loro pesca, Un parallelo fra la quan- titk di animali pescati dai cannucciari allorch^ nella notte vi e stata pesca con la lampara e la luce e la quantita [)escata allorche non vi e stata pesca con la luce, e anche un criterio utile in rapporto al- I'argomento. Per vari giorni nelle mattine seguenti alle notti lunari mi sono informato della quantita di pesce pescata dai cannucciari. In media ognuno di essi pesca un 5 o 6 chilogrammi di pesce principal- mente Vope, (Box boops L.) Sarachi {Sargus 7'ondeleiii C. V.) Sparaglioni {Sargus annularis h.). Appena decresciuta la luna mi son recato io stesso a pesca con la lampara e tre luci dirimpetto Marechiaro nel sito medesimo dove [lescano i cannucciari. Furono presi con 5 retate circa 60 chilogrammi di pesce. Altre lampare poco discosto da noi fecero anche delle pesche non scarse. La mattina soguente recatomi ad interpellare i cannucciari che pescavano nel tratto di mare nel quale la notte precedente era stato pescato con la lampara, non rilevai nessuna diminuzione della quantitk di pesce pescato quel giorno in rapporto a quella pescata nei giorni precedenti. Non potevo fare degli esperimenti piu in grande, pero qualche maggior risullato si puo dedurre approssimativamente daila pesca con le sorgenti luminose che si fa nell' isola di Procida. Ivi vi sono una settantina e piii di pescatori che adoperano la luce accoppiata alia lampara. Sono tre anni che la luce e stata intro- dotta a Procida pescando sempre nel medesimo tratto di mare. Ne peranco la quantitkdi pesce preso diminuisce tanto vero che i pesca- tori con la lampara e la luce sono andati i>empre aumentandodi numero. Regolarmente le osservazioni da me fatte non sono numerosissime ; ma per ora non {wteva fare di piu con i miei mezzi |)i'ivati. Certa- mente esse tendono a I'armi croderc die biologicamente la pesca con le sorgenti luminose e la lampara non debha portare uno spopolamento dei tratti di mare nei quali viene esercitata. Ci6 che sarebbe di ac- cordo col parere di eminenti conoscitori della vita del mare quali r Huxley, il Mc. Intosh ed il Lo Bianco: per i quali la enor- me prolificita del mare non sarebbe esaurita da nessun genere di pesca, come puo avvenire per gli ambienti ristretti dei laghi e dei tiumi. Danni pratici apportati dalla pesca con le reli e le sorgenli luminose. Alcune quistioni pratiche, in rapporto ai danni che i pescatori si lameutano di subire dalla pesca con le sorgenti luminose, sono stret- tamente legate a quella biologica, tali i danni apportati ai pescatori colle reti di posta, coUe nasse, cogli ami, con gli sciabichielli, ecc. - ^84 - Altpe quistioni, per6, in rapporto alia pesca non di animali che vivono in un dato ambiente, comequelli che si pescano con gVi ordegni ora I'iforiti, ma |)er la pesca di animali migratoi'i i)iovenienti dairalto mare, sono di indole assolutamonte economica e meriterebbero di es- scre minutamente seguite e studiate per potcr dare in ra[)port() ad esse delle conclusion! soddisfacenti. Accenno a qualciina di esse riser- bandomi in seguito di tornare piii dettagliutamonte sulTargomento. Per i danni apportati alia pesca con gli ami cito un esempio: I Palammiti (Pelamis sardaB\.}/i Lacierti {Scomber' scom- h)'us L.) e gli Scurmi [Auxis hisus B[).) vengono pescati in gran quantita con Tamo. Nelle epoche nelle quali i pescatori si accorgono che questi animali vengono nel nostrogolfo, in un tratto del cammino che sanno debba essere percorso da essi, gittano dell' esca (rem iggio) che valo a trattenerli in quel dato punto. Ritornando I'indomani con gli or- degni adatti ne fanno una pesca abbondante. Ora se la notte seguente al giorno in cui e stato gettato il remiggio pesca in quel tratto di mare la lampara con la luce, piglierk certamente gli animali ivi raccolti, sottraendoli ai pescatori chci li avevano preparati per 1' indomani. Per i danni apportati alia pesca con le reti, cito un altro e- sempio : La pesca delle alici (Eng)-aulis encrasicholus, L.) e delle Sarde (Clupea pilchardus Risso) si fa con le menaidi, che sono delle reti verticali che circuisconc un tratto di mare nel quale e stata notata la presenza degli animali da pescarsi. Le Alici e le Sarde che vengono in grande quantity entro il Golfo dall'alto mare sono pescate di niattina. Se la notte si trova a pe- scare la lampara con la luce, secondo i pescatori ne prenderebbero in quantita tale da far si che I'indomani i pescatori con le menaidi farebbero una pesca magrissima. Non enti'o nella quistione della quantita di f ragag 1 i a die si possa pescai'e con la lampara e la luce. La quistione della fragaglia va studiata indipendeutement.e dalla quistione della luce, visto che essa viene |)escata in grande quantita anche con altri metodi di pesca. Benche gia intorno ad essa vi sia un lavoro magistrale del Lo Bianco (^) e ancora discusso se debba ammettersi o proibirne la pe- sca, ma anche quando si dovesse ammettere la proibizione della pesca della fragaglia, in rapporto alia sua pesca con la luce non si trat- teiebbe che di stabilire una data diinensione per le maglie delle reti. Fra i danni lamentati per la pesca con la luce, sono degni di es- sere ])resi in considerazione quelli ai)portati alia navigazione. Cito due fatii che sono a mia conoscenza diretta: (') Lo Biauuo, S. — Pesca del iiovellame detto « fragaglia » nel Golfo di Kapoli durante gli auni l".)i)l)-1907 : Annali di Ayricoltura — Atti Vomm. Considt. per la pesca, 1910, pag. 123; e liiv, mens, di pesca, Anno 2, pay. 1, IVO'.i. " 285 - Un piroscafo straniero entrando nel nostro golfo, ingannato da una lunga fila di luci che pescavano, le confuse con i fanali posti lungo la Via Caracciolo e stava deviando il sue cammino senza il pronto avviso datogli dai pescatori medesimi. Presso Ischia un battello che arrivava in una notte oscura, confuse le luci di pesca con i lumi della costa e anziche dirigere la sua prora all' imboccatura del Porto d" I- schia, stava per dare negli scogli. Certamente questo inconveniente puo assumere in qualche caso una enorme gravita ; per6 ad esso si po- trebbe ovviare studiando un sistema di illuminazione subacquea. Ag- giungero che su questo argomento ho anche intrapreso delle espe- rienze, che ho dovuto sospendere sia perche la pesca in gran parte 6 stata sospesa, sia per il costo dei varii tentativi. Spero, per6, di poter continuare in seguito le raie osservazioni. CONCLUSIONI Da queste raie prime osservazioni uon posso trarre delle conclu- sioni definite, esse pei'6 mi permettono di ben delineare il problema ed osservare che la pesca colle sorgenti luminose se fosse ben stu- diata potrebbe essere regolata da leggi definite e non da decreti sal- tuarii varianti da anno in anno e da regione in regione. Come ho gia osoervato, biologicaraente le mie esperienze tendouo a farmi credere che questa pesca non possa produrre uno spopola- mento di date localita marine ; per poterlo accertare per5 sarebbe necessario ripetere queste esperienze su piu vasta scala non solo, ma in different! regioni : inoltre sarebbe utile il poter stabilire delle sta- tistiche della quantitk di pesce pescato per vari anni di seguito in una stessa localita quando in questa si eserciti la pesca con le sor- genti luminose per potere notare se realmenie tiel decorso degli anni possa prodursi spopolamento. Quanto alle altre quistioni d'indole pratica, esse hanno ancora bisogno di essere studiate partitamente prima [)er osservare se real- mente esista il danno affermato dai pescatori, principalmente per quanto riguarda il deviamento di pesci da un cammino lungo il quale con facilita potrebbero essere presi. Secondo per poter stabilire se la lampara tf)glie del pe.sce alle altre reti o semplicemente ne piglia piu di queste. (jertamente I'applicazione della luce alia pesca colle reti e un metodo piu perfetto di pesca il quale d'aitra parte non i)are apporti gravi (lanni sul mercato, poiche la quantitk di animali presa da una lampara e la luce in una notte, variando da un minimo di 10 chilo- grammi a un massimo di un quintale e mezzo, non e tale da far ab- bassare il prozzo del ricavato della pesca a mouo che non si tratti - 286 - di particolai'i abbondanze di special! animali, cid che apporterebbe abbondanza di pesca anche per gli altri ordegni di pesca. Cosi allorche si e avuto nel nostro Golfo abbondanza di Savarielli {Trachurus trachwus L,), la lampara ne ha pei-fino preso cun la luce 20 quintali in una notte, ma ogni altra rete con luce e magari con un semi)lico coppo ne pigliava in quantita enorme. Dalla relazione dello Spadarosulla pesca con le soi'genli lumi- nose (') alia commissione consultiva di pesca nella adunanza del 1907 si rileva che dal comune di Riposto in provincia di Catania non sor- gono reclami perchc i pescatori di quelle localita sia con fuochi che con reti esercitano di comune accordo i due meiodi dividendone il pio- dotto, il che sarebbe d'accordo con quanto tendono a farmi concludere le mie esperjenze sul non spopolamento del mare a mezzo della pescu con la luce. La questione potrebbe essere semplicemente economica irattandosi di stabilire se debba essere proibito o pur no un metudo di pesca piii pei'fetlo il quale permetterebbe di raccogliere una quan- tita maggiore di produtti rispetto agli altri metodi. Come ho gia accennato in principio, scopo di qiiesta mia comu- nicazione era di poter presentare il problema della pesca con le sor- genti luminose nei termini nei quail esso dovrebbe essere studiato e mostrare come esso puo essere studiato in tutta la sua integrita. Per CIO fare sarebbe necessai'io: a) — Continuare ancora le esperienze da me iniziate non solo nel mare di Napoli, ma nei princi[)ali centi'i dove (juesta pesca viene, esercitata; b) — Haccogliere tutti i reclami prove- nienti dai varii distretti pescherecci e de visa constatare sperimen- taimente quanto essi risjtondano al vero ; c) — Con I'aiuto delle Capi- tanerie di Porto, aver agio di poter stabilire delle statistiche suUa quantita di animali pescati in varie epoche successive nei mari dove si pesca con la luce per poter osservare se anche nelle grandi linee si abbia diminuzione sulia quantita di pesce raecolto. Sventuratamente per un piano di studio cosi vasto, non sono suf- ficienti i miei mezzi privati, eppero io spero che il governo voglia prendere interesse alio studio di questi problemi di importanza sociale, e fornire agli studiosi i mezzi adatti per poter perseverare in esso. Police conclude chiedendo che I'assemblea voglia far un voto in conformita delle conclusioni del suo lavoro. Dopo breve dihcussione a cui prendono parte i soci SiSvestri, Sergi ed Enriques su proposta del Presidente si decide di far voto perche siano incoraggiati gli studi sulla pesca oon le sorgenti luminose. (') Spadaro, P. — Pesca con l.a « lampadara » e con altre fonti luminose nel compartimento jiiaiitiiuio ili Catania: Annali di A(jricIatc o - 294 - pochissimo raggruppate, in modo da formare un punteggiamento ric- chissimo di element! cellulari alia periferia del musculo cardiaco. E cio die dico per gli element! nervos! fra loro, dico anche per quest! element! rispetto ai muscolari, poiche, mentre ne! Saur! e ne- gli Anuri i grupp! gangliari sono circoscritti nei l!miti aui'icolari e poch!, e poco important!, si estendono al ventricolo, negli Urodeli in- vece tutto il cuore ne h ricoperto e la superficie del ventricolo e in- vasa da una ricca costellazione cellulare che si estende fine alio estremo apice d! questa parte. Fatto questo d! grande importanza che fa vedere come anche I'apice del ventricolo pu6 essere fornito riccamente di cellule in alcuni animal! e come sia pericoloso estendere le disposizion! riscontrate in un gruppo ad un altro anche molto affine. Pierantoni, U. — La simhiosi e^^editaria e la hiologia sessuale rricerya. La quistione della presenza e dell'ufficio dei maschi in molte spe- cie di Coccidi e ancor lung! dall'essere risoluta. Di molte delle specie piii comuni che piii facilmentj si propagano recando dann! notevoli alle piante agrarie, il maschio non 6 noto; e non 6 noto neppure se il grande ppopagarsi di individui feraminili sia o non dovuto ad un pro- cesso di riproduzione partenogenetica. In tali condizioni s! trova appunto VIcerya purchasi, la coccini- glia che con tanta rapidita e danno invade i nostri agrumenti, im- portata in Italia dall'Australia attraverso I'America e il Portogallo. Sebbene questa cocciniglia sia stata introdotta in Italia da oltre un decennio, pure, malgrado le pii^i accurate ricerche, non ei'a stato mai possibile di rinvenire da noi il maschio, gia noto ma pui- raris- simu nelle alti*e region! : era quindi da credere che si fosse diffusa fra noi solo la femmina, riproducendosi partenogeneticamente. Senon- che nello scorso anno il dott. Mar tell! pote rinvenire a Portici, neirisiituto di Zoologia Agraria diretto dal prof. Silvestri, tre o quattro esemplari di maschi, ed osservare anche il modo come quest! SI accoppiano con femmine di 2 mm. a 2 mm. e mezzo. Questa os- servazione venne a chiarire quanto io stesso avevo potuto osservare sezionaudo le femmine d' Icerija, che cioe in queste la spermateca si trova quasi sempre ricolma di filament! spermatic! i quaii non di rado sono present! anche nell' ovidutto. Tuttavia le osservazioai che ero andato facendo sull'oocite, sul suo sviluppo e suUa sua matura-: zione mi avevano condotto a riteneie non improbabile io sviluppo partenogenetico, anche per il fatto che non mi era riu^cito di sor- t)rendere la penetrazione dello spermatozoo nelle uova e di consta- tare i fenomeni della fecondazione, malgrado che avessi potuto seguire tutte Ic fasi dello sviluppo delle uova. - 295 - Pel* contpollare e confortare queste mie osservazioni volli tentare la prova sperimentale isolando con sacchetti di gai'za fittissima gio- vani lai've femmiDJli di non olti'e 1 mm. di lunghezza sui rami e le foglie di arunci e limoni infetti, in modo die nessun maschio potesse raggiungerle. Queste larve divenute adulte formaruno il loro nida- mento ceroso come le altre e produssero nova e piccoli identici a quelli sviiuppatisi fuori dei sacchetti. Sezionate, salvo I'assenza com- pleta di spermatozoi dalla spei-mateca e daH'ovidutto, nulla di divei'so dalle altre femmine mostrano nello sviluppo delle uovu. Tale esperienza ha quiodi confermato la mia supposizione che la partenogenesi malgrado il rinvenimento dei maschi fosse tutt' altro che da escludere. Ma suno da notare degli altri fatti. Per quanto ho osservato e pub- blicato in recenti lavori (') risulta che la ereditk dei microrganismi negli oi'gani a blastomiceti si effettua in Icerya con la penetrazione di un gran numero di questi attraverso le pareti deH'ovidutto ed il micropilo nell' interno dell'oocite. Questa penetrazione avviene propria air inizio del processo di maturazione, e la massa dei blastomiceti, appena entrata, forma la massa polare immediatamente sotto il cho- rion, in corrispondenza del micropilo, costitueudovi quasi uno zaffo che I'ostruisce. Tale massa permane nel punto ove si e prodotta fino alia formazione del blastoderma, cioe durante tutto il processo di maturazione e di segmentazione. Mettendo questo fatto in rapporto con quanto ho esposto piu so- pra suUa mancata fecondazione delle uova, non e azzardato il sup- porre che la massa polare, sia pel tempo in cui si forma mediante la penetrazione dei blastomiceti, sia per la sua mole e per la mem- brana di cui si riveste, merce la condensazione del plasma in quel punto, possa impedire, per azione ad un tempo meccanica e chimica, modificando il plasma, 1' entrata dello spermatozoo ; e che, quindi, anche quando si compie I'accoppiamento, il processo fecondativo non avvenga, od avvenga assai di rado. La formazione della massa polare che prelude alia formazione degli organi a blastomiceti e un fatto che io ho constatato in tutte le uova osservate (parecchie centinaia) dalle quali la nascita di fem- mine fu costante ; ma non posso ancora assicurare se la mancata penetrazione dei blastomiceti e quindi I'attuarsi del processo feconda- tivo sia la determinante della rarissima produzione dei maschi. (1) Pier ant on i, U. — L'origine di alcuni organi A' Icerya purchasi e la simbiosi ereditaria : Bull. Soc. Natur. Napoli, Vol. 33, 1909, pag. 147. Id. — Origins e struttura del corpo ovale del Dactylopius citri e del corpo verde dell' J-^j/us bras- sicae, ibid. vol. 34, 1910, pag. 1. I d. — Ulteriori osservazioni sulla simbiosi ereditaria degli omotteri. Zool. Am. 36. Bd. 1910, jjag. 0(1. Id. — Sul corpo ovale del Dactylopius; Boll. Soc. Natur. Napoli, Vol. 34, 1910, pag. 303. - 296 - Osserver6 solo quanto ho potuto gia in altri lavori dimostrare, che cioe anche nei c6ccidi presentanti organi simbiotici questi sono talora meno sviluppati od assenti del tutto nei maschi ; i quali, giusta la precedente ipotesi, e verosimile si origiuino da uova che poterono fecondarsi appunto per la mancata penetrazione o per la penetrazione di un minor numero di blastomiceti. La questione potrk essere chiarita solo persistendo nelle ricerche su migliaia di uova. Lo studio di essa, per ragione di logica connes- sione, condurra a conclusioni, che potranno avere un certo valore pel problema della determinazioue del sesso. Silvestri, F. — Notizie preliminari sullo sviluppo del Copido- soma Buyssoni (Meyr) (Hymenoptera : Chalcididae). II Copidosoma Buyssoni (Meyrj e parassita del lepidottero Coleo- phora Slefanii Joannis, che produce galle a forma di rigonfiamenti allungati sui rami deWAiriplex halimus L. Questo lepidottero fu prima scoperto dal De Stefani in Sicilia, ma in seguito fu trovato da Martelli e da me anche in Calabria. In quesi'ultima regione pero non ho mai osservato larve parassitizzate dal Copidosoma, mentre ne ho avute in numero discreto dalla Sicilia (Trapani). II Copidosoma Buyssoni deposita Tovo neli'ovo della Colephora ed in questo subisce il primo sviluppo fino alia formazione di un certo numero di blastomeri, ma continua poi il resto dello sviluppo nella larva della Colephora. Questa viene uccisa dalle larve del Coiddosoma soltanto quando ^ adulta, e ridotta alia sola cuticola resta allungata, mummificata, ripiena di larve e poi di pupe del Copidosoma. L'ovo del Copidosoma corapletamente sviluppato ha la forma di un fiasco e quando e ancora nell'ovario ha il collo ripiegato piii o meno ad S. Esso con tutto il collo disteso e lungo [^ 140-148 e largo \j. 3G-3S, Quando e stato deposto, scorrendo I'ooplasma della parte as- sottigliata verso la posteriore larga, assume una forma ovoide ed una lunghezza di [j. 61 ed una larghezza di [j^ 40-42. Alia sua estremitk anteriore si intravede una piccola depressione, cui deve corrispondere il micropilo. L'ovo ovarico pronto ad essere deposto presenta nei suo plasma un nucleo formato da una piccola massa di cromatina situata verso la parte anteriore ed un cosi detto nucleolo verso la parte posteriore. L'ovo puo essere depositato fecondato oppure no. In ambedue i casi es^o si sviluppa formando due globuli polari, i quali non sono espulsi dall'ovo, ma rimangono nella parte anteriore del plasma che si divide a poco a poco dalla parte posteriore contenente ilprimo nu- cleo di segmentazione ed il cosi detto nucleolo. Si ha cosi l'ovo diviso in una parte polare, che contiene i due globuli polari ed una parte embrionale che contiene il primo nucleo di segmentazione e che dara - 297 - origine a tutti gli embrioni. La parte embrionale si divide in due, quatti'o, otto cellule ed 11 cosi detto nucleolo passa intero ad una delle prime quattro cellule di segmentazione, la quale per tale ragione (al- meno questa e I'apparonte) ritarda a moltiplicarsi, cosi che mentre le altre tre sincronicamente si trovano a divisione terminata, essa ha il nucleo alio stato di fuso. A questo periodo di sviluppo dell'ovo la cellula polare contenente i giobuli polari si trova in un lato della massa embrionale e i glo- buli polari stessi si mostrano sotto forma di tre corpicciuoli compatti abbastanza distinti o di un corpo compatto. Pertanto le cellule em- briouali non sono ancora circondate dall'ooplasma polare. Nello stadio seguente con quattordici cellule embrionali (non es- sendosi le due a cui e passato il cosi detto nucleolo ancora divise) la cellula polare si mantiene ancora pressoch^ come nello stadio pre- cedente. Queste sono le prime fasi di sviluppo del Copidosoma Buyssoni fino ad ora da mo osservate, le quali sono simili a quelle (\e\VAge- niaspis fuscicollis (Dalm.) C), ma differiscono pel fatto che fino alio stadio di quattordici cellule la cellula polare non circonda le embrio- nali, mentre ueW Ageniaspis gia alio stadio di 1 e 2 cellule essa av- volge le embrionali e i suoi giobuli polari si allargano. Dallo stadio descritto fino alio sviluppo nella larva della Coleo- phora della lunghezza di mm. 5 non ho potuto avere fino ad oggi il materiale neces^ario per le mie ricerche, ma dalla larva delle dimen- sion! indicate fino all'adulto ne ho avuto abbastanza e posso cosi rias- sumere le mie osservazioni. Nella larva di Coleophoi'a della lunghezza di 5 mm. lo stadio di sviluppo di Copidosoma pin giovane da me visto e costituito da una massa poliembrionale a contorno ovoide della lunghezza di mm. 0,455 per 0,260 situata nella cavita del corpo in corrispondenza al proto- race. Essa e circondata da una fascia di tessuto epoteloide (cisti) for- mato di 2-3 strati (e anche piu in qualche punto) di piccole cellule a contorni non bene netti ed e costituita nel resto da un plasma omo- geneo (trophamnios) contenente un nucleo granuloso sommamente po- limorfo (paranucleo) in mezzo a cui si trovano molti embrioni (in una sezione mediana se ne possono contare 24) formati da un cumulo di cellule dilTerenziate soltanto in somatiche e germinali. La cisti h cei-tamente derivata da elementi della larva ospite, il trophamnios ed il paranucleo per la grande somiglianza che hanno con quello AeWAge- niaspis fuscicollis devono essere derivati rispettivamente dall'oopla- sma polare e dai giobuli polari, gli embrioni dalle cellule embrionali. (1) Silvestii F. — Sviluppo daW Af/enianijis fuscicollis (Dalm,): £oU. Labor, Zool. H. Scuolci Agr. Fortici, Vol. 3, pag. 29. - 298 - In seguito la massa poliembrionale non si mantiene perlopiu in- tera firio alia fuoriuscita da essa delle larve quasi adulto del Copido- soma, ma a giudicare dalle piccole masse poliembpioriali con un nu- mero di embrioni variabile da due a trenta che si vedono in larve di Coleophora di 5-8 mm., si scinde in masse poliembrionali secondarie che si possono trovare in punti svariati della cavita del corpo della larva della ColeopUora, ma specialmente nel torace. Accrescendosi gli embrioni del Copidosoma si va riducendo attorno ad essi il trophamnios fino a scomparire e resta a circondarli un sot- tile stratu della cisti. Finalmente gli embrioni del parassita divenuti larve rompono anche il tenue strato di cisti, si spai'gono libere per la cavita del corpo della larva di Coleophora nutrendosi prima dei li- quidi nutritivi e degli elementi liberi della stessa e distruggendo nel- Tultimo periodo tutti gli organi della larva ospite di cui lasciano sol- tanto le parti chitinose. Quanti individui hanno origine da un ovo di Copidosoma ^. In mo- do precise io non posso ancora accertarlo. II numero di adulti che ho ottonuto da larve di Coleophora e stato di 41 119, in due casi ho otte- nuto 41 e 42 individui tutti di sesso femminile, in tre casi 32, 45 e 71 di sesso maschile, negli altri casi individui di ambedue i sessi con prevalenza di femmine. II Copidosoma Buyssoni, come la Coleophora Stefani, ha una generazione all'anno. Nol lavoro detinitivo con figure saranno esposti piu largamente questi e gli ulteriori risultati delle mie ricerche, frattanto con piacere mostrer6 a chi si interessa dell'argoinento i preparati degli stadii di sviluppo finora da me osservati. Dopo la seduta uel Laboratorio clell'Istitiito zoologico dai socii Pierantoni, Silvestri e Grieb vengono fatte le dimostrazioui dei preparati inereuti alle loro comunicazioni. Nel pomeriggio in una sala dell'Istituto zoologico si sono riunite le Com mission] per la Fauna alpina, per la Noraenclatura zoologica e per il Ke- pertorio, nonche il Comitato di redazioue per I'Archivio zoologico. Alia sera alle ore 22, per invito del Siudaco di Napoii, i congressisti in- tervengono al ricevimento offerto dalla citta nel salone municipals della Gal- leria Principe di Napoii, intrattenendovisi fin dopo la mezzanotte. Giovedi 15 settembre. I congressisti si recano ad una escursione ai Campi Fiegrei. La prima sosta si la al cratere degli Astroni, interessante per la costituzione vulcauo- - ^99 - log'ica non meno che per la fauna e la flora: la colazione ha luogo nella Ca- sina Reale. Dopo proseguono pel cratere della Solfatara e si intrattengono a visitarlo partitaraente, assistendo agli interessanti fenomeni di attivita vul- canica ehe vi si svolgono : indi passando pel lago d'Averno, pel lago Fasaro, pel Lucrino e per Baia, Pozzuoli e Bagnoli ritornano a Napoli la sera. Venerdi 16 settembre Seduta antimeridiana (nell'AiUa di Zoologia) II Prosidente da la parola ai soci per le Comunicazioni scientificlie Iroso, I, — Primo conbHbulo alia conoscenza dei Rotiferi del lago-stagno craterico di Astroni. II lago-stagno di Astroni occupa il centro di una profonda conca boscosa costituita dal cratere di un vulcano trachitico estinto dei Campi Flegrei. Le sue sponde paludose del circuito massimo di 150 m, digradano lentamente fino a circa 3 m. sotto lo specchio d" acqua. — Manca affatto una zona eulimnetica (planctonica) e vi si pu6 soltanto distinguere una zona palustre (marginale), invasa in prevalenza da un denso canneto, e una zona stagnate (centrale), ricoverta da un lami- neto di Nymphaea alba. La microfauna di questo bacinetto d'acqua dolce e essenzialmente di natura neritico-beutonica, come attestano anche le specie di Rotiferi in esso rinvenute, e di cui mi sono occu- pata dal novembre del 1908 aU'aprile del 1910. Queste specie, bene identificate, ascendono a 49, di cui due affatto nuove : Diplois phle- graea e Monosiyla diophthalma. Espongo 1' elenco sistematico delie stesse, facendo seguire la descrizione delle specie nuove e le oppor- tune considerazioni intorno ad alcune forme note o superflcialmente descritte o non bene identificate. 1. Philodina cilrina C. G. Ehrenberg 1831. 2. Philodina macroslyla C. G. Ehrenberg 1838 (incl. Philod. luberculala C. T. Hudson aud. P. H. Gosse 1886). II 6 maggio 1909 e piii volte nel febbraio del 1910 ho osservato alcuni individui di questa specie che nel loro interno portavano un piccolo a sviluppo quasi completo e che si movevagik con abbastanza vivacila. Questo reperto viene a sostegno del fatto che le Philodina, se non periodicamente, come volevano l' Eh ran berg e il Burn, pos- sono accidentalmente divenire vivipare; I'oviparita assoluta di queste iorme sostenuta dal Jan son quindi non e piii ammissibile. Senza entrare in merito alia questione delle uova d' inverno e delle uova estive, bisogna ritenere gik a priori che nelle Philodini' - soo - dae, in cui i maschi sono affatto ignoti fin'ora, anzi sembrano non esi- stere, la riproduzione debba normalmente e costantemente aver luogo per partenogenesi, escludendosi in conseguenza le nova di durata. — Se si fa astrazione da quanto ha scritto il Jan sou, tutti coloro, che si sono occupati con la biologia delle Philodinadae, concordano nel- rafferraare che le nova d'invei'uo non esistono in esse, e il Weber rammenta anche i dati e le affermazioni del Jan son con un certo senso di scetticismo. Anch'io sono stata portata dalle osservazioni mie a ingrossare la falange di quelli, che negano la presenza di uova di durata neile Philodinadae. 3. Rotifer vulgaris Frz. Schrank 1782. 4. Rotifer tardus C. G. Ehrenberg 1830. 5. Rotifer hapiicus P. H. Gosse 1851. 6. Rotifer macrurus 0. Fr. Mueller 1783. 7. Rotifer megaceros K. S. Schmarda 1854. E questo una delle forme maggiori, raggiungendo circa 1 mm. in lunghezza. Presenta un corpo bianchiccio, molto rigonfio nella regiono di mezzo del tronco ; questo trapassa bruscamente in un lungo piede. II mastax 6 arrotondato con V2 denti molto gross! e bene rilevati e presenta evidentissime le strie trasverse. Gli occhi sono picculi, ton- deggianti. Esistono 4 speroni lunghissimi ; i due superior! molto piii lunghi ed ensiformi appartengono al penultimo articolo, gli altri due relativamente piu corti si attaccano ai lati delTultimo articolo del piede. L' unico esemplare, trovato il 18 maggio 1909, aveva nell' in- terno uu piccino bene sviluppato. Questo rotifero venne trovato dallo Schmarda in Egitto, ed e la i)rima volta che lo si ritrova nella microfauna europea. 8. Rotifer elongatus E. F. Weber 1888. 9. Rotifer actinurus C. G. Ehrenberg 1830. 10. Floscularia cornuta W. M. Dobie 1849. 11. Oecistes melicerta C. G. Ehrenberg 1831. 12. Notommaia awita 0. Fr. Mueller 1786. 13. Eosphora aurita C. G. Ehrenberg 1829. 14. Eosphora naias 0. G. Ehrenberg 1838. 15. Pleurotrocha (Proales) decipiens C. G. Ehrenberg 1830. 16. FurculayHa forficula C. G. Ehrenberg 1838. 17. Furcularia longiseta 0. Vv. Mueller 1786. 18. Diglena bir aphis P. H. Gosse 1886. 19. Diglena furcipata 0. Fr. Mueller 1786, 20. Dinocharis pocilljtwi 0. Fr. Mueller 1776. 21. Scaridium eudaclylotum P. H. Gosse 1851. 22. Mylilina {Salpina} ?nidica M. Perty 1852. 23. Mytilina {Salpina) mucronata 0. Fr. Mueller 1786. 24. Mylilina [Salpina) brevispina C. G. Ehrenberg 1838. - 801 - 25. Diaschiza gibba C. G. Eh pen berg 1838. 26. Diplois phlegraea sp, nov. Corpo allunf^ato, ovoide, pi'ismatico, a sezione triangolare ; faccia ventrale spianata, faccia dopsale fortemente gibbosa specie nella sua metk posteriore. Lorica trasparentissima, liscia, molto flessibile, formata da tre piastre, una ventrale e due latero-dorsali. La piastra dorsalo e piana ovaiare, tronca in avanti, con dimensioni di [)0C0 inferioi-i a quelle delle piastre latero-dorsali ; si attacca a quoste ultimo per mezzo di una sottilissima bendella cuticolare longitudinale ripiegata a forma di solco strettissimo. Le due piastre latero-dorsali, arcuate, sono separate sulla linea mediana dorsale da una fessura, che vien deli- mitata dai margini interni lievemente rilevati delle piastre mede- sime; la fessura e occupata da una listerella cuticolare sottilissima, che la trasforma in un solco, il quale puo restringersi e scompa- rire del tutto, secondo lo stato di contrazione dell' animale. Tutte e tre le piastre sono troncate in avanti. hanno cioe margine anteriore rettilineo, sicche I'apertura cefalica della lorica, abbastanza lai'ga, triangolai'e, offre un margine rettilineo, continuo. I margini lateral!, delle due |)iastra latero-dorsali sono convessi : i margini interni (me- diali) sono ancbe convessi e paralleli quasi per tutta la loi'O lunghez- za, divergono pero nel loro tratto postremo, appena cioe trapassano lifn corrispondenti margini posteriori arrotondati ; intanto il solco ine- diano dorsale, stretto e [)oco profondo, assumera nel suo ultimo tratto aspetto di triangolo, con apice in avanti e base posteriore, spianato sul primo articolo del piede ; questo triangolo non scomparisce mai, anche nello stato di massima contrazione dell'aniinale. II capo e largo, arrotondato, corto, ed e seguito da uncollo piut- tosto lungo; questo nella sua porzione posteriore si presenta circuito da una specie di anello convesso rilevato, doviito ad uno ispessimento cuticolare della regione, e che in certo modo pouebbe paragonarsi alle piastre cuticolari doi Dinochavis. A una sui)crticiale dsservazione si potrebbe attribuire questo cercine alia loi-ica; in verita non gli appartiene. L'organo ruotatore, quando I'animale uuota in completa estensio- ne, con il corpo tutto protratto, presenta una dt)ppia corona ciliare. 11 trochus e suddiviso in otto' lobi ben distinii, arrotondati, uguali, i quattro di destra sono separati da quelli di sinistra per una maggior proi'ondita dei solchi mediani interlobar! doi-sale e ventrale ; i lobi sono orlati di ciglia molto corte. Esisie un occhio unico, rotondo, grande di color rosso vivo, ac- collato alia nieta posteriore della faccia dorsale del ganglio cerebriile e situato in avanti del mastax. II piejc e sufficieritemento rcti'atiiie, iiou iiero complctara^nle; e -. 30^ - conico, e risulta di due soli articoli, a difterenza delle altre tre spe- cie note del genere Diplois, che ne posseggono tre ; I'articolo anterio- re e piu largo del posteriore ed c lungo quasi il doppio di questo, e dorsal inente presonta una plica, che discende fin quasi a metii e an- che pill della sua lunghezza. Le due dita mobilissime e tenute quasi sempre discosto, sono lunghe poco meno della lunghezza della lorica, sottili, quasi uniformemente spesse, lievemente ricurve a sciabola e terminate in i)unta acuta. 27. Euchlanis propatula C. T. Hudson and P. H. Gosse 1880. (— E. subversa Bryce). 28. Euchlanis dilalala C G. Ehrenberg 1831. 29. Euchlanis deflexa P. H. Gosse 1851. 30. Distyla {Calhypna) affinis K. M. Levander 1894. Questa forma venne scoverta dal Levander nei dintorni di Helsingfors e ascritta al genere Cathypna col nome specificu di Ca- lhypna affinis. Con lo stesso appellativo la specie e stata elencata dal Lie - Pettersen nei Rotiferi della Norvegia. II von Hufsten considera giustamente la Calhypna affinis come una Dislyla e vor- rebbe ideutificarla con la Dislyla flexilis C. T. H u dson and P. H. Gos- se 1886, ma irova nella lunghezza notevole delle dita un cai-attere contrano a questa sua veduta. fi appunto per queste dita lunghissime stiliformi, pressocche diritte, sottili ed appuntite, che la Dislyla af- finis si diffcrenzia sufficienfemente da tutte le altre specie congeneri, che hanno dita alquantj piu corte, meno la Dislyla ploenensis M. Voigt 1904. 31. Distyla oliioensis C. L. Herrick 1885. L'Herrick rinvenne per il primo questa forma nei grandi laghi degli Stati Uniti nord-americani, ma delineo della stessa unadiagnosi insufficiente e la riprodusse in una figura assolutamente inesatta. La specie venne in seguito, nei 1900, ritrovuta dal Jennings, che pero non si preoccupo di darne le caratteristiche specifiche, ma ne ritrasse la lorica con abbastanza fedelta. Ignorando, forse, il lavoro dello Herrick o troppo fiduciosi nella bontk della tigura annessavi, I'A n- derson o lo Step hard la descrissero nei 1892 come nuova, asse- gnandole Tappellativo specifico di Dislyla ichlhyoura. Non e possibile affermare con sicurezza se la Calhypna appendiculala K. M. Levan- der 1891 debba identificarsi con la Dislyla ohioensis, non consenten- dolo la figura imperfetta e la descrizione superficiale dell'autore. Una specie grandemente affine alia Distyla ohioensis, ma da questa nei contempo bene distinta, e la Dislyla oliioensis, M, Voigt 1905. 32. Monoslyla lunaris C. G. Ehrenberg 1830. 33. Monoslyla cornula 0. Fr. Mueller 178G. 34. Monoslyla bulla P. H. Gosse 1851. 35. Monoslyla quadridenlala C. G. Ehrenberg 1838. - 303 - 36. Monoslyla diophthalma sp. nov. Questa specie 6 somioliantissima alia Monostyla cornuta 0. Fr. Mueller 1786, e pero un poco piu piccola e se ne distingue pcincipal- raente per* avere due occhi frontali come nelle Metopidia. 37. Monostyla monostylaeformis K. E. Stenroos 1S98. Lo S ten TOO s scopri questa forma nel lago Nurmijilrvi, ma non pervenne a ideutificarla esattamente. Pur riconoscendo nella forma del piede e del mastax notevoli affinitk con le Dislyla e le Monostyla fini per inquadrarla nelle Noiotnynala con la designazione specifica di Nolonimata monostylaeformis. II von Hofsten ha ritrovato nel Ma- stermyr (neirisola di Gottland) questa specie, ma potette osservarne superticialmente un solo esemplare; egli per6 avanza fondatamente dubbi suH'appartenenza di essa alle Nolommata. Questa specie h evi- dentemente una Monostyla di assai piccole dimensioni, dalla lorica molto piu sottile e piu flessibile delle congeneri. II piede presenta un solo articolo, nella forma, nella disposizione, nei rapporti delle sin- gole sue parti identico in tutto e per tutto a quello delle altre Mo- nostyla e in genere a quello delle Cathypnadae. II preteso secondo articolo dello Stenroos e il dito, I'unico delle Monostyla, che invece di terminarsi in una semplice punta, si fende in due appendici triau- golari non articolate. Un simile faUo il von Hofsten afferma di aver osservato talvolta all'estremitk del dito della Monostyla lunaris C. G. Ehrenberg, cio che a me non e occorso mai di notare in que- sta specie. 38. Monostyla ovata S. A. Forbes 1893. 39. Colurella [Colurus] bicuspidata C. G. Ehrenberg 1830. 40. Colurella {Colurus) obtusa C T. Hudson and P. H. Gosse 1886. 41. Metopidia solidus P. H. Gosse 1851. 42. Metopidia acuminata C. G. Ehrenberg 1833. 43. Metopidia lepadella C. G. Ehrenberg 1831. 44. Metopidia triptera C. G. Ehrenberg 1830, 45. Metopidia rhomboides C. T. Hudson and P. H. Gosse 1886. Gen. Oxysterna gen. nov. II tipo del nuovo genere che istituisco h rappresentato dalla Me- topidia oxysternum P. H. Gosse 1851. I caratteri, per i quali mi sono persuasa a s indere questa specie dalle altre Metopidia, sono dati dalla forma speciale della lorica e dalla forma e posizione degli occhi. La lorica non e schiacciata in senso dorso-ventrale ed espansa maggiormente in superficie come in tutte le Metopidia, ma invece of- fre una preponderanza del diametro sagittale (dorso-ventrale) sul frontale, derivando cosi una maggior somiglianza con la lorica delle Colurella. L'apertura del piede anche, offatto ovalare, e maggiormente simile a quella delle Colurella. - 304 - Cmtrariamen'^e alle recise denegazioni del Bilfinger e alle re- ticenze del Weber, per cui la Metopidia oxysternum P. H. Gosse avrebbe dovuto far parte delle specie cieche, ormai non piu ricono- sciute, io posso afFermare con il Gosse die in questa specie esistono occhi, tnttavia non mi accordo con lui riguardo al numero e alia forma di essi. Non esistono occhi frontali, come in tutte le altre Me- topidia malgrado le stesse affermazioni del Gosse, ed e appunto la posizione li)ro i)rofonda e la difficoltk di poterli sempre bene disctir- nere, die ha indotto molti osservatori a negarli. L'occhio semplice riposante siil ganglio cerebroide, veduio anche dal Gosse, che cosi veniva ad ammettere nella sua Metopidia oxysternum 3 occhi, e una pura apparenza; gli occhi sono in veritk due, situati in sopra del mastax o addossati al cervello; essi sono tra loro ravvicinatissimi suUa linea mediana, e ciascuno dalla forma caratteristica di un di- plococco. La forma identificata e descritta dal Weber come Metopidia oxysternum P. H. Gosse e a questa molto prossima, ma se ne diffe- renzia per le maggiori dimension! e per I'espetto diverso della lorica. Riconosco quindi nel genere Oxysterna I'esistenza di due specie di- stinte, entrambe inquiline del lago-stagno di Astroni. 46. Oxysterna oxysternum P. H. Gosse 1851. 47. Oxysterna maior (= Metopidia oxysternum E. F. Weber 1898, nee Gosse). 48. Pterodina patina 0. Fr. Mueller 1783. 49. Noteus quadricornis C. G. Ehrenberg 1831. Vessichelli, N. — Di uyi nuovo Dacnitis parassita del Petromyzon planeri. Per prender data riassumo le principali mie osservazioni su di un nematode ospite delle Lamprede {Petromyzon Planeri) del flume Sarno che deve considerarsi come una nuova specie del genere Dacni- tis Duj., al quale appartiene per tutte le caratteristiche che presenta. Questo nematode fu riconosciuto per la prima volta nel 1886 dal prof. Mont ice Hi, die ha richiamata la mia attenzione su questa interessante forma e sul suo ciclo biologico, incitandomi a studiarlo. Esso, ricordando moito gli Stelmius di Dujardin pu6 distinguersi col nome di Dacnitis stebnioides n. sp. 11 Dacnitis stebnioides i' un i)iccolo nematode di color bianco- lattescente le cui dimensioni oscillano tra mm. 9 e 14 in lunghezza e mm. 0,20 a 0,30 in diametro. II suo corpo potrebbe dirsi uniformemente cilindrico se non fosse un poco rigonfio nella parte anteriore che con larga voluta s'incurva verso la faccia dorsale, e se non fosse posteriormente assottigliato in una coda couica discretaraente acuminata. - 305 - E' rivestito da una cuticola che presenta solchi trasversi for- manti stn'^ fittissime laps'ie circa 2 a). La cuticola del corpo, come neWOxyuris t:ermicularis, si sollova in due sporj^enze longitudinali, a sezione trasversa triangolare, che indicano esternaraente il decorso delle linee laterali. L'estremitk antei'iore in ambedue i sessi e ottusa ed alquanto rigonfia; presenta dorsalmente e lateralmente due paia di piccolissimi rilievi o papille tubercoliformi. L' apei'tura boccale, molto grande, cuoriforme, ad apice rivolto indietro, e subterminale, situata obliquamente all'estremitk anteriore del corpo, inclinata in senso dorso-ventrale. La bocca, priva di labbra (acheilostoma), e delimitata- da tre mar- gini cai-nosi, cei'ciniformi che verso rintorno presentano minutissime pliche cuticolari, siraulanti una fila di piccolissimi denti. Essa im- mette in un vestibolo orale che si continua immediatamente in un caratteristico faringe lungo circa mm. 0.70 di cui il tratto anteriore (adorale) e quasi cilindrico, quelhj posteriore (aborale), piii corto, ha forma di pera (bulbo faringeo). In una sezione trasversa del faringe lo mostra formato da due triangoli curvilinei concentrici, a lati non paralleli, cio6 con la base dell'uno, opposta ad uno degli angoli delTaltro : il triangolo esterno, che e relativamente all'altro molto grandfi, rappresenta il contorno esterno del faringe; quello interno, piu piccolo, rappresenta invece quello del canale faringeo. Le tre pareti di questo sono rivestite da una spessa cuticola, la quale sulla sua faccia esterna presenta dei profondi solchi longitudinali, tre in corrispondenza degli angoli del canale, e tre mediani alle pareti; in modo da dare origins per o- gnuna di esse a due grossi ispessimenti esterni cilindrici. Questi verso I'estremita anteriore s' assottigliano fino a scomparire in quella parte della cuticola che riveste il vestibolo orale, e s' ingrossano sem- pre piu verso Testremita posteriore fino a terminare a forma di clava presso il fondo del bulbo faringeo. Nei canale faringeo mancano del tutto formazioni chitinose (denti). Al faringe segue V intestino che comincia con uno slargamento ampdiare per restringersi subito in un canale rettilineo che decorre per tulta la lunghezza del corpo, e si apre nel foro anale che dista circa mm. 0.260 dall'estremita posteriore del corpo. L' intestino comu- nicii col bulbo faringeo per mezzo di uno stretlo canal icolo che ne attraversa in ispessore il fondo cieco. La cuticola riveste tutto il tubo digerente e, nel punto d'origine dell'intestino dal faringe, da luogo a tre estroflessioni sacciformi, chitinose, pendule nel lume di esso e racchiudenti cellule forse glandular!. Queste estroflessioni possono in- terpetrarsi come valve intestinali. L ins tow descrive Tintcstiiio di Dacniiis globom Duj. di TriUla - 306 - fario come terminante all' innanzi con una grossa campana circon- dante il faringe. In alcuni esomplari di Daanil.is stelmioides ho osser- vato un aspotto dell'intestino del tiitto simile a quelle clie Linstow ri porta nella sua figura. Ma questo aspetto si risconti-a solo in esem- plari che hanno subito forti contrazioni durante la fissazione ; esso e determinato dalla invaginazione dell' intestino per lo spostamento del fariuge verso dietro. Negli esemplari maturi il tubo intestinale e nascosto dagli organi sessuali grandemente sviluppati. L'esame dei preparati in toto e delle serie di sezioni rivelano che questo nematode e meromiario del gruppo dei secernenti con vasi la- terali escretori nelle linee lateral!. I maschi, brevi e sottili, non dissimili per forma genorale dalle femmine, si distinguono facilmente da queste per I'estremo codale in- curvato ventralmente, con 4 papille postanal! (2 ventrali e 2 dorsali) con 8 papille circum-anali e 2 preanali. Presentano due lunghe e lar- ghe spicole, ricurve a scimitarra, con apice ottuso, le quali, allorche sono estroflesse, rendono piu sporgenti i due process! liguliformi che trovansi anteriormente e posteriurmente all'apertura cloacale. Alia base delle spicole, verso la faccia ventrale, si nota un piccolo corpo accessorio formato da due pezzi falciform! saldat! nella parte convessa ventrale che servono da guida nell'uscita delle spicole. Un poco innanzi l' apertura cloacale, ad un millimetro circa da questa, s! trova ventralmente anche una ventosa preanale, dovuta ad un lieve infossaraento della parete del corpo. Essa e di forma ellit- tica ed e fornita di muscoletti radial!: lateralmente presenta 4 paia di papille ed il suo margine non ha I'anello chitinoso che si osserva nelle specie del genere Helerakis. Le femmine sono piii lunghe e piii grosse dei maschi, hanno I'e- stremitk codale dritta, conica e gradatamente assottigliata, senza pa- pille e senza ventosa preanale. L'apertura vulvare e situata tra due rilievi cutanei un po' piu indietro della meta del corpo. Nelle femmine mature si trovano uova in tutt! gli stadi di svi- luppo embrionale : le uova vcngono emesse in un periodo molto avanzato. Gl! individu! adult! di Dacnitis stelmioides si trovano nel lume dell'intestino degli Ammocoetes e di giovani Lamprede: nei primi si trovano anche le forme giovani. Tanto nelle Lamprede adulte, quanto nelle giovani si nota la presenza di cisti piii o meno aderent! alia tunica esterna dell'intestino contenente una o piii larve che possono facilmente identificarsi per quelle di Dacnitis stelmioides. Nei Peli^omyzon sessualmente maturi, allorche I'intestino ha su- bito grande atrofia, le cistj sono piii numerose e piii grandi. L' inte- -^ mi - stino ridotto ad un filamento sottilissimo, mostra lungo il suo decorso in parecchi punti ingpossamenti dovuti ad accumuli di cisti che tal- volta concrescono con la parete della cavitii del corpo deU'animale. Queste condizioni di fatto suggeriscono una probabile ipotesi sul modo come possa interpetrarsi si svolga il ciclo biologico del Dacnitis stebnioides. L'adulto evidentemente si accoppia e si riproduce neli' intestino normale degli Ammocoetes e dei giovani Petromyzon Planeri. Nel- I'intestino deU'ospitatore vengono fuori dalle uova le larve; le quali perforano le pareti intestinal! e vi si incistano. Queste cisti s'ingros- sano a misura che progredisce la riduzione deU'intestino del Petro- myzon Planeri nel periodo di sua maturity sessuale, emergendo net- tamente come grossi noduli lungo I'intestino divenuto filiforme. Assolto il periodo di sessualitk, assicurata la specie, grado a grade scompariscono gli adulti Petromyzon ; e quindi da supporsi che va- dano a morir-e nel fondo del flume, dove niente vieta di ammettero possano diventar preda dei voracissirai Ammocoetes che vivono nello stesso ambiente. Nell'intestino di questi, dalle cisti fattesi libere, le larve raggi uiigono lo stato adulto, si riproducono e la nuova prole, incistandosi neile pareti intestinali, riapre il ciclo. Conforta I'ipotesi che espongo il risultato ottenuto dalT esperienza dello sviluppo di piccoli Dacnitis stelmioides in Carassius auratiis, alimentati con intestini di Petromyzon Planeri adulti forniti delle descritte cisti. Dimostreranno le ulteriori esperienze che ho iniziate se la ipotesi avanzata corrisponda al reale svolgersi del ciclo del Dacnitis stel- mioides. Monticelli, Fr. Sav. — La fauna del lago-stagno craleiHco degli Astroni. Riassunte somraariamente le peculiari condizioni topogi-afiche geo- logiche della R. Tenuta degli Astroni, nei Campi Flegrei (da tempo immemorabile sito di caccia), a 16 Kil. da Napoli, circondata da ogni l)arte da un alto muro di cinta, descrive il piccolo lago-stagno che si trova nel fondo del cratere degli Astroni ; nelle acque del quale si sviluppa una rigogliosa vegetazione di piante acquatiche, che, special- mente per le numercse ninfee, ue cuoprono lo specchio. Ricorda poi la ricca vegetazione propria degli Astroni formata da specie vegetal i migrate dalle pendici appenniniche circostanti, da quando, cessata la attivita di questo vulcano, lo spento cratere comiucio a rivestirsi di verde, e da altre specie che vi hanno portato in seguito. da piii o meno remote contrade, gli agenti di disseminazione, nonche di quelle anche importatevi in epoche diverse per costituire il folto boscame: flora, che come osserva il prof. Cavara (direttore dell'Orto botanico di Napoli) ha un carattere d'insieme che ben la distingue da quella dei - 808 - circostanti crateri per mancanza di elementi della zona litoranea e la scarsa rappresentanza di costituenti della macchia mediterranea. Questa carat teristica pla^^a della regione floj,M*ea, cosi cii'coscritta od isolata dalla cifcostante tor'ra, che presenta un insieme proprio per natiira di luoghi, per condizioni metereologiche corrispondenti, per costituzione del terreno e p:^r la vegetazione che vi alligna, ha ri- chiamato la sua atteiizione per la fauna che alberga e che in essa si e sviluppata. Fauna che, per le condizioni speciali nelle quali si e formata, lasciava supporre una larga messe d'importanti osservazioni sulie forme animali che vi si trovano, in rapporto specialmente agli eventuali particolari adattairenti di esse alle poculiari condizioni ambienti de.iili Astroni, rispetto alia regione circostante. Egli si e pro- posto, perci6, un concreto programma d' illustrazione metodica cosi della geofauna, conno, cd in particolar modo, della idrofauna del lago stayno-craterico; tanto dal punto di vista faunistico, come, ed essenzial- mente, da quello hiologico; non trascurando pertanto io studio dell'avi- fauna, che le favorevoli condizioni del luogo rendono non poco inte- ressante per specie d'uccelli che, data la tranquillitk del luogo, per secolare divieto di caccia (rotto solo a grandi intervalli da caccio reali, per lo piii rivolte ai cignali che una volta vi erano numerosi), vi sta/.ionano o vi si fermano nel passo. (^uesto programma di studio della fauna degli Astroni egli va svolgoiido con periodiche continue raccolte di materiale in diverse stagioni dell'anno, che da tempo si sono iiiiziate, merce il conseuso e I'autorizzazione della R. Casa. II materiale radunato nell'istituto zoo- logico deirUniversita di Napoli e affidato alio studio principalmente del personale dell' istituto, degli alunni e degli studiosi di questo come anche di aUri laboratori napoletani ; e quando fosse il caso viene inviato in esame anche a noti specialisti di singoli gruppi di animali. Mentre non si trascura lo studio della fauna terrestre, si e I'atto, per ora, [)iu particolarmente tema d' indagine la fauna dello stagno, che secondo il Costa (Fauna di Napoli, Pesci, pag. 29) albergherebbe due specie di pesci il Cypriims caypio ed il Leuciscus dobula ; delle quali pertanto non se ne e constatata I'esistenza finora. Le ricerche sulla geofauna per quanto riguarda gli Artropodi gik cominciano a fornire risultati soddisfacenti per forme nuove e proprie agli Astroni. 11 dott. E. Carol i p. e. ha riconosciuta una forma nuova di Oollem- boio, che non si rinviene alti'ove nei dintorni di Na[)oli [Neanura phlegvea) e for-me nuove ed interessanti di ragni sono in corso di >tudio da parte del sig. E. Trani. Maggiori risultamenti si sono gi^ ottenuti per seguite indagmi sulla microfauna dello stagno, come si pu6 rilevare dalle prime note che in questo convegno sono state pre- sentate: cioe, una della D.*^-'* Marcolongo su i Gastrotrichi [il pr-imo studio i5u qupsto gi'uppo fatto in ItaliaJ, ed una della D.»»" Iroso su i - 309 - Rotiferi: ricerche che rivelano tutta una fauna caratteristica e con- tribuiscono ad arricchire di forme nuove la scienza, mentre forni- scono dati biologici sull*^ specie studiate [due nuove specie di Rotiferi {Diplois phlegraea, Monostijla diophthalma). otto specie nuovo di Gastrotrichi {Chaclonotus laroides, hirsuhis, minimus, nodifurca, dc>e nisei osiis, paucisectosus, Basydites paucisectosus, Anacanl.ho- derma punclalum)}. Ed altri studii sono in corso sugli Oligocheti da parte del Prof. Pierantoni (che ha rinvenuto interessanti forme di Naididi fra le qnali alcune nuove siiecie), sugh' Idracnidi, che vi sono numei'osi, del Prof. Police (che gia ha riconosciuta una nuova specie di Arr^henurus), su gli Ostracodi ed i Tardigradi del Dr. P. Delia Valle, su gli Irudinei e su i Nematodi liberi, che hanno gia fornito materiale per importanti osservazioni. Si aggiunga pure uno studio di prossima pubblicazione sulle Cyclas e Caliculina, che ha rivelato dei fatti interessanti la biologia di questi molluschi per pe- culiari variazioni evidentemente dovute all'ambiente che s'integrano in forme specificamente caratteristiclie del luogo. L'A. ha voluto, nello esporre oggi al Convegno questo programma ad un tempo relazione degli studii che si vanno svolgendo nella plaga degli Astroni, comunicare sommariamonte i risultati generali ottenuti finora che non mancheranno d' interessare gli zoologi intervenuti ; tanto piii che ess! hanno avuto agio di conoscere da vicino gli Astroni per qiiella visita alia R. tenuta, che la gentile concessione della Casa reale ha permesso facesse parte del programma della gita ai Cami)i Flegrei apprestata dal Comitato ordinatore di questo Convegno. A norma del deliberate dell'Assemblea di Milano, il segretario da lettura dei soli titoli delle segueiiti comunicazioni di 8oci ed aderenti non interve- nuti al convegno. Bentivoglio, T. — La Lindenia tetraphylla in Italia. Fra le specie di Libellulidi italiani una delle piii rare e la Lin- denia tetraphylla AqWq. quale sino a quest'auno non se ne conoscevano che (iue esemplari. II primo 9 catturato, nel 1824 da Van der Lin- den, prosso il Lago d'Averno, I'altro 5 trovato nei dintorni di Pisa da V. Pecchioli nel 1842 e da questi regalato a De Selys. II primo esemplare non si sa se ancora esista in (lualche collezione, men- tre il secondo e a Bruxelles nella collezione lasciata da De Selys, Nel 1825 Van der Linden descrisse brevemente la nuova spe- cie assegnaniioia al genere Aeschna {^) e chiamandola telrapliylla per le quattro es[iansioni a guisa di foglia che si trovano nel 7° ed 8° segmento addominale. (1) Van der Linden, P. L. — Monographie dos Libellnlides d'Enrope; Bruxelles, i825. - MO - De Selys esaminando, nel 1839, I'esemplare descritto da Van der Linden, riconobbe vari caratteri non conformi a quelli del geneie Aeschna e cre6 il nuovo genere Lindenia (') che comprende, ancora oggi, la sola specie letraphylla. Piii tardi veriuto in possesso del nuovo individuo trovato a Pisa, ne diede la descrizione negli Aunali della Societa entomologica di Francia (^), Le prime descrizioni sono po;o dettagliate: solo nel 1857 De Selys ed Hagen ne diedero una ac- curata (') accompagnata da figure rappresentanti gli organi genitali, le appeudici addominali e le espansioni fogliai'i del 7° ed 8° segmento. Nei primi di giugno di quest'anno ebbi la fortuna di catturare una femmina di Lindenia neirinterno della citta di Lucca: rinvenuto questo raro esemplare, giudicai opportuno fare accurate ricerche nelle zone acquitrinose e lungo i canali che si trovano nelle vicinanze della cittk, ma nulla piu trovai. Piu fortunati furono i sigg. Mariotti Mario e Palomba Giovanni, che insieme ad altri studenti del Liceo mi coadiuvarono nelle ricerche; essi riuscirono a prendere nell'in- terno della citta due maschi ed una femmina. Negli esemplari di Lucca ho riscontrato qualche differenza nelle dimensioni delle parti del corpo in confrouto con le corrispondenti indicate dal Selys, differenze specialmente sensibili nella lunghezza del corpo delle femmine, come meglio pu6 riievarsi dallo specchietio seguente : 6 {') Lunghezza totale 70 mm. » deiraddome 54 » appendici superior! 3 Larghezza della testa 9,5 Lunghezza del 1° paio di ali 41 » del 2° paio di ali 39 Larghezza del 1° paio di ali 9 » 2° » 11 Pterostigma 6 La presenza della Lindenia letraphylla a Lucca ha importanza, rappresentando questa citta la terza localita d'ltalia nella quale si trova la specie che manca in tutte le altre regioni d'Europa; ed e rara anche alti'ove, giacche non si fa menzione che di tre femmine rmvenute in Algeria, due individui trovati in Egitto, un maschio del- I'Asia minore ed una femmina in Armenia. 6 {') 9 C) 71 mm. 64 mm 9 O 66 mm. 52 47 48 2,5 2,5 9,5 9 41 42 39 40 2 8,5 42,5 40 9 9 9 11 11,5 12 6 6 5,5 (1) De Selys Longcliamps, E. — Monogroxibie des Libellulides d'Europe : JJruxeUes, iS40. (2) De Selys Lougchamps, E. — Note sur qiieliiues Liliellules d'Europe: Ann. Hoc. Entom, d. France: Paris, 1843, pag. 107. (■■') De Selys et Hagen. — Revue des Odouates on Libellules d' Europe: liriixelles, 1S50, {*) Misui-e indicate da Selys Longchanips. t^) Misuie liscoutiate negli esenjplari di Lucca. - 311 ~ Gerruti, A. — Cenni sulle larve di un Prionospio. Le notizie che ogg'i possediamo sulle larve dei Prionospio sono scarsissime. Le larve che Fewkes (^) ha descritto come appartenenti probabilmente al P. tenuis Verr. furono dal Giard (") identificate, con ragione, con quelle di Magelona. Solo il Lo Bianco (^) accenna a larve, che pot6 allevare, di P. tnalmgreni, ma non le descrive. Nel Phaoplankton raccolto lungo il tratto di costa che dal poi'ticciuolo di Mergellina va al capo Posillipo, nei mesi di Ottobre e ^(Ovembre si rinvengono le larve di una specie, credo nuova, di Prio- nospio, e della quale posseggo solo frammenti incompleti dell'adulto. Le larve piu giovani osservate, con 8-10 setigeri, sono quasi cilin- driche, presentano solo dei podii rudimentali, mammellonari e quattro occhi puntiformi. Le setole sono tutte finissime, capillar!. 11 corpo termina bruscamente arrotonilato. Vi sono accenni appena visibili di tentacoli cefalici. Nelle larve con 18-20 anelli si nota gia differenza fra i primi anelli metastomiali ed i seguenti, che rimangono piu uniformi. Nel 2'^, 3", 4", setigero il podio superiore si presenta molto piu sviluppato e reca gia I'abbozzo della branchia, sotto forma di un pic- colo tubercolo. 11 faringe e molto sviluppato ed e protrattile. In cor- rispondenza del 4° e 5° anello si nota un ventricolo muscolare, molto sviluppato ; esso era appena visibile nelle larve descritte innanzi. Sulla parte terminale del corpo vi sono numerose papille. I tentacoli son lunghi poco meno del capo. Le setole sono tutte capillari. In larve con 22-i:5 metameri la differenza fra i metameri anteriori ed i posteriori si accentua. Nei setigeri 2-4 il neuropodio e aliforrae; I'emapodio risulta da una protuberanza inferiore a forma d'orecchio, e dall'abbozzo della branchia. Nel primo paio di branchie si scorgouo gli accenni delle future papille laterali. 1 tentacoli son piii lunghi del capo. Questo si presenta nella parte superiore grossolanamente trian- golare, con la base volta in avanti. I due occhi anteriori sono piu grandi e piii allontanati fra loro dei due posteriori. I chetopodii dor- sali hanno solo setole capillari ; quelli ventrali posteriori setole capillari e setole incappucciate. In larve con 30-35 anelli i tentacoli sono sviluppati, e presentano una lieve dilatazione fogliforme alia base. II primo paio di branchie e gik fornito di due fila opposte di papille laterali, mentre il secondo e ancora uniforme e liscio. Le papille laterali si formano solo piu (1) Tewkea, W. — Studies from the Newport marine zoological Laboratory. — 13. On the development of certain Worm larvae: Bull. Mus^ Oomp. Zool, Harward. Coll., Vol. ii, N. 9, i883. (2) Giard, A. — Fragments biologiques. — 6. Sur le developpement de Mayelona papillicornis : Bull. Sc. Dep. Nord (2) 9 Annee, 1886. (3) Lo Bianco, S. — Notizie biologiche rignardanti specialmente il periodo di maturity ses- suale degli animali del Golfo di Xapoli: Mitth. Zool, Stat. Neapel, i9 Bd., 4 Heft. - 312 - tardi sulle branchie del terzo e quarto anello, in larve cioe che hanno circa cinquanta setigeri II primo paio di bi-anchie in que- st'ultirne e sviluppato in lunjjiiezza quasi del doppio del secondo paio ; il terzo e serapre molto ridotto. Rimando al lavoro completo, che pubblicher6 tra breve, per quanto riguarda i disegni e la discussione sul posto da darsi in sisteinatica alia specie della quale ho descritto le larve. Rnsso, A. — Su V accelerazione dei processi anabolici neW ovaia delle Coniglie lemife in digiuno e sul sun valore biologico. In un precedente lavoro (^) ho rilevato alcune modalita, mediante le quali nelle coniglie, tenute in digiuno completo di 4-5 giorni, aumentava nell'oocite il deutoplasma. NoUo stesso lavoro rilevavo che le cellule follicolari auraentavano la lore attivita secretrice per la preparazione del materiale Dutritizio sudetto. Nuovi esperimenti mi permettono di confermare tali osservazioni di aggiungere nuove particolarita del fenomeno e d' intrattenerrai sul suo valore biologico. Come ho dimostrato in precedenti lavori ("), nell'oocite di coni- glia il deutoplasma e rappresentato dai vacuoli e dai globuli a struttura mielinica, i quali si formano normalmente quando il foUicolo e polistratificato, Nelle coniglie digiunanti, uccise nel primo periodo del digiuno, si osserva invece un'accelerazione nello sviluppo dei materiali stessi. Difatti, gli oociti aventi il follicolo di un solo piano di cellule cu- biche 0 quasi, presentano gik format! i glohuli a struttura mielinica, mentre in quelli piii sviluppati, cioe con follicolo di 2-3 piani di cel- lule, i materiali medesimi sono ancora plii abbondanti. Negli stadi finali dello sviluppo i processi costruttivi di mate- riale elaborate, che si immagazzina nel vitello delTovo, cessa ed il materiale istesso, che si era gik formato, permane quasi inalterato, fino a che per un piii prolungato digiuno (2° periodo o periodo finale del digiuno) non viene impiegato dall'oocite a proprio benefi/io. Diiferenze apprezzabili non ho potuto osservare ncgli oociti con follicolo avente una cavitk follicolare delle Coniglie digiunanti, iu confronto dei corrispondenti stadi delle coniglie normali. Soltanto i globuli sembrano essere piii piccoli. (') Rnsso, A. — Sui luutaiuenti che subiscoiio i mitocoudri ed i materiali deutoplasmiin dell'on- cite di Couiglia in diversi periodi di inanizione, iri : Archiv. Zellforsch., 5 Bd., Hejt 2, 1010. (-) Rnsso, A. — I niitooondri ed i globuli vitcUini dell'oocitc di Couiglia alio stato norniale ed in condizioui speriiuentali. Contributo alio svilupim del deutoleuite ed alia ditlereuziazioue sessuale dcUc uova dei Maiuui.l'eri : AUi Accad. Gioenia. Catania, (5) Vol. 2, 190'J. - 313 - In rapporto alio sviluppo precoce dei materiali deutoplasmici, ossei'vati in un i)i'iin() (lei'ioilo di digiauo, aiiche le cellule follicolari, clie circondano gli oociti nei primi stadi del loi'o sviluppo, aunientano la loi'O attivitk s[»ecifica di cellule assoi-benti e secernonti. Tale feno- raeno e specialmente apprezzabile nei follicoli monostratificati. Nei foUicoli a cellule piatte, il protoplasma e gonfiato, specialmente dove poggia sul vitello, mentre nei norraale le stesse cellule sono per lo pill delle sottili lamelle. Oltre a ci6, si osservano dei globuli di se- crezione, clie nei normale in tale stadio mancano affatto e che atte- stano come in un primo periodo di digiuno in tali elementi aumenta il potere di elaboraziono dei materiali nutritizi (vedi fig. I'' del la- voro av. citato, 1910j. Ma il fenomeno e piii spiccatamente evideiite ([uando le cellule follicolari sono diveuute cubiche. In questo stadio il protoplasma delle cellule follicolari, clie poggia su I'ovo e raolto sviluppato o vacuoliz- zato ed in esso si osservano numerosi globuli di secrezioni (tinti in rosa col mctoJo Benda) insieme ad abbondanti granulazioni tinte in azzurro. In questo stadio la zona pcllucida, che e un prodotto di elabo- razione delle cellule follicolari, e completamente sviluppata, mentre nelle coniglie norniali in questo stosso stadio essa e rappresentata da una esile membrana. Negli stadi piii evoluti i processi di elaborazione dei materiali nutritizi sono p )co apprezzabili nelle cellule della granulosa. L'ei>itelio germinativo che riveste I'ovaia, e che e bagnato dal liquido peritoneale, aumonta la sua attivita di epitelio assor- bento e secernente nei digiuno completo di 4-5 gioriii. Difatii, esso si preseuta piii spesso e con proto[)lasma basale o prossi male, pog giante su I'albuginea allungato e vacuolizzato, similmento a (juanto fu da me (') riprodotto sperimentalmente, iniettando della Lecitina uel cavo peritoneale. II reperto sopra i-iferito attesta che, in un [irimo periodo del digiuno, 1" epitelio germinativo e in fase di assoi'bi mente e di se- crezione interna e che il [>dbulo per I'awerarsi di tale processo trovasi nei liquido sieroso peritoneale. E lecito da cio suppoi-e che la denutrizione dogli altri tessuti, attestataci dal dimagramento e dal la rilevante diminiizione di peso, avvenga non solo per il consumo dei materiali necessari alia vita degli stessi tessuti, ma anche perche una porzione di tali materiali entrain circolo e va a benefizio dell'ovaia. L'esatta constatazione di tale fenomeno per6 meriterebbe una ricerca \)\u minuta, ma noi ere (1) Russo, A. — Modiflcazioiii spciimeutali doU'clemeuto eiiiteliiile dell'ovaia dei Maiiiiuiferi ; Atti Accad. Lined, Roma, (o) Yvl. 0, 1{>01, - 314 - diamo di non errare affermando per semplice analogia, in base cioe alio stato in ci^i si trova i'epitelio germinativo, che tale liqui- dazione parziale dei tessiiti meno nobili debba avvenire a vantaggio di un organo quasi privilegiato, qual'e la gonade, I fatii sopra riferiti si collegano con quanto fu osservato dal Miescher (^) molti anni op sono, durante il digiuno naturale a cui vanno soggetti i Salmoni del Reno, quando rimontano I'Alto Reno nel periodo della fregola. Durante questo periodo i Salmoni non prendono nutrimento, come e dimostrato dali'essere I'intestino sempre vuoto ; pero, mentre la massa generale del corpo diminuisce di peso, I'ovaia cresce dal 0.4 a 0.19 fino al 27 °/o del peso del corpo. I materiali ne- cessari alio sviluppo delle glandule sessuali sono forniti essenzialmente dalla muscolatura del corpo, in ispecie dai grossi muscoli del tronco, i quali, come dimostro il Miescher, diminuiscono in ragione dell'au- mento di peso delle ovale. Analogamente il Miescher pote anche osservare che mentre le ova si arricchiscono di Lecitina e di Nuclei n a i muscoli se ne impoveriscono. Dopo tale constatazione di fatto era probabile che qualche cosa di simile dovesse avvenire in altri animali tenuti artificialmente in un conveniente digiuno. La [trova fornita con queste ricerche, se mette in rilievo cosi chiaramente il fenomeno delTaccelerazione dei processi costruttivi del materiale deutoplasmico nell'oocite, non autorizza per6 a ritenere che la sorgente di tale materiale sia rappresentata dalla disintegrazione degli altri tessuti, operata dal digiuno. Dal complesso di queste ricerche pare in ogni caso dimostrato che il digiuno in un {)rimo momento agisca come uno slvnolo, il quale eccita I'ovaia a compiere piu energicamente le sue funzioni. Quale sia la natura di tale stimolo nel nostro caso e difficile a precisare. II Luciani (^j. fondandosi suH'osservazione del Miescher, afferma che nel caso del Salmone I'inanizione assume I'impt^r- tanza di una vera funzione fisiologica, diretta a favorire I'evoluzione degli organi sessuali a spese degli altri tessuti e conseguenteraente ad ass i curare la grande funzione riproduttiva degli animali. . I fatti osservati nella coniglia potrebbero anche accordarsi con tale ipotesi; pero, mentre nel Salmone il digiuno e naturale, per cui pare si tratti di un adattamento fisiologico, che conduce alia for- mazione di elementi sessuali maturi normali, nella coniglia il feno- meno e artificiale e non ha lo stesso scopo. (1) Miescbe Ruscli. F. — Ueber das Tinbeii dos Rbeiiilachses in Su.ssvasser. I Abtlieil. Arch. Anat. Entwicklungsgesch. Jakrg. iSSl. (-) Ivuciaiii, L. — Fisiolo^iu deirUomo: Vol. 4, ijaj. 106, I'JiO. ^ 316 - Marcolongo, I. — Primo contrihuto alio studio dsi Gastrotrichi del lago-stagno craterico di Asironi. Ricercando i Gastrotrichi del laghetto-stagno craterico di Astroni nei Campi Flegrei, dal novembre dello scoi-so anno a meta luglio del- i'anno in corso, ho potuto identificare con precisione 17 specie, e tiitte appartenenti a quel tipo faunistico speciale, che il Lauterborn ha designato con I'attributo di sapropelico. Di queste specie sette sono nuove: cinque fanno parte del genere Chaeionotus, una del genere Dasydytes, e una e il rappresentante del nuovo genere Anacantho- derma. In attesa del lavoro completo, che vedra in breve la luce, pubblico preventivamente I'elenco delle specie studiate con una suc- cinta diagnosi di quelle nuove. Euichthydina C. Zelinka 1889. Fam. Ichthydidae C. Zelinka 1889. 1. Ichthydium podura 0. Fr. Mueller 1786 (C. G. Ehrenberg 1829). 2. Lepidoderma rhomhoides A. C. S t o k e s 1887 (C. Z e 1 i n k a 1889). Appartiene certamente alle forme piii rare del gruppo, poiche dopo lo Stokes, che la rinvenne a New-Jersey (Trenton U. S.) e la prima volta che la si ritrova e in Europa. Probabilmente va qui riferito il Chaetonotus longicaudatus F. G. Tatem 1867; sembra che alia specie siano anche identici il Lepji- doderma hiroi E. v. Da day 1901 e il Lepid. elongalum E. v. Dad ay 1905. Fam. Chaetonotidae G. Zelinka 1889. 3. Chaetonotus maxunus C. G. Ehrenberg 1831. Non conformandomi alle vedute dello Zelinka, riferisco alia si- nonimia di questa specie il Chaet. squammatus F. Dujardin 1841, mentre ne escludo il Chaet. larus 0. B ii tsch 1 i 1876 (nee 0. Fr. M u 1- ler 1786), che riguanlo come il tipo della specie seguente: 4. Chaetonotus laroides sp. n. (='Ch. larus, 0. Biitschli 1876 nee Mil Her). Capo nettamente quinquelobato, con lobi molto arrotondati, di cui il mediano e molto piu largo degli altri. Dorso e lati ricoperti di spine semplici arrotondafe, disposte in 11 serie longitudinal! sul collo e in 15 sul tronco, cheaumentano in lunghezza procedendo da avanti verso dietro. AH'estremita del corpo si notano 9 spine piu lunghe di tutte le altre, di cui 3 si attaccano poco in sopra del margine interforcale e sporgono fra le appendici forcali, e le altre 6 sono disposte lateral- mente, 3 a destra e 3 a sinistra, e in sopra della base delle stesse ap- pendici. Tutte le spine partono dal centre di una scaglia ovale, tron- cata posteriormente, e che sembra costituita da tre piani triangolari 316 - lievemente inclinati, i cui apici convergono nel punto basale d' ira- pianto della spina: il margine posteriore della scaglia e leggerraento arcuato, e non prosenta quindi quel profondo rientramento [>arabo- lico, carattoristico delle scaglie dol Chad, maximus C. G. Ehren- bepg. Lunghezza massima degli animali 180-SOO a. 5. Chaelonolus hirsulns sp. no v. (^apo a cinque lobi, poco pi'ominenti e tuft! quasi della medesima grandezza. Undici fila di spine al collo e 13 al tronco, con disposizione altorna. Spine semplici, ciliudriche, gi-adatamente piii lunghe da avanti verso dietro. In soi)ra del maigine interfoi'calo 3 spine piii lunghe alternanti con 4 relativamente assai piii corte. Notevoli due spine poste esternaraente alia base delle appendici forcali, una a destra e una a sinistra, che con i loro 50 \j. spargono oltre le appendici forcali misuranti 43 m soltanto. Tutte le spine partono dal centro di scaglie rotondo ovate, tronche posteriormenle, e dallo asi)etto mitiMforme ; il mai'gine posterioro delle stesse 6 leggormente arcuato. Lunghezza massima 230 ;j.. G. Chaelonolus brevispinosus C. Zolinka 1889. or individui da me identificati mancavano di quel corpi speciali riempiti di granuli neri, che lo Zel inka afferma esistere al margine anteriore del capo. Ho invece rinvenuto in due di essi, (uno contencnte anche un grosso uovo) nella metk posteriore del tronco un corpo ovale, che il Ludwig, che lo scopri, ha presunto fosse il testicolo, e sul quale hanno portato la loro attenzione anche lo Stokes e lo Zel inka- Questo corpo non appartiene intanto alia normale organizzazione dei Gaslrotiichi, e nessun connotato morfologico di esso ci autonzza a riscontrarvi un testicolo ; credo piuttosto esso abbia a rappresentare qualche cosa venuto dal di fuori, un parassita ; infatti ha molta so- miglianza con le cisti s[)origene AeW Ascosporidium asperospora A Fritsch (= Ascospor. Blochmanni 0. Zach arias). II Chael. larus C. H. Fernald 1883 e A. C. Stokes 1887 (nee 0. Fr. Mueller 1786) ascritto dallo Zelinka alia siuonimia di (jue- sta specie, deve invece, per i caratteri del capo e delle spine, essere riferito alia sinonimia del Chaet. mullispinosus Th. Griinspan 1908, modificata nel senso delle norme vigonti. 7. Chaelonolus tnuliispinosiis C. H. Fernald 1883, Th. Griin- span 1908). Forse oltro il Chael. larus C. H. Fernal d 1883 o A. C. Stokes 1887 (nee 0. Fr. Mueller 1786), sono da comprendersi nella sinoni- mia della specie il Chael. hrevis C. G. Ehrenberg 1838, il Chael. tesselalus E. Metsch n i kof f 1807 e Vlchlhydium jamaicense C. Sell marda 1861. 8. Chaelonolus minimus sp. nov, Appartiene alle forme piu piccole di Chaetonotus. II capo e corto e largo, con 3 soli lobi distinti e arrotondati, di cui quelle di mezzo il frontaie, e piu piccolo degli altri, e questi, i lateral!, sono piu ar- rotondati e pill prominent]. Assenza di macchie pij^mentarie o di spe- ciali corpi ril'rangenti colorati al margine del capo. Quattro ciuffetti di corti peli tattili. Spine seraplici, esilissime, raolto brevi, tutte uguali, lievemente arcuate, disposte in 13 scrie longitudinal!, serrate, ciascuua di circa 40 spine; ogni spina parte dal centro di una sca- glietta subrotonda sottilissima. Lunghezza massima 105 [j.. Grandemente affine a questa specie e 11 Chael. formosus A. C. Stokes 1888, ritrovato recentemente (1910) da E. v. Dad ay. 9. Chaetonotus nodifurca sp. nov. E una delle forme maggiori di Chaetonotus, lungo in totality 395 [■'■, dal corpo nastriforme, allungato, che a primo aspetto ram- menta assai il Lepidoder^na rhomboides A. C. Stokes. Ha capo glo- boso, lievemente trilobo, con lobo mediano ricoverto da uno scudo cefalico. Appendici forcali lunghe 102 ;j-, esilissime. con circa 20 ingrossa- , menti nodosi. Spine numerose per tutto il corpo fino al primo tratto delle appendici forcali, semplici, di lunghezza gradatamente crescente in senso antero-posteriore. Si avvicinano a questa specie per la medesima conformazione delle appendici forcali, ma si differenziano bene per altri caratteri Y Ichthydium Entzii I. Daday 1881 e il Chaet. nodicaudus M. Voigt rc;04. Nulla piio indicarsi in merito al Chaet. macracanihiis R. Lau- terboi-n 1893, per le indicazioni sommarie e superficial! dateci dal- I'autoi-e e per la mancanza di relative figure. Non ho diretta cogni- zione del Chaet. macruruni A. Collin 1897. La forma, che \)\\.\ si avvi- cina e che potrebbe forse identificarsi anchc al Chaet. nodifurca sp. nov., e il Lepidodenna hyslrix E. v. Daday 1910. 10. Chaetonotus decetnsetosus sp. nov.* Capo distintamente quinquelobato con lobi tutti uguali e promi- nent!. Tutta la faccia dorsale e anche un poco i lati sono provvist! di brevissime spine uguali, incurvate in basso, disposte sul capo e sul collo in 9 serie e sul tronco in 11 serie. Sono notevol! 10 lunghe spine, che si attaccano alia regione mediana del dorso, 8 piii in avanti, e 2, le piu lunghe, piii in dietro. Le otto s()ine del gruppo anteriore misurano 35-40 :^, le 2 posteriori 45 [j.. Tuite le spine, ({uelle brevis- sime e le 10 lunghissime, sono arrotondate e semplici, cioe senza spi- netta accessoria. Lunghezza massima 107 u.. 11. Chaetonotus paucisetosus sp. nov. Capo arrotondato a 5 lobi ; quello di mezzo e il maggiore e il meglit) individualizzato. Spine relativamente scarse al capo, al collo e al tronco, cortissime, tutte ugualmento lunghe. Nella regione mediana del dorso si notano 8 spine assai lunghe, 30-32 ;/, trigone, 4 a destra - 318 - e 4 a sinistra, disposte in ciascun lato su due serie longitudinal!, in modo che le due della fila anteriore e le due della terza fila sono piu vicine alia linea mediana, e le altre quattro piti vicine al rispet- tivo margine laterale del tronco. Ciascuna delle 8 lunghe spine e prov vista di spinetta accessoria, ed e impiantata su di una scaglia obovata, posteriorraente tronca, il margine posteriore della quale e intaccato ad angolo acuto. Lunghezza totale massima 95-100 \).. 12. Chaelonotus enormis, A. C. Stokes 1888. 13. Chaelonotus actmthophorus, A. C. Stokes 1888. 1-1. Chaelonotus persetosus, C. Zelinka 1889. 15. Chaelonotus macrochaelus, C. Zelinka 1889. Apodina C. Zelinka 1889. Fam. Gosseidae C. Zelinka 1889. 16. Dasydytes pauciselosus sp. no v. Capo globoso-ovale, tronco corto, quasi globoso, con estremita ar- rotondata. Dorsalmente esistono presso il margine del corpo 13 setole tutte uguali, lievemente arcuate, lunghe 30 \j.. Tutte le setole si at- taccano direttamente al tegumento. Mancano scaglie. Mancano poste- riormente peli tattili. Esofago distintamente strozzato a meta e striato per traverse. Lunghezza massima 83 \j-. Fam. Anacanthodermidae fam. nov. 17. Anacanthoderma punctatum sp. nov. e gen. nov. 11 capo non ha tentacoli, ne peli tattili. 11 tegumento e privo di squame e di spine. Estremitk posteriore del corpo affatto liscio, ar- rotondata. Capo arrotondato ; tronco obovato, con grossa estremita poste- riore. Cute pnnteggiata, con maggiore evidenza sul tronco. Dorsal- mente presso la linea mediana, poco in sopra dell'estremitk posteriore, si notano due peli tattili lunghi 30 [j.. Esofago striato per travei'so, profondamente strozzato a metk. Lunghezza massima 95-100 [■«■. Mileo, A. — L'osso trasverso nel carpo dei Chirotleri. II carpo dei Chirotteri presenta sulla faccia palmare un osso, che, partendo dal quinto metacarpo, si dirige trasversalmente verso il margine opposto de.la mano e che percid fu detto osso tra- s v e r s 0. Tale osso non si riscontra nel carpo degli altri Mammiferi: mi h parso quindi non privo d' interesse di detorminarne il vaiore morfo- logico studiandolo in una serie di specie difFerenti di Chirotteri e ricercandone I'origine negli embrioni, visto che solo due autori (Mai- - 319 - sonneuve e Leboucq) si sono flnora accupati deirargomento fon- dando le loro osservazioni principalmente sul Vespertilio murinus. La prima serie di ossa (serie prossiraale) del carpo dei Chii'otteri k costituita da due pezzi, I'uno interno, piii grande, situato dalla parte radiale della mano, I'altro esterno, piii piccolo, situato dalla parte cubitale. Questo secondo osso considerato dapprima come corrispon- dente al pisiforme del carpo degli altri Mammiferi, fu dimostrato in seguito essere il piramidale. Ora, se il secondo osso della prima serie carpale rappresenta il piramidale e non il pisiforme, esiste nel carpo dei Chi rotteri un altro osso che possa considerarsi come pisiforme? Pu6 come tale ritenersi I'osso trasverso, secondo asseriscono alcuni autori ? Questa e la quistione che io mi son proposto di risolvere. Le mie osservazioni, fatte su molte specie rappresentanti di piii generi di Micro- e Macrochi rotteri verranno esposte in un lavoro che pubbli- cherd prossimamente: ora accennero ai risultati principali ottenuti dalle mie indagini. Ho studiato I'osso trasverso sotto tre punti di vista: a) dell'ana- tomia descrittiva; b) dei suoi rapporti con i muscoli della mano; c) dello sviluppo nell' embrione, L'esame anatomico mi ha mostrato che nei Microchi rotteri I'osso trasverso si trova costantemente, sebbene per forma e dimensione variabili. Nelle specie di alcuni generi esso e largo, appiattito a superficie plana con creste e seni piii o meno sporgenti, talora a contorno pen- tagonale, talora a contorno rettangolare. Nelle specie di altri generi i'osso trasverso si presenta, invece, meno ampio, piii ispessito, a super- ficie plane o leggermente ondulate, a contorno romboidale. In altre ancora di altri generi ha forma ora di ansa, ora e allungato, sottile, ed ora diritto, ora leggermente arcuato. Tenendo conto della forma e dimensione che piii frequentemente quest'osso assume nelle varie spe- cie delle differenti famiglie di Microchirotteri, si pu6 ricoiioscere in esso una forma e disposizione preponderante caratteristica in ciascuna famiglia. Pertanto malgrado la diversita di forma e dimensione del- I'osso trasverso nelle varie specie di Microchirotteri esso presenta delle relazioni costanti con le altre ossa della mano. Nei Macrochirotteri, a differenza dei Microchirotteri, non si con- stata un osso trasverso distinto dalle altre ossa, Esiste invece suUa estremita inferiore dell'osso magno una speciale protuberanza emer- gente dal palmo della mano, che corrisponde, per posizione e rap- porti, all'osso trasverso dei Microchirotteri. Tale protuberanza ora k rappresentata da una piccola sporgenza, solcata da una depressione mediana che determina quasi due tubercoli - 320 - lateral!, ora e costituita da ua'ampia espansione laminare. Inoltre, questa pi'otuberanza, aU'emergenza del piano dello ossa carpali, pre- senta tutto in giro un lievissimo solco die, dal lato anteriore, ha un andamento sinuoso e rlentrante nella sua parte mediana, corrispondente al margine della insenatura che si osserva suUa facciaposteriore del- I'osso trasverso del Microchirotteri, nella quale insenatura va ad in- sinuarsi una cresta dell'osso magno, A questa protuberanza vanno ad attaccarsi due fasce tendinee, rispettivamente al margine esterno ed al niargirte interno: la prima congiunge la protuberanza alia base del quinto metacarpo, la seconda al margine interno dello scafo-semilu- nare. Queste fasce tendinee si comportano con la protuberanza in pa- rola, come con I'osso trasverso dei Microchirotteri. Infine sulla faccia anteriore della detta protuberanza si termi- nano i tcndini del cubitale anteriore e dell'adduttore del mignolo, muscoli che in alcuni Microchirotteri, vanno ad inserirsi entrambi al trasverso. Questi fatti mi autorizzano a ritenere che la protuberanza in parola corrisponda all'osso trasverso dei Microchirotteri: che nei Ma- crochirotteri non e distinto, ma fuso con I'osso magno, del quale co- stituisce la protuberanza distale. Se tale fusione avvenga durante lo sviluppo, ci6 permettera di decidere lo studio dell'ontogenia dei Ma- crochirotteri, che non ho potuto seguire non essendo riuscito a pro- curarmi stadi embrionali adatti per questa indagine. I rapporti dei muscoli che s' inseriscono all' osso trasverso nel- I'adulto non mi hanno fornito dei dati importanti per la interpreta- zione morfologica del trasverso. II Maisonneuve si bas6 sulle inserzioni muscolari per concludere che esso dovesse omologarsi al pisiforme: ma le osservazioni del Maisonneuve si limitano al solo Vespertilio murinus, nel quale all'osso trasverso (come al pisiforme degli altri mammiferi) vanno ad inserirsi il cubitale anteriore, I'ad- duttore del mignolo ed il piccolo flessore del mignolo. Dallo studio comparativo fatto su maggior numero di specie mi risulta, invece, che all'osso trasverso non s' inseriscono sempre i medesimi muscoli: • Cosi nel Minioplerus schreibersii s' inserisce all'osso in parola sol- tanto il cubitale anteriore, poiche il flessore manca e I'adduttore del mignolo va all'ossicino sesamoide; nel Rhinolophus calipso s' in- serisce al trasverso soltanto I'adduttore del mignolo, perche il fles- sore manca ed il cubitale anteriore vi passa sopra inserendosi al primo e terzo metacarpo. I dati desunti dallo studio dello sviluppo dell'osso in parola rive- lano che esso si origina sotto forma di un piccolo nodo cartilagineo all'esterno del quinto raggio della mano ricevendo le inserzioni dei primi accenni del cubitale anteriore e dell'adduttore del mignolo. Questi rapporti embrionali del trasverso nei Chirotteri corrispondono - 321 - esattamente a quelli del pisiforme negli altri Mammiferi, anche alio stato adulto. Ma nei Chirotteri questo nodulo subisce delle modificazioni nel prosieguo dello sviluppo: esso gradatamente si allunga, si avvicinu alia base del quinto metacarpo, si dispone trasversalmente sul palmo della mano e diveuta I'osso trasverso dell'adulto, assumendo, come si e visto, forme e dimensioni variabili nelle singole specie. Anche i rapporti muscolari con questo nodulo che si constatano nel principio dello sviluppo, in seguito possono non rimanere costanti, in relazione al modificarsi dell'osso. Constatata la variazione delle inserzioni muscolari sull'osso tra- sverso, e evidente che non sarebbero sufficienti i dati offerti dalla miologia dei Chirotteri adulti per stabilire I'omologia dell'osso tra- sverso col pisiforme. Ma i dati osteologicJ ed embriologici mi permettono di poter concludere che I'osso trasverso, del quale ho dimostrata I'esistenza in tiitti i Chirotteri (distinto ed indi pendente nei Microchirotteri, fuso con I'osso magno nei Macrochirotteri), debba considerarsi omologo al pisiforme degli altri Mammiferi che; nei Chirotteri, per mutata po- sizione e forma, assume peculiari caratteristiche e rapporti, che hanno condotto a distinguerlo con nome proprio (osso trasverso). Caroli, E. — Su alcuni CoUeinboli della tribu dei Neanurini. L'Autore riferisce su cinque specie da lui rinvenute nei dintorni di Napoli, appartenenti ai generi Proianura Borner e Neanura Mac Gillivray, di cui quattro : P. monticellii, N. longiseta (con la varieta /lava), N. auranliaca e N. phlegraea sono affatto nuove, la quinta, N. muscorum Tempi, e nuova per I'ltalia meridionale. Divide 11 gen. Neanura, come il Borner ha fatto pel genere Proianura, in due sottogeneri: Neanura s. sir. e LaihrHopyga, rag- gruppando nel primo le specie in cui I'ultimo (VI) tergite addominule e visibile dal dorso, e nell'altro quelle in cui esso e nascosto sotto il penultimo. Descrive brevemente le specie nuove e raette in rilievo icaratteri che valgono a ben distinguerle da quelle gia note ; e a proposito di uno di questi caratteri, cioe il numero dei tubercoli del capo, osserva che esso e fondamentalmente lo stesso, e ciie le differenze che si no- tano nelle diverse specie si debbono a maggiore o minore coalescenza 0 fusione di essi tubercoli. Inoltre fa alcune osservazioni sulla distribuzione di questi ani- mali ; cosl p. es. ^ importante il fatto che N. muscorum, comune in tutta Europa e nell'America Settentrionale, e trovata gi^ nell'ltalia - 322 - settentrionale dal prof. Parona, e rarissima invece nelT Italia me« ridionale, dove pare sia sostituita da N. longiseta. Infine, considerando i risuUati abbastari/^a promettenti gia conse- guiti in un limitato gruppo di quest! interessanti Esapodi, poco o nulla studiati in Italia, si propone di continuarne lo studio, e prega i presenti, che, ove se ne porga loro roccasione, vogliano inviargli materiale. II prof, Camerano riferisce sulla Comraissione per lo studio della fauna alpina. Comunica all'assemblea che noa ha potuto riunire la Comraissione nomi- nata per !o studio della fauna alpina perche non sono intervenuti al Congresso molti membri di essa. Da notizie avute dai vari component! di essa puo dire che il lavoro per riunire la bibliografia dell' argomento per le varie regioni italiane non sol- tanto e g\k stato iniziato, ma e gi^ molto inoltrato, Egli avrebbe voluto che la Comraissione stabilisse alcune norrae per il coordinaraento delle ricerche fatte e si riserva di farlo appena si potri riunire la Coramissione stessa. Co- munica inoltre che per opera di altri Colleghi si sono pure iniziate ricerche faunistiche in varie vallate alpine per riunire raateriale di studio. II prof. Montfcelli riferisce che nella pratica attuazione di quanto fu sta- bilito al Convegno di Bormio, per la compartecipazione ufficiale dell'Unione al Concilium Bibliogra phi c u m di Zurigo, si sono incontrate delle diffi- colta che riguardano alcune modalita non bene intese neppure dallo stesso Con- cilium; ma che dopo una intervista col direttore dott. Hawiland Field potranno attuarsi i deliberati dell'Assemblea di Borraio ; per il che egli fa appello alio interessaraento dei Soci sulla cui opera individuale di costante cooperazione si deve fondare. II prof. Monticelli annunzia che e stato chiaraato a far parte, corae rappresentante italiano, della Giunta internazionale di vigilanza del Con- cilium JUbliographicum, cio che stringe serapre piu i legami dell' Unioue col Conciliura nello interesse delle pubblicazioni italiane. II prof. Monticelli a norne dei Colleghi assenti Rosa e Ficaibi, raembri della Coramissione per la Noraenclatura zoologica, nominata al Convegno Zoologico di Bormio, presenta il lavoro corapiuto, relatore il prof. Rosa. La Comraissione ha stabilite le norme che crede dover proporre all'approvazione dell' Assem- blea. E perche questa sia in grado di discutere con cognizione di causa le norme suddette, avendone in precedenza plena contezza, la Comraissione opi- nerebbe fosse rimandata la discussione delle norrae di noraenclatura zoolo- logica italiana alia prossima Assemblea dell' Unione, per aver tempo di far starapare le norme suddette in naraero sufficiente di copie in bozza da spe- dirsi in precedenza a tutti i Soci, perche abbiano tempo di esarainare le pro- poste della Comraissione, studiarle e preparare le eventuali osservazioni. II Presidente mette ai voti la proposta della Comraissione che viene ap- provata alTunanimit^ restando incaricata la presidenza di provvedere alia stam- pa ed alio invio delle copie in tempo debito ai singoli Socii. 11 prof. Monticelli poiche ha la parola sulla Noraenclatura zoologica infor- ma I'Assemblea su i recenfi lavori della Comraissione internazionale della — 323 — Nomenclatura zoologica, riunitasi a Graz pel Congresso internazionale, della quale egli fa parte come rappreseatante italiano. Riferisce sulle deliberazioni prese che riguardauo la zoologia italiana ed i voti etnessi per i quali egli ha preso assunto d' interessare 1' Unions Zoologica affinche si cooperi a coadiu- vare i lavori della Commissione merce I'opera di un coraitato nazionale come gii si pratica da Society ed associazioni zoologiche di altre nazioni. II prof. Monticelli e lieto di poter annunziare che egli ha ottenuto che la Commissione stabilisse si faccia una edizione ufficiale italiana delle Regole della Nomen- clatura Zoologica, della quale vi erano finora le sole edizioni france.se, tedesca ed inglese: tale edizione e gik un fatto compiuto essendone stato concretato il testo fra lui ed il Segretario generale della Commissione prof. Stiles di Washington. Questa edizione italiana vedra la luce nel Rendiconto del Con- gresso di Graz e sara poi inserita negli Atti della Commissione per la Nomen- clatura, editi dalla Smithsonian Institution che ha assunto questa pubblicazione, con non lieve onere finanziario, al fine di permettere il funzionaraento della Commissione stessa. II prof. Monticelli ha avuto incarico di far ripubblicare in un giornale italiano la edizione italiana con una prefazione storica illustra- tiva perche sia meglio conosciuta I'opera della Commissione internazionale. Ed egli propone che questa ristampa sia fatta a cura della Unione Zoologica per essere distribuita gratuitamente ai Socii e messa in vendita per uso degli istituti scientifici e del pubblico degli studiosi. II Presidente mette ai voti la proposta Monticelli che viene approvata al- I'unanimita. II prof. Monticelli aggiunge che fra i voti della Commissione internazio- nale che deve sottoporre all.'Unione, in ordine a quanto ha esposto innanzi, vi e quello della costituzione di una Commissione nazionale che studii dal canto suo tutte le questioni di nomenclatura che credera opportune, facendo voti e proposte da trasmettere alia Commissione internazionale perche le esamini, le discuta e ne tenga conto nelia corapilazione delle modifiche, aggiunte e cor- rezioni al codice delle Regole oggi adotlato. Naturalmente questo comitato nazionale non e per nulla legato a seguire I'operato della Commissione inter- nazionale; come non costituisce impegno di accettazione incoudizionata da parte della nostra Unione delle regole da questa fissate, la pubblicazione del codice della Nomenclatura Zoologica. Ma e appunto per far valere opinioni e criterii, che si credano del caso, nelle deliberazioni della Commissione in- ternazionale, che puo essere efficace I'opera di una Commissione nazionale; la quale per mezzo del rappresentante italiano puo patrociuare ed appoggiare proposte e desiderata degli zoologi italiani in quella internazionale. II prof. Monticelli propone percio che 1' Unione nomini fra i suoi membri questa Com- missione nazionale di nomenclatura che, per il tramite del rappresentante ita- liano (che attualmente e il Segretario dell' Unione e si curer^ per I'avvenire sia serapre prescelto un nostro Socio), sia in relazione con la Commissione internazionale della Nomenclatura Zoologica. II Presidente osserva che essendovi g\k una Commissione della Unione per la nomenclatura zoologica italiana si potrebbe allargare il mandate a que- sta conferito nei sensi della proposta del Relatore qualora I'Assemblea approvi la detta proposta. Messa ai voti la proposta di massima Monticelli con I'emen- clamento del Presidente, resta approvata, aflBdandosi alia Commissione gia - 324 - nominata a Bormio il compito delle question! generali di nomenclatura, coa invito al Presidente di corapletare, se lo credera del caso, la Coramissione con altri raembri la cui nomina gli e deferita. II Presidente propone che ai com- ponenti la precedente Commissione si aggiunga anche il prot. Ghigi. II prof. Monticelli riferisce, che il Congresso zoologico internazionale riu- nitosi a Graz nell'agcsto scorso, prendendo le mosse da una sua proposta, ac- cettata con voto unaniine, della istituzione di collezioni centrali parassitologi- che nazionali da londarsi per cura dei singoli Stati in determinate ed oppor- tune sedi, votava — dopo larga discussione suUa iraportanza della proposta stessa nej rapporti degli studi di zoologia medica e sulla necessita di coordinar questi promuovendoli e facilitandoli — la istituzione di una « Coramissione internazionale di zoologia medica » costituita secondo le norrae e regole delle altre analoghe commissioni internazionali, emanazioni dei Congressi (di que- sta commissione e stato eletto Presidente il prof. MonticelSi e Segretario ii prof. Stiles di Washington). II Congresso inoltre votava che fossero fin da ora rico- nosciute sedi di collezioni parassitologiche centrali: per i'America il Museo dei Public Health di Washington, per I'Austria I'Hof . uslum di Vienna, per la Francia il Laboratorio di Parassitoiogia della Facolta di medicina di Parigi, per la Germania il Museo zoologico di Konigsberg (dove gia si trovano ricche raccolte elmintologiche e parassitologiche) e per 1' Italia il Museo zoologico di Napoli, dove gik esiste, per le donazioni Stossich, Parona e MonticelH, una ricchissima coliezione elmintologica. II prof. Monticelli desidera che il Congresso prenda atto di questo delibe- rate del Congresso zoologico internazionale, e che I'Assemblea, tenuto conto dell'iraportanza gi^ riconosciuta alle collezioni di parassitoiogia del Museo zoo- logico di Napoli, voglia interessarsi perche questa possa raggiungere intera- mente lo scopo cui queste collezioni mirano. L' Assemblea su proposta del prof. RaffaeSe, facendo plauso alia designazione del Congresso di Graz, deli- bera alia unanimita di far voto al Minister© perche provveda affinche alia coliezione parassitologica di Napoli siano dati i mezzi per svilupparsi e fun- zionare secondo i criteri della c Commissione internazionale per gli studii di zoologia medica ». II Segretario informa I'Unione che in seguito ad una lettura, ed analoga proposta, di Paolo Sarasin sulla < Weltnaturschutz » fatta all' VIII Congresso internazionale di zoologia di Graz, si e costituito alio scopo un Coraitato prov- visorio, formato dai delegati di tutte le nazioni rappresentate al Conjj^resso, per organizzare un accordo internazionale per la difesa e protezione della fauna e flora e dei luoghi pittoreschi di tutto il mondo. ed interessanti per lo studio delle discipline natural!. Questo Comitato provvisorio, per mezzo della presidenza del Congresso internazionale, ha rivolto un appello, nelle quattro lingue del Congresso, da trasraettersi in via diploraatica pel tramite del Ministero degli esteri Austro-Ungarico a tutte le nazioni, perche : 1" vogliano interessarsi, d'accordo con istituzioui analoghe g\k esistenti nei singoli stati, per esercitaro una azione protettiva per la fauna e flora di tutte le regioni del mondo; 2" vogliano accedere alia nomina di un proprio Commissario (comuni- candone il nome al Ministero degli esteri Austro-Ungarico in risposta alio invito ricevuto) per permettere la costitu?ione di una Coraraissione interna- - 325 - zionale alio scopo (Weltnaturscbutzkommission). II prot. Monticelli, che come delegate italiano fa parte del Comitato provvisorio, avendo, come gli altri Commissarii, ciascuuo per il proprio paese, preso impegno d'agire presso il Governo italiano, inlipendentemente da quanto potra fare personalmente alio scopo, prega I'Unione di volar far voto al Governo perehe aderisca all' invito che ricevera e voglia, di conseguenza, nomiuare un Commissario italiano, af- finche in questa Commissione internazionale anche I'ltalia sia rappresentata ufificialraente. L'Assemblea preso atto di quanto ha riferito il Segretario, delibera im voto al Governo nei sensi proposti dal prof. Monticelli, delegando la Presidenza a formularlo e trasmetterlo. II prof. Monticelli riferisce sulla Stazione Zoologica di Roscoff (Finistere) in Francia, recentemente ingrandita, ampliata (Laboratoire Lacaze Duthiers) e riorganizzata sul tipo di internazionalita della Stazione Zoologica di Napoli, per fornire opportunity (merce la locazione di tavolini da studio) a tutti i governi, istituti scientifici ed anche a pr.ivati di usut'ruire del materials di studio e dei mezzi di ricerca che la stazione oifre. II relatore oonsiderando di quale vantaggio riesca per gli stndiosi italiani il frequentare un laborato- rio dove possano fare ricerche anche sulla Fauna (e Flora) dell'Oceano Atlan- tico ed allargare la loro coltura di biologia marina, propone che 1' Unione fat'.cia voto al Governo perehe, accogliendo I'analogo invito che dal governo francese gli e stato rivolto con circoiare del 13 agosto 1909, voglia provve- dere alia locazione di un tavolino da studio per gli studiosi italiani presso la Stazione Zoologica di Roscoff. L'Assemblea approva. Venerdi 16 settembre Seduta amministrativa {pomeridia?ia). Pierantoni, casslere-economo riferisce sui bilanci consuntivi delTUnione del 1908 e del 1909 e ne dk lettura. Raffaeie, revisore dei conti, a nome anche del collega assente legge la rola- zione suH'andamento finanziario dei due esercizii, e trovando i conti regolari, propone all'Assemblea I'approvazione dei bilanci che e votata all'umanita. Pierantoni da lettura del bilaucio presuntivo pel 1910 che 6 approvato. II Segretario Monticelli a nome del Comitato di redazione ed amministra- zione dell'A rch ivio Zoologico riferisce sulla pubblicazione del giornale e sulla gestione finanziaria di esso. Osserva come, malgrado tutti gli sforzi fatti per il coUocamento dell' Archi vio, 1' azienda si chiuda in disavanzo, non ostante i provvedimenti proposti e votati dall'Assembiea di Bormio per assi- curare, con le entrate, I'attivita dell'Ar chi vio. Gli abbonamenti e la quota, molto aleatoria e spesso negativa, di contribute annuo dell'TInione sono i soli provveuti dell' Arc hi vio, che, d' altra parte, non ha sottoscrittori per quote fisse annue su cui fondare, mentre non chiede alcun contributo personale degli autoi'i alia stampa dei loro lavori. Ma pur troppo gli abbonamenti, con tutta la pubblicit^ fatta, non aumentano di troppo; che anzi con dispiacere si - 326 - constata che perfino qualche laboratorio italiano ha disdetto rabbonamento. In vista di questo stato di cose il Comitato araministrativo ha dovuto prov vedere a misure di riorganizzazione tipo-litografiche e di raodalita di pubbli- cazione, le quali pertanto, pur assicurando la vita dell'Archivio che resta essenzialmente imrautato, ne garantiscano, per quanto e possibile, il bilancio proporzionando le esigenze del giornale con le sue attuali risorse. II Comitato e venuto quiudi nelia determinazione : 1. Che I'Archivio non abbia piu la forma di pubblicazione annuale uscente a fascicoli, ma veda, invece, la luce a voluroi e che si stampi a misura che vi sara il materiale occorrente per costituirli nel numero stabilito di pagine e di tavole: cosicche i volumi si pubblicheranno successivaraente senza regola di tempo prestabilita. 2. Che ogui volume consti di circa 330 pagine con \n media numero 10 tavole. 3. L'abbouamento resti fisso in lire 40 per volume come sopra. 4. Che tutti coloro che pubbiicano nell'Archivio saranno invitati a con- tribuire eventualmeute alia spesa delle tavole per la difterenza di prezzo, quando queste importino una somma maggiore di quelia fissata per ciascuna in bilancio dal Comitato di redazione. L'Assemblea, udita la relazione, in seguito ad informazioni particolari tecni- che ed economiche riguardanti le modalita deila pubblicazione dell'Archivio fornite dal Segretario, prende atto delle disposizioni adottate dal Comitato di redazione ed amministrazione per assicurare la vita dell'Archivio. II socio Pieratoni fa osservare come il titolo attuale di Archivio zo o lo- gic o ptio dar luogo a confusione nelle citazioni bibliografiche con altri gior- aali esteri dallo stesso titolo latino, e che d'altra parte essendo gia di fatto consacriito nelle bibliografie estere I'appellativo di italiano al nostro Archivio, sarebbe opportuno che cio risultasse dal titolo stessc. L'Assemblea, d'accordo col Comitato di redazione ed amministrazione che accetta la modifica, delibera che, dal volume quinto di prossima pubblicazione, per atfermare la naziona- lita del giornale, sotto al titolo Archivio Zoologicosi aggiunga italiano; e per evitare ripetizioni si scriva serapliceraente « pubblicato sotto gli auspici dell'Unione Zoologica » sopprimendo « italiana ». II Presidente Camerano lamentando, a proposito dell'Archivio, le diffi- colta che iucontrano ora i direttori di Istituti scientific! nell'assumere abbona- menti a periodici, propone all'assemblea il seguente voto che viene approvato ad unaniraita : L'Unione Zoologica Italiana preoccupata dagli inconvenient! derivanti al fun^ionamento dei laboratori scientific! per Tapplicazioue della legge di coa- tabiiita dello Stato neil'impiego delle dotazioni loro assegnate, fa voti che la detta legge sia modificata in modo che essa, pur mantenendo il piu stretto controUo alia spendita del deiiaro pubblico, permetta il tunzionamento dei la- boratorii in rapporto con le esigenze delle ricerche scientifiche e dell'inse- gnamento. II Presidente, visto che il numero deile schede pervenute per le elezioni, aggiunto al numero dei presenti non supera la meta dei socii, propone che i socii intervenuii votino in busta chiusa, come se fossero asseuti, e che con - B2l - altra circolare si invitino quelli che non I' hanno ancora fatto, a raandare le loro schede, delegando alia segreteria ed ai socii di Napoli lo spoglio delle schede medesime. La proposta del presidente e approvata ad unaniraita: frattanto si raccolgono le schede dei soci presenti. II Presidente riferisce su di una proposta del socio Ghigi per modificare lo Statute, nel senso di rendere la presidenza triennale e rieleggibile. Ma 1' as- semblea, visto che dall'attuale stato di cose non si prevedono inconvenienti ne pel presente, ne per altri tre anni, decide di non deliberare alcuna varia- zione, tenuto anche presente I'assenza del socio proponente. Delia Valle svolge una sua proposta per rendere i convegni trienaali. Raffaele vorrebbe limitato il campo delle comunicazioni nel senso di esclu- dere quelle riguardanti questioni troppo particolari. Comerano e Monticelli osservano che per I'indirizzo della Unione di occuparsi, cioe, anche di quistioni d'interesse generate oltre che di studii puramente scientifici le proposte Della Valle e Raffaele meritano di essere sottoposte ad un piu maturo esame e potranno percio esser oggetto di discussione in un prossimo convegno. L'assemblea approva. II Presidente mette in discussione la sede del prossimo convegno. II se- gretario coraunica 11 desiderio del prof. Ficaibi (presidente pel 1911) che il con- vegno si tenga a Pisa. Zavattari raccomanda che nello scegiiere le sedi si preferiscano sempre i luoghi meno noti anche se non sedi universitarie. Accettando tale veduta si stabilisce di scegiiere Pisa come sede del pros- simo convegno con raccomandazione ai promotori di render possibile ai con- gressisti la visita di Volterra o di qualche altro centro interessante della Toscana. II Presidente dopo aver ringraziato gl'lntervenuti e mandato un saluto ai soci presenti ed assenti ed a tutti gli adereuti dichiara chiuso 1' ottavo Congresso zoologico nazionale. Alia sera i congressisti si riuniscono al banchetto sociale uelle sale supe- rior! del grande Restaurant Pilsen. Aderirono al convegno i seguenti signori: a) Soci deW Unione. — Altobello dott. G., Arrigoni degli Oddi dott. E., Balducci dott. E., Bassani prof. F., Bentivogiio dott. T„ Bertelli prof. D.*, Borelli dott. A., Camerano prof, sen, L.*, Caroli dott. E.*, Capobianco prof. F.*, Carruccio prof. A., Casceila dott. F.*, Cerruti dott. A.*, Cognetti de Martiis dott. L., Della Valle prof. A.*, De Eosa prof. F.*, Diamare prof. V.*, Dohrn prof. R.*, Enriques prof. P.*, Favaro dott. G.*, Ficaibi dott. E., Frassetto prof. F., Ghigi prof. A., Giacomini prof. E., Grieb A.*. Issel dott. R., Magretti dott. P., Mazzarelli prof. G., Misuri dott. A.*, Monticelli prof, Fr. Sav.*, Mor- gera dott. A.*, Paladino prof. sen. G.*, Pierantoni prof. U.*, Police dott. G.*, Praus cav. C,*, Quintieri dott, L., Raffaele prof. F.*, Romiti prof. G., Rosa prof. D., Russo prof. A., Senna dott. A., Silvestri prof. F.*, Sordelli prof. F., Stenta dott. M,, Sterzi dott, I., Vinciguerra prof. D., Zavattari dott. E.*. - §28 - b) Non soci. — Aguilar dott. E.*, Anile prof. A.*, Bruno dott. A.*, Camerano sig.-i L.*, Cavara prof. F.*, Chistoni dott. C, Cufino L.*, Corda Fra- tres*, Cutolo dott. A.*, D'Adamo dott. A.*, D'Avino prof. A.*, Delia Valle dott. V.*, De Lorenzo prof. G.*, De Rosa avv. A.*, De Vera dott. E*, Fedele dot- tor M.*, Forte prof. 0.*, Gargano dott. C.*, Gauthier prof. V.*, Gereniicca prof. M.*, Giesbrecht prof. W.*, Gross dott. J,*, Guadagno ing. M.*, Iroso dott. I.*, Marcoloogo dottoressa I.*, Mileo dott. N.*, Milone dott. U.*, Patroni prof. C.*, Piccoli prof R*, Piccoli-Foa dott. J.*, Rho prof col. F.*, Ricciardi prof. L.*, Romano prof. C.*, Romano prof P., Rossi prof. G.*, Semmola prof. E., Siiiiscalchi prof A.*, Society Africana d' Italia, Tarozzi prof. G., Terracciano prof A. N. B. — 1 nomi degli intervenuti sono contraddistinti da un *. NOTE BIBLIOGRAFICHE M. Auerbach. Die Gnidosporidien (Myxosporidien, Actinomyxidien, Microsporidien). Eine Monographische Studie. Leipzig. Wernei^ Klinkhardt 1910, p. 1-261, con 83 figure. In questo lavoro I'autore riassume quauto si sa intorno ai tre gruppi so- pra nominati, raettendo bene in rilievo la morfologia, la sistematica, e spe- cialraente la biologia. Quest'ultima parte contiene in prima linea una lista cora- pleta degli ospitatori con i relativi parassiti, insierae alio necessarie indicazioni bibliograliche. Segue una illustrazione particolareggiata delle varie raodalita di distribuzione dei Gnidosporidi neH'organisrao dell'ospite, con cenni sulla loro azione patologica. Alia biologia delle spore fuori delFospite ed al modo di info- zione sono dedicati i capitoli successivi. Qui troviamo, oltre i dati storici, una esposizione degli esperimenti d'infezione eseguiti dall'Autore a Bergen sul G«- dus virens L. per mezzo di Myxidium hergense Auerb. : I'Autore conchiude che un' infezione sperimentale dei pesci sani per mezzo del nutrimento infetto riesce positiva, e che quindi quasi certamente la stessa via deve tenere 1' infe- zione naturale, che si verifica per mezzo di spore mature. 11 destine riscontra- to ed il comportaraento tenuto da queste ultimo nell'intestino del pesce, I'Au- tore ha potuto studiare seguendo una moditicazione del metodo di Thelohan. Una parte notevole del libro e dedicata ai fenomoui di riproduzione, esposti in base alio ricerche di Thelohan, Gaullery e Mesnil, Schroder, Awerin- zew, Keysselitz, Stempell, delFAutoro stesso, etc. Per il ilfy.au'(imm Ser^/ew^e I'Autore ha potuto stabilire il ciclo completo di sviluppo. Per la classilicazione dei Myxosporidi, I'Autore adotta il sistema di DoUein con opportune modifl- cazioni, per quelle degli Actinomyxidi segue Gaullery e Mesnil, e per i Mi- crosporidi segue il Perez. Nella doscrizione dei generi e delle specie I'Autore pronde in considerazione soltanto quelli istituiti dal 1897 in poi, di modo che questa parte della monografla riesce un completamento del lavoro di Labbe, pubbhcato nel « Tierroich ». Chiude la monogralla un ricco elenco bibliogra- rico (peraltro sarebbe da desiderarsi un po" piii di esattezza nella citazione dei lavori itahani). Fanno parte del teste numerose figure assai bene riprodotte. Janichi. GosiMo Cherubini, Amministeatore-responsabile. Fii-enze, 1910. — Tip. L. Niccolai, Via Faeiiza, 44. Conto corrente colla Posta JBoDitofe ZoologiGo Italiano (Pubblicazioni Italians di Zoologia, Anatomla, Embriologia) Organo ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EU6ENI0 FIGALBI Prof, di Anatoinia umana Prof, di Anatoniia coinp. e Zoologia uel K. Istituto di itudi Super, in Kirenze nella K. U..iversita di Pisa Ufficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 Humeri all'anno — Abbuonanjento annuo L. 15. XXI Anno Firenze, G-ennaio 1910. N. 1. V r SOCIETA EDITRICE LIBRAllIA - MILANO Prof. GIULIO CHIABUGI IDirettore d.©ll' Istitiato .A-rxatoxxiico d.i rirenze M ISTITUZIONI DI ANATOMIA DELL'UOMO E' pubblicato il Vol. I, il fasc. 1-10 del Vol. II e il fasc. 1-2 del Vol. III. A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A-utotipia, G-alvanotipia Tricromia, duattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali Fornitore del R. Istituto di IStndi snperiori e RR. Ospedali in Fii'euze Massitna sollecitudine - Prezzi ntitissinii. A^iEisrisrA. VIII FABBRICA RINOMATA DI MICROSCOPI di qualita insuperabile, di MIOROTOMI e tutti gli altri accessori per 1& microscopia NUOVI CONDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Appareochi di polarizzazione, Emometri, Ferroraetri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHi DI MICROFOTOGRAFIA Nuovi obbiettivi fotografiei F. 4,8 ^^ J Nuovo Combinar F. 6,8 =n| Solar F. 6,8 "" Polar F. 4 Sono usciti: Catalogo generale n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n. 27'' di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo specials n. 8 di microtomi in tedesco. Yalore L, 10 regalasi a sole L, 3,95 A scopo di far conoscero i nostri articoli, si regala nno splendido Remontoir, sistema Roskoff, con timbro d'origine svizzera. — Garanzia 3 anni. Inviare cartolina vaglia di L. 2,95. nlla "aHRENF-^BRICH Direttore 0. GELADA — Ponte Chiasso (Italia;. 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Commissionarii e rappresentanti: t per r Italia alia • Libreria Nuova » di Riccardo Marghieri: Gall. Uraberto I Napoli. "per I'estero alia Libreria Th. O. Weiijel: Koaigstrasse 1. Leipzig. A datare dairanno 1905 1' Unione Zoologica Italiana pubblica il :r.ei:pe:rtoi?.io Specie nuove di animali italiani descritte in Italia ed all'Estero Sono pubblicati: II Repertorio per il 1905 — Parte L* (Specie nuove di animali italiani ^descritti in Italia) redatta dal prof. E. Ficalbi [Pisa] [M. Z. Ital. Anno J 8, kN. 4). — Parte 2* (Specie nuove di animali italiani descritti all' estero re- |:datta dal prof. Fr. Sav. Monticelli [Napoli] M. Z. Ital. Anno 19, N. 8). ; II Repertorio per il 1906 redatto dai prof. E. Ficalbi [Pisa] e Fr. Sav. ^Monticelli [Napoli] (ill Z. Ital. Anno 19, N. 19). \ Gli estratti sono in vendita presso la Segreteria dell'TJ. Z. I. al prezzo 'di L. 3,00 per ciascuna parte del Repertorio 1905 e di L. 6,00 per il Re- spertorio 1906. In preparazione il Repertorio per I'anno 1907. VIENNA VIII FABBRIOA RINOMATA DI MICROSCOPI di qualita insuperabile, di IVtlOROTOMI e tutti gli altri accessor i per la microscopia FUOVI CONDENSATORI iiuuvi uumciiiYr luiugi'flUDi Nuovo Combinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono usciti: Catalogo generale n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n. 2T di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di microtomi in tedesco. Talore L, 10 regalasi a sole L, 3^95 A scopo cli far conoscero i nostri articoli, si regala lino splendido Remontoir, sistema Roskoff, con timbro d'origine .svizzera. — Garanzia 3 anni. Inviare cartolina vaglia di L. 2,95. nlla UHRENFj^BRICH Direttore 0. CELADA — Ponte ChiassO (Italia;. Ricco asbortimento in Remontoir di gran moda extrapiatti sottilissimi, argento e metallo a prezzo di concorrenza. Cercansi ovunque riveiiditori CHARLES CLAUSEN, Libraire-Editeur — TURIN INSTITUT ANATOMIQUB DE FLORENCE, DlRiafi PAR L.E PROP. G. CHIARU&I. 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A datare dairanno 1905 1' Unione Zoologica Italiana pubblica il K. E IP E I^ T O K. I O Dl Specie nuove di animali italiani descritte in Italia ed all'Estero Sono pubblicati: II Repertorio per il 1905 — Parte 1.* (Specie nuove di animali italiani descritti in Italia) redatta dal prof. E. Ficalbi [Pisa] {M. Z. Ital. Anno IS, N. 4). — Parte 2* (Specie nuove di animali italiani descritti all' estero re- datta dal prof. Pr. Sav. Monticelli [Napoli] M. Z. Ital. Anno 19, N. 8). II Repertorio per il 1906 redatto dai prof. E. Ficalbi [Pisa] e Fr. Sav. Monticelli [Napoli] (M. Z. Ital. Anno 19, N. 19). Gli estratti sono in vendita presso la Segreteria dell'U. Z. I. al prezzo di L. 3,00 per ciascuna parte del Repertorio 1905 e di L. 6,00 per il Re- pertorio 1906. In preparazione il Repertorio per Tanno 1907. Istituto Micrografico Italiano per I'applicazione della fotografia 8 delle arti grafiche alia scienza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCAL! 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L'organizzazione della croraatina studiata mediante il numero del cromosomi. Tav. 1. — Morgera A. Ricerche sulla glandola ed il canale di Leydig nei raaschi di ScylUum. Tav. 2. L'abbonamento all'ARCHIVI3 ZOOLOGICO e di !>. 10 al Vol. (di tra o quattro fasclcoli). Redazione: Prof. FR. SAV. MOiMTICELLI. - Istituto Zoologico - Universita di Napoli. Commissionarii e rappresentanti: per 1' Italia alia « Libreria Nuova » di Riccardo Marghieri: Gall. Umberto I Napoli per I'estero alia Libreria Th. O. IVeu/el: Konigstrasse 1. Leipzig. A datare daH'aniio 1905 1' Unione Zoolog-iea Italiana pubblica il specie nuove di animali italiani desci'itte in Italia ed nll'Estero Sono pubblicati : 11 Rt'pertorio per il 1905 — Parte L* (Specie nuove di animali italiani descritti in Italia) redatta dal prof. E. Ficalbi [Pisa] {M. Z. Hal. Anno x8, N. 4). — Parte 2* (Specie nuove di animali italiani descritti all' estero re- datta dal prof. Tr. Sav. Monticelli [Napoli] M. Z. Ital. Anno 19, N. 8). II Repertorio per il 1906 redatio dai prof. E. Ficalbi [Pisa] e Fr. Sav. Monticelli [Napoli] {M. Z. Ital. Anno 19, N. 19). Gli estratti sono in vendita presso la Segreteria dell'U. Z. I. al prezzo di L. 8,00 per ciascuna parte del Repertorio 1905 e di L. 5,00 per il Re- pertorio 1906. In preparazione il Repertorio per I'anno 1907. Istituto Micrograflco Italiano per rapplicazione della fotografia e dsUe arti graficha alia scienza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCALI FROPRI) Riproduzioni ad uno o piu colorl, sia dal vero che da di- segni; da soggetti macroscopici e microscopici, spet* tanti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. -Micro e macrofotografie ad uno o pid colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnamento scienti- fico, raccolte sotto la diiezione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. 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KORISTKA MILANO - Via Griuseppe Revere, 3 - MILANO Unica Fabbrica Nazionale -^ -^ di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE di tutti 1 Gabinetti Universitari del Regno MicimoplnCTiUeMoil-:|o rn??o'di'lp'p':ri™ A-bbe con dialramma ad iride e con mo- vimento a pignone © cremagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino in ebanite, manovella di fermo all'inclinazione della parte superiore, divisione a millimetri al tubo portaoculare ; revolver triplo; due obbiet- tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer- sione omogenea Vu" ; tre oculari 2, 8 e 4, in- grandimenti fiino a ICOO diametri; il tutto posto in elegante armadietto di mogano lucidato: con Staliyo IT a la^oliuo reltaiiplare fisso L. 400 L.4ia con SlatiYo IVa a tayolino circolare gireyole con viti di spostamento per muovere il preparato Le stesse combinazioni, collo stativo nuova mod. Ill e nio con impugnatura e movimento- micrometrico comaudato du bottoni lateral! (secondo figura) Lire 60 in piu. CAT A LOGO GENERALE GRATIS A SEWPLICE RICHIESTA Si accordano pagamenti rateali mensili Conto corrente colla Posta - ' 1,1 IBoDitore Zoologieo Italiano (Pubblioazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiaie della Unione Zooiogica Italiana DlllETTO DAI DOTTOE,! GIULIO GHIARU6I EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia umaoa Prof, di Anatomia comp. e Zoologia uel R. Istituto di StudI Super, in Kirenze nella It. Uuiversita di Pisa XJfficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anafomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXI Anno "Pirenze, Aprile 1910. TsT. 4. y ' V SOCIETA EDITRICE LIBRARIA ■ MILANO Prof. GIULIO CHIARUGI IDirettore d.ell' Istitvito .A-natoraciico d.i IFirexaze ISTITUZIONI DI ANATOMIA DELL'DOMO E' pubblicato il Vol. I, il fasc. 1-10 del Vol. II o il fasc. 1-2 del Vol. UI, A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A-utotipia, Gralvanotipia Tricromia, Gtuattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali g)®®- — Fornitore del R. Istituto di JStndi superior! e RR. Ospedali in Firenze U Massima sollecitudi'ne - Prezzi mitissitu i . O- :r,eich:e3: VIENNA VIII FABBEIOA EINOMATA ui MICROSCOPI di qualita insuperabile, di MIOR.OTOMI e tutti gli altri accessor! per la microscopia NUOVI CONDENSATOai per ricerche ultramicroscopiche Apparecchi di polarizzazione, Emometri, Ferrometri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA Nuovi obbiettivi fotogpafiei Nuovo Combinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono usciti : Gatalogo generale n. 27 del 1908 in liagua francese. Catalogo n. 2T di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo specials n. 8 di microtomi in tedesco. Yalore L. 10 regalasi a sole L. 3,95 ■ mil II ■! i A scopo di far conoscere i nostri articoli, si regala lino splendido Remontoir, sistema Roskoff, con timbro d'origine svizzera. — Garanzia 3 anni. Inviare cartolina vaglia di L. 2,95. alia UIIRE]SrFA.BRICH: Direttore 0. CELADA — Ponte Ohiasso (Italiaj. Ricco assort! mento in Remontoir di gran moda extrapiatti sottilissimi, argento e tnetallo a prezzo di concorrenza. Cercatisi ovunqiie rivendifori CHARLES CLAUSEN, Libraire-Editeur — TURIN INSTITUT ANATOMIQUB DB FLORENCE, DIR1G6 PAR LE PROF. G. CHIARUGI. D/ FERDINAND LIVINI 1" Assistant et Libre Doceut d'Aiiatomie bumaine LE TISSU ELASTIQUE DANS LES ORGANES DU CORPS HUMAIN. 1^« MEMOIRE. Sa distribution dans I'appareil digestif. (Avec 7 Planches chromolithographiques et 1 Figure dans le texte). ARCHIVIO ZOOLOGICO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICl BELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA PER CURA DEL COMITATO DI REDAZIONE Vol. IV — 1909. INDICE. — Delia Valle P. L'organizzazione della cromatina studiata mediante il numero dei cromosomi. Tav. 1. — Morgera A. Ricerche suUa glandola ed il canale di Leydig nei maschi di Scyllium. Tav. 2. t'abbonamento all'ARCHIVIO ZOOLOGICO e di L.. 40 al Vol. (di tre o quattro fascicoli). Redazione: Prof. FR. SAV. MONTiCELLI. - Istituto Zoologico - Universita di Napoli. Commissionarii e rappresentanti: per r Italia alia « Libreria Nuova » di Riccardo Marghieri: Gall. TJmberto I Napoli per I'estero alia Libreria Th. 0. Weiijel: Konigstrasse 1. Leipzig. A datare dairanno 1905 1' Unione Zoologica Italiana pubblica il DI Specie nuove di animali italiani descritte in Italia ed all'Estero Sono pubblicati: II Rcpertorio per il 1905 — Parte 1.* (Specie nuove di animali italiani descritti in Italia) redatta dal prof. E. Ficalbi [Pisa] {M. Z. Ital. Anno i8, N. 4). — Parte 2* (Specie nuove di animali italiani descritti all' estero re- datta dal prof. Fr. Sav. Monticelli [Napoli] M. Z. Ital. Anno 19, N. 8). II RepiTtorfo per il 1906 redatio dai prof. E. Ficalbi [Pisa] e Fr. Sav. Monticelli [Napoli] {M. Z. Ital. Anno 19, N. 19). Gli estratti sono in vendita presso la Segreteria dell'U. Z. I. al prezzo di L. 8,00 per ciascuna parte del Repertorio 1905 e di L. 6,00 per il Re- pertorio 1906. In preparazione il Repertorio per I'anno 1907. Istituto MicrogTaflco Italiano per rapplicazioQQ della fotografia e delle arti gra£che alia scienza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCALI PROPRI) Riproduzioni ad uno o piu colori, sia dal vero che da di- segni, da soggetti macroscopici e aiicroscopici, spet* tanti a ricerche o pnbblicazioni scientifiche. Micro e macrofotografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnauiento scienti- fico, raccolte sotto la direzione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopioi. 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KORISTKA MII-.-A.no - Via Giuseppe Revere, S - MILANO Unica Fabbrica Nazionale ^^ -^^ di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE di tutti i Gabinetti Universitari del Regno ffllcroscopio EraMe mtM composto di stativo - " muDito di apparato A-btoe con diaframma ad iride e con mo- vimento a pignone e cremagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino in ebanite, manovella di ferino a11'inclinazion& della parte superiore, divisione a millimetri al tubo portaoculare ; revolver triplo; due obbiet, tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer sione omogenea Vu" ; tre ocular) 2, 8 e 4, in- grandimenti fino a 1000 diametri; 11 tutto postcv in elegante armadietto di mogano lucidato: con Slatiyo IV a ta?oliiio rellanplare fisso L. 400 con Stativo IVa a tavoliiio circolare girevole e con viti di spostanaento per muovere » ..^ il preparato h, t>*w Le stesse combinazioni, collo stativo nuovo mod. Ill e Ilia con impugnatura e movimento micrometrico comandato da bottoni laterali Ijj (secondo figura) Lire 60 in piih. CATALOGO aSNERALE GKATIS A SEMPLICE RJCHIESTA Si accordano pagamenti rateali mensili Conto corrente colla Posta Idonitofe Zoologieo Italiano (Pubbticr.zioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo ufficiale della IJnione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTOBI 6IULI0 GHIARUGI EUGENIO FIGALBI Prof, di Anatomia uniaDa Prof, di Anatomia conip. e Zoolojiia Bel R. Istituto di Jjtudl Super, III Kirenze nella R. Universita di Pisa Ufflcio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 numeri all'anno — Abbuonamento annuo Li. 15. XXI Anno "Firenze, ]M:aggio 1910. INT. &, .ANO J SOCIETA EDITRICE LIBRAIUA ■ Mil Prof. GIULIO GHIARUGI IDirettore dell' Istitxito -A^anatoxxaico d.i IFirenzp ISTITUZIONI DI ANATOMIA DELL'UOMQ E' pubblicato il Vol. I, il fasc. 1-10 del Vol. II o il fasc. 1-2 del Vol. 111. A. B0NGIN8 FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, Galvanotipia Tricromia, duattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali I r Fornitore del R. Istitnto di iStndi snperiori e RR. Ospedali in Firenze Massitna sollecifudine - Prezzi mitissivti. ^^». Jbr^J:lJ-L^^JEd..tlj. VIBNISr^ VIII FABBRIUA RINOMATA m MICROSCOPI di quality insuperabile, di MIOIiOTOMI e tutti gli altri accessori per la microscopia FUOVI COMDENSATORI per ricerche ultramicroscopiche Apparecchi di polarizzazione, Emometri, Ferroraetri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA Nuovi obbiettivi fotografiei Nuovo Combinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar r. 6,8 ^ Polar F. 4 Sono usciti : Catalogo generale n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n. 2T di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di microtomi in tedesco. Talore L, 10 regalasi a sole L, 2^95 A scopo di far conoscere i nostri articoli, si regala uno splendido Remontoir, sistema Roskoff, con timbro d'origine svizzera. — Garanzia 3 anni. Inviare cartolina vaglia di L. 2,95. alia UIIRE]SrFA.BRICH: Direttore 0. CELADA — Ponte ChiasSO (ItaliaJ. Ricco assort! men to in Remontoir di gran moda extrapiatti sottilissimi, argento e metallo a prezzo di concorrenza. Cercansi ovunqae rivenditori ARCHIVIO ZOOLOGICO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICI BELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA PER CUR A DEL COMITATO DI EEDAZIONE Vol. IV — 1909. Fasc. 2. — Cerruti />. {Oligognatua parasiticus n. sp. endoparassita dello Spio mecznikowianus Clprd, Tav. 3. — Dequal L. Jlicerche istologiche sull'epitelio cutanco e intestinale dieWOctolasiiim romplanatum (Ant. Dug.). Tav. 4. — Porta fl. Gli Acantocefali dei Mammiferi. Tav. 5. — Police G. Sulla discussa natura di alcune parti del sistema nervoso viscerale degli insetti. Tav. 6. Fasc. 3. — Moglia A. G. Sul significato funzionale del pigmento nei gangli nor- vosi dei Molluschi Gasteropodi. Tav. 7-8. — Issel R. Ricerche intoi'no alia biologia ed alia morfologia dei crostacei decapodi. Parte I. Studi su i Pagu- ridi. Tav. 9-11. II 4." (ed ultimo) Fascicolo del Vol. IV dell'ARCHIVIO (in corso di starapa) ■di prossima pubblicazione, conterr^: lYlonticelli Fp. Sav. Raphidrilus nemasoma nuovo Ctenodrilide del Golfo di Na- poli, con 2 tav. — Diamare V. I vasi splacnici e le loro relazioni topografiche in Sryllium canicula e Torpedo warmora^a. Contribute all'anatomia splancnica negli Elasmobranchi, con 1 tavola. 1 dbbonamento airARCHIVIO ZOOLOGICO e di L,. 40 al Vol. (di tre o quattro fascicoli). Redazione: Prof. FR. SAV. MONTICELLI. - Istituto Zoologico - Universita dl Napoli. Comraissionarii e rappresentanti: per r Italia alia < Libreria Nuova » di Riccardo Marghieri: Gall. Uraberto I Napoli per I'estero alia Libreria Th. O. Weiqel: Konigstrasse 1. Leipzig. A datare dairanno 1905 1' Unione Zoolo^ica Italiana pubblica il i^ E IP E I?. T o :e^ I O DI Specie nuove di animali italiani descritte in Italia ed all'Estero Sono pubblicati: II Rfpertorio per il 1905 — Parte 1.* (Specie nuove di animali italiani descritti in Italia) redatta dal prof. E. Ficalbi [Pisa] {M. Z. Ital. Anno 18, N. 4). — Parte 2* (Specie nuove di animali italiani descritti all' estero re- datta dal prof. Fr. Sav. Monticelli [Napoli] M. Z. Ital. Anno 19, N. 8). II Repertorio per il 1906 redatio dai prof. E. Ficalbi [Pisa] e Fr. Sav. Monticelli [Napoli] (M. Z. Ital. Anno 19, N. 19). Gli estratti sono in vendita presso la Segreteria dell'U. Z. I. al prezzo di L. 3,00 per ciascuna parte del Repertorio 1905 e di L. 6,00 per il Ee- pertorio 1906. In preparazione il Repertorio per I'anno 1907. Istituto Micrograflco Italiano per rapplicazione della fotografia e delle arti grafiche alia scisaza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCALI P^ROPRI) Riprodnzioai ad uno o piu colori, sia dal vero cbe da di- segni, da soggetti macroscopici e microscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. Micro e macrofotografie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnameuto scienti- fico, raccolte sotto la direzione di illustri scenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. Consulenze tecniche. iiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiuiininiiiiiiiiiiiMiiiiiiniiiniiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiliiHiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Ditta F. KORISTKA MIL-A.no - Via G-iuseppe Revere, 3 - MilLANO Unica Fabbrica Nazionale ^^ -^ di Microscopi ed Accessorl DITTA FORNITRICE di tutti i Gabinetti Universitari del Regno Mlcroscopmnieiiioi^-Ho s'di'Ip't'ilo A.t)be con diaframma ad iride e con mo- vimento a pignone e cremagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino in ebanite, manovella di fermo all'inclinazione della parte superlore, divisione a millimetri al tubo portaoculare; revolver triplo; due obbiet tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer sione omogenea Vis"; tre oculari 2, 3 e 4, in- grandimenti fino a 1000 diametri; il tutto posto in elegante armadietto di mogano lucidato: con Statiyo IV a ta^oliuo rellanplare fisso I. 400 con Statiyo Via a tavolino circolare gireyole e con viti di spostamento per muovere , ..^ il - preparato Li ^lO Le stesse combinazioni, coUo stativo nuovo mod. Ill e llla con impugnatura e movimento microraetrico comandato da bottoni laterali (secondo figura) Lire 60 in piu, CATALOGO GENEBALE GRATIS ▲ SEMPLICE' RICHIESTA Si accordano pagamenti rateali mensili Oonto corrente colla Posta JUonitoFe Zoologieo Itallano (Pubblic::zioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Organo uffioiale delta Unione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO CHIARUGI EUGENIO FIGALBI I'rot. di Anatomia uiiiaua Prof, di Anatomia comp. e Zoologia uelH. Istiiulo di ;:ttudi Super, in Fireuze nella K. U..iversita di Pisa TJfficio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatomico, Firenze. 12 Humeri aU'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXI Anno Firenze, Agosto 1910. N. 8. SOCIETA EDITRICE LIBRARIA - MI LANO J Prof. GIULIO CHIARUGI IDirettore d.ell' Istitvato .A-xiatoiaaico d.i Firenze ISTITUZIONI DI AMTOMIA DELL'OOMO E' pubblicato il A^ol. I, il lasc. 1-10 del Vol. II o il fasc. 1-2 del Vol. HI. A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, Galvanotipia Tricromia, Gtuattrocromia I f lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali g>@'@ — Fornitore del R. Istitnto
  • e con diaframma ad iride e con mo- vimento a pignonw e cremagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino- in ebanite, manovella di fermo aH'inclinazione della parte superiore, divisione a millimetri al tubo portaoculare; revolver triplo; due obbiet- tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer- sione omogenea Vu" ; tre oculari 2, 3 e 4, in- grandimenti fino a 1000 diametri; il tutto posta in elegante armadietto di mogano lucidato: con Statiyo IV a tavoliiio retlanplare fisso L. 400 con siativo Via a tayolino circolare glreyole ^ con viti di spostamento per muovere » .^^ il preparato Li 410 Le stesse combinazioni, collo stativo nuovo mod. Ill e Ilia con impugnatura e movimento micrometrico comandato da bottoni laterali (secondo figura) Lire 60 in pii, CATALOGO GENEBALE GRATIS A SEMPLICE- RICHIESTA .Si aC3ordano pagamenti rateali mensili Conto corrente colla Posta. IWoDltoFe Zoologleo ItaliaQo (Pubblicazioni Italiane di Zoologia, Anatomia, Embriologia) Orgaiio ufficiale della Unione Zoologica Italiana DIRETTO DAI DOTTORI GIULIO GHIARUGI EUGENIO FICALBI Prof, di Anatomia utnana Prof, di Anatomia comp. e Zoologia uel R. Istituto di S^tudl Super, in Kirenze nella H. Uuiversitii di Pisa XJfBcio di Direzione ed Amministrazione : Istituto Anatornico, Firenze. 12 numeri aH'anno — Abbuonamento annuo L. 15. XXI Anno Fireflze, Novembre Decambre 1910. N. 11-lS. Prima della fiue dell'amio iiscira la 4* edizioue del Trattato di Microtecnica : A. B. LEE e Prof. P. MAYER - ¥apoli fipundziige dep Mikposkopisehea Teehnik ffip Zoologen and Anatomen 4.^ Edizlone 1910 — Prezzo legato L. 20 Berlin :Nr. W. 6. Karlstrasse 11 SOCIETA EDITIIICE LIBRARIA - MILANO Prof. GIULIO GHIARUGI IDirettore d.elP Istitvito -A-natoxaaico d.i IFirenze ISTITUZIONI DI ANATOMIA DELUUOMO VIENNA VIII FABBRICA RINOMATA D[ ICROSCOPI di qualita insuperabile, di MIOROTOMI e tutti gli altri accessori per la microscopia MOVI CONDEISATORI per ricerche ultramicroscopiche Appareochi di polarizzazione, Emometri, Ferroraetri ecc. APPARECCHI DI PROIEZIONE PERFEZIONATI APPARECCHI DI MICROFOTOGRAFIA Nuovi obbiettivi fotogpafiei ^ Nuovo Combinar F. 6,8 — F. 4,8 Solar F. 6,8 Polar F. 4 Sono usciti : Catalogo generale n. 27 del 1908 in lingua francese. Catalogo n. 27* di microscopi ed accessori in italiano. Catalogo speciale n. 8 di microtomi in tedesco. A. BONGINI FIRENZE — Via Leone X, 2 — FIRENZE in Legno, Zincotipia, A.utotipia, G-alvanotipia Tricromia, duattrocromia lllustrazioni per giornali, opere scientifiche, lavori commerciali Fornitore del R. Istitnto di Stadi snperiori e RR. Ospedali in Fivenze Massitna sollecitudine - Prezzi tnitissitni. ARCHIVIO ZOOLOGICO PUBBLICATO SOTTO GLI AUSPICl BELLA UNIONE ZOOLOGICA ITALIANA PER GURA DEL COMITATO DI REDAZIONE Vol. IV — 1909-1910. INDICE. — Delia Valle P. L'organizzazione della cromatina studiata mediante il numero dei croraosomi. Tav. 1, — Morjera A. Ricerche sulla glandola ed il ca- nale di Leydig nei uoaschi di Scyllium. Tav. 2. Cerruti A. {Oligogiiatus parasiticus n. sp. endoparassita dello Spiomecznikowianus Clprd. Tav. 3. — Dequal L. Uicer- che istologiche suli'epitelio cutaneo e intestinale AeWOctolasiiim complanatum (Ant. Dug.). Tav. 4. — Porta A. Gli Acantocefali dei Mammiferi. Tav. 5. — Police G. Sulla discussa natura di alcune parti del sisteraa nervoso viscerale degli insetti. Tav. 6. — Moglia A. G. Sul significato iunzionale del pigmento nei gangli nervosi dei Mol- luschi Gasteropodi. Tav. 7-8. — Issei R. Ricerche intorno alia biologia ed alia morfologia dei crostacei decapodi. Parte I. Studi su i Pagnridi. Tav. 9-11. — Mon- ticelli Fr. Sav. Raphidrilus nemasoma nuovo Ctenodrilide del Gollo di Napoli. Tav. 12-13. — Diamare V. I vasi splacnici e ie loro relazioni topografiche in Scyllium canicula e Torpedo marmorata. Contribute all'anatoraia splancnica negli Eiasmo- branchi. Tav. 14 ed otto figure nei testo. L'abbonamento aH'ARCHIVIO ZOOLOGICO e di L. 40 al Volume. Redazione: Prof. FR. SAV. MOMTICELLI. - Istituto Zoologico ■ Universita di Napoli. Commissionarii e rappresentanti: per ritalia alia « Libreria Nuova » di Riccardo Marghieri: Gall. Umberto I Napoli per I'estero alia Libreria Th. 0. Weicjel: Konigstrasse 1. Leipzig. II volume V e in corso di stampa. A datare dall'anno 1905 1' Unione Zoolog^ica Italiana pubblica il DI Specie nuove di animali italiani descritte in Italia ed alPEstero Sono pubblicati: II Repertorio per il 1905 — Parte 1.* (Specie nuove di animali italiani descritti in Italia) redatta dal prof. E. Ficalbi [Pisa] {M. Z. Ital. Anno 18, N. 4). — Parte 2* (Specie nuove di animali italiani descritti all' eatero re- datta dal prof. Tr. Sav. Monticelli [Napoli] M. Z. Ital. Anno 19, N. 8). II Repertorio per il 1906 redatto dai prof. E. Ficalbi [Pisa] e Fr. Sav. Monticelli [Napoli] (i¥. Z. Ital. Anno 19, N. 19). II Repertorio per il 1906 redatto dai prof.^i E. Ficalbi [Pisa] e Fr. Sav. Monticelli [Napoli] (M. Z. Ital. Anno 21, N. 3). Gli estratti sono in vendita presso la Segreteria dell'U. Z. I. al prezzo di L. 3,00 per ciascuna parte del Repertorio 1905 e di L. 6,00 per i Reper- tori 1906 e 1907. Istituto Micrografico Italiano per Tapplicazione della fotografia e delle art! grafiche alia scieaza Via Guelfa 30 - FIRENZE - Telefono 21-05 (LOCA.LI PROPRI) Riprodiizioni ad uno o piu colori, sia dal vero cbe da di- segni, da soggetti macroscopici e microscopici, spet- tanti a ricerche o pubblicazioni scientifiche. Micro e macro tbtogra fie ad uno o piu colori. Dispositive per proiezione a scopo d' insegnamento sclenti- fico, raccolfce sotto la diiezione di illustii «cenziati. Dispositive a colori coi vari procedimenti. Preparati microscopici. Consulenze tecnicbe. iiitiiiiiiiiiiiiiiiMiiMiiiiiiiiiniiiiiiiiiniiiiiiMiiiiiiiiiniiiiiiiiiMiiiiMiiiiriiiniiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiMiiMiiiiiiii Ditta F. KOmSTKA MIXjANO - Via Griuseppe Revere, S - MILANO Unica Fabbrica Nazionale «^ -^ di Microscopi ed Accessori DITTA FORNITRICE di tutti I Gabinetti Universitari del Regno MicroscoDio EraMe iiiofl'^'io composto di stativo ^ ^ munito di apparato A-bbe con diairamina ad iride e con mo- vimento a pignont^ e cremagliera per spo- starlo sotto il piano del tavolino, con tavolino in ebanite, mauovella di fermo all'inclinazione della parte superiore, divisione a millimetri al tubo portaoculare; revolver triplo; due obbiet- tivi a secco 3 e 7*, un obbiettivo ad immer- sione omogenea Via"; ^''® oculari 2, 3 e 4, in- grandimenti fino a 1000 diametri; il tutto posto in elegante armadietto di mogano lucidato: con Stalivo IV a tavoliuo relteiiplare flsso L. 400 con SlatiYo 1V« a lavoliuo circolare girevole e con viti di spostamento per muovere t ..f. il preparato L. 4*0 Le stesse combinazioni, collo stativo nuovo mod. 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